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Document 52013AE3516
Opinion of the European Economic and Social Committee on the ‘Proposal for a Directive of the European Parliament and of the Council on the conditions of entry and residence of third-country nationals for the purposes of research, studies, pupil exchange, remunerated and unremunerated training, voluntary service and au pairing’ COM(2013) 151 final — 2013/0081 (COD)
Parere del Comitato economico e sociale europeo in merito alla «Proposta di direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio relativa alle condizioni di ingresso e soggiorno dei cittadini di paesi terzi per motivi di ricerca, studio, scambio di alunni, tirocinio retribuito e non retribuito, volontariato e collocamento alla pari (rifusione)» COM(2013) 151 final — 2013/0081 (COD)
Parere del Comitato economico e sociale europeo in merito alla «Proposta di direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio relativa alle condizioni di ingresso e soggiorno dei cittadini di paesi terzi per motivi di ricerca, studio, scambio di alunni, tirocinio retribuito e non retribuito, volontariato e collocamento alla pari (rifusione)» COM(2013) 151 final — 2013/0081 (COD)
GU C 341 del 21.11.2013, p. 50–53
(BG, ES, CS, DA, DE, ET, EL, EN, FR, HR, IT, LV, LT, HU, MT, NL, PL, PT, RO, SK, SL, FI, SV)
21.11.2013 |
IT |
Gazzetta ufficiale dell'Unione europea |
C 341/50 |
Parere del Comitato economico e sociale europeo in merito alla «Proposta di direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio relativa alle condizioni di ingresso e soggiorno dei cittadini di paesi terzi per motivi di ricerca, studio, scambio di alunni, tirocinio retribuito e non retribuito, volontariato e collocamento alla pari (rifusione)»
COM(2013) 151 final — 2013/0081 (COD)
2013/C 341/12
Relatore: PÎRVULESCU
Il Parlamento europeo e il Consiglio, in data 26 aprile 2013, hanno deciso, conformemente al disposto dell'articolo 304 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea, di consultare il Comitato economico e sociale europeo in merito alla:
Proposta di direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio relativa alle condizioni di ingresso e soggiorno dei cittadini di paesi terzi per motivi di ricerca, studio, scambio di alunni, tirocinio retribuito e non retribuito, volontariato e collocamento alla pari [rifusione]
COM(2013) 151 final — 2013/0081 (COD).
La sezione specializzata Occupazione, affari sociali, cittadinanza, incaricata di preparare i lavori del Comitato in materia, ha formulato il proprio parere in data 5 settembre 2013.
Alla sua 492a sessione plenaria, dei giorni 18 e 19 settembre 2013 (seduta del 18 settembre), il Comitato economico e sociale europeo ha adottato il seguente parere con 126 voti favorevoli, 2 voti contrari e 1 astensione.
1. Conclusioni e raccomandazioni
1.1 |
Il Comitato economico e sociale europeo (CESE) accoglie favorevolmente l'iniziativa della Commissione europea e considera necessaria la rifusione delle due direttive per poter far fronte alle sfide in campo sia demografico che economico. |
1.2 |
L'Unione europea deve dotarsi quanto prima di una politica forte e intelligente in materia di migrazione se intende conseguire gli obiettivi stabiliti dalla strategia Europa 2020 e da altre iniziative di primo piano. Inoltre, se vuole conservare la propria posizione di centro dell'innovazione e di potenza industriale, l'UE deve attirare i talenti e garantire un'effettiva "circolazione dei cervelli". |
1.3 |
Il Comitato ritiene che la politica di promozione della migrazione e della mobilità debba essere saldamente fondata sul complesso dei diritti umani fondamentali. I principi sanciti dalla Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea devono essere concretamente applicati a tutti i livelli. |
1.4 |
Il Comitato invita la Commissione europea e l'Agenzia dell'Unione europea per i diritti fondamentali a valutare gli aspetti di vulnerabilità dei cittadini di paesi terzi e a proporre agli Stati membri misure attive per eliminarli. Occorre contrastare con determinazione e a tutti i livelli le situazioni di discriminazione. |
1.5 |
Il Comitato appoggia risolutamente la Commissione nelle sue azioni di sviluppo dei partenariati bilaterali per la mobilità, che offrono un quadro per la cooperazione tra l'UE e i paesi terzi (in particolare quelli che appartengono al vicinato dell'Unione). |
1.6 |
Il Comitato invita la Commissione europea e gli Stati membri a prendere in considerazione la dimensione di genere e a concepire i loro programmi in modo da favorire una maggiore presenza di donne nel loro ambito. |
1.7 |
Occorre realizzare una valutazione approfondita degli ostacoli, di qualsiasi natura, inerenti alla procedura di rilascio dei visti, e individuare misure atte ad eliminarli. La procedura di rilascio dei visti deve essere semplice, corretta, accessibile e non discriminatoria. |
1.8 |
Il Comitato richiama l'attenzione sull'importanza del principio della parità di trattamento tra i cittadini di paesi terzi e i cittadini dello Stato membro ospitante per quel che riguarda l'accesso a beni e servizi. |
1.9 |
Il Comitato sottolinea la necessità di assicurare un'analoga protezione agli studenti, ai ricercatori, ai volontari e alle persone collocate alla pari che prestano un'attività retribuita o sono attivi sul mercato del lavoro. Spesso tali attività retribuite non sono che il paravento di un rapporto di lavoro, ed è necessario evitare gli abusi che ne potrebbero derivare accordando a tutte queste categorie la summenzionata parità di trattamento. Un'attenzione particolare va riservata alle persone, soprattutto donne, collocate alla pari per la prestazione di lavori domestici. |
1.10 |
Il Comitato valuta positivamente l'articolo 24 della proposta di direttiva, in base al quale i cittadini di paesi terzi, dopo avere ultimato la ricerca o gli studi in uno Stato membro, hanno diritto a soggiornarvi per un periodo di 12 mesi allo scopo di cercare lavoro. Ciononostante, le disposizioni relative alla parità di trattamento contenute nella direttiva 2011/98/UE comportano delle deroghe che non sembrano essere conformi agli obiettivi della proposta di rifusione delle due direttive. |
1.11 |
Il Comitato ritiene che la dimensione della comunicazione sia fondamentale nell'assicurare il successo di questa politica. Gli Stati membri e le istituzioni europee devono comunicare con i cittadini di paesi terzi e garantire loro l'accesso a informazioni di qualità. |
2. Introduzione
2.1 |
L'UE è posta di fronte a importanti sfide strutturali di natura sia demografica che economica. La popolazione attiva diminuisce e le imprese hanno difficoltà a trovare personale qualificato. |
2.2 |
L'approccio globale dell'UE in materia di migrazione e mobilità traccia il quadro generale della politica migratoria dell'Unione, definendo nel contempo i modi in cui quest'ultima organizza il dialogo e la cooperazione con i paesi terzi. |
2.3 |
L'Unione è ugualmente posta di fronte ad una situazione di emergenza per quel che concerne l'innovazione. La strategia Europa 2020 e la sua iniziativa faro L'Unione dell'innovazione puntano ad un aumento degli investimenti nella ricerca e nell'innovazione che richiederà, secondo le stime, un milione di posti di lavoro in più nel settore della ricerca. I movimenti migratori dai paesi terzi verso l'UE offrono una riserva potenziale di personale altamente qualificato e di talenti che gli Stati membri possono e devono attirare sul loro territorio. |
2.4 |
L'articolo 79 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea (TFUE) affida all'UE il compito di sviluppare una politica comune dell'immigrazione, il cui scopo è di assicurare la gestione efficiente dei flussi migratori e l'equo trattamento dei cittadini di paesi terzi regolarmente soggiornanti negli Stati membri. |
2.5 |
La direttiva 2004/114/CE stabilisce le disposizioni obbligatorie per l'ammissione degli studenti che sono cittadini di paesi terzi. L'applicazione della direttiva ad alunni, volontari e tirocinanti non retribuiti è stata lasciata alla discrezione degli Stati membri. La direttiva 2005/71/CE prevede una procedura accelerata per l'ammissione di ricercatori di paesi terzi che abbiano stipulato una convenzione di accoglienza con un istituto di ricerca autorizzato da uno Stato membro. |
2.6 |
Nel 2011 la Commissione ha presentato al Parlamento europeo e al Consiglio dei rapporti sull'applicazione di queste due direttive. Questi rapporti hanno mostrato che le direttive presentano una serie di carenze. |
2.7 |
Il problema più grande legato alle due direttive si riferisce alle autorizzazioni per l'ingresso e il soggiorno dei cittadini di paesi terzi nell'UE (i visti per soggiorni di lunga durata e/o i permessi di soggiorno). Le disposizioni di legge sono spesso complesse e poco chiare. Le procedure sono troppo lunghe e non sono sempre applicate in modo equo o coerente. Le attuali disposizioni in materia di immigrazione non sostengono in misura sufficiente i programmi dell'Unione che comprendono misure sulla mobilità, come Erasmus Mundus o Marie Curie. |
2.8 |
Per quel che riguarda il mercato del lavoro, i laureati cittadini di paesi terzi non dispongono di opportunità sufficienti per trovare un posto di lavoro dopo il completamento del ciclo di studi; lo stesso vale anche per i ricercatori dopo la conclusione del loro progetto di ricerca. In determinati casi, i cittadini di paesi terzi non possono lavorare alle dipendenze delle università perché queste sono considerate parte del settore pubblico. Occorre promuovere in via prioritaria l'accesso delle donne alle professioni scientifiche eliminando qualsiasi forma di discriminazione, sia diretta che indiretta, e ogni altro tipo di ostacolo che impedisca loro di accedere a posizioni altamente qualificate in campo scientifico. |
3. Osservazioni generali
3.1 |
Il Comitato accoglie favorevolmente l'iniziativa della Commissione europea e considera una necessità la rifusione delle due direttive. |
3.2 |
L'apertura dell'Unione verso l'esterno rimane una priorità e nelle attuali condizioni questo obiettivo è difficile da perseguire. L'Unione deve facilitare la mobilità e utilizzare tutti gli strumenti che sono a sua disposizione per migliorare l'accesso dei cittadini di paesi terzi alle attività di istruzione e ricerca e al mercato del lavoro. |
3.3 |
L'UE necessita di un nuovo approccio alla migrazione economica che consenta ai cittadini di paesi terzi di acquisire conoscenze e competenze. La cooperazione con i paesi terzi deve incentivare la "circolazione dei cervelli", che apporta vantaggi sia ai paesi di partenza dei migranti che a quelli ospitanti. |
3.4 |
La Commissione europea ha adottato nell'ottobre 2010 un'iniziativa con cui propone un ventaglio di azioni e politiche coraggiose e necessarie tese a trasformare l'UE in una Unione dell'innovazione. In questo senso, l'Unione deve rendere meno rigide le regole che disciplinano l'ingresso e il soggiorno dei cittadini di paesi terzi. |
3.5 |
I cittadini di paesi terzi possono apportare dinamismo e diversità alle attività educative, scientifiche, culturali ed economiche europee. Il CESE ritiene che agevolare la mobilità di queste persone rappresenti una delle risposte alle sfide cui l'UE deve far fronte sotto il profilo demografico e dello sviluppo economico, e reputa nel contempo che tale politica debba essere saldamente fondata sul complesso dei diritti umani fondamentali. |
3.6 |
Il Comitato accoglie favorevolmente l'impegno di unificare e semplificare le procedure connesse con l'accesso al territorio dell'Unione europea. Le attuali condizioni politiche ed economiche possono portare alla frammentazione dei regimi, delle politiche e delle legislazioni nazionali riguardanti i cittadini di paesi terzi. |
3.7 |
Il ruolo dell'Unione è quello di concentrare i dibattiti, trovare soluzioni comuni, incoraggiare pratiche e sostenere gli sforzi degli Stati membri, dei paesi terzi e dei loro cittadini. |
3.8 |
Il Comitato accoglie inoltre con favore il chiarimento delle categorie di cittadini di paesi terzi che godono di una facilitazione di accesso al territorio dell'Unione, in quanto apporta chiarezza e prevedibilità sia per gli Stati membri che per gli stessi cittadini dei paesi terzi. Anche se i requisiti in materia di ingresso e soggiorno differiscono a seconda delle categorie, il fatto che la nuova direttiva contempli tutti i requisiti di questo tipo contribuisce a promuovere una serie di dimensioni trasversali essenziali, come pure il rispetto dei diritti fondamentali. |
3.9 |
I cittadini di paesi terzi hanno sia diritti che doveri, e devono essere a conoscenza e farsi carico tanto dei primi quanto dei secondi. |
3.10 |
Il Comitato valuta positivamente il tentativo di collegare in modo più efficiente l'accesso dei cittadini di paesi terzi a settori di politiche basilari in materia di immigrazione, istruzione e ricerca, specialmente in rapporto a programmi riconosciuti come Erasmus Mundus e Marie Curie. |
3.11 |
Il Comitato accoglie inoltre favorevolmente l'importanza attribuita ai diritti fondamentali dei cittadini di paesi terzi. Occorre tuttavia prestare maggiore attenzione alle misure attive attraverso cui viene assicurato loro un trattamento equo. Di fatto, i cittadini di paesi terzi si trovano spesso in condizioni di vulnerabilità, in particolare gli studenti e le persone collocate alla pari. Il Comitato invita la Commissione europea e l'Agenzia dell'Unione europea per i diritti fondamentali a valutare tali aspetti di vulnerabilità e a proporre agli Stati membri misure attive per eliminarli. |
3.12 |
Il Comitato esprime la propria preoccupazione per il diffondersi di atteggiamenti razzisti e xenofobi nei confronti di cittadini di paesi terzi: se si agevola la mobilità di queste persone senza riuscire a contrastare tali comportamenti, verrà compromesso l'insieme degli obiettivi politici. |
3.13 |
Il Comitato sottolinea il fatto che la proposta contiene misure concrete attraverso cui è facilitata l'integrazione dei cittadini di paesi terzi negli spazi europei di ricerca e istruzione e sul mercato del lavoro. |
3.14 |
Si deve incentivare l'accesso dei cittadini di paesi terzi a forme di lavoro dipendente che abbinino il lavoro con l'istruzione e la formazione. È importante che venga rafforzato il principio della parità di trattamento per quanto riguarda il lavoro dipendente e le condizioni lavorative delle persone la cui situazione è regolamentata dalle direttive in esame. |
3.15 |
Il Comitato invita la Commissione europea e gli Stati membri a prendere in considerazione la dimensione di genere e a concepire i loro programmi in modo da favorire una maggiore presenza di donne nel loro ambito. Tale obiettivo va considerato prioritario nel caso della mobilità degli studenti, con particolare riguardo ai ricercatori. |
3.16 |
Il Comitato desidera incoraggiare gli Stati membri e le istituzioni europee a prendere in considerazione una categoria più ampia di interazioni che comprenda anche quelle della ricerca, dell'istruzione e del lavoro. Nello spazio europeo la produzione artistica e le industrie creative costituiscono un fattore di integrazione e progresso sociale quanto di sviluppo economico. |
3.17 |
Il Comitato esorta la Commissione, gli Stati membri e il Parlamento europeo a rafforzare la protezione dei cittadini di paesi terzi ammessi per motivi di studio, di ricerca o in collocamento alla pari, sia sul luogo di lavoro sia quando partecipano al mercato del lavoro. In particolare, a giudizio del CESE è necessario abolire le deroghe contenute nelle disposizioni relative alla parità di trattamento di cui alla direttiva 2011/98/UE nel caso degli studenti, dei ricercatori e delle persone collocate alla pari. |
4. Osservazioni specifiche
4.1 |
Il Comitato ritiene opportuno estendere il campo di applicazione della direttiva allo scopo di comprendere i tirocinanti retribuiti e le persone collocate alla pari. |
4.2 |
A giudizio del Comitato, la mobilità è tuttora ostacolata da un gran numero di difficoltà di ordine procedurale e istituzionale, riferibili soprattutto alla procedura di rilascio dei visti. Quest'ultima è eccessivamente lunga, dall'esito imprevedibile - quando non è addirittura arbitraria -, e comporta costi molto elevati per chi presenta la richiesta di visto, il che la rende quasi proibitiva. Spesso, inoltre, le ambasciate o gli uffici consolari sono poco accessibili. Occorre realizzare una valutazione approfondita dei suddetti ostacoli, di qualsiasi natura essi siano, e individuare misure atte ad eliminarli. La procedura di rilascio dei visti deve essere semplice, corretta, accessibile e non discriminatoria. |
4.3 |
Il settore privato è molto importante per il raggiungimento degli obiettivi legati al finanziamento e allo sviluppo della ricerca. Le imprese devono essere incoraggiate ad avere un atteggiamento proattivo teso ad attrarre i ricercatori. Allo stesso modo, le autorità degli Stati membri devono elaborare, in collaborazione con le istituzioni e le società private, misure specifiche volte ad eliminare le difficoltà pratiche che ostacolano l'integrazione dei cittadini di paesi terzi: per fare un esempio concreto, le pratiche per l'apertura di un conto in banca possono rivelarsi complesse ed eccessivamente lunghe. |
4.4 |
Il Comitato rileva difficoltà di ordine procedurale per il rilascio dei visti a quanti si dedicano al volontariato. Il volontariato è un'attività molto specifica, che non rientra né nel campo del lavoro né in quello dell'educazione, pur associando in una certa misura entrambe le dimensioni, e deve essere formalmente riconosciuto come un'attività che giustifica la concessione di un visto. |
4.5 |
In tale contesto il Comitato ritiene che il coinvolgimento degli enti pubblici locali e regionali sia il benvenuto. |
4.6 |
Per quel che riguarda la disposizione secondo cui gli Stati membri possono concedere condizioni più favorevoli alle persone a cui si applica la proposta di direttiva, il Comitato la accoglie favorevolmente in quanto permette agli Stati membri di sviluppare le proprie politiche per attrarre i cittadini di paesi terzi. Anche se non è in gioco il campo di applicazione della direttiva, le politiche degli Stati membri non dovrebbero generare discriminazioni in rapporto a determinate categorie di cittadini o a singoli cittadini. |
4.7 |
Nel quadro di questa politica, il Comitato appoggia lo sviluppo dei partenariati per la mobilità, e pone l'accento sulla necessità di migliorare la cooperazione tra l'UE e i paesi terzi al fine di garantire un'effettiva "circolazione dei cervelli". Lo sviluppo dell'istruzione e della ricerca nell'Unione europea non dovrebbe essere realizzato privando i paesi terzi delle capacità dei loro cittadini. Non è chiaro nella proposta della Commissione quali siano le attività concrete in questo senso. |
4.8 |
Per quel che concerne la situazione degli studenti e la nuova categoria dei tirocinanti retribuiti, il Comitato apprezza la proposta secondo cui essi possono essere autorizzati a soggiornare in un secondo Stato membro per periodi di durata compresa fra tre e sei mesi, purché rispettino le condizioni generali previste dalla direttiva. |
4.9 |
Il Comitato apprezza inoltre il miglioramento dell'accesso al mercato del lavoro da parte degli studenti, secondo le condizioni stabilite dalla direttiva, attraverso la possibilità di lavorare almeno 20 ore a settimana. Ogni Stato membro nel quadro del dialogo sociale con le parti sociali fissa il limite massimo di ore per settimana, o di giorni o mesi per anno, in cui è permesso esercitare una simile attività, con un limite minimo di 20 ore per settimana, o l'equivalente in giorni o mesi per anno. Tuttavia, tenuto conto che per gli studenti l'obiettivo prioritario resta il completamento degli studi, il periodo concesso per svolgere un'attività lavorativa va limitato ad un livello che consenta loro di raggiungere tale obiettivo. Andrebbe periodicamente fornita una prova dello stato di avanzamento negli studi. |
4.10 |
Il Comitato richiama l'attenzione sull'importanza del principio della parità di trattamento dei cittadini di paesi terzi con quello applicato ai cittadini dello Stato membro ospitante per quel che riguarda l'accesso a beni e servizi. |
4.11 |
Nel parere in merito al Libro verde sull'approccio dell'Unione europea alla gestione della migrazione economica, adottato nel 2006 (1), e in quello sulla Proposta di direttiva sul permesso unico, adottato nel 2008 (2), il Comitato si è dichiarato favorevole ad accordare ai migranti regolari il diritto all'istruzione e alla formazione professionale, nonché a concedere loro la parità di trattamento sul luogo di lavoro (condizioni lavorative, salariali e di licenziamento, salute e sicurezza sul luogo di lavoro, diritto di associazione, ecc.). |
4.12 |
Gli Stati membri devono assicurare che nella pratica i diritti fondamentali dei cittadini di paesi terzi siano rispettati. |
4.13 |
Il Comitato ritiene che la dimensione della comunicazione sia fondamentale nell'assicurare il successo di questa politica. Gli Stati membri e le istituzioni europee devono comunicare con i cittadini di paesi terzi e assicurare loro l'accesso a informazioni di qualità. |
4.14 |
Il Comitato economico e sociale europeo continuerà a operare quale istituzione di collegamento tra la società civile organizzata e le istituzioni europee e desidera continuare a promuovere le migliori pratiche nel settore dell'immigrazione e dell'integrazione. |
Bruxelles, 18 settembre 2013
Il presidente del Comitato economico e sociale europeo
Henri MALOSSE
(1) GU C 286 del 17.11.2005, pag. 20.
(2) GU C 27 del 3.2.2009, pag. 114.