ISSN 1977-0944

Gazzetta ufficiale

dell’Unione europea

C 374

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Edizione in lingua italiana

Comunicazioni e informazioni

64° anno
16 settembre 2021


Sommario

pagina

 

I   Risoluzioni, raccomandazioni e pareri

 

PARERI

 

Comitato economico e sociale europeo

 

562a sessione plenaria del Comitato economico e sociale europeo — Interactio, 7.7.2021-8.7.2021

2021/C 374/01

Parere del Comitato economico e sociale europeo sul tema Trasporti intermodali e logistica multimodale: rendere i modi di trasporto complementari nel quadro dell’ecologizzazione dei trasporti (parere d’iniziativa)

1

2021/C 374/02

Parere del Comitato economico e sociale europeo su Sfruttare le opportunità economiche e sociali della digitalizzazione e migliorare la trasformazione digitale dell’economia, in particolare delle PMI, concentrando l’attenzione sull’intelligenza artificiale antropocentrica e sui dati incentrati sulla persona (parere esplorativo)

6

2021/C 374/03

Parere del Comitato economico e sociale europeo sul tema Migliorare il livello di inclusività, sicurezza e affidabilità della digitalizzazione per tutti (Parere esplorativo)

11

2021/C 374/04

Parere del Comitato economico e sociale europeo sul tema Apprendimento degli adulti (Parere esplorativo richiesto dalla presidenza slovena)

16


 

III   Atti preparatori

 

Comitato economico e sociale europeo

 

562a sessione plenaria del Comitato economico e sociale europeo — Interactio, 7.7.2021-8.7.2021

2021/C 374/05

Parere del Comitato economico e sociale europeo sulla Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni — Bussola per il digitale 2030: il modello europeo per il decennio digitale[COM(2021) 118 final]

22

2021/C 374/06

Parere del Comitato economico e sociale europeo sulla Proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio relativo al roaming sulle reti pubbliche di comunicazioni mobili all’interno dell’Unione (rifusione)[COM(2021) 85 final — 2021/0045 (COD)]

28

2021/C 374/07

Parere del Comitato economico e sociale europeo sulla Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo e al Consiglio relativa a una nuova strategia per il finanziamento di NextGenerationEU[COM(2021) 250 final]

33

2021/C 374/08

Parere del Comitato economico e sociale europeo sulla comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni sul piano d’azione per la democrazia europea — Piano d’azione sul pilastro europeo dei diritti sociali [COM(2021) 102 final]

38

2021/C 374/09

Parere del Comitato economico e sociale europeo sulla comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni — Un’Unione dell’uguaglianza: strategia per i diritti delle persone con disabilità 2021-2030 [COM(2021) 101 final]

50

2021/C 374/10

Parere del Comitato economico e sociale europeo sulla Proposta di raccomandazione del Consiglio che istituisce una garanzia europea per l’infanzia[COM(2021) 137 final] e sulla Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni Strategia dell’UE sui diritti dei minori[COM(2021) 142 final]

58

2021/C 374/11

Parere del Comitato economico e sociale europeo sulla Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni — Piano d’azione sulle sinergie tra l’industria civile, della difesa e dello spazio[COM(2021) 70 final]

66

2021/C 374/12

Parere del Comitato economico e sociale europeo sulla Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni — Riesame della politica commerciale — Una politica commerciale aperta, sostenibile e assertiva[COM(2021) 66 final]

73

2021/C 374/13

Parere del Comitato economico e sociale europeo sul tema Partenariato rinnovato con il vicinato meridionale — Una nuova agenda per il Mediterraneo[JOIN(2021) 2 final]

79

2021/C 374/14

Parere del Comitato economico e sociale europeo sulla Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni — Plasmare un’Europa resiliente ai cambiamenti climatici — La nuova strategia dell’UE di adattamento ai cambiamenti climatici[COM(2021) 82 final]

84


IT

 


I Risoluzioni, raccomandazioni e pareri

PARERI

Comitato economico e sociale europeo

562a sessione plenaria del Comitato economico e sociale europeo — Interactio, 7.7.2021-8.7.2021

16.9.2021   

IT

Gazzetta ufficiale dell’Unione europea

C 374/1


Parere del Comitato economico e sociale europeo sul tema «Trasporti intermodali e logistica multimodale: rendere i modi di trasporto complementari nel quadro dell’ecologizzazione dei trasporti»

(parere d’iniziativa)

(2021/C 374/01)

Relatore: Stefan BACK

Decisione dell’Assemblea plenaria

25.3.2021

Base giuridica

Articolo 32, paragrafo 2, del Regolamento interno

 

Parere d’iniziativa

Sezione competente

Trasporti, energia, infrastrutture, società dell’informazione

Adozione in sezione

24.6.2021

Adozione in sessione plenaria

7.7.2021

Sessione plenaria n.

562

Esito della votazione

(favorevoli/contrari/astenuti)

230/0/6

1.   Conclusioni e raccomandazioni

1.1.

Una soluzione praticabile a lungo termine per sviluppare trasporti e logistica multimodali efficienti e sostenibili è possibile solo se vengono affrontati i problemi che rendono il trasporto multimodale più costoso, più lento e meno affidabile rispetto, in particolare, al trasporto unimodale su strada. Tale soluzione non può infatti basarsi sulla promozione finanziaria o sul sostegno normativo.

1.2.

Un approccio di questo tipo risulterebbe anche efficiente sotto il profilo delle risorse da un punto di vista normativo, in quanto non richiederebbe un quadro normativo specifico.

1.3.

Per migliorare il traffico multimodale, il CESE raccomanda altresì, oltre all’innovazione tecnica e alla soluzione dei problemi di competitività, la piena internalizzazione dei costi esterni per tutti i modi di trasporto al fine di garantire condizioni di parità. Il CESE chiede misure rigorose per la salvaguardia e/o il rilancio di un sistema europeo a carro singolo, il collegamento delle infrastrutture strategiche (ad esempio i porti) alle soluzioni ferroviarie, gli investimenti in binari secondari industriali e il coinvolgimento delle grandi imprese di logistica in un riorientamento modale dei loro flussi.

1.4.

Al fine di garantire una concorrenza leale tra i modi di trasporto, il CESE raccomanda che tutti i modi di trasporto seguano una condotta esemplare sul piano sociale, per garantire non solo servizi di trasporto e posti di lavoro di qualità, ma anche buone condizioni sociali, in modo da assicurare condizioni di parità per tutti gli operatori del mercato.

1.5.

Tra gli attuali problemi legati al trasporto multimodale, oltre ai costi aggiuntivi dovuti alle operazioni di trasbordo e ai costi di transazione supplementari, figurano alcuni svantaggi — come i lunghi tempi di consegna, la complessità, i rischi più elevati e la minore affidabilità — che rendono più difficile la diffusione della multimodalità.

1.6.

Sono pertanto necessarie misure intese a rendere competitivo il trasporto merci multimodale di per sé e a sviluppare flussi di trasporto multimodale di merci efficienti e continui, agli stessi costi del trasporto unimodale.

1.7.

Occorre inoltre che il settore ferroviario si adatti più efficacemente a un contesto di mercato aperto, ponendo rimedio ai problemi dovuti a mancanza di puntualità, affidabilità, prevedibilità e flessibilità, che hanno un impatto negativo sulle soluzioni multimodali che concernono il trasporto ferroviario.

1.8.

Per quanto riguarda il trasporto per vie navigabili interne, appaiono necessari alcuni miglioramenti in termini di capacità di trasporto transfrontaliero.

1.9.

L’esistenza di adeguate infrastrutture terminali è fondamentale per il successo dell’intermodalità. In termini di efficienza delle risorse, sarebbe inoltre utile che gli Stati membri accettassero di collaborare alla pianificazione delle infrastrutture terminali nelle regioni frontaliere. La distanza tra i terminali dovrebbe essere adattata alla domanda, alla densità della rete e ad altre condizioni locali.

1.10.

Per quanto riguarda il debito pubblico, il CESE raccomanda che gli investimenti pubblici in infrastrutture intermodali siano esclusi dalle disposizioni del patto di stabilità e crescita (PSC) anche per il periodo successivo alla crisi della COVID-19.

1.11.

Per un corretto funzionamento della multimodalità è importante assicurare l’esistenza di norme coerenti, ad esempio in materia di movimentazione di merci pericolose tra diversi modi di trasporto, e la risoluzione di altri problemi di tipo normativo e pratico che possano creare difficoltà nell’interfaccia tra modi di trasporto o nei trasporti tra Stati membri.

1.12.

Vari problemi che ostacolano il trasporto intermodale possono essere risolti tramite soluzioni digitali intelligenti, come le possibilità di tracciatura e localizzazione e altre procedure digitali che facilitano la gestione efficace dei flussi di trasporto multimodali.

1.13.

Il regolamento (UE) 2020/1056 del Parlamento europeo e del Consiglio (1) relativo alle informazioni elettroniche sul trasporto merci faciliterà lo scambio di informazioni regolamentari tra operatori e autorità su piattaforme digitali a partire dall’agosto 2024 e migliorerà il flusso del trasporto intermodale.

1.14.

Il CESE invita la Commissione europea a tenere conto delle raccomandazioni di cui sopra nei lavori per la prossima revisione del quadro normativo per il trasporto intermodale, e a consentire al trasporto multimodale di svolgere pienamente il proprio ruolo nel sistema dei trasporti, senza misure di sostegno specifiche.

2.   Contesto

2.1.

La comunicazione della Commissione europea sul tema Strategia per una mobilità sostenibile e intelligente (COM(2020) 789) sottolinea che, per sostenere l’ecologizzazione delle operazioni di trasporto merci in Europa, il quadro esistente per il trasporto intermodale necessita di una riforma sostanziale e deve essere trasformato in uno strumento efficace. Inoltre segnala la necessità di rivedere il quadro normativo, compresa la direttiva 92/106/CEE del Consiglio (2) sui trasporti combinati (in prosieguo «la direttiva») e alla possibilità di introdurre incentivi economici sia per le operazioni che per le infrastrutture. Tali incentivi dovrebbero essere basati sul monitoraggio delle emissioni.

2.2.

L’obiettivo centrale della strategia per una mobilità sostenibile e intelligente è una riduzione del 90 % delle emissioni di gas a effetto serra entro il 2050. Il trasporto multimodale svolge un ruolo importante nella strategia, che mira a garantire un’interazione dei modi di trasporto ottimizzata dal punto di vista ambientale, anche riducendo la predominanza del trasporto su strada.

2.3.

La strategia per una mobilità sostenibile e intelligente ribadisce altresì l’importanza della logistica multimodale, anche nelle aree urbane, ponendo l’accento sulla necessità di assicurare una pianificazione efficiente, per evitare corse a vuoto, e di includere il trasporto di merci nella pianificazione della mobilità urbana.

2.4.

La strategia evidenzia inoltre il problema della carenza di infrastrutture di trasbordo, compresi i terminali multimodali interni, e la necessità di migliori tecnologie di trasbordo, compreso lo scambio multimodale di dati e sistemi intelligenti di gestione del traffico in tutti i modi di trasporto. La Commissione intende mettere a disposizione finanziamenti e orientare le politiche, anche in materia di R&I, per affrontare tali questioni. Anche le norme in materia di aiuti di Stato per il settore ferroviario possono rivelarsi utili a tale riguardo.

2.5.

Nel piano d’azione che accompagna la strategia per una mobilità sostenibile e intelligente, la Commissione prevede di rivedere nel 2022 il quadro normativo per il trasporto intermodale, compresa la direttiva.

2.6.

In una proposta del 2017 (COM(2017) 648) la Commissione aveva presentato modifiche alla direttiva, sottolineando la necessità non solo di un migliore coordinamento tra Stati membri — per quanto riguarda la costruzione di terminali intermodali — e di varie semplificazioni amministrative, ma anche di un approccio promozionale che includa norme specifiche sull’accesso al mercato, in particolare per quanto riguarda il tragitto stradale. Poiché nel corso del processo legislativo erano state apportate considerevoli modifiche alla proposta, la Commissione ha deciso di ritirarla.

2.7.

Tuttavia, mediante le modifiche apportate al regolamento (CE) n. 1072/2009 del Parlamento europeo e del Consiglio (3) per mezzo del regolamento (UE) n. 2020/1055 del Parlamento europeo e del Consiglio (4), gli Stati membri hanno avuto la possibilità di discostarsi dalle norme specifiche sull’accesso al mercato per il tragitto stradale e di applicare le norme ordinarie in materia di cabotaggio.

3.   Osservazioni generali

3.1.

Una soluzione praticabile a lungo termine per sviluppare trasporti e logistica multimodali efficienti e sostenibili è possibile solo se vengono affrontati i problemi che rendono il trasporto multimodale più costoso, più lento e meno affidabile rispetto, in particolare, al trasporto unimodale su strada. Tale soluzione non può infatti basarsi sulla promozione finanziaria o sul sostegno normativo.

3.2.

Un approccio di questo tipo consentirebbe altresì di rinunciare a norme complesse per definire il trasporto combinato o multimodale e garantire che coloro che gestiscono tale trasporto abbiano diritto a un sostegno finanziario e a norme specifiche in materia di accesso al mercato. Inoltre risulterebbe efficiente sotto il profilo delle risorse dal punto di vista normativo.

3.3.

Per migliorare il traffico multimodale, il CESE raccomanda, oltre all’innovazione tecnica e alla soluzione dei problemi di competitività, la piena internalizzazione dei costi esterni per tutti i modi di trasporto al fine di garantire condizioni di parità. Il CESE chiede misure rigorose per la salvaguardia e/o il rilancio di un sistema europeo a carro singolo, il collegamento delle infrastrutture strategiche (ad esempio i porti) alle soluzioni ferroviarie, gli investimenti in binari secondari industriali e il coinvolgimento delle grandi imprese di logistica in un riorientamento modale dei loro flussi.

3.4.

Al fine di garantire una concorrenza leale tra i modi di trasporto, il CESE raccomanda che tutti i modi di trasporto seguano una condotta esemplare sul piano sociale, per garantire non solo servizi di trasporto e posti di lavoro di qualità, ma anche buone condizioni sociali, in modo da assicurare condizioni di parità per tutti gli operatori del mercato.

3.5.

Il CESE sottolinea che lavoratori qualificati e motivati e buone condizioni di lavoro sono un presupposto importante per la riuscita evoluzione del trasporto multimodale. Il CESE chiede una revisione delle norme in materia di distacco per tenere conto della situazione del personale ferroviario a elevata mobilità. Inoltre raccomanda norme semplici, chiare e verificabili e un adeguato sistema di controllo della conformità, per garantire condizioni di lavoro eque (formazione, orari di lavoro e periodi di riposo, livello linguistico, retribuzione, salute e sicurezza sul lavoro, servizi igienici moderni, sistemazione adeguata per i pernottamenti ecc.) per tutti i lavoratori del settore dei trasporti, al fine di garantire una concorrenza sana e leale.

3.6.

Tra i problemi legati al trasporto multimodale, oltre ai costi aggiuntivi dovuti alle operazioni di trasbordo e ai costi di transazione supplementari, figurano alcuni svantaggi — come i lunghi tempi di consegna, la complessità, i rischi più elevati e la minore affidabilità — che rendono più difficile la diffusione della multimodalità.

3.7.

Uno studio recente (5) evidenzia una notevole differenza in termini di costi tra le soluzioni unimodali (solo su strada) e le soluzioni intermodali. I costi aggiuntivi derivano dal lavoro supplementare necessario per l’organizzazione del trasporto multimodale (50-100 EUR per spedizione), dai tempi di transito più lunghi (da 4 a 120 ore), mediamente di 25 ore, con un costo aggiuntivo di 75-100 EUR per spedizione, e dalla mancanza di procedure armonizzate in materia di documentazione, con una conseguente perdita per spedizione di 5 150 EUR.

3.8.

Lo studio giunge tuttavia alla conclusione che è possibile individuare un punto di equilibrio finanziario sulle lunghe distanze che è indicato, senza contare le misure di sostegno, a 595 km per ferrovia/strada, a 266 km per vie navigabili interne/strada e a 736 km per trasporto marittimo a corto raggio/strada.

3.9.

In particolare, lo studio deplora la frequente assenza di sistemi di tracciatura e localizzazione, nonché l’esistenza di problemi relativi all’utilizzo di documenti in formato elettronico o l’impossibilità di utilizzare tali documenti.

3.10.

Da una valutazione d’impatto della proposta legislativa del 2017 relativa alla direttiva emerge un costo aggiuntivo complessivo per le soluzioni di trasporto intermodale pari a quasi il 60 %, principalmente dovuto all’attuazione, ai ritardi, ai costi di transazione ecc (6).

3.11.

È pertanto evidente la necessità di adottare misure intese a rendere competitivo il trasporto merci multimodale di per sé, e a risolvere i problemi sopracitati, per sviluppare flussi di trasporto multimodale di merci efficienti e continui, agli stessi costi del trasporto unimodale.

3.12.

A questo proposito, si può inoltre osservare che il settore ferroviario ha bisogno di adattarsi più efficacemente a un contesto di mercato aperto, ponendo rimedio ai problemi dovuti a mancanza di puntualità, affidabilità, prevedibilità e flessibilità, che esercitano naturalmente un impatto negativo sulle soluzioni multimodali nelle quali è coinvolto il trasporto ferroviario.

3.13.

Per quanto riguarda il trasporto per vie navigabili interne, appaiono necessari alcuni miglioramenti in termini di capacità di trasporto transfrontaliero.

3.14.

Altri problemi sono creati da strozzature dovute alla mancanza di capacità nei terminal multimodali e nei poli logistici. Il documento di lavoro dei servizi della Commissione che accompagna la strategia per una mobilità sostenibile e intelligente (7) stima che le distanze tra terminali superiori a 300 km, ad esempio in Finlandia e in alcune parti della Svezia, siano eccessive, in quanto limitano la possibilità di tragitti stradali brevi, di circa 150 km. Pur riconoscendo l’importanza vitale di un’adeguata capacità dei terminali, in particolare lungo i corridoi della rete centrale TEN-T, occorre tuttavia tenere presente che la distanza tra i terminali deve essere collegata anche ai volumi di trasporto in una regione e alle differenze di densità della rete nelle diverse regioni d’Europa.

3.15.

Il coordinamento, tra Stati membri confinanti, della pianificazione dei terminali nelle regioni frontaliere è invece essenziale ai fini dell’efficienza delle risorse.

3.16.

In tale contesto, vale la pena osservare che un recente studio (8) che analizza gli effetti delle restrizioni al cabotaggio sui tragitti stradali del trasporto combinato, è giunto alla conclusione che il ricorso al «cabotaggio combinato» è abbastanza frequente, a causa di problemi di disponibilità dei conducenti, e flessibilità e differenze a livello di costi, e che le restrizioni a questo tipo di cabotaggio possono quindi provocare alcuni effetti negativi immediati per i soggetti interessati, tra cui un trasferimento inverso verso il trasporto stradale unimodale e una riduzione dei servizi di trasporto ferroviario di merci, mentre, gli operatori dei terminali ritengono che, nel lungo termine, un miglioramento dei servizi e della produttività dei terminali possa compensare eventuali aumenti dei costi dei trasporti.

3.17.

È inoltre importante valutare la coerenza delle norme, ad esempio in materia di movimentazione di merci pericolose tra diversi modi di trasporto, nonché assicurare la risoluzione di altri problemi di tipo normativo e pratico che possano creare difficoltà nell’interfaccia tra modi di trasporto o nei trasporti tra Stati membri.

3.18.

Alcuni dei problemi sopraindicati possono essere risolti mediante soluzioni digitali intelligenti. Ne sono un esempio le possibilità di tracciatura e localizzazione e altre procedure digitali che facilitano la gestione efficace dei flussi di trasporto multimodali.

3.19.

Il regolamento (UE) n. 1056/2020 relativo alle informazioni elettroniche sul trasporto merci faciliterà lo scambio di informazioni regolamentari tra operatori e autorità su piattaforme digitali a partire dall’agosto 2024, e risolverà almeno in parte il problema sopradescritto della documentazione standard e dello scambio elettronico di documenti.

3.20.

Sembra pertanto possibile risolvere la maggior parte dei problemi citati che ostacolano lo sviluppo del trasporto merci multimodale.

3.21.

A tal fine, è tuttavia necessario disporre di infrastrutture terminali adeguate. In termini di efficienza delle risorse, sarebbe inoltre utile che gli Stati membri accettassero di collaborare alla pianificazione delle infrastrutture terminali nelle regioni frontaliere.

3.22.

Per quanto riguarda il debito pubblico, il CESE raccomanda che gli investimenti pubblici in infrastrutture multimodali siano esclusi dalle disposizioni del patto di stabilità e crescita (PSC) anche per il periodo successivo alla crisi della COVID-19.

3.23.

Come già sottolineato, è necessario un comportamento maggiormente orientato al mercato, in particolare da parte delle ferrovie e dei terminali di vie navigabili interne.

3.24.

Se i problemi finora descritti verranno risolti in modo adeguato, il trasporto multimodale potrà svolgere pienamente il proprio ruolo nel sistema dei trasporti, senza misure di sostegno specifiche.

Bruxelles, 7 luglio 2021

La presidente del Comitato economico e sociale europeo

Christa SCHWENG


(1)  Regolamento (UE) 2020/1056 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 15 luglio 2020, relativo alle informazioni elettroniche sul trasporto merci (GU L 249 del 31.7.2020, pag. 33).

(2)  Direttiva 92/106/CEE del Consiglio, del 7 dicembre 1992, relativa alla fissazione di norme comuni per taluni trasporti combinati di merci tra Stati membri (GU L 368 del 17.12.1992, pag. 38).

(3)  Regolamento (UE) n. 1072/2009 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 21 ottobre 2009, che fissa norme comuni per l'accesso al mercato internazionale del trasport merci su strada (GU L 300 del 14.11.2009, pag. 72).

(4)  Regolamento (UE) 2020/1055 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 15 luglio 2020, che modifica i regolamenti (CE) n. 1071/2009, (CE) n. 1072/2009 e (UE) n. 1024/2012 per adeguarli all'evoluzione del sttore dei trasporti su strada (GU L 249 del 31.7.2020, pag. 17).

(5)  TRT (2017) — Gathering additional data on EU combined transport («Raccolta di dati aggiuntivi sul trasporto combinato dell’UE») — Relazione finale.

(6)  Documento di lavoro dei servizi della Commissione Impact Assessment («Valutazione d’impatto») (SWD(2017) 362).

(7)  SWD(2020) 331.

(8)  Pacchetto mobilità 1 — Raccolta di dati e analisi dell’impatto delle restrizioni al cabotaggio sui tragitti stradali del trasporto combinato, TRT Trasporti e Territorio srl.


16.9.2021   

IT

Gazzetta ufficiale dell’Unione europea

C 374/6


Parere del Comitato economico e sociale europeo su «Sfruttare le opportunità economiche e sociali della digitalizzazione e migliorare la trasformazione digitale dell’economia, in particolare delle PMI, concentrando l’attenzione sull’intelligenza artificiale antropocentrica e sui dati incentrati sulla persona»

(parere esplorativo)

(2021/C 374/02)

Relatrice:

Antje GERSTEIN

Consultazione

Presidenza slovena del Consiglio dell’UE, 19.3.2021

Base giuridica

Articolo 304 del trattato sul funzionamento dell’Unione europea

Sezione competente

Mercato unico, produzione e consumo

Adozione in sezione

15.6.2021

Adozione in sessione plenaria

7.7.2021

Sessione plenaria n.

562

Esito della votazione

(favorevoli/contrari/astenuti)

217/0/1

1.   Conclusioni e raccomandazioni

1.1.

Se l’attuale pandemia ci ha fatto capire che il lavoro a distanza, il lavoro a domicilio e i regimi di lavoro flessibile rimarranno, almeno in una certa misura, la «nuova norma», dobbiamo anche prendere atto del fatto che il nostro mondo del lavoro sarà sempre più definito da modelli imprenditoriali digitali. È necessario che la concezione di questi modelli si incentri sulle persone e sui valori. In una prospettiva sociale più ampia, la sfida consiste nel garantire l’inclusione digitale dei gruppi particolarmente vulnerabili.

1.2.

Secondo le stime, i benefici di un mercato unico digitale dell’UE completato contribuiranno con 415 miliardi di EUR l’anno alla produzione economica dell’UE. Sebbene la trasformazione digitale comporti notevoli opportunità per le imprese in tutta l’UE, molte di esse non solo sono confrontate a un enorme grado di incertezza giuridica nelle loro attività transfrontaliere, ma corrono anche un rischio non indifferente di perdere posizioni a causa della mancanza di accesso o di risorse di investimento, nonché della carenza di competenze, situazione che vale in generale per molte PMI e riguarda in particolare le microimprese.

1.3.

Una delle chiavi per il successo di un mercato unico digitale europeo sarà l’apertura alla tecnologia nella regolamentazione di nuovi modelli imprenditoriali digitali e di applicazioni digitali come l’intelligenza artificiale (IA) e l’accesso ai finanziamenti per l’innovazione, in modo che le PMI possano beneficiare dei vantaggi di tali nuove applicazioni digitali. Il CESE ha condotto uno studio sull’IA nelle PMI che può fornire utili spunti di riflessione (1).

1.4.

Il CESE è stato in prima linea nel dibattito sull’IA sin dal suo primo parere in materia elaborato nel 2017, cui ha fatto seguito una serie di pareri nel corso degli ultimi tre anni. Il CESE sta attualmente elaborando il suo parere sulla proposta della Commissione europea relativa a un atto sull’intelligenza artificiale («proposta AIA»). Il parere sarà presentato alla sessione plenaria del CESE di settembre e in particolare affronterà, tra l’altro, la definizione di IA, elemento importante della proposta AIA.

2.   Contesto

2.1.

Tenuto conto delle priorità che si è prefissa, la prossima presidenza slovena del Consiglio dell’UE ha elaborato proposte in merito alle quali, con lettera del 18 marzo 2021, il Comitato è stato invitato a formulare pareri esplorativi. Questi settori della politica dell’UE rivestono particolare importanza per la presidenza.

2.2.

Il presente parere risponde pertanto alla richiesta della presidenza slovena del Consiglio dell’UE di elaborare un parere esplorativo sulle opportunità economiche e sociali offerte dalla digitalizzazione.

2.3.

Il presente parere esplorativo riassume diversi temi connessi alla digitalizzazione che sono oggetto di pareri recenti o in corso di elaborazione da parte del CESE e risponde a quattro domande poste dalla presidenza, relative alla legge sulla governance dei dati, alla legge sui servizi digitali e alla legge sull’intelligenza artificiale. Tutte le altre informazioni pertinenti su questi temi sono reperibili nei relativi pareri del CESE (2).

3.   Osservazioni generali

3.1.

La crisi della pandemia di COVID-19 ha messo in luce sia il ritardo digitale dell’UE che il suo enorme potenziale. Ora più che mai dobbiamo renderci conto che l’UE ha bisogno di un forte mercato unico digitale. Ciò comporta il rafforzamento delle sue capacità in settori quali il cloud computing, la 5G e l’uso sicuro dei dati. Per tenere il passo con gli attori globali Stati Uniti e Cina, è necessario investire in un’Europa digitale forte.

3.2.

Secondo le stime, i benefici di un mercato unico digitale dell’UE completato contribuiranno con 415 miliardi di EUR l’anno alla produzione economica dell’UE. La manutenzione predittiva, le piattaforme digitali e l’informatica quantistica sono solo tre esempi di come le tecnologie digitali avranno un impatto significativo sulla digitalizzazione dell’economia europea. Sebbene la trasformazione digitale comporti notevoli opportunità per le imprese in tutta l’UE, molte di esse non solo sono confrontate a un enorme grado di incertezza giuridica nelle loro attività transfrontaliere, ma corrono anche un rischio non indifferente di perdere posizioni a causa della mancanza di accesso o di risorse di investimento, nonché della carenza di competenze, situazione che vale in generale per molte PMI e riguarda in particolare le microimprese.

3.3.

Se l’attuale pandemia ci ha fatto capire che il lavoro a distanza, il lavoro a domicilio e i regimi di lavoro flessibile rimarranno, almeno in una certa misura, la «nuova norma», dobbiamo anche prendere atto del fatto che il nostro mondo del lavoro sarà sempre più definito da modelli imprenditoriali digitali. È necessario che la concezione di questi modelli si incentri sulle persone e sui valori.

3.4.

In un’economia post-pandemia dobbiamo garantire che le piccole e medie imprese in alcuni settori particolarmente colpiti (settori dei servizi, come il commercio al dettaglio e il turismo) non perdano terreno a causa del fatto che il loro fabbisogno di investimenti è troppo elevato (e che i loro risparmi sono esauriti dopo oltre un anno di pandemia). Queste imprese necessitano di un sostegno speciale per la trasformazione digitale e l’ulteriore sviluppo di modelli aziendali, che deve riflettersi nei programmi nazionali di ripresa collegati al Fondo dell’UE per la ripresa. La Commissione europea deve assumere un ruolo di coordinamento per evitare la frammentazione tra i diversi fondi europei e garantire una razionalizzazione delle attività e dei progetti in questo particolare settore (trasformazione digitale per le PMI).

3.5.

Il quadro politico deve essere adeguato per garantire che le PMI possano sfruttare le opportunità offerte dalla digitalizzazione. La regolamentazione dovrebbe essere presa in considerazione solo nei casi in cui è possibile prevedere chiaramente uno sviluppo indesiderabile. L’innovazione e nuovi modelli imprenditoriali hanno bisogno di un certo margine per potersi sviluppare. Norme europee troppo affrettate o troppo rigorose pongono le imprese europee, in particolare le PMI, in una posizione di svantaggio rispetto alle grandi società del resto del mondo attive a livello internazionale.

3.6.

In alcuni settori, tuttavia, in particolare quello dei servizi (commercio al dettaglio, turismo, ristorazione), vi è l’urgente necessità di un quadro normativo che contribuisca a combattere la disinformazione nello spazio digitale e consenta di intervenire, per esempio, contro le recensioni false, che possono essere estremamente dannose per le imprese. Il CESE ha affrontato questi problemi, particolarmente diffusi sulle piattaforme digitali (3), nel suo recentissimo parere riguardante la legge sui servizi digitali.

3.7.

Lo sviluppo tecnico che avanza e la trasformazione digitale dell’economia comportano anche alcuni rischi che devono essere tenuti presenti se si vuole sfruttarne appieno il potenziale. È pertanto necessario garantire che, parallelamente al progresso tecnologico e alla digitalizzazione, siano garantiti meccanismi per contrastare l’esclusione digitale dei gruppi particolarmente vulnerabili.

3.8.

Il CESE è stato in prima linea nel dibattito sull’IA sin dal suo primo parere in materia elaborato nel 2017 (4), cui ha fatto seguito una serie di pareri nel corso degli ultimi tre anni (5). Il CESE sostiene un approccio all’IA basato sul «controllo umano», in cui gli esseri umani continuano ad avere il controllo dell’IA in senso tecnico e mantengono la capacità di decidere se, quando e come utilizzarla nella nostra società in generale. Il CESE ha accolto con favore la strategia europea per l’IA pubblicata nel 2018, la comunicazione della Commissione sugli orientamenti etici per un’IA affidabile e la sua approvazione dei 7 requisiti per un’IA affidabile. Inoltre, il CESE ha richiamato l’attenzione, tra gli altri aspetti, sull’impatto dell’IA sull’occupazione, sull’importanza di trovare il giusto equilibrio tra regolamentazione, autoregolamentazione e orientamenti etici e sull’impatto dell’IA sui consumatori.

3.9.

Il CESE sta attualmente elaborando il suo parere sulla proposta della Commissione europea relativa a un atto sull’intelligenza artificiale («proposta AIA») (6); il parere sarà presentato alla sessione plenaria del CESE del prossimo settembre. Il CESE non può ancora esprimere la propria posizione ufficiale sull’AIA, ma può formulare alcune riflessioni in risposta alla domanda specifica posta dalla presidenza slovena in merito alla definizione di IA contenuta nella proposta AIA.

3.10.

Per quanto riguarda il luogo di lavoro, il principio fondamentale nell’era della digitalizzazione deve essere quello di garantire a tutti i lavoratori un lavoro dignitoso. Nelle imprese i dipendenti e i loro rappresentanti devono essere coinvolti fin dalle prime fasi nella diffusione dell’intelligenza artificiale (IA) che interessa direttamente i lavoratori, e partecipare alla determinazione delle modalità di utilizzo dell’IA in questione. I lavoratori devono essere formati per i nuovi posti di lavoro nel mondo del lavoro digitale con lungimiranza e in tempo utile.

4.   Osservazioni particolari

4.1.

La presidenza slovena ritiene che l’intelligenza artificiale sia l’aspetto più importante della digitalizzazione. Altre questioni particolarmente importanti sono l’integrazione delle tecnologie avanzate nella società e la transizione verso una società dei Gigabit. Con tecnologie emergenti come l’IA e l’economia dei dati, l’UE può riprendersi rapidamente dalla crisi e diventare la principale società digitale a livello mondiale.

4.2.

La presidenza ha chiesto al CESE di rispondere a quattro domande specifiche:

L’atto sulla governance dei dati introduce nuovi modelli imprenditoriali, come i fornitori di servizi di condivisione dei dati, che incoraggeranno l’uso dei dati. Qual è il punto di vista del CESE sugli effetti economici di tali servizi?

L’atto sulla governance dei dati introduce organizzazioni per l’altruismo dei dati, che faciliteranno il riutilizzo dei dati messi a disposizione da persone fisiche e giuridiche. Ciò consentirà anche la fornitura di nuovi servizi, compresa la raccolta di dati prodotti da persone fisiche per obiettivi di interesse generale. Qual è il punto di vista del CESE al riguardo?

Qual è la posizione del CESE in merito alla proposta di una definizione adeguata di intelligenza artificiale (inclusa nell’atto sull’intelligenza artificiale adottato nell’aprile 2021)?

Qual è il punto di vista del CESE sulla legge sui servizi digitali?

4.3.

L’atto sulla governance dei dati introduce nuovi modelli imprenditoriali, come i fornitori di servizi di condivisione dei dati, che incoraggeranno l’uso dei dati. Qual è il punto di vista del CESE sugli effetti economici di tali servizi (7)?

4.3.1.

Il CESE ritiene l’atto sulla governance dei dati utile e necessario poiché il trattamento, la conservazione e la condivisione di dati digitali assumono sempre più un rilievo non solo economico, ma anche sociale e civile, che coinvolge individui, amministrazioni e imprese in un contesto regolamentare complesso e articolato.

4.3.2.

Il CESE riconosce l’utilità di un modello cooperativo per la gestione e lo scambio dei dati e lo considera uno strumento molto utile per una gestione condivisa e neutrale dei dati. A tale proposito il CESE incoraggia la Commissione e gli Stati membri a sostenere le PMI e le loro organizzazioni nell’intraprendere iniziative per sviluppare organizzazioni mutualistiche finalizzate alla gestione e allo scambio di dati.

4.3.3.

Le cooperative e le altre strutture basate sulla cooperazione sembrano particolarmente adatte a gestire le attività di intermediazione e lo scambio o la condivisione di dati tra i cittadini (lavoratori, consumatori, imprenditori) e le imprese, poiché la forma cooperativa in particolare consente una convergenza di interessi nella gestione dei dati tra i soggetti interessati (data subject) e il titolare dei dati (data holder) cooperativo, che in questo caso sarebbe di proprietà degli stessi soggetti interessati, e quindi potrebbe assicurare una governance partecipativa condivisa tra cittadini, imprese e imprenditori, che sarebbero tutti allo stesso tempo fornitori e utilizzatori dei dati. Questo meccanismo potrebbe sostenere quel clima di fiducia e apertura che appare come una condizione necessaria per una buona governance dei dati nel mercato unico digitale europeo.

4.4.

L’atto sulla governance dei dati introduce organizzazioni per l’altruismo dei dati, che faciliteranno il riutilizzo dei dati messi a disposizione da persone fisiche e giuridiche. Ciò consentirà anche la fornitura di nuovi servizi, compresa la raccolta di dati prodotti da persone fisiche per obiettivi di interesse generale. Qual è il punto di vista del CESE al riguardo (8)?

4.4.1.

Il CESE apprezza la proposta di prevedere una regolamentazione per le organizzazioni che si occupano della «gestione altruistica» in materia di dati e condivide la regola per cui tali organizzazioni debbano avere natura giuridica di enti senza finalità di lucro e perseguire finalità di interesse generale in condizioni di indipendenza e autonomia rispetto ad altre organizzazioni che perseguono obiettivi di lucro nella gestione di dati.

4.4.2.

Tali caratteristiche, congiuntamente all’istituzione di un apposito registro pubblico di tali enti, rispondono in modo adeguato alla necessità di trasparenza, tutela dei diritti e degli interessi dei cittadini e delle imprese che caratterizzano lo scambio altruistico dei dati. Si ottiene così un rafforzamento del livello di fiducia di tutti i soggetti interessati.

4.5.

Qual è la posizione del CESE in merito alla proposta di una definizione adeguata di intelligenza artificiale (inclusa nell’atto sull’intelligenza artificiale adottato nell’aprile 2021)?

4.5.1.

Il CESE accoglie con favore il chiaro messaggio della Commissione europea, contenuto nella sua recente proposta legislativa sull’IA, secondo cui i diritti fondamentali e i valori europei sono al centro dell’approccio europeo all’IA. Molte delle raccomandazioni formulate dal CESE negli ultimi tre anni hanno trovato spazio in questa proposta.

4.5.2.

Il CESE sta attualmente elaborando un parere distinto in risposta alla proposta, in cui affronterà in particolare la definizione di IA in essa contenuta e che ne costituisce un elemento importante.

4.5.3.

Come osservazione iniziale, il CESE sottolinea che l’IA rimane un concetto sostanzialmente contestato, in quanto non esiste una definizione universalmente accettata. Un fattore che complica le cose è il fatto che le definizioni giuridiche differiscono dalle definizioni puramente scientifiche, in quanto dovrebbero soddisfare una serie di requisiti tra cui inclusività, precisione, completezza, praticabilità e permanenza, alcuni dei quali sono giuridicamente vincolanti e altri sono considerati buone pratiche normative.

4.5.4.

Da un lato, la proposta AIA prende in considerazione non solo la tecnologia in sé, ma anche per che cosa e come viene utilizzata. D’altro canto, contiene una definizione specifica di IA che comprende un elenco di tecniche di IA che rientrano nell’ambito di applicazione del regolamento. In quanto tale, la proposta AIA sembra far perno su due riflessioni. Se questo approccio leggermente ambivalente sia idoneo ad affrontare adeguatamente le sfide specifiche dell’IA e a promuoverne le opportunità è una questione che sarà oggetto di un esame più dettagliato nel prossimo parere del CESE sulla proposta AIA.

4.6.

Qual è il punto di vista del CESE sulla legge sui servizi digitali (9)?

4.6.1.

Il CESE accoglie con favore la proposta relativa a un mercato unico dei servizi digitali (legge sui servizi digitali), in un periodo in cui sono emersi nuovi e innovativi servizi (digitali) della società dell’informazione, che hanno cambiato la vita quotidiana dei cittadini dell’Unione plasmando e trasformando il loro modo di comunicare, connettersi, consumare e svolgere attività economiche.

4.6.2.

Il CESE sostiene gli sforzi della Commissione per impedire la frammentazione del mercato interno dovuta al proliferare di norme e regolamenti nazionali e chiede pertanto una dichiarazione chiara sulla natura esaustiva della legge sui servizi digitali. È un’opportunità per stabilire norme globali per i mercati digitali che possano portare l’Europa in questa nuova era, garantendo un elevato livello di sicurezza e protezione dei consumatori online.

4.6.3.

Il CESE invita la Commissione e gli Stati membri a definire un calendario ragionevole per avviare la discussione e una consultazione pubblica inclusiva e per attuare il regolamento e la strategia. È fondamentale che le parti sociali e le organizzazioni della società civile svolgano un ruolo in questo processo al fine di creare condizioni di parità per tutti gli attori.

4.6.4.

Il CESE si rallegra che sia stata introdotta maggior trasparenza in materia di pubblicità e sistemi di raccomandazione, in modo tale da garantire che i consumatori ricevano solo le comunicazioni pubblicitarie che vogliono.

4.6.5.

Il CESE osserva che il principio del paese di origine presenta numerose lacune e chiede che si considerino attentamente metodi alternativi, come il principio del paese di destinazione, in special modo nelle questioni in materia di fiscalità, lavoro e consumatori, a meno che non vi sia una regolamentazione più incisiva a livello dell’UE, al fine di garantire una concorrenza leale e il massimo livello possibile di protezione dei consumatori.

4.6.6.

Il CESE chiede che sia sviluppato un quadro adeguato per consentire alle imprese di affermare l’equità, l’affidabilità e la sicurezza dei loro sistemi di intelligenza artificiale, tenendo conto del livello più alto possibile di protezione dei consumatori e dei lavoratori.

4.6.7.

L’esenzione dalla responsabilità per i servizi di hosting dovrebbe cessare di applicarsi solo quando si tratti di contenuti chiaramente illegali o che siano stati dichiarati illegali da una decisione dell’autorità giudiziaria. Il CESE raccomanda di istituire un regime di responsabilità positiva per i mercati online da applicare in determinate circostanze.

4.6.8.

Il CESE richiama l’attenzione sul vastissimo compito di assicurare un coordinamento adeguato fra tutti gli strumenti e tutte le iniziative pertinenti nel contesto di un approccio normativo più ampio all’economia delle piattaforme. È necessario un appropriato quadro generale per capire come queste diverse prospettive che influiscono sulla legge sui servizi digitali possano essere integrate.

4.6.9.

Il CESE invita a essere particolarmente vigilanti per quanto concerne la fiscalità (10), la governance dei dati, lo status occupazionale, le condizioni di lavoro e la protezione dei consumatori, in quanto si tratta di fattori significativi per il carattere talvolta sleale della concorrenza nelle economie digitali.

Bruxelles, 7 luglio 2021

Il presidente del Comitato economico e sociale europeo

Christa SCHWENG


(1)  Studio «Boosting the use of Artificial Intelligence in Europe’s micro, small and medium-sized enterprises» (Promuovere l’impiego dell’intelligenza artificiale nelle microimprese e piccole e medie imprese europee).

(2)  Atto sulla governance dei dati (GU C 286 del 16.7.2021, pag. 38).; Legge sui servizi digitali (GU C 286 del 16.7.2021, pag. 70); Atto sull’intelligenza artificiale.

(3)  Legge sui servizi digitali.

(4)  GU C 288 del 31.8.2017, pag. 1.

(5)  GU C 440 del 6.12.2018, pag. 1; GU C 440 del 6.12.2018, pag. 51; GU C 240 del 16.7.2019, pag. 51; GU C 47 dell’11.2.2020, pag. 64; GU C 364 del 28.10.2020, pag. 87.

(6)  Legge sull’intelligenza artificiale

(7)  Atto sulla governance dei dati

(8)  Atto sulla governance dei dati.

(9)  Legge sui servizi digitali.

(10)  GU C 367 del 10.10.2018, pag. 73.


16.9.2021   

IT

Gazzetta ufficiale dell’Unione europea

C 374/11


Parere del Comitato economico e sociale europeo sul tema «Migliorare il livello di inclusività, sicurezza e affidabilità della digitalizzazione per tutti»

(Parere esplorativo)

(2021/C 374/03)

Relatore:

Philip VON BROCKDORFF

Correlatrice:

Violeta JELIĆ

Consultazione

Presidenza slovena del Consiglio dell’UE, 19.3.2021

Base giuridica

Articolo 304 del trattato sul funzionamento dell’Unione europea

Sezione competente

Mercato unico, produzione e consumo

Adozione in sezione

15.6.2021

Adozione in sessione plenaria

7.7.2021

Sessione plenaria n.

562

Esito della votazione

(favorevoli/contrari/astenuti)

221/0/3

1.   Conclusioni e raccomandazioni

1.1.

Il CESE raccomanda la rapida adozione di una politica inclusiva dell’UE in materia di pubblica amministrazione digitale, fondata sul piano d’azione europeo per l’eGovernment 2016-2020, la dichiarazione di Tallinn sull’eGovernment, la dichiarazione di Berlino sulla società digitale e su un governo digitale fondato sui valori (1). Nelle sue conclusioni, il Consiglio riconosce che le pubbliche amministrazioni hanno l’onere aggiuntivo di garantire che i cittadini siano trattati in modo paritario e godano degli stessi diritti di accesso alla pubblica amministrazione digitale.

1.2.

Nel perseguire l’inclusività, il CESE raccomanda ai governi di attuare strategie globali, misure di sostegno e normative adeguate e proporzionate, al fine di garantire l’interoperabilità, la qualità, la centralità dell’essere umano, la trasparenza, la sicurezza, la protezione e l’accessibilità dei servizi pubblici e dei prodotti digitali, nonché un accesso ottimale ai servizi sanitari, all’istruzione e alle opportunità economiche e culturali. I governi nazionali ed enti regionali e locali devono realizzare la digitalizzazione quanto prima e accelerare l’attuazione di nuove infrastrutture digitali, compreso il 5G.

1.3.

Il CESE riconosce che i governi sono chiamati a compiere ingenti investimenti per realizzare l’inclusività. È altresì presumibile che, nei piani di ripresa e resilienza degli Stati membri, l’inclusività svolgerà un ruolo di primissimo piano nella prevista trasformazione digitale, sfruttando il seppur limitato Fondo per una transizione giusta nel quadro di Next Generation EU, nonché il programma Europa digitale e i fondi strutturali e d’investimento europei (in particolare il Fondo europeo di sviluppo regionale (FESR) e il Fondo sociale europeo (FSE+)].

1.4.

Il CESE riconosce che la digitalizzazione può offrire opportunità per le imprese ma porre anche minacce. I governi sono pertanto chiamati ad assicurare un adeguato sostegno finanziario, anche mediante i fondi dell’UE, alle imprese di tutte le dimensioni, in particolare le PMI. Ciò le aiuterà ad adattarsi positivamente alla transizione.

1.5.

Il CESE raccomanda altresì di attuare prassi di lavoro come il telelavoro tenendo debitamente conto dell’equilibrio tra attività professionale e vita privata. Il dialogo sociale, il sostegno alle PMI e alle imprese dell’economia sociale e il rispetto dei diritti dei lavoratori, inclusa la contrattazione collettiva, sono di fondamentale importanza per una transizione agevole.

1.6.

Il CESE invita gli Stati membri a collaborare più strettamente fra loro per lo sviluppo e la convalida di soluzioni digitali, atte a creare una rete per la condivisione delle prassi migliori.

1.7.

Il CESE raccomanda inoltre di condurre un riesame a livello europeo delle politiche e misure di pubblica amministrazione al fine di coinvolgere i pertinenti portatori di interessi nella proposta di misure efficaci fondate sulla giustizia sociale. Tali proposte dovrebbero includere politiche e risorse finanziarie tese ad agevolare la trasformazione digitale. Il CESE sottolinea altresì l’esigenza di incrementare significativamente i tassi di iscrizione nell’ambito delle discipline STEM negli anni a venire.

1.8.

Il CESE esorta a rafforzare la legge sui servizi digitali e la legge sui mercati digitali, quale condizione necessaria per una trasformazione digitale affidabile e dove i consumatori possano compiere le proprie scelte in un mercato realmente aperto e competitivo. Per quanto concerne la legge sui servizi digitali, le responsabilità e gli obblighi delle piattaforme dovrebbero essere definiti in modo più chiaro e attuabile rispetto a quanto attualmente previsto. La legge sui mercati digitali dovrebbe dichiarare illegale l’uso dei «dark pattern» e di qualunque architettura di scelta «non neutrale», che influenzano il comportamento dei consumatori in modo surrettizio.

1.9.

Il CESE riconosce infine che la digitalizzazione deve andare di pari passo con una maggiore ecocompatibilità delle economie dell’Unione e in particolare con gli obiettivi di neutralità carbonica. Le transizioni «verde e digitale» assumono un’importanza fondamentale ma il CESE ribadisce nuovamente che l’equità e il dialogo sociale dovrebbero rappresentare sempre i principi guida nell’applicazione delle tecnologie verdi e digitali.

2.   Osservazioni generali

2.1.

Le società europee si stanno spostando online. La pandemia di COVID-19 ha impresso un’accelerazione all’esigenza di digitalizzare la società, dato che durante i periodi di confinamento i canali digitali hanno spesso rappresentato l’unico mezzo di comunicazione per i cittadini e le imprese.

2.2.

Da parte loro, molti imprenditori riconoscono che è necessaria una transizione verso il mondo digitale per garantire il successo a lungo termine delle proprie aziende. Analogamente, i lavoratori e i cittadini devono comprendere cosa implica la digitalizzazione, in che modo influisce sulla loro vita professionale e privata in qualità di membri di un’organizzazione commerciale o di un ente pubblico o semplicemente di membri di una comunità. Come stabilito nella nuova agenda dei consumatori, i consumatori europei dovrebbero essere al centro della transizione digitale e dovrebbero vedersi garantita una protezione adeguata e attribuito un ruolo attivo nel processo di cambiamento.

2.3.

Per quanto riguarda le pubbliche amministrazioni dell’Unione, una rapida digitalizzazione è inevitabile ed è realizzabile soltanto mediante investimenti pubblici nelle infrastrutture digitali. Gli enti pubblici locali, regionali, nazionali ed europei devono evolversi in organizzazioni flessibili, resilienti e innovative, in grado di sfruttare i vantaggi della trasformazione digitale e delle tecnologie emergenti e le capacità avanzate al fine di offrire ai cittadini e alle imprese servizi digitali inclusivi, continui, convenienti, trasparenti, sicuri, affidabili e incentrati sull’essere umano.

2.4.

Le amministrazioni pubbliche, le imprese, i lavoratori e il grande pubblico devono adattarsi (pur ricevendo sostegno e, se del caso, soluzioni analogiche alternative) al mondo tecnocentrico in cui viviamo ed è importante che comprendano la differenza tra conversione digitale, digitalizzazione e trasformazione digitale.

2.5.

La conversione digitale si riferisce alla versione digitale di oggetti fisici o analogici e svolge un ruolo importante nel contesto aziendale e della pubblica amministrazione e per il numero di ore di lavoro. Il processo di conversione digitale avvia una serie di eventi in grado di migliorare notevolmente il flusso di lavoro di qualunque impresa e amministrazione pubblica, con conseguente automazione delle procedure aziendali e amministrative. Il processo rappresenta una sfida per i lavoratori e i funzionari pubblici.

2.6.

Per quanto la maggior parte delle aziende e delle amministrazioni pubbliche utilizzi metodi semplici di conversione digitale nelle proprie operazioni quotidiane, si può fare molto di più per realizzare detta conversione in modo efficace. La sfida in tal senso è ottenere la fiducia dei lavoratori, dei funzionari pubblici e del grande pubblico, in modo da garantire un adattamento corretto ai nuovi flussi di lavoro e processi digitalizzati. Sul luogo di lavoro, tale transizione richiede un dialogo sociale nonché il rispetto dei contratti collettivi. La transizione può avere effetti notevoli sulle vite dei lavoratori ed è pertanto necessario fornire informazioni e consultare gli interessati in ogni fase del processo. Allo stesso modo, il pubblico deve essere informato in merito alle conseguenze impreviste della trasformazione.

2.7.

Sebbene la conversione digitale sembri migliorare l’efficienza nelle aziende e nelle amministrazioni pubbliche (i benefici potenziali sono sempre sovrastimati), vi sono sempre dei costi, come nel caso in cui i lavoratori o i funzionari pubblici sono licenziati o quando il pubblico, in particolare gli anziani e le persone con disabilità, non si adatta abbastanza celermente o non si adatta affatto alla conversione digitale. Ecco perché è tanto importante rendere la digitalizzazione accessibile a tutti, indipendentemente dall’età, dal genere, dalle condizioni socioeconomiche e dalle disabilità. Analogamente, le PMI potrebbero risentire di uno svantaggio concorrenziale qualora non riescano a stare al passo della conversione digitale del loro settore, in particolare se tali processi richiedono elevati costi iniziali.

2.8.

Il secondo termine che le imprese, i lavoratori e il grande pubblico devono comprendere è digitalizzazione. Tale concetto include una vasta gamma di elementi. La digitalizzazione aiuta a trasformare il modo in cui le imprese operano attraverso l’utilizzo delle tecnologie digitali. Il processo riguarda i modelli aziendali, i flussi di comunicazioni all’interno e all’esterno dell’impresa e, di fatto, l’intera catena del valore.

2.9.

La digitalizzazione offre nuove opportunità alle aziende, creando flussi di reddito basati sul digitale che in passato non esistevano. Dall’integrazione dei social media alla capacità di offrire servizi di dati in abbonamento ai clienti, la possibilità di utilizzare applicazioni personalizzate potrebbe essere la chiave per l’innovazione, la crescita e l’espansione delle imprese in futuro. Le nuove tecnologie digitali, in particolare quelle denotate dall’acronimo SMACIT (social, mobile, analitico, cloud e Internet degli oggetti), costituiscono una grande opportunità per le PMI mentre per le organizzazioni grandi e di vecchia costituzione rappresentano al contempo un’occasione e una minaccia alla loro esistenza.

2.10.

Anni di ricerche sui risultati delle trasformazioni digitali hanno evidenziato che il tasso di successo di tali sforzi è costantemente basso: meno del 30 percento rispetto a quanto previsto. I risultati di un’indagine condotta di recente da McKinsey su un campione di 263 intervistati indicano che soltanto per il 16 % di essi la trasformazione digitale della loro organizzazione ha contribuito a migliorare le prestazioni. Sfide analoghe sono affrontate anche dalle «industrie intelligenti», come quelle del settore della tecnologia avanzata, dei media e delle telecomunicazioni, per le quali il tasso di risultati positivi non supera il 26 %. D’altro canto, nelle organizzazioni con meno di 100 impiegati, la probabilità che gli intervistati riferiscano un esito positivo della trasformazione digitale è 2,7 volte superiore rispetto alle grandi organizzazioni con oltre 50 000 dipendenti.

2.11.

Indipendentemente dalle dimensioni, le imprese che sono ancora ancorate a processi più tradizionali rischiano comunque di perdere competitività ed è sbagliato supporre a priori che tutte le imprese possano realizzare la digitalizzazione con successo. Lo stesso dicasi per i lavoratori, soprattutto quelli che operano in settori tradizionali.

2.12.

La transizione verso la digitalizzazione può contribuire a migliorare l’efficienza dell’azienda e offrire nuove opportunità di guadagno, oltre che ridurre l’impronta di carbonio. Può inoltre favorire una maggiore mobilità nel mercato del lavoro, rafforzare la produttività e la flessibilità sul luogo di lavoro e consentire la conciliazione tra attività professionale e vita privata quando i lavoratori lavorano a distanza da casa, come avvenuto durante la pandemia di COVID-19.

2.13.

La realtà può tuttavia essere diversa ed è necessario chiedersi se la digitalizzazione e il telelavoro in particolare abbiano effettivamente portato a un migliore equilibrio tra attività professionale e vita privata. Sebbene molti lavoratori siano a favore del telelavoro, quest’ultimo è stato spesso attuato in modo confuso, con conseguenze sulle condizioni di lavoro, soprattutto nel caso delle madri lavoratrici e dei lavoratori con competenze digitali inadeguate. È pertanto legittimo chiedersi se la digitalizzazione non abbia reso vaghi i confini tra vita privata e attività professionale. Per quanto la digitalizzazione possa migliorare le prestazioni dei lavoratori e delle imprese, le implicazioni per la vita familiare e perfino per la salute possono essere decisamente diverse. Gli strumenti di intelligenza artificiale, applicati in tutta fretta durante la pandemia, hanno aggravato lo stress e aumentato i rischi per la salute e la sicurezza dei lavoratori.

2.14.

Si riscontra inoltre la crescente tendenza degli individui a non «disconnettersi» dai processi di lavoro digitali. Più il telelavoro diventerà la norma nelle aziende e nei servizi pubblici, più sarà necessario garantire che ciò avvenga in un contesto di dialogo sociale e contrattazione collettiva. Il diritto a disconnettersi deve essere riconosciuto mediante uno strumento valido in tutta l’Unione.

2.15.

L’aspetto finale della digitalizzazione riguarda non soltanto i titolari delle aziende, ma la società in generale. Negli ultimi trent’anni, e in particolare nell’ultimo decennio, abbiamo assistito a un’impennata nell’utilizzo delle tecnologie digitali in tutti i contesti sociali e in tutte le attività umane. Ciò ha di fatto portato alla comparsa di soggetti noti come «clienti digitali», con un numero sempre maggiore di persone che fanno affidamento sulla digitalizzazione per praticamente ogni aspetto della vita quotidiana. La digitalizzazione si sta lentamente imponendo come strumento essenziale con cui le organizzazioni di ogni forma e dimensione interagiscono con i clienti ma sarebbe sbagliato presumere che ogni individuo, indipendentemente dall’età, sia in grado di stare al passo con i nuovi sviluppi in ambito digitale.

2.16.

Questo ci porta alla distinzione tra digitalizzazione e trasformazione digitale. L’ultimo concetto riguarda la trasformazione delle attività economiche e sociali in elementi del mondo digitale, come abbiamo potuto vedere innumerevoli volte durante la pandemia, ad esempio con l’aumento del telelavoro.

3.   Osservazioni particolari

3.1.

La digitalizzazione in atto della nostra società e della nostra economia continuerà a crescere e ad approfondirsi e, per quanto essa possa essere associata a vantaggi di carattere sociale ed economico, esistono timori in merito ai suoi effetti divisivi sulla società e all’effettiva abilità digitale di un numero crescente di persone. A livello teorico, le tecnologie trasformative sembrano favorire l’inclusione sociale piuttosto che ampliare il divario tra quanti possiedono abilità digitali e le persone svantaggiate, ma anche in questo caso la realtà sul campo può risultare diversa. Molte persone semplicemente non riescono a stare al passo con la rapida trasformazione digitale. Ciò vale in particolare per gli anziani, le persone con disabilità e quelle che vivono nelle zone rurali e periferiche.

3.2.

Sebbene la digitalizzazione per tutti sia necessaria per rafforzare l’efficienza e la produttività, nonché per imprimere un’accelerazione allo sviluppo socioeconomico nel mondo post-pandemia, la trasformazione digitale deve avvenire in modo corretto. Con questo intendiamo dire che la politica in materia di trasformazione digitale, sia per il settore pubblico che per quello privato, deve essere inclusiva, evitando a qualunque costo l’esclusione di gruppi della società quali gli anziani, le persone svantaggiate sotto il profilo socioeconomico, le persone con disabilità e quelle che vivono nelle zone rurali.

3.3.

Per realizzare l’inclusività, i governi devono attuare strategie globali e misure di sostegno al fine di garantire l’interoperabilità, la qualità, la centralità dell’essere umano, la trasparenza, la sicurezza, la protezione e l’accessibilità dei servizi pubblici e dei prodotti digitali, nonché un accesso ottimale ai servizi sanitari, all’istruzione e alle opportunità economiche e culturali. In tale contesto, gli strumenti digitali possono essere utilizzati dalle pubbliche amministrazioni per coinvolgere i cittadini nella realizzazione di servizi pubblici digitali, in modo da garantire che detti servizi soddisfino le esigenze e preferenze degli utenti.

3.4.

In particolare, la realizzazione dell’inclusività richiede ingenti investimenti da parte dei governi ed è presumibile che, nei piani di ripresa e resilienza degli Stati membri, l’inclusività svolgerà un ruolo di primissimo piano nella prevista trasformazione digitale, sfruttando il Fondo per una transizione giusta nel quadro di Next Generation EU, nonché il programma Europa digitale e i fondi strutturali e d’investimento europei (in particolare il FESR e il FSE+). Per quanto riguarda il Fondo per una transizione giusta sono state tuttavia espresse riserve in merito alla sua adeguatezza nel far fronte alle sfide associate alla transizione nel quadro della digitalizzazione e dei cambiamenti climatici (2). Anche i governi nazionali e gli enti regionali e locali devono realizzare la digitalizzazione e accelerare l’attuazione di nuove infrastrutture digitali, compreso il 5G.

3.5.

L’ondata di trasformazioni digitali non ha precedenti in termini di rapidità, portata e proporzioni. Appare irrealistico attendersi che tutte le imprese, le PMI e le aziende dell’economia sociale si adattino rapidamente e con successo a questa inedita serie di cambiamenti. La trasformazione può mietere tante vittime quanti sono i casi di transizione positiva, a meno che alle aziende non venga concesso il tempo necessario per adeguarsi ai cambiamenti e non si offra loro un sostegno adeguato.

3.6.

Le misure di sostegno dovrebbero includere la realizzazione delle infrastrutture necessarie a promuovere la trasformazione digitale e l’elaborazione del relativo quadro legislativo, proporzionato e adeguato allo scopo. È inoltre necessario che gli Stati membri collaborino strettamente fra loro per lo sviluppo e la convalida di soluzioni digitali atte a creare una rete per la condivisione delle prassi migliori. Altre misure potrebbero includere crediti d’imposta per sostenere ulteriormente gli investimenti richiesti dalle imprese per la trasformazione digitale delle proprie attività e dei propri processi di lavoro.

3.7.

Mercati in cui i consumatori possono avere fiducia, non subire manipolazioni ed essere liberi di fare le proprie scelte in un contesto realmente aperto e competitivo sono il presupposto per una digitalizzazione affidabile. Spesso non è così, se si guarda alla concentrazione di taluni mercati (social media, app di comunicazione, sistemi operativi ecc.) e alla frequenza con cui diritti dei consumatori sono violati. Nel suo parere sulla nuova agenda dei consumatori (INT/922 (3)), il CESE ha sottolineato che anche le norme in materia di tutela dei consumatori devono essere adeguate al mondo digitalizzato. Le nuove sfide poste dalle tecnologie digitali emergenti come l’intelligenza artificiale (IA), l’Internet degli oggetti (IoT) e la robotica impongono di rafforzare le attuali misure di protezione.

3.8.

Un’ulteriore condizione necessaria per ottenere i risultati auspicati dalla trasformazione digitale è preparare al cambiamento le imprese di qualunque dimensione, incluse quelle dell’economia sociale. A tal fine, è necessario offrire ai piccoli imprenditori e al personale le risorse finanziarie ammissibili e i programmi di formazione necessari ad acquisire familiarità con le tecnologie più avanzate e con le opportunità da esse derivanti. In secondo luogo, tutti gli aspetti riguardanti l’introduzione di questo profondo cambiamento devono essere comunicati a tutti i livelli sul luogo di lavoro. È altresì necessario sensibilizzare i cittadini sulla necessità di introdurre nuovi modi di lavorare, di comportarsi e di comunicare, in linea con il cambiamento senza precedenti della cultura organizzativa.

3.9.

La trasformazione digitale ha portato a un significativo aumento della domanda di competenze digitali in pressoché tutti i settori industriali, dalla manifattura ai servizi finanziari e oltre, e tale domanda è destinata a crescere nell’immediato futuro. È pertanto imperativo che i governi e le imprese continuino a investire nell’istruzione e formazione per tutti, compresa la formazione professionale, al fine di garantire che la trasformazione digitale sia agevole e che vi sia il talento necessario per consentire agli individui e alle imprese di cogliere i frutti di tale transizione. In questo senso, assume importanza anche l’istruzione riguardante la partecipazione alle piattaforme digitali.

3.10.

Con l’accelerazione impressa alla trasformazione digitale, vi è l’esigenza di incrementare significativamente i tassi di iscrizione nell’ambito delle discipline STEM negli anni a venire. Lo sviluppo delle competenze in ambito STEM è necessario per sostenere la trasformazione, colmare il divario di genere e formare la futura generazione di innovatori. L’istruzione nei settori STEM contribuirà a dare slancio all’economia e a creare posti di lavoro.

3.11.

La trasformazione digitale ha condotto a una maggiore intensificazione e precarietà del lavoro, ponendo seri ostacoli alla tutela, alla rappresentanza e al trattamento equo dei lavoratori. La Dichiarazione del centenario dell’OIL per il futuro del lavoro, adottata nel 2019, proponeva un approccio antropocentrico alle nuove tecnologie nel mondo del lavoro. La sfida ora è tradurre tale intento in politiche efficaci, normative e misure tese a proteggere i lavoratori e consentirne un’adeguata rappresentanza. Ecco perché un riesame a livello europeo delle politiche (e possibilmente di normative proporzionate e adeguate allo scopo) e delle misure è ritenuto necessario, non soltanto ai fini della coerenza politica ma anche per coinvolgere i pertinenti portatori di interessi nell’elaborazione di una politica fondata sull’obiettivo fondamentale di realizzare la giustizia sociale.

3.12.

Infine, qualunque discussione sulla digitalizzazione non può ignorare il suo legame con l’ecocompatibilità delle economie dell’Unione e con gli obiettivi di neutralità in termini di emissioni di carbonio, né l’enfasi posta sulle iniziative a sostegno di tali obiettivi nei piani di ripresa e resilienza.

3.13.

«Digitale e verde» non dovrebbero soltanto andare di pari passo ma sono anche essenziali per promuovere l’innovazione nell’UE. Esempi in tal senso sono le tecnologie blockchain per ottimizzare le catene di approvvigionamento e migliorare l’efficienza, il che permetterebbe di ridurre il consumo di risorse e di tracciare i componenti, i prodotti e i materiali, contribuendo in tal modo all’economia circolare. Inoltre, le tecnologie digitali possono contribuire a neutralizzare o compensare le emissioni tecnicamente difficili o costose da ridurre. Le transizioni «verde e digitale» assumono un’importanza fondamentale ma, come sottolineato nel presente parere, l’equità e il dialogo sociale dovrebbero rappresentare sempre i principi guida nella loro attuazione. In altre parole, i benefici della trasformazione digitale, ad esempio per quanto riguarda l’utilizzo delle tecnologie più avanzate per offrire servizi intelligenti, senza soluzione di continuità e discreti nei settori dell’energia, della sicurezza, della mobilità, del benessere e a livello di comunità e che contribuiscono alla neutralità carbonica, dovrebbero essere accessibili a tutti.

3.14.

Siamo consapevoli che non si tratta di un obiettivo facilmente realizzabile, ma è esattamente per questo motivo che i piani riguardanti la digitalizzazione associati all’ecocompatibilità delle economie dell’UE dovrebbero prevedere un processo consultivo e un’analisi multilivello, sulla base del dialogo sociale e della contrattazione collettiva, in cui venga posta enfasi sugli obiettivi a medio e lungo termine che possono effettivamente fare la differenza nelle vite dei cittadini europei.

Bruxelles, 7 luglio 2021

La presidente del Comitato economico e sociale europeo

Christa SCHWENG


(1)  In linea con le conclusioni del Consiglio «Plasmare il futuro digitale dell’Europa» (9 giugno 2020) in cui il Consiglio «invita la Commissione a proporre una politica rafforzata dell’UE in materia di pubblica amministrazione digitale, tenendo conto dell’inclusione digitale di tutti i cittadini e gli attori privati, al fine di garantire il coordinamento e il sostegno alla trasformazione digitale delle pubbliche amministrazioni in tutti gli Stati membri dell’UE, comprese l’interoperabilità e le norme comuni per flussi e servizi di dati del settore pubblico sicuri e senza frontiere».

(2)  https://www.epsu.org/article/proposed-transition-fund-really-just

(3)  GU C 286 del 16.7.2021, pag. 45.


16.9.2021   

IT

Gazzetta ufficiale dell’Unione europea

C 374/16


Parere del Comitato economico e sociale europeo sul tema «Apprendimento degli adulti»

(Parere esplorativo richiesto dalla presidenza slovena)

(2021/C 374/04)

Relatrice:

Tatjana BABRAUSKIENĖ

Consultazione da parte della presidenza slovena del Consiglio dell’UE

Lettera del 19.3.2021

Base giuridica

Articolo 304 del trattato sul funzionamento dell’Unione europea

Decisione dell’Ufficio di presidenza

23.3.2021

Sezione competente

Occupazione, affari sociali, cittadinanza

Adozione in sezione

21.6.2021

Adozione in sessione plenaria

8.7.2021

Sessione plenaria n.

562

Esito della votazione

(favorevoli/contrari/astenuti)

233/3/5

1.   Conclusioni e raccomandazioni

1.1.

Il Comitato economico e sociale europeo (CESE) si compiace della maggiore attenzione riservata all’apprendimento degli adulti, alla formazione e allo sviluppo di competenze, confermata del resto dalla Commissione in una serie di recenti iniziative, principalmente nell’ambito dell’agenda per le competenze per l’Europa. Il CESE chiede che vengano definite e adottate misure strategiche immediate e adeguatamente mirate, accompagnate da incentivi a sostegno degli Stati membri, come ha già sottolineato nel parere sul tema «Sistemi di istruzione adeguati per evitare squilibri tra domanda e offerta di competenze — che tipo di transizione serve?» (1).

1.2.

Il CESE osserva che al ritmo accelerato con cui vengono inventate e diffuse le nuove tecnologie deve corrispondere un efficace miglioramento delle competenze e un’adeguata riqualificazione professionale. Il CESE sottolinea che l’impatto della crisi della COVID-19 sulla società e sull’economia europee ha evidenziato ancora di più l’importanza che rivestono politiche efficaci in materia di istruzione e formazione e un’occupazione di qualità per favorire una ripresa e una resilienza sostenibili ed eque sul piano sia sociale che economico — due elementi fondamentali per aiutare l’Europa a superare le conseguenze della pandemia. Gli investimenti nell’apprendimento degli adulti e nello sviluppo di competenze possono svolgere un ruolo cruciale nel far ripartire l’economia e nell’ambito di un’Europa sociale.

1.3.

Il CESE raccomanda alla Commissione europea e ai paesi dell’UE di potenziare le politiche in materia di apprendimento degli adulti adottando una visione globale e migliorando l’accessibilità, la qualità e l’inclusività di questo tipo di istruzione, nel rispetto delle competenze degli Stati membri e del principio di sussidiarietà. Il CESE chiede che le politiche in questo campo siano migliorate nel senso più ampio, prendendo in considerazione strategie efficaci volte a soddisfare i nuovi fabbisogni di competenze e concepite su misura per le esigenze a livello locale. Il CESE insiste sull’importanza di migliorare la pedagogia e l’andragogia (teoria dell’educazione degli adulti) nel settore dell’apprendimento degli adulti con un’istruzione iniziale di qualità, una formazione professionale continua e condizioni di lavoro eque e migliori, oltre ad un ambiente di lavoro favorevole per il personale docente in questo specifico ambito dell’educazione.

1.4.

Il CESE sottolinea che l’apprendimento degli adulti ha un’importanza cruciale per aiutare questi ultimi ad acquisire e a migliorare competenze di tipo civico, come pure ad assumere un ruolo attivo nella società. L’apprendimento permanente dovrebbe affermarsi come stile di vita condiviso da tutti, in modo da superare le disparità e le disuguaglianze sociali e diventare anche una realtà sul luogo di lavoro. A tale proposito, l’utilizzo delle «competenze» è oltremodo importante nel senso e nella concezione più ampi del termine in relazione al luogo di lavoro, con la vita sociale e personale da intendere come percezione globale del processo di sviluppo delle competenze.

1.5.

Il CESE mette in risalto l’importanza dell’apprendimento degli adulti e si rammarica che le istituzioni dell’UE e vari Stati membri non lo ritengano una priorità politica, mentre invece questo specifico settore dell’educazione è essenziale per sfruttare tutte le potenzialità dell’occupazione e dell’inclusione sociale e per consentire agli adulti di partecipare attivamente al mercato del lavoro e di essere cittadini democratici. Il CESE raccomanda agli Stati membri di rafforzare la politica, la governance e il finanziamento dell’apprendimento degli adulti alla luce dei quattro pilastri dell’educazione dell’Unesco (2), e cioè: apprendere a conoscere, apprendere a fare, apprendere ad essere e apprendere a vivere insieme. Per poter attuare l’obiettivo di sviluppo sostenibile (OSS) n. 4, è necessario fornire un valido sostegno alla società civile affinché possa realizzare un partenariato sull’erogazione di apprendimento per gli adulti in contesti informali e non formali e garantire che possa sensibilizzare efficacemente i cittadini su questo tema.

1.6.

Il CESE propone che la Commissione europea e gli Stati membri definiscano obiettivi realizzabili di lungo periodo e istituiscano in ciascun paese dell’UE, tenendo conto delle differenze tra regioni, un sistema di monitoraggio continuo della partecipazione all’apprendimento degli adulti e ad un apprendimento permanente di elevata qualità e accessibile, anche nel campo della formazione dei lavoratori. Questo sistema dovrebbe puntare a garantire che tutti dispongano delle conoscenze, abilità, competenze e mentalità necessarie affinché l’Europa possa realizzare una società giusta, coesa, sostenibile, digitale e prospera. È inoltre importante migliorare la ricerca e l’analisi del fabbisogno di competenze a livello settoriale e nazionale sulle esigenze e le previsioni in materia di competenze, così da aggiornare il settore dell’apprendimento destinato agli adulti per i discenti che devono affrontare processi di transizione, migliorare i dati sugli investimenti degli Stati membri in questo ambito dell’educazione e garantire la frequenza del monitoraggio e della raccolta di dati sui corsi di apprendimento e di formazione ottenuti dai lavoratori dipendenti. Le parti sociali e la società civile dovrebbero essere attivamente coinvolte nell’opera di miglioramento della valutazione del fabbisogno di competenze a livello nazionale, comprese le fasi di analisi, di previsione e di anticipazione di tale fabbisogno.

1.7.

È necessario che gli Stati membri intensifichino gli sforzi per attuare la raccomandazione del Consiglio del 19 dicembre 2016 sui percorsi di miglioramento del livello delle competenze: nuove opportunità per gli adulti (3) per far sì che tutti gli adulti scarsamente qualificati e dotati di competenze insufficienti perfezionino le loro competenze di base e siano orientati e motivati per partecipare a formazioni volte a migliorarne la vita e l’occupabilità. Per fare in modo che l’80 % degli adulti disponga di competenze digitali di base, il CESE invita la Commissione europea e gli Stati membri a fornire sostegno agli adulti affinché possano ottenere gratuitamente un livello minimo di competenze digitali di base che risultino utili per acquisire ulteriori competenze per il lavoro e la vita quotidiana.

1.8.

Il CESE osserva che tutti gli adulti, indipendentemente dalle loro qualifiche e dalla loro estrazione socioeconomica, hanno bisogno di un sostegno per avere accesso a un apprendimento permanente di qualità e inclusivo e per ottenere la convalida delle loro abilità e competenze. I servizi pubblici per l’impiego dovrebbero potenziare, favorire e migliorare l’accesso a un orientamento e una consulenza equi e gratuiti, e dovrebbero garantire che tutti gli adulti siano informati in merito alle possibilità di apprendimento permanente disponibili e che i lavoratori vengano sensibilizzati alle future trasformazioni dei posti di lavoro e alle competenze che saranno necessarie per i nuovi posti di lavoro e le nuove mansioni.

1.9.

Il CESE invita la Commissione europea e gli Stati membri ad avviare, in collaborazione con le parti sociali, campagne di informazione e sensibilizzazione rivolte agli adulti e ai lavoratori interessati dalla duplice transizione verde e digitale, per aiutarli ad acquisire le competenze necessarie. La Commissione dovrebbe organizzare eventi annuali, sul modello della Settimana europea delle competenze per l’istruzione e formazione professionale (IFP), non solo per informare e motivare gli adulti sull’apprendimento specifico riservato loro e su altre forme di apprendimento, ma anche per sostenere le politiche nazionali nel settore.

1.10.

Il CESE insiste sull’importanza del principio di sussidiarietà riguardo alle politiche per l’apprendimento degli adulti affinché sia rispettato il ruolo che svolgono le parti sociali nazionali e settoriali nell’individuazione dei fabbisogni di competenze e nella gestione dei sistemi nazionali volti a finanziare e garantire l’accesso all’apprendimento degli adulti e alla formazione dei lavoratori. Il CESE osserva che l’attuazione del pilastro europeo dei diritti sociali dovrebbe assicurare a tutte le aziende il diritto e la capacità non solo di definire strategie in materia di competenze per i fabbisogni di innovazione, ma anche di consentire una transizione giusta per i lavoratori e apprendistati di qualità per i giovani e gli adulti nel contesto della duplice transizione verde e digitale. Gli orientamenti del Consiglio in materia di occupazione (4) (2020) distinguono chiaramente tra l’assicurazione dei diritti alla formazione e l’offerta di conti individuali di apprendimento quale uno dei possibili strumenti, lasciando decidere agli Stati i modi per garantire tali diritti. I conti individuali di apprendimento sono strumenti che potrebbero garantire il diritto alla formazione. Gli adulti in generale, e i lavoratori in particolare, dovrebbero avere il diritto — conformemente ai contratti collettivi e alle normative nazionali — di accedere ad una formazione di qualità per i lavoratori dipendenti, a congedi retribuiti per motivi di formazione, a qualifiche, alla convalida dell’apprendimento informale e non formale, nonché ad un orientamento e una consulenza di qualità garantita e flessibili. Gli Stati membri devono elaborare, con il coinvolgimento delle parti sociali, meccanismi e strumenti finanziari che favoriscano l’accesso degli adulti, e in particolare dei lavoratori, all’apprendimento e alla formazione.

1.11.

Il CESE ricorda agli Stati membri che devono assicurarsi che tutti gli adulti, in particolare quelli provenienti da contesti socioeconomici svantaggiati, godano di pari accesso ad un apprendimento permanente che sia al servizio dei loro interessi personali o del loro percorso professionale. Occorre offrire un sostegno mirato ai NEET (not in education, employment or training = persone che non hanno un lavoro, né seguono un percorso scolastico o formativo), ai migranti e ai rifugiati, ai gruppi svantaggiati e vulnerabili, oltre che agli anziani, per garantire loro un invecchiamento attivo e in buona salute. Il CESE esorta la Commissione europea a fare in modo che l’accento posto sull’istruzione dalla nuova strategia dell’UE sui diritti delle persone con disabilità includa anche i discenti di tutte le età, e si adoperi per rendere l’apprendimento degli adulti accessibile e gratuito, in contesti fisicamente accessibili, per tutti i discenti con disabilità e con difficoltà di apprendimento e per garantire che gli insegnanti seguano delle formazioni su come adattare il loro insegnamento e rendere anche accessibile la teledidattica.

1.12.

Il CESE sottolinea che la governance democratica è fondamentale per i sistemi di istruzione e di formazione, inclusi un dialogo sociale efficace e un’intensa consultazione con le organizzazioni della società civile, al fine di sostenere lo sviluppo di competenze per tutti gli adulti, in particolare i lavoratori e i disoccupati, realizzando nel contempo gli obiettivi dell’UE in materia di partecipazione all’apprendimento degli adulti stabiliti dal piano d’azione del pilastro europeo dei diritti sociali, dalla raccomandazione del Consiglio relativa all’istruzione e formazione professionale (IFP) e dalla dichiarazione di Osnabrück, nonché per dare un contributo alla futura risoluzione del Consiglio su un’agenda in materia di apprendimento degli adulti. Il CESE sottolinea che il dialogo sociale e l’interazione tra sindacati e datori di lavoro sono fondamentali per migliorare l’accesso di tutti gli adulti all’apprendimento, promuovere la flessibilità e l’orientamento, allineare la formazione alle esigenze del mercato del lavoro, nonché per garantire la qualità e il finanziamento della formazione.

1.13.

Il CESE fa presente che tutti gli adulti, in particolare i lavoratori, devono poter accedere più facilmente a informazioni aggiornate sulle procedure di riconoscimento e convalida pertinenti. Questo obiettivo può essere raggiunto attuando efficacemente la raccomandazione del Consiglio del 20 dicembre 2012 sulla convalida dell’apprendimento non formale e informale (5) e garantendo che i sistemi di convalida ricevano finanziamenti pubblici adeguati in ogni Stato membro dell’UE. Garantendo il riconoscimento della formazione, i datori di lavoro e i sindacati possono aiutare i lavoratori a migliorare i loro livelli di qualifica e contribuire al loro sviluppo professionale e a una transizione giusta nel mercato del lavoro. È essenziale che le parti sociali vengano coinvolte — anche promuovendo azioni congiunte tra di esse — nei sistemi per la governance dell’apprendimento degli adulti, la formazione dei lavoratori e i congedi retribuiti per motivi di formazione.

1.14.

Il CESE sottolinea che il miglioramento delle competenze e la riqualificazione professionale sono fattori della massima importanza per il sostegno alla duplice transizione verde e digitale delle industrie e devono essere considerati una responsabilità sociale ed economica al fine di garantire una formazione inclusiva per posti di lavoro di qualità, oltre che una transizione giusta per tutti. Servono strategie industriali lungimiranti, con politiche efficaci in materia di competenze, per sostenere processi di miglioramento delle competenze e riqualificazione professionale. Questi possono contribuire a garantire una transizione giusta e socialmente equa verso un’economia climaticamente neutra attraverso il raggiungimento di un equilibrio nel mercato del lavoro che aiuti a realizzare una digitalizzazione inclusiva e un’occupazione di qualità. Le imprese hanno bisogno di un sostegno efficace per rafforzare e finanziare le loro strategie di miglioramento delle competenze e riqualificazione professionale dei lavoratori al fine di promuovere l’innovazione. Nello stesso tempo, occorre tener conto dell’interesse generale sotto il profilo sia economico che sociale. I contratti collettivi dovrebbero prevedere la possibilità di fruire di diversi tipi di congedo di formazione retribuito per le esigenze personali e professionali dei lavoratori. Il CESE fa presente agli Stati membri che devono conformare quanto prima la possibilità per i lavoratori di beneficiare di congedi retribuiti per motivi di formazione alle disposizioni della convenzione n. 140 dell’OIL in materia attraverso iniziative a livello nazionale e i contratti collettivi, e assicurarsi, con l’aiuto delle parti sociali, che questi congedi vengano effettivamente utilizzati.

1.15.

Il CESE raccomanda finanziamenti sostenibili a livello nazionale nel settore dell’apprendimento degli adulti, da integrare con un uso efficace dei fondi dell’UE, compreso il dispositivo per la ripresa e la resilienza, al fine di sostenere la crescita economica e la resilienza della società nel contesto della duplice transizione digitale e verde dell’economia, garantendo un apprendimento degli adulti di qualità e inclusivo per tutti, in particolare per i disoccupati e le altre persone escluse dal mercato del lavoro, e prestando particolare attenzione a un’offerta di formazione che sia disponibile e accessibile per tutte le categorie professionali. Questo implica un chiaro impegno, a livello sia europeo che nazionale, a destinare una quota adeguata delle risorse disponibili alla promozione dello sviluppo di sistemi organici e coordinati di apprendimento degli adulti quale componente essenziale dei piani nazionali.

1.16.

Il CESE insiste sull’importanza di garantire un apprendimento degli adulti e una formazione che siano di qualità, pertinenti, efficaci e inclusivi. Il CESE raccomanda di incoraggiare gli Stati membri a fare in modo che in tutti i programmi di istruzione, di apprendimento e di formazione dei lavoratori, oltre che in tutti i programmi scolastici, i risultati dell’apprendimento e le competenze di base siano definiti con precisione, e che la Commissione europea continui ad adoperarsi per attuare la raccomandazione del Consiglio del 22 maggio 2018 sulle competenze chiave per l’apprendimento permanente (6) e a sostenere la realizzazione di azioni congiunte tra le parti sociali. È importante migliorare i sistemi di garanzia della qualità nel settore dell’apprendimento degli adulti e sviluppare ulteriormente la rete EQAVET (European Framework for Quality Assurance in Vocational Education and Training = quadro europeo di riferimento per la garanzia della qualità dell’istruzione e della formazione professionale) della Commissione europea in modo da avvalersene per questo specifico ambito dell’apprendimento, l’IFP continua, gli apprendistati e la formazione dei lavoratori. Andrebbe presa in considerazione anche la necessità che i programmi e i percorsi di studio dell’apprendimento per gli adulti rispecchino le esigenze dell’economia, dei datori di lavoro e dei lavoratori.

1.17.

Il CESE esorta gli Stati membri a coinvolgere quanto più possibile le imprese e i sindacati nella definizione di strategie in materia di sviluppo delle competenze per la duplice transizione digitale e verde nel settore industriale. Il CESE raccomanda di stabilire dei collegamenti tra politiche ambientali e politiche di istruzione e di mettere in campo strategie nazionali in materia di abilità e competenze verdi per sensibilizzare ogni cittadino adulto alle questioni dei cambiamenti climatici, della responsabilità ambientale e dello sviluppo sostenibile nel quadro dell’apprendimento permanente, attraverso la nomina di coordinatori nazionali.

1.18.

Il CESE invita la Commissione e gli Stati membri a rafforzare le loro politiche nel campo dell’apprendimento degli adulti affinché un apprendimento di questo tipo, di qualità e inclusivo, per le competenze necessarie per la vita diventi un diritto universale di ciascun adulto; li esorta altresì a raggiungere e a superare l’obiettivo annuale di partecipazione del 60 % degli adulti ad attività di apprendimento per l’età adulta, affrontando gli squilibri tra domanda e offerta di competenze e migliorando la governance e il finanziamento di questo settore, anche per quanto riguarda la formazione dei lavoratori. Il CESE invita la Commissione europea a reintrodurre metodi aperti di coordinamento tra i ministeri degli Stati membri competenti nel settore dell’apprendimento degli adulti, le parti sociali e la società civile in seno a un gruppo di lavoro e a garantire la prosecuzione del proficuo lavoro svolto dai precedenti gruppi di lavoro sul tema. Il CESE chiede inoltre di istituire una piattaforma — distinta dall’EPALE (Electronic Platform for Adult Learning in Europe = piattaforma elettronica per l’apprendimento degli adulti in Europa) (7) –, che riunisca i coordinatori nazionali nel settore dell’apprendimento degli adulti, le parti sociali e i soggetti interessati, e che tutti questi attori si costituiscano in rete organizzando periodicamente delle riunioni.

2.   Contesto

2.1.

La crisi dovuta alla COVID-19, il cambiamento demografico, la digitalizzazione del mercato del lavoro e la decarbonizzazione dell’economia stanno innescando enormi trasformazioni sia dei posti di lavoro che delle mansioni dei lavoratori. Già prima della pandemia, in 2 posti di lavoro su 5 si prevedevano cambiamenti per alcune mansioni e il 14 % dei posti di lavoro avrebbe subito dei mutamenti a seguito della digitalizzazione (Cedefop). Entro il 2030 potrebbero essere creati in tutto il mondo fino a 20 milioni di nuovi posti di lavoro grazie alla transizione verde delle industrie (OCSE). Circa 128 milioni di adulti (8) — il 46,1 % della popolazione adulta in Europa — necessitano di un miglioramento delle competenze e di una riqualificazione professionale. Gli effetti della digitalizzazione, dell’automazione, dei nuovi modelli economici — come l’industria 4.0 — nonché dell’economia circolare e collaborativa sui fabbisogni di nuove competenze richiedono un’azione coordinata per stimolare ulteriormente l’apprendimento in età adulta in Europa.

2.2.

I dirigenti dei paesi dell’UE si sono riuniti al vertice sociale di Porto, il 7 maggio 2021, allo scopo di rafforzare il pilastro europeo dei diritti sociali. Le misure proposte nel piano d’azione del pilastro europeo dei diritti sociali puntano a creare «nuovi posti di lavoro e di migliore qualità», a promuovere «le qualifiche e l’uguaglianza» e a migliorare la «protezione sociale e l’inclusione sociale». I leader dell’UE hanno stabilito una serie di obiettivi per il 2030, ad esempio almeno il 60 % degli adulti dovrebbe partecipare ogni anno ad attività di apprendimento per l’età adulta e l’80 % dovrebbe disporre perlomeno di competenze digitali di base. Questi obiettivi rimandano al primo principio del pilastro sociale, in virtù del quale «ogni persona ha diritto a un’istruzione, a una formazione e a un apprendimento permanente di qualità e inclusivi, al fine di mantenere e acquisire competenze che consentano di partecipare pienamente alla società e di gestire con successo le transizioni nel mercato del lavoro», nonché ai diritti menzionati nel quarto principio, tra cui il sostegno alla formazione e alla riqualificazione, in particolare l’accesso dei giovani alla formazione continua, all’apprendistato e al tirocinio.

2.3.

L’attuazione delle recenti iniziative strategiche della Commissione europea (9) in materia di apprendimento permanente, miglioramento delle competenze e riqualificazione professionale deve contribuire a conseguire gli obiettivi del pilastro sociale nel campo dell’apprendimento degli adulti per mezzo di un dialogo sociale efficace con le parti sociali e della consultazione con la società civile. Dopo la pubblicazione della raccomandazione (UE) 2021/402 della Commissione (10), è necessario integrare i sistemi di apprendimento per l’età adulta con l’introduzione di sistemi efficaci di orientamento permanente, di attività di consulenza e di sensibilizzazione, nonché mediante il coinvolgimento dei gruppi vulnerabili e l’introduzione di sistemi efficaci di convalida dell’apprendimento non formale e informale per tutti.

3.   Osservazioni generali

3.1.

Una governance democratica rafforzata a livello europeo e nazionale e lo sfruttamento del potenziale delle parti sociali per individuare i fabbisogni di competenze e contribuire a migliorare l’inclusione nel mercato del lavoro sono fondamentali per elaborare e attuare sistemi di apprendimento degli adulti più accessibili e di qualità, al fine di migliorare le competenze necessarie per la vita e le competenze sociali di tutti gli adulti, in particolare per la sensibilizzazione alle questioni dello sviluppo sostenibile, della responsabilità ambientale, della cittadinanza democratica, della tolleranza e dei valori europei. È importante che le politiche in materia di apprendimento degli adulti in senso lato vengano potenziate e che si prendano in considerazione strategie efficaci volte a soddisfare i nuovi fabbisogni in termini di competenze.

3.2.

Un dialogo sociale efficace con le parti sociali e la consultazione della società civile sono elementi chiave per garantire una riuscita elaborazione e attuazione delle politiche in materia di apprendimento degli adulti. Le parti sociali svolgono un ruolo fondamentale nel definire il fabbisogno in termini di competenze e nell’aggiornare i profili delle qualifiche richieste, dal momento che le imprese e i lavoratori hanno un’esperienza quotidiana e di prima mano dell’evoluzione dei posti di lavoro e delle mansioni. Le imprese e i lavoratori devono essere pienamente coinvolti nell’elaborazione delle strategie che puntano a sviluppare competenze per la duplice transizione verde e digitale delle industrie.

3.3.

Per fare in modo che i sistemi di apprendimento degli adulti siano più accessibili a tutti occorrono strategie forti a livello nazionale e una maggiore cooperazione politica tra i paesi dell’UE, in particolare tra ministeri, parti sociali nel settore dell’istruzione e soggetti interessati pertinenti della società civile. È importante stabilire un collegamento tra la politica attuata in ambito UE e quelle nazionali, regionali e locali per ottenere un accesso effettivo all’apprendimento degli adulti e alla formazione dei lavoratori e collegare tra loro diversi ambiti di intervento, in modo tale che la politica sociale e le politiche in materia di ambiente, finanze e digitalizzazione possano portare a un miglioramento nel settore dell’apprendimento degli adulti.

3.4.

L’ambizioso obiettivo di partecipazione ad attività di apprendimento degli adulti stabilito dal piano d’azione del pilastro sociale potrà essere raggiunto se un’iniziativa dell’UE, sostenuta da una raccomandazione del Consiglio, incoraggerà i governi a garantire un accesso più agevole e finanziamenti adeguati per l’apprendimento degli adulti e la formazione dei lavoratori attraverso un ventaglio di strumenti finanziari. Il CESE fa riferimento al proprio parere sul tema «Finanziamenti sostenibili per l’apprendimento permanente e lo sviluppo di competenze nel contesto della carenza di manodopera qualificata» (11), sottolineando come investimenti pubblici sostenibili nell’apprendimento degli adulti e investimenti privati efficaci nella formazione dei lavoratori costituiscano i presupposti per il successo delle misure politiche a favore dell’inclusione sociale ed economica dei discenti di tutte le età e del sostegno alle aziende. Pertanto, il piano per la ripresa, Next Generation EU e altri fondi dell’UE (ad esempio FSE+ e il Fondo per una transizione giusta) devono essere impiegati in modo efficiente e coerente per sostenere le politiche di istruzione e formazione nel quadro del semestre europeo.

3.5.

Il CESE sottolinea (12) l’importanza di migliorare le abilità, le competenze e la mentalità di ogni cittadino europeo in campo ambientale, e di affrontare la questione del fabbisogno di competenze. Gli Stati membri dell’Unione devono stabilire dei collegamenti tra politiche ambientali e politiche di istruzione e mettere in campo strategie nazionali in materia di abilità e competenze verdi per sensibilizzare ogni cittadino adulto alle questioni dei cambiamenti climatici, della responsabilità ambientale e dello sviluppo sostenibile nel quadro dell’apprendimento permanente, e per fare in modo che i lavoratori dispongano anche delle abilità e competenze verdi necessarie per le transizioni giuste nel settore industriale.

3.6.

Un sostegno alla formazione deve essere messo a disposizione di chi ne ha più bisogno, ad esempio i lavoratori scarsamente qualificati o atipici. La formazione dei lavoratori e quella dispensata all’esterno delle imprese, ma da queste finanziata, devono sostenere lo sviluppo di competenze per soddisfare le esigenze delle imprese e dei lavoratori. Per garantire che tutti i lavoratori, indipendentemente dal loro livello di competenze e dalla loro situazione contrattuale, abbiano accesso al miglioramento delle competenze e alla riqualificazione professionale, è necessario concludere accordi a livello settoriale, nazionale e aziendale per determinare le esigenze di formazione e le disposizioni in materia. Occorre stipulare contratti collettivi per garantire che i lavoratori, attraverso incentivi di vario genere, abbiano accesso ad attività di apprendimento per l’età adulta e a congedi retribuiti per motivi di formazione.

3.7.

Facendo riferimento alla risoluzione del Consiglio su un’agenda europea rinnovata per l’apprendimento degli adulti (13), il CESE sottolinea che gli Stati membri devono fare di più per migliorare la qualità dell’insegnamento in questo settore rafforzando l’istruzione iniziale e la formazione professionale continua con il coinvolgimento degli insegnanti, agevolando la mobilità degli insegnanti, dei formatori e di altro personale impegnato nell’istruzione degli adulti, e garantendo buone condizioni lavorative e un ambiente di lavoro favorevole al personale incaricato dell’apprendimento degli adulti. È necessario instaurare un dialogo sociale efficace con i sindacati di questo personale docente affinché possano essere decise di comune accordo misure volte a rendere la professione più attraente e a migliorare l’assunzione e la fidelizzazione di questi lavoratori.

3.8.

La creazione, nell’ambito del piano d’azione per l’istruzione digitale 2021-2027, di una piattaforma europea per lo scambio di materiali e corsi online e l’adozione di norme europee sulle microcredenziali possono servire a migliorare l’accesso ai corsi di apprendimento per adulti e a rafforzare la fiducia in questo tipo di istruzione. I discenti devono disporre di informazioni esaustive affinché sappiano se al termine dei corsi è previsto il rilascio di qualifiche complete o parziali oppure di microcredenziali, da chi sono convalidati i corsi e chi ne garantisce la qualità, se e come sono riconosciuti, e come i titoli rilasciati possono essere convertiti in qualifiche complete.

Bruxelles, 8 luglio 2021

La presidente del Comitato economico e sociale europeo

Christa SCHWENG


(1)  GU C 228 del 5.7.2019, pag. 16.

(2)  https://en.unesco.org/themes/education/research-foresight/revisiting-learning

(3)  GU C 484 del 24.12.2016, pag. 1.

(4)  Orientamenti per le politiche degli Stati membri a favore dell'occupazione.

(5)  GU C 398 del 22.12.2012, pag. 1.

(6)  GU C 189 del 4.6.2018, pag. 1, https://ec.europa.eu/education/education-in-the-eu/council-recommendation-on-key-competences-for-lifelong-learning_it

(7)  https://epale.ec.europa.eu/it.

(8)  Cedefop: Empowering adults through upskilling and reskilling pathways. Volume 1: adult population with potential for upskilling and reskilling, («Emancipare gli adulti attraverso percorsi di miglioramento delle competenze e di riqualificazione professionale. Volume 1: popolazione adulta con potenziale di miglioramento delle competenze e riqualificazione professionale»), febbraio 2020.

(9)  Le iniziative in questione sono: la comunicazione della Commissione «Un’agenda per le competenze per l’Europa per la competitività sostenibile, l’equità sociale e la resilienza», la raccomandazione del Consiglio del 24 novembre 2020 relativa all’istruzione e formazione professionale (IFP) per la competitività sostenibile, l’equità sociale e la resilienza (GU C 417 del 2.12.2020, pag. 1), la comunicazione della Commissione Sostegno all’occupazione giovanile: un ponte verso il lavoro per la prossima generazione, la proposta di raccomandazione del Consiglio relativa a un ponte verso il lavoro, che rafforza la garanzia per i giovani, e il piano d’azione per l’istruzione digitale 2021-2027.

(10)  Raccomandazione (UE) 2021/402 della Commissione, del 4 marzo 2021, relativa a un sostegno attivo ed efficace all’occupazione (EASE) in seguito alla crisi COVID-19 (GU L 80 dell'8.3.2021, pag. 1).

(11)  GU C 232 del 14.7.2020, pag. 8.

(12)  GU C 56 del 16.2.2021, pag. 1.

(13)  GU C 372 del 20.12.2011, pag. 1.


III Atti preparatori

Comitato economico e sociale europeo

562a sessione plenaria del Comitato economico e sociale europeo — Interactio, 7.7.2021-8.7.2021

16.9.2021   

IT

Gazzetta ufficiale dell’Unione europea

C 374/22


Parere del Comitato economico e sociale europeo sulla «Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni — Bussola per il digitale 2030: il modello europeo per il decennio digitale»

[COM(2021) 118 final]

(2021/C 374/05)

Relatore:

Gonçalo LOBO XAVIER

Consultazione

Commissione europea, 21.4.2021

Base giuridica

Articolo 304 del trattato sul funzionamento dell’Unione europea

Sezione competente

Mercato unico, produzione e consumo

Adozione in sezione

15.6.2021

Adozione in sessione plenaria

7.7.2021

Sessione plenaria n.

562

Esito della votazione

(favorevoli/contrari/astenuti)

207/0/3

1.   Conclusioni e raccomandazioni

1.1.

Il piano della Commissione europea per la bussola per il digitale 2030 giunge in un momento critico per l’Unione e per il mondo intero. Il Comitato economico e sociale europeo (CESE) plaude all’iniziativa e all’obiettivo di utilizzare le tecnologie digitali per migliorare la vita dei cittadini, creare nuovi posti di lavoro, promuovere il progresso e stimolare la competitività europea. La pandemia ha messo in luce l’importanza e le possibilità degli sviluppi digitali, ha evidenziato la necessità di adeguamenti e ha cambiato il nostro modo di socializzare e di lavorare. L’Unione europea deve affrontare queste sfide in modo adeguato. Al fine di trasformare le intenzioni in azioni concrete, è fondamentale avere una strategia ovvero un piano con obiettivi specifici e un sistema per misurare i progressi.

1.2.

Il CESE ritiene che l’innovazione digitale debba sempre tutelare i diritti fondamentali, garantendo la salute e la sicurezza e preservando la vita privata di ciascuno (protezione dei dati personali). È essenziale che i cittadini percepiscano gli sviluppi e la crescita come fattori che producono un impatto positivo sulla qualità della loro vita. Gli effetti delle nuove tecnologie che ci aiutano nella nostra vita quotidiana devono essere positivi ed equamente distribuiti, al fine di giovare effettivamente alla società; il diritto alla salute, inoltre, deve sempre prevalere ed essere riconosciuto tra i diritti fondamentali della cittadinanza digitale.

1.3.

Il CESE invoca la necessità di ripristinare la fiducia pubblica e di migliorare la cibersicurezza e la ciberresilienza attraverso il principio di «security by design» lungo l’intera catena di valore digitale, al fine di offrire alle persone una scelta migliore e consentire un controllo più efficace sui loro dati («etica dei dati») e di definire la responsabilità degli intermediari per contrastare i contenuti nocivi e illegali.

1.4.

L’accessibilità online di tutti i principali servizi pubblici europei e nazionali costituisce un obiettivo giustificato. Ciononostante, il CESE ammonisce che nessuno dovrebbe essere lasciato indietro e che è essenziale fornire supporto a coloro che non possono beneficiare immediatamente del processo di digitalizzazione. Vi è tuttora un considerevole numero di cittadini che non dispone delle conoscenze e delle capacità, né di hardware e software necessari per beneficiare di tali strutture. Il CESE esorta la Commissione a sostenere coloro che si trovano in un processo di transizione.

1.5.

Il CESE pone in evidenza l’enorme rischio degli svantaggi legati all’apprendimento che possono derivare da un investimento squilibrato. Partendo dai bambini fino a giungere alle persone più anziane, bisogna tenere conto degli effetti della povertà digitale, pertanto occorre assolutamente rivolgere particolare attenzione ai rischi effettivi. Gli investimenti nelle infrastrutture devono essere effettuati contestualmente a quelli operati nel settore della formazione al fine di ridurre il divario.

1.6.

Il CESE sottolinea la necessità di sostenere le persone per quanto concerne il miglioramento del livello delle competenze e la riconversione professionale attraverso la creazione di pari opportunità, stimolando partenariati pubblico-privati per lo sviluppo e la riqualificazione delle competenze (sia per l’attuale forza lavoro che per i discenti adulti) e promuovendo in tal modo un’attitudine orientata all’apprendimento permanente per tutti.

1.7.

Il CESE ritiene che sia necessario modernizzare l’istruzione alla luce della società digitale. È fondamentale stimolare la digitalizzazione dei sistemi di istruzione facendo convergere i contenuti formativi all’era digitale, e creare ecosistemi pubblico-privati con l’obiettivo di attuare nuove metodologie di istruzione che siano aperte e accessibili per fornire a tutti le stesse opportunità.

1.8.

Gli sviluppi digitali comportano rischi quali frodi, violazioni della vita privata e mancanza di trasparenza, fattori che potrebbero pregiudicare gli obiettivi definiti nel documento. Il CESE ritiene necessario creare condizioni volte a prevenire tali rischi e disciplinare le responsabilità a livello di UE.

1.9.

Il CESE sottolinea la necessità di prendere in considerazione strategie finalizzate ad affrontare i possibili trasferimenti di posti di lavoro risultanti dallo «spiazzamento tecnologico». Come è stato affermato in precedenti pareri, si riconosce che l’intelligenza artificiale (IA) e la robotica sostituiranno e trasformeranno determinati posti di lavoro, ne elimineranno alcuni e ne creeranno altri. In ogni caso, l’UE deve assicurare che tutti i lavoratori, che siano dipendenti, lavoratori autonomi o lavoratori autonomi fittizi, abbiano accesso alla protezione sociale, in linea con l’insieme dei diritti sociali europei. Il dialogo sociale su tali aspetti deve essere promosso a tutti i livelli e l’allineamento di obblighi e doveri con l’attuale economia digitale basata sulle piattaforme deve costituire una priorità.

1.10.

Il CESE ritiene che, al fine di gestire la transizione digitale in modo inclusivo e socialmente responsabile e di affrontare la perdita di posti di lavoro, in particolare nel periodo post-COVID, una priorità deve essere costituita da un fondo europeo, alimentato principalmente tramite la tassazione delle più grandi imprese del settore tecnologico, con l’obiettivo di giovare ai lavoratori che perderanno la loro occupazione e le loro aziende a causa della digitalizzazione dell’economia, attraverso una formazione adeguata, il miglioramento del livello delle competenze e la riconversione professionale.

1.11.

Il CESE chiede altresì una politica coordinata che affronti efficacemente il punto di partenza dell’Europa e si allinei ai cambiamenti tecnologici e sociali a cui abbiamo assistito negli ultimi anni e che sono stati accelerati dalla pandemia: è fondamentale disporre di una strategia industriale, che includa una politica per la concorrenza e una regolamentazione specifica per settore, vale a dire capace di garantire una connettività sicura.

2.   Osservazioni generali

2.1.

Il CESE sostiene il piano della Commissione europea per la bussola per il digitale 2030: il percorso europeo per il decennio digitale, nel quadro di un piano d’azione più ampio volto a stimolare l’economia e la ripresa sociale dell’Europa.

2.2.

La crisi della COVID-19 ha messo in luce un elevato grado di dipendenza esterna per quanto concerne la tecnologia e il trattamento dei dati, questioni che devono essere affrontate con efficienza e rapidità. Le risorse di cui dispone l’Europa in tali ambiti devono essere sfruttate meglio e i cittadini europei devono essere maggiormente coinvolti.

2.3.

Il CESE sottolinea il concetto secondo cui nessun cittadino dovrebbe essere lasciato indietro. In Europa il tasso di analfabetismo digitale, secondo la Commissione pari al 35 %, è tuttora elevato ed è necessario far fronte alla mancanza di accesso alle risorse digitali. Tuttavia, nelle relazioni economiche e amministrative deve essere garantito l’accesso alla presenza umana. È altresì importante far sì che i vantaggi della digitalizzazione non vengano sfruttati solo da poche persone. Il decennio digitale deve apportare benefici a tutti.

2.4.

Le imprese europee, in particolare le PMI, devono ricevere supporto negli sforzi profusi a favore della digitalizzazione e devono essere dotate dei mezzi necessari per competere su scala globale. Laddove l’UE possieda o finanzi risorse informatiche, quali computer con accelerazione quantistica, il relativo accesso deve essere distribuito in modo equo, sulla base di criteri oggettivi.

2.5.

Tuttavia, i fondi pubblici e le risorse finanziarie ambiziose non produrranno da soli i risultati auspicati. Necessitiamo altresì di una politica coordinata che affronti efficacemente il punto di partenza dell’Europa e si allinei ai cambiamenti tecnologici e sociali a cui abbiamo assistito negli ultimi anni e che sono stati accelerati dalla pandemia: è fondamentale disporre di una strategia industriale, che includa una politica per la concorrenza e una regolamentazione specifica per settore, vale a dire capace di garantire una connettività sicura.

2.6.

Il CESE accoglie con favore l’intento di sviluppare un ecosistema di istruzione e innovazione digitale e sottolinea la necessità di fare leva sugli istituti accademici e scientifici europei di alto livello al fine di raggiungere tale obiettivo.

2.7.

Vi è la necessità di incentivare la cooperazione pubblica e privata esistente e creare maggiori sinergie per assicurare un nuovo «Digital Deal», basato su un modello di governance capace di coniugare gli aspetti sociali, ambientali ed economici, al fine di raggiungere una transizione digitale equa, inclusiva e sostenibile nel lungo periodo.

2.8.

Il CESE sottolinea la necessità di prendere in considerazione strategie finalizzate ad affrontare i possibili trasferimenti di posti di lavoro risultanti dallo «spiazzamento tecnologico». Come è stato affermato in precedenti pareri (1), si riconosce che l’IA e la robotica sostituiranno e trasformeranno determinati posti di lavoro, ne elimineranno alcuni e ne creeranno altri. In ogni caso, l’UE deve assicurare che tutti i lavoratori, che siano dipendenti, lavoratori autonomi o lavoratori autonomi fittizi, abbiano accesso alla tutela sociale, in linea con l’insieme dei diritti sociali europei. Il dialogo sociale su tali aspetti deve essere promosso a tutti i livelli. Occorrerebbe adottare e coordinare misure volte a sostenere le persone che subiscono uno spostamento del posto di lavoro, possibilmente ricorrendo a un finanziamento alimentato da un’imposta europea sulle società che traggono maggiore profitto dall’economia digitale.

2.9.

Il ruolo del capitale di rischio, dei mercati azionari e degli investimenti privati in generale non deve essere trascurato. Lo sviluppo tecnologico in Europa sarà trainato da società private e l’UE sarà capace di competere su scala globale solo se rimane un «posto accogliente» per tali investimenti. Tutti ciò deve avvenire nel dovuto rispetto delle norme sociali.

2.10.

Gli obiettivi ambiziosi relativi alla connettività dovrebbero andare di pari passo con un impegno volto a realizzare un quadro normativo più favorevole a sostegno degli investimenti privati nelle infrastrutture di rete. Sarà di fondamentale importanza orientare la strategia industriale dell’UE e la visione per una leadership europea nel settore della connettività digitale alla politica di concorrenza e alla prassi regolamentare per il settore delle telecomunicazioni.

2.11.

La tabella di marcia per il decennio digitale delinea una serie di piani volti a sviluppare «infrastrutture e capacità cloud proprie» europee, per evitare che i dati generati in Europa vengano trasferiti all’estero, cosa che avviene al momento per oltre il 90 % dei dati europei. L’Europa non deve mostrarsi ingenua e deve continuare la sua lotta per acquisire maggiore indipendenza e mantenere nell’ambito dei propri confini i dati dei suoi cittadini, in particolare i dati sensibili. A tale riguardo, l’obiettivo perseguito nel piano per il decennio digitale di raggiungere 10 000 nodi periferici e cloud a impatto climatico zero e altamente sicuri costituisce un passo nella giusta direzione. Il progetto GAIA-X deve essere accelerato e divenire rapidamente operativo.

2.12.

Il CESE sostiene l’idea di promuovere un settore tecnologico europeo per ridurre la dipendenza dai giganti tecnologici cinesi e americani e per recuperare terreno in ambiti quali la diffusione del 5G, la fabbricazione dei chip e la gestione dei dati, ma mette in guardia rispetto all’approccio di un’economia dei dati protezionistica in Europa. Dovrebbero essere promossi i partenariati internazionali e la cooperazione.

2.13.

Per raggiungere questi obiettivi, entro il 2030 dovranno essere impiegati negli ambiti di attività pertinenti 20 milioni di specialisti nel settore della tecnologia, rispetto all’attuale numero pari a 7,8 milioni. Nel 2019, solo il 18 % dei 7,8 milioni di lavoratori delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione (TIC) era costituito da donne. La diversità nei settori digitali è fondamentale e contribuirà a plasmare la visione del mondo e delle relative sfide, ossia a ridurre il rischio che venga meno l’imparzialità. L’obiettivo di conseguire una composizione di genere più equilibrata deve essere attentamente monitorato e occorre promuovere l’accesso delle donne alle discipline STEM. Il dialogo sociale dovrebbe essere incentivato a tutti i livelli (di impresa, di industria e nazionale), in quanto può contribuire al conseguimento di tale obiettivo. Negli Stati membri dovrebbero essere promosse campagne efficaci, a partire dalle scuole elementari, in modo tale da incoraggiare le ragazze a scegliere discipline tecnologiche e scientifiche. Il divario digitale costituisce una grande sfida. In molte zone rurali non è ancora disponibile neppure il 3G. L’Europa e gli Stati membri dovrebbero offrire incentivi per stimolare gli investimenti nelle zone rurali al fine di garantire che nessun cittadino sia lasciato indietro.

2.14.

Tali investimenti potrebbero stimolare la coesione territoriale e lo sviluppo regionale, e consentire alle persone, se lo desiderano, di vivere una vita più appagante al di fuori dei grandi centri urbani (i «piccoli comuni intelligenti» a cui si fa riferimento nella comunicazione). Il lavoro a distanza deve essere sviluppato attraverso il dialogo sociale e una contrattazione collettiva a tutti i livelli, al fine di salvaguardare la salute e il benessere dei lavoratori.

2.15.

Il CESE esorta la Commissione europea a realizzare incentivi affinché le persone si trasferiscano al di fuori delle grandi aree urbane, promuovendo in tal modo lo sviluppo economico e sociale delle zone rurali. Ciò sarà possibile solo se verrà resa disponibile l’infrastruttura adatta, in particolare nel settore dei trasporti e delle telecomunicazioni.

2.16.

Vi sono considerevoli sfide ambientali che dovranno essere affrontate nel prossimo decennio e tutte le azioni intraprese in tale contesto dovrebbero anche tenere conto dell’aspetto ambientale. Inoltre, la bussola per il digitale dovrebbe essere utilizzata come ulteriore strumento per contribuire a realizzare gli obiettivi del Green Deal europeo e a ridurre l’impatto ambientale.

2.17.

Analogamente, le tecnologie digitali devono essere trasparenti, inclusive, non discriminatorie, eque e imparziali. Tale aspetto è ancora più importante man mano che i servizi pubblici diventano sempre più digitali. Attualmente, secondo la Commissione, il 65 % dei cittadini europei dispone di competenze digitali di base. L’obiettivo è fare in modo che tale percentuale raggiunga l’80 % entro il 2030. La questione relativa all’inclusione e al sostegno da fornire al restante 20 % di persone (che corrisponde a circa 90 milioni di cittadini nell’UE) è determinante per ridurre la povertà e l’esclusione. Tra questi cittadini si annoverano solitamente i più poveri e i più anziani, i quali vivono nelle zone rurali e possono diventare ancora più vulnerabili per quanto riguarda il ricorso ai servizi pubblici e privati, che diventano sempre più digitalizzati. Il CESE sottolinea che, nelle relazioni economiche e amministrative, debba essere garantito l’accesso a servizi forniti da «personale umano».

2.18.

Il CESE appoggia pienamente l’obiettivo di rendere disponibili online tutti i principali servizi pubblici europei; anche le cartelle cliniche dei cittadini europei dovranno essere completamente digitali, poiché si prevede che l’80 % dei cittadini utilizzerà un’identità digitale. Ciò richiederà tuttavia anche un impegno coordinato e volontà politica da parte di tutti gli Stati membri. Il CESE chiede un coinvolgimento delle organizzazioni della società civile per raggiungere tale obiettivo. In linea di principio, le infrastrutture digitali di base per i servizi pubblici dovrebbero essere liberamente accessibili. In ogni caso, la digitalizzazione dei servizi pubblici non deve causare l’insorgere di maggiori barriere finanziarie per gli utenti.

3.   Osservazioni particolari

3.1.

La crescente digitalizzazione in tutti gli ambiti della vita richiede una riflessione accurata in termini di cibersicurezza e suscettibilità alle frodi; è inoltre fondamentale informare i cittadini al riguardo. La regolamentazione della tecnologia indossabile è particolarmente preoccupante e merita quindi un’attenzione speciale.

3.2.

Le norme europee inerenti all’economia digitale sono in rapida evoluzione. I cittadini e le imprese devono essere sensibilizzati in merito ai loro diritti e doveri nel mondo digitale. Dovrebbero essere profusi sforzi continui tesi a consolidare le iniziative legislative e a rendere la normativa più facile da comprendere e applicare per i cittadini e le imprese.

3.3.

Il CESE accoglie con favore il monitoraggio periodico degli obiettivi e il sistema di governance presentati nella comunicazione e ritiene che i progetti multinazionali siano determinanti al fine di realizzare la visione delineata.

3.4.

Il CESE propone l’elaborazione di studi di caso per determinati settori negli Stati membri e nei paesi terzi, al fine di adottare o promuovere le buone pratiche a livello europeo. Dovrebbero essere promossi spazi di sperimentazione normativa che forniscano un ambiente sicuro per testare nuovi modelli e idee aziendali. Un’economia digitale ambiziosa deve istituire campi sperimentali agili e tolleranti.

4.   Una popolazione dotata di competenze digitali e professionisti altamente qualificati nel settore digitale

4.1.

Il CESE sostiene l’obiettivo di avere 20 milioni di specialisti impiegati nel settore delle TIC, con una convergenza tra donne e uomini (2) (scenario di riferimento 2019: 7,8 milioni). Ovviamente ciò renderà necessari investimenti in sistemi di istruzione adeguati a sostegno di questo obiettivo.

4.2.

La digitalizzazione dei servizi delle libere professioni strettamente connessi agli interessi pubblici quali sanità, sicurezza, diritto e tenore di vita ha un impatto notevole sulla società e richiede nuovi approcci professionali ed etici (3). Il successo dipende sia dai professionisti altamente qualificati sia dalle competenze digitali e dalla comprensione da parte di utenti, pazienti, clienti e consumatori.

4.3.

Il CESE sottolinea la crescente necessità di sostenere le persone per quanto concerne lo sviluppo e la riqualificazione delle competenze, promuovendo un’attitudine orientata all’apprendimento lungo tutto l’arco della vita per tutti.

4.4.

La pandemia ha innescato una forte espansione dell’apprendimento a distanza. Nel contempo, è risultato evidente che ciò comporta un elevato rischio in termini di ritardi nell’apprendimento per i bambini appartenenti alle classi sociali inferiori. Contestualmente alla realizzazione del piano d’azione per gli obiettivi digitali 2030, occorre rivolgere una particolare attenzione alla povertà digitale.

5.   Il ruolo globale dell’UE nel decennio digitale e condizioni di parità per le PMI

5.1.

Per quanto concerne le PMI, è ovviamente essenziale sostenere i loro sforzi volti alla digitalizzazione attraverso vari approcci, ma è anche importante sottolineare il ruolo delle PMI come motore per l’innovazione nelle tecnologie digitali.

5.2.

Lo sviluppo dei software costituisce un sottosettore in rapida crescita nell’ambito del processo digitale. Le azioni di sostegno alle PMI innovative meritano un’attenzione particolare. Il CESE appoggia i meccanismi finanziari che possono garantire un sostegno adeguato alle PMI per consentire loro una transizione agevole. Al contempo deve essere assicurata continuità; ciò significa che gli aggiornamenti alle versioni più recenti vengono forniti in modo tale che gli utenti non debbano costantemente investire in nuovi programmi.

5.3.

Tutte le società, che siano PMI, start-up o scale-up, necessitano di capitale. Gli obiettivi definiti nel documento sottolineano l’urgenza di realizzare un’Unione dei mercati dei capitali, che prenda in considerazione soluzioni di mercato e riduca la dipendenza dal credito bancario, favorendo misure di sostegno per facilitare il trasferimento di risparmi tra i vari Stati membri alla ricerca del massimo rendimento, e mettono in risalto la necessità di eliminare la distorsione fiscale a favore del debito. Le società innovative hanno bisogno di pari opportunità e di un regime fiscale che non penalizzi eccessivamente gli imprenditori con aliquote d’imposta marginali sui loro guadagni in conto capitale.

6.   Rischi e garanzie

6.1.

La necessità di sicurezza, prevedibilità e salute fisica e mentale deve costituire altresì una priorità in questo programma. È importante sensibilizzare i cittadini in merito alla sicurezza e accrescere la consapevolezza riguardo alla tecnologia come mezzo in grado di migliorare la qualità della vita e del lavoro. In base a questo principio, il CESE ritiene opportuno che la Commissione europea, nella prevista attività annuale di monitoraggio dedicata a indagare la percezione dei cittadini europei riguardo al rispetto dei loro diritti e valori, si assicuri dell’effettiva tutela del diritto alla salute.

6.2.

Analogamente, il CESE raccomanda all’UE di elaborare una strategia di monitoraggio specifica che copra tutto l’inquinamento elettromagnetico generato dalle varie tecnologie attualmente disponibili per accompagnare questa nuova rivoluzione industriale. Gli effetti elettromagnetici potrebbero quindi essere monitorati in tutta Europa in vista dell’elaborazione di un corpus di letteratura su questo tema al fine di garantire lo stato di salute dei cittadini una volta che siano state introdotte le cartelle cliniche elettroniche europee e che i dati possano essere oggetto di riferimenti incrociati. Ogni Stato membro dovrebbe monitorare questo aspetto, e i risultati dovrebbero confluire in un’unica banca dati europea. Occorre mettere a punto una politica europea tesa a rafforzare la fiducia dei cittadini in questo settore.

6.3.

Le tecnologie digitali dovrebbero essere al servizio dei cittadini europei, i quali non dovrebbero mai essere trattati come oggetti o semplici fonti di dati. Si dovrebbe tenere conto degli orientamenti etici e tecnici esistenti, quali gli orientamenti etici per un’IA affidabile elaborati dal gruppo di esperti ad alto livello sull’intelligenza artificiale.

6.4.

Alla luce dei rischi posti dal trattamento dei dati, il CESE raccomanda di adottare misure adeguate volte a garantire che non vengano conservati più dati di quanto risulti effettivamente necessario per l’azienda, e che vengano conservati per il tempo strettamente necessario. Nel contempo, l’innovazione basata sui dati rappresenta un fattore decisivo per essere competitivi nell’ambiente digitale e le autorità dovrebbero insistere su un quadro normativo intersettoriale di condivisione dei dati per consentire una condivisione dei dati incentrata sull’utente. Il quadro applicabile deve promuovere l’accesso ai dati ed essere focalizzato sull’interoperabilità.

6.5.

Il 20 % del dispositivo per la ripresa e la resilienza (RRF, Recovery and Resilience Facility) è destinato alla connettività digitale e il 37 % è stanziato a favore della transizione verde. Ciò richiede una visione ambiziosa e coerente per l’industria europea delle telecomunicazioni e un impegno a sostegno di un quadro normativo più favorevole che promuova gli investimenti privati nelle infrastrutture di rete, nonché lo sviluppo di servizi di telecomunicazione sovrani integrati con cloud, sistemi di edge computing e tecnologie basate sull’IA.

6.6.

Il CESE ritiene che la transizione digitale debba essere in linea con la transizione verso un’economia più verde e debba tenere conto dell’impatto ambientale. L’utilizzo delle risorse, tra cui quelle limitate, e il relativo consumo energetico devono essere ragionevoli. La trasparenza sull’impronta di carbonio dei servizi cloud dovrebbe essere richiesta a livello europeo per consentire a qualsiasi organizzazione di calcolare la propria impronta di carbonio digitale ed elaborare piani adeguati per ridurla.

6.7.

Il CESE sottolinea l’importanza di tenere il passo con la rapida evoluzione della tecnologia e dei modelli aziendali, nell’intento di eliminare lacune normative, in particolare quelle che possono nuocere ai consumatori e ai cittadini più vulnerabili.

Bruxelles, 7 luglio 2021

La presidente del Comitato economico e sociale europeo

Christa SCHWENG


(1)  GU C 440 del 6.12.2018, pag. 1.

(2)  Indice di digitalizzazione dell’economia e della società (DESI) «2b1». Attualmente la percentuale di donne che figurano tra gli specialisti impiegati nel settore delle TIC è solo del 18 %.

(3)  GU C 286 del 16.7.2021, pag. 8.


16.9.2021   

IT

Gazzetta ufficiale dell’Unione europea

C 374/28


Parere del Comitato economico e sociale europeo sulla «Proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio relativo al roaming sulle reti pubbliche di comunicazioni mobili all’interno dell’Unione (rifusione)»

[COM(2021) 85 final — 2021/0045 (COD)]

(2021/C 374/06)

Relatore:

Christophe LEFÈVRE

Consultazione

Parlamento europeo, 24.3.2021

Consiglio dell’Unione europea, 11.3.2021

Base giuridica

Articolo 114 del trattato sul funzionamento dell’Unione europea

Sezione competente

Mercato unico, produzione e consumo

Adozione in sezione

15.6.2021

Adozione in sessione plenaria

7.7.2021

Sessione plenaria n.

562

Esito della votazione

(favorevoli/contrari/astenuti)

204/0/1

1.   Conclusioni e raccomandazioni

1.1.

Il Comitato economico e sociale europeo (CESE) prende atto che la proposta della Commissione si inserisce al contempo nell’ambito:

della realizzazione delle infrastrutture connesse all’eliminazione delle aree bianche e alla connettività a banda larga e della diffusione delle tecnologie di prossima generazione (5G);

dell’obiettivo di un elevato livello di tutela dei consumatori e della concorrenza tra gli operatori di rete mobile;

della creazione di un’«Europa pronta per l’era digitale», onde evitare di ripristinare le barriere al mercato unico.

1.2.

Il Comitato rileva che la proposta aumenterà la trasparenza al dettaglio fornendo informazioni, in particolare nell’ambito delle condizioni contrattuali, riguardanti:

la qualità dei servizi utilizzabili in roaming nell’UE;

le comunicazioni sui servizi a valore aggiunto, sul tipo di servizi che possono essere soggetti a tariffe più elevate e informazioni analoghe tramite l’«SMS di benvenuto» inviato al momento dell’ingresso in un nuovo paese;

le diverse modalità di accesso ai servizi di emergenza in roaming.

Più in generale, la proposta migliorerà il livello di protezione dei consumatori.

1.3.

Sebbene uno studio abbia evidenziato una disponibilità degradata della rete locale utilizzata per il roaming, la proposta è intesa a far sì che i servizi di roaming (roaming a tariffa nazionale) siano forniti alle stesse condizioni alle quali sarebbero fruiti a livello nazionale, con accesso illimitato alle ultime generazioni di reti e alle tecnologie di rete disponibili per il roaming. Qualora il problema sia dovuto a un difetto di qualità delle infrastrutture locali, il CESE raccomanda di potenziare gli investimenti in queste infrastrutture, in particolare allo scopo di migliorare la copertura delle aree bianche, ma anche di introdurre dei criteri minimi che gli operatori dovranno conseguire gradualmente per consentire ai consumatori di avvalersi appieno di tali servizi.

1.4.

Il Comitato accoglie con favore la riduzione dei prezzi massimi (price cap) che le reti ospitanti possono applicare agli operatori ospitati, ma ritiene che l’entità della riduzione sia insufficiente, vista la differenza tra i costi addebitati e i costi effettivi del roaming nella rete ospitante. Il risultato è un aumento del costo dell’abbonamento di base per i consumatori e un indebolimento della competitività degli operatori virtuali di reti mobili (mobile virtual network operator — MVNO) che devono acquistare servizi di roaming dai principali operatori mobili. Si registra, in particolare, un aumento significativo del consumo di dati. Per evitare effetti di scala negativi per gli MVNO e i piccoli operatori di reti mobili (MNO), i massimali all’ingrosso devono diminuire allo stesso ritmo con cui aumentano i consumi.

1.5.

Il CESE esprime il proprio sostegno all’opzione privilegiata all’interno della proposta, «Opzione 3 — RLAH (Roam-Like-At-Home) sostenibile ed effettivo (opzione prescelta)», e ritiene che occorra adoperarsi per una più consistente riduzione dei prezzi massimi rispetto a quanto indicato nella proposta.

1.6.

La proposta di regolamento aumenta la trasparenza delle tariffe dei servizi a valore aggiunto, introducendo serie di numeri per tali servizi e creando una banca dati centralizzata dell’UE accessibile agli operatori per queste serie di numeri, ma il Comitato raccomanda che all’interno della proposta sia contemplata la possibilità di interrompere il servizio qualora istituito in modo fraudolento (ping-call), su segnalazione delle autorità giudiziarie o di polizia, prevedendo mezzi di ricorso per gli operatori di tali servizi.

1.7.

Sebbene il regolamento, per descrivere l’utilizzo del roaming, faccia riferimento a un «utilizzo corretto», il Comitato si rammarica che la proposta non ne precisi in alcun modo i limiti, né tanto meno contempli norme in materia di politica di utilizzo equo per i piani tariffari senza limiti o di tariffazione delle chiamate internazionali, indipendentemente dal fatto che il chiamante sia o meno in roaming. In assenza di precisazioni sulla sua portata, il Comitato propone di sopprimere l’espressione «subordinatamente all’utilizzo corretto», in quanto attualmente gli operatori se ne avvalgono per imporre forti limitazioni all’utilizzo del pacchetto roaming.

1.8.

Per quanto concerne le notifiche sui consumi all’approssimarsi di un tetto massimo stabilito dal consumatore o dall’operatore, il Comitato raccomanda che l’operatore sia obbligato a inviare un’ulteriore notifica al consumatore ogniqualvolta sia nuovamente superato il volume stabilito per l’invio della prima notifica, in modo particolare nell’ambito della stessa chiamata o sessione di utilizzo del traffico dati.

1.9.

Nello specifico, il Comitato presta particolare attenzione alle condizioni di utilizzo dei dispositivi mobili nelle zone transfrontaliere con i paesi terzi, e raccomanda:

che gli operatori attivi nelle regioni dell’UE siano invitati a prendere accordi specifici per estendere le tariffe di roaming RLAH (roaming a tariffa nazionale) dell’UE a tali paesi o alla zona geografica limitrofa;

che si concludano accordi internazionali per estendere il roaming RLAH dell’UE ai paesi limitrofi agli Stati membri dell’UE.

1.10.

Il Comitato fa presente che una parte degli studi e delle consultazioni effettuati per la revisione del regolamento europeo è stata realizzata prima della crisi della COVID-19. Questa crisi ha comportato drastiche restrizioni nell’ambito degli spostamenti all’interno dell’UE e il massiccio ricorso ai dispositivi di telelavoro o di teletrasmissione dei corsi universitari, in particolare per gli studenti Erasmus+.

1.11.

Il Comitato constata che nell’Unione europea vi sono ancora molte zone prive di copertura a banda larga sulla rete locale e prende soprattutto atto del fatto che la larghezza di banda non è sufficiente a soddisfare la domanda generata da queste videoconferenze ad alta intensità di dati, in roaming o meno.

1.12.

Il Comitato raccomanda di rafforzare significativamente tanto la strategia per la copertura in fibra ottica ad alta velocità dei territori quanto la capacità di fornitura a banda larga, sia per la rete locale che per le reti mobili.

1.13.

Il CESE raccomanda di attuare il regolamento europeo con l’obiettivo di creare, in prospettiva, all’interno di un mercato unico, uno spazio tariffario unico dell’Unione europea, che consenta di effettuare chiamate e di consumare dati in base a tariffe «locali» destinate a tutti i consumatori di utenze mobili e fisse che abbiano sottoscritto un abbonamento telefonico in Europa, garantendo pari condizioni in termini di velocità e accesso alle infrastrutture, indipendentemente dal paese di chiamata o di ricezione.

1.14.

Il Comitato esprime preoccupazione per la proposta di modificare il metodo di revisione delle tariffe massime all’ingrosso tramite un atto delegato e raccomanda una revisione legislativa complessiva in considerazione degli aspetti sociali dello sviluppo del roaming.

2.   Sintesi della proposta della Commissione

2.1.

L’obiettivo della proposta è di prorogare l’applicazione del regolamento (UE) n. 531/2012 del Parlamento europeo e del Consiglio (1), che cesserà di produrre effetti a decorrere dal 30 giugno 2022. La proposta prevede un adeguamento delle tariffe massime all’ingrosso per garantire la sostenibilità della fornitura di servizi di roaming al dettaglio a prezzi nazionali. Introduce inoltre nuove misure volte ad accrescere la trasparenza e a garantire un’effettiva esperienza di RLAH in termini di qualità del servizio e di accesso ai servizi di emergenza in roaming. Poiché il regolamento (UE) n. 531/2012 ha subito varie modifiche, l’obiettivo della proposta è di procedere alla sua rifusione, al fine di aumentarne la chiarezza e di sostituire i molteplici atti modificativi in esso contenuti.

2.2.

Le principali modifiche proposte sono intese a garantire che gli operatori possano fornire il roaming a tariffa nazionale e recuperare i costi a livello del mercato all’ingrosso in maniera sostenibile. Si propone di fissare tariffe massime di roaming all’ingrosso in tutta l’UE per le chiamate effettuate, gli SMS e i dati, a livelli inferiori rispetto a quelli vigenti fino al 30 giugno 2022.

2.3.

Oltre a ridurre le tariffe massime all’ingrosso applicabili, la proposta comprende modifiche volte a garantire un effettivo roaming a tariffa nazionale per gli utenti finali e a facilitare l’innovazione e l’accesso alle reti, istituendo nel contempo un quadro normativo adeguato alle esigenze future per i consumatori e gli operatori.

2.4.

In sostanza, la proposta contribuisce alla creazione di un’Europa pronta per l’era digitale e alla realizzazione dell’ambizione di sfruttare al meglio la transizione digitale per offrire ai cittadini maggiori opportunità di connettersi, comunicare e agevolare le attività professionali e commerciali all’interno del mercato unico. Il suo obiettivo è garantire che le barriere al mercato unico che sono state rimosse con l’abolizione dei sovrapprezzi al roaming al dettaglio non siano ripristinate.

3.   Base giuridica

3.1.

La base giuridica della presente proposta è l’articolo 114 TFUE, nel quadro della procedura legislativa ordinaria per le misure destinate all’instaurazione o al miglioramento del funzionamento del mercato interno (articolo 26 TFUE).

4.   Osservazioni generali

4.1.

Il Comitato accoglie con favore il progetto di regolamento europeo in esame e ritiene necessario che la proposta sia intesa a offrire ai consumatori lo stesso livello di servizi sia all’estero che nel proprio paese, nonché lo stesso livello di protezione. Tuttavia, gli operatori dovrebbero avere la possibilità di negoziare i propri accordi di roaming all’ingrosso in funzione delle loro esigenze commerciali. Il regolamento non dovrebbe limitare la possibilità di concludere un accordo di accesso all’ingrosso solo con gli operatori che dispongono delle reti più avanzate.

4.2.

Il Comitato prende atto che la proposta della Commissione si inserisce al contempo nell’ambito:

della realizzazione delle infrastrutture connesse all’eliminazione delle aree bianche e alla connettività a banda larga e della diffusione delle tecnologie di prossima generazione (5G);

dell’obiettivo di un elevato livello di tutela dei consumatori e della concorrenza tra gli operatori di rete mobile;

della creazione di un’Europa pronta per l’era digitale, onde evitare di ripristinare le barriere al mercato unico.

4.3.

Il CESE fa presente che dal 2018 la Commissione ha effettuato delle valutazioni d’impatto, tra cui nel 2020 una consultazione pubblica della durata di 12 settimane, riguardante: 1) i servizi di roaming al dettaglio (chiarimenti e misure concernenti la qualità del servizio, i servizi a valore aggiunto e le comunicazioni di emergenza in roaming); 2) la fornitura di servizi di roaming all’ingrosso; e 3) l’onere amministrativo connesso al regolamento (UE) n. 531/2012 e l’impatto di possibili misure di semplificazione.

4.4.

Il CESE rileva che la proposta aumenterà la trasparenza al dettaglio fornendo informazioni, in particolare nell’ambito delle condizioni contrattuali, riguardanti:

la qualità dei servizi utilizzabili in roaming nell’UE;

le comunicazioni sui servizi a valore aggiunto, sul tipo di servizi che possono essere soggetti a tariffe più elevate e informazioni analoghe tramite l’«SMS di benvenuto» inviato al momento dell’ingresso in un nuovo paese;

le diverse modalità di accesso ai servizi di emergenza in roaming, in particolare nell’SMS di benvenuto.

4.5.

Lo studio del 2019 dell’Organismo dei regolatori europei delle comunicazioni elettroniche (BEREC) ha evidenziato il degrado dei servizi in roaming, sebbene in tutto il territorio sia in atto una strategia di miglioramenti tecnici. La proposta è intesa a garantire che i servizi di roaming siano forniti con la stessa qualità di servizio e alle stesse condizioni alle quali sarebbero utilizzati a livello nazionale e che gli operatori di reti mobili possano fornire l’accesso a tutte le tecnologie di rete e a tutte le generazioni di reti disponibili.

4.6.

Le misure proposte sono pertanto necessarie per fare in modo di soddisfare le legittime aspettative dei consumatori e di realizzare le ambizioni originarie del regolamento sul roaming. Qualora il problema sia dovuto a un difetto di qualità delle infrastrutture locali, il CESE raccomanda di potenziare gli investimenti in queste infrastrutture, in particolare allo scopo di migliorare la copertura delle aree bianche, ma anche di introdurre dei criteri minimi che gli operatori dovranno conseguire gradualmente per consentire ai consumatori di avvalersi appieno di tali servizi.

4.7.

Il Comitato accoglie inoltre con favore la riduzione dei prezzi massimi (price cap) che le reti ospitanti possono applicare agli operatori ospitati, ma ritiene che l’entità della riduzione sia insufficiente, vista la differenza tra i costi addebitati e i costi effettivi del roaming nella rete ospitante. Il risultato è un aumento del costo dell’abbonamento di base per i consumatori e un indebolimento della competitività degli MVNO che devono acquistare servizi di roaming dai principali operatori mobili.

4.8.

Il CESE dovrebbe esprimere il proprio sostegno all’opzione privilegiata all’interno della proposta, «Opzione 3 — RLAH sostenibile ed effettivo (opzione prescelta)» e adoperarsi per una più consistente riduzione dei prezzi massimi rispetto a quanto indicato nella proposta.

4.9.

La proposta aumenta il livello di trasparenza all’ingrosso per quanto riguarda le serie di numeri dei servizi a valore aggiunto, creando una banca dati centralizzata dell’UE accessibile agli operatori per tali serie di numeri.

4.10.

Il Comitato raccomanda che la proposta contempli la possibilità di interrompere il servizio qualora istituito in modo fraudolento (ping-call), su segnalazione delle autorità giudiziarie o di polizia, prevedendo mezzi di ricorso per gli operatori di tali servizi.

4.11.

La proposta garantisce ai clienti in roaming l’accesso gratuito ai servizi di emergenza adottando misure specifiche all’ingrosso e prevedendo la gratuità della chiamata e della geolocalizzazione.

4.12.

La proposta di regolamento si prefigge di eliminare le anomalie riscontrate nell’accesso alla rete in roaming (fluidità di connessione, accesso ridotto alla rete 3G o 4G ecc.) rispetto all’accesso riservato a un consumatore che dispone di un abbonamento sottoscritto nel paese di roaming, ma il CESE osserva che essa non disciplina le prassi che il Comitato considera anomale, quali:

il fatto di limitare all’estero il volume di megabyte incluso nell’abbonamento in caso di consumo in roaming, e

la prassi delle tariffe sempre troppo elevate per i consumatori non in roaming che contattano un utente che ha sottoscritto un abbonamento di telefonia mobile in un altro paese.

4.13.

Sebbene il regolamento, per descrivere l’utilizzo del roaming, faccia riferimento a un «utilizzo corretto», il Comitato si rammarica che la proposta non ne precisi in alcun modo i limiti, né tanto meno contempli norme in materia di politica di utilizzo equo per i piani tariffari senza limiti o di tariffazione delle chiamate internazionali, indipendentemente dal fatto che il chiamante sia o meno in roaming. In assenza di precisazioni sulla sua portata, il Comitato propone di sopprimere l’espressione «subordinatamente all’utilizzo corretto», in quanto attualmente gli operatori se ne avvalgono per imporre forti limitazioni all’utilizzo del pacchetto roaming.

4.14.

Nello specifico, il Comitato presta particolare attenzione alle condizioni di utilizzo dei dispositivi mobili nelle zone transfrontaliere con i paesi terzi, e raccomanda:

che gli operatori attivi nelle regioni dell’UE siano invitati a prendere accordi specifici per estendere le tariffe di roaming RLAH dell’UE a tali paesi o alla zona geografica limitrofa;

che si concludano accordi internazionali per estendere il roaming RLAH dell’UE ai paesi limitrofi agli Stati membri dell’UE.

4.15.

Il Comitato fa presente che una parte degli studi e delle consultazioni effettuati per la revisione del regolamento europeo è stata realizzata prima della crisi della COVID-19. Questa crisi ha comportato drastiche restrizioni nell’ambito degli spostamenti all’interno dell’UE e il massiccio ricorso ai dispositivi di telelavoro o di teletrasmissione dei corsi universitari, in particolare per gli studenti Erasmus+.

4.16.

Il Comitato constata che nell’Unione europea vi sono ancora molte zone prive di copertura a banda larga sulla rete locale e prende soprattutto atto del fatto che la larghezza di banda non è sufficiente a soddisfare la domanda generata da queste videoconferenze ad alta intensità di dati, in roaming o meno.

4.17.

Il Comitato raccomanda di rafforzare in maniera molto significativa e in termini di qualità tanto la strategia per la copertura in fibra ottica ad alta velocità dei territori quanto la capacità di fornitura a banda larga, sia per la rete locale che per le reti mobili.

4.18.

Per quanto concerne le notifiche sui consumi all’approssimarsi di un tetto massimo stabilito dal consumatore o dall’operatore, il Comitato raccomanda che l’operatore sia obbligato a inviare un’ulteriore notifica al consumatore ogniqualvolta sia nuovamente superato il volume stabilito per l’invio della prima notifica, in modo particolare nell’ambito della stessa chiamata o sessione di utilizzo dei dati. Se le suddette notifiche non raggiungono il destinatario o non sono attivate, dovranno essere previsti dei meccanismi per il rimborso delle spese indebite.

4.19.

Per quanto concerne la banca dati centralizzata prevista per i numeri dei servizi a valore aggiunto, il Comitato raccomanda che la proposta sia attuata integrando la possibilità di interrompere il servizio qualora istituito in modo fraudolento (ping-call), su segnalazione delle autorità giudiziarie o di polizia, prevedendo mezzi di ricorso per gli operatori di tali servizi.

4.20.

Il CESE raccomanda di attuare il regolamento europeo con l’obiettivo di creare, in prospettiva, un vero mercato unico dell’Unione europea, che consenta di effettuare chiamate e di consumare dati in base a tariffe «locali» destinate a tutti i consumatori di utenze mobili e fisse che abbiano sottoscritto un abbonamento telefonico in Europa, garantendo pari condizioni in termini di velocità e accesso alle infrastrutture, indipendentemente dal paese di chiamata o di ricezione.

4.21.

Il Comitato esprime preoccupazione per la proposta di modificare il metodo di revisione delle tariffe massime all’ingrosso tramite un atto delegato. Una revisione legislativa complessiva dovrebbe essere la strada da seguire, in modo da tenere conto di tutti gli aspetti sociali dello sviluppo del roaming. In tale ambito è fondamentale ascoltare la voce del Parlamento europeo e della società civile organizzata.

Bruxelles, 7 luglio 2021

La presidente del Comitato economico e sociale europeo

Christa SCHWENG


(1)  Regolamento (UE) n. 531/2012 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 13 giugno 2012, relativo al roaming sulle reti pubbliche di comunicazioni mobili all’interno dell’Unione (GU L 172 del 30.6.2012, pag. 10).


16.9.2021   

IT

Gazzetta ufficiale dell’Unione europea

C 374/33


Parere del Comitato economico e sociale europeo sulla «Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo e al Consiglio relativa a una nuova strategia per il finanziamento di NextGenerationEU»

[COM(2021) 250 final]

(2021/C 374/07)

Relatrice:

Judith VORBACH

Consultazione

Commissione europea, 31.5.2021

Base giuridica

Articolo 304 del trattato sul funzionamento dell’Unione europea

Sezione competente

Unione economica e monetaria, coesione economica e sociale

Adozione in sezione

22.6.2021

Adozione in sessione plenaria

8.7.2021

Sessione plenaria n.

562

Esito della votazione

(favorevoli/contrari/astenuti)

186/0/4

1.   Conclusioni e raccomandazioni

1.1.

Il CESE accoglie con favore il fatto che tutti gli Stati membri abbiano completato le procedure nazionali di ratifica della decisione (UE, Euratom) 2020/2053 (1) sulle risorse proprie (DRP) e che, pertanto, il 1o giugno 2021 la nuova DRP sia entrata in vigore, permettendo così alla Commissione di iniziare a contrarre prestiti per lo strumento dell’UE per la ripresa; e invita adesso tutte le parti interessate a passare rapidamente alle prossime tappe per avviare il flusso di finanziamenti.

1.2.

L’effetto di rafforzamento della fiducia di NextGenerationEU (NGEU) ha già contribuito a stabilizzare le economie dell’Unione e degli Stati membri nonché i costi di indebitamento. Il finanziamento di NGEU incrementerà il volume di attività sicure dell’UE e rafforzerà il ruolo internazionale dell’euro. Il CESE osserva che la strategia di finanziamento di NGEU si basa su prestiti contratti sui mercati dei capitali e sugli investimenti privati.

1.3.

Rispetto all’ampio dibattito riguardante l’utilizzo di NGEU, il suo finanziamento è considerato una questione puramente tecnica. Una corretta strategia di finanziamento è tuttavia fondamentale per l’agevole attuazione di NGEU. Un finanziamento solido, una gestione dei rischi adeguata, costi di indebitamento ridotti e operazioni di finanziamento sostenibili sono nell’interesse della società civile, sulla quale ricadono in ultima analisi i rischi di mercato. L’assunzione di prestiti e la gestione del debito deve fondarsi sul controllo democratico, la legittimità e la trasparenza.

1.4.

Le esigenze di finanziamento nell’ambito di NGEU richiedono una strategia sofisticata per garantire che l’UE possa far fronte ai propri impegni di pagamento in modo tempestivo e in condizioni di mercato favorevoli. Il CESE sottolinea quanto sia importante che la Commissione gestisca direttamente la strategia di finanziamento, e accoglie con favore l’aumento delle risorse umane della Commissione in questo settore, avvertendo però che ciò dovrebbe aver luogo nel rispetto dell’equilibrio di genere e che andrebbe inoltre istituito un comitato consultivo in cui siano rappresentati la Commissione, il Parlamento europeo, il Consiglio, le parti sociali e le organizzazioni della società civile.

1.5.

Il CESE sottolinea l’importanza di preservare l’elevata affidabilità creditizia e i bassi costi di indebitamento dell’UE, onde evitare effetti ridistribuivi dai debitori ai creditori. Tutto ciò — combinandosi con tassi di crescita economica in salita — agevolerà inoltre il rimborso dei prestiti. L’affidabilità creditizia dipenderà in particolare dalla forza economica, politica e sociale dell’Unione, e sarebbe consolidata dall’approfondimento dell’UEM. In ogni caso, le crisi dovrebbero essere previste con sufficiente anticipo, il che potrebbe anche comportare la necessità che la BCE funga da acquirente di ultima istanza.

1.6.

In linea generale, una parte importante della nuova strategia di finanziamento è dedicata alle relazioni con gli investitori. Il CESE accoglie con favore la decisione di assunzione di prestiti e i piani di finanziamento, che rappresentano principalmente uno strumento di trasparenza per i mercati finanziari. Le comunicazioni con i cittadini e i loro rappresentanti, tuttavia, non dovrebbero mai passare in secondo piano. È apprezzabile che una delle condizioni necessarie per la partecipazione alla Rete degli operatori principali sia, fra le altre, la vigilanza da parte di un’autorità competente dell’Unione. Poiché il rispetto delle norme pertinenti è tassativo, il CESE sostiene il possibile coinvolgimento dell’OLAF in tale attività di vigilanza e accoglie con favore il fatto che anche altre autorità pubbliche possano essere incaricate di verificare il rispetto delle norme stabilite dalla decisione da parte dei membri della Rete degli operatori principali.

1.7.

Il considerevole impegno sui mercati dei capitali sarà accompagnato da un’ampia gamma di rischi. Il CESE sostiene l’istituzione di solidi sistemi di gestione dei rischi e la creazione di un «conto NGEU» presso la BCE. Considerato l’interesse pubblico a un’efficace gestione del rischio, sarebbe opportuno che, nel definire la politica ad alto livello in materia di rischi e conformità, il direttore rischi (Chief Risk Officer — CRO) debba consultare il Parlamento europeo e il Consiglio. Il CESE invita infine la Commissione a garantire la rendicontabilità, la trasparenza e una sana gestione finanziaria fin dalle fasi iniziali dell’assunzione di prestiti nell’ambito di NGEU e mette in guardia contro l’assunzione eccessiva di prestiti concessi da investitori esterni all’UE, invitando invece a introdurre nuove risorse proprie.

1.8.

In generale, il CESE esprime apprezzamento per il rafforzamento della componente di condivisione del rischio nell’ambito di NGEU, ma sottolinea anche quanto sia importante ridurre i rischi per garantire la stabilità del mercato finanziario e tutelare in maniera adeguata gli interessi finanziari dell’Unione. Al fine di tenere debitamente conto degli interessi della società civile, il CESE accoglie con favore il previsto «quadro per le emissioni di obbligazioni verdi nell’ambito di NGEU» e propone di considerare la possibilità di emettere obbligazioni sociali NGEU.

2.   Contesto del parere

2.1.

NextGenerationEU apporterà all’economia dell’UE fino a 806 miliardi di EUR — pari al 5 % del PIL dell’Unione — sotto forma di sovvenzioni e di prestiti. La Commissione, per conto dell’Unione, prenderà in prestito tali importi attraverso operazioni di finanziamento sui mercati internazionali dei capitali. NGEU è concepito come uno strumento temporaneo. Le attività di assunzione di prestiti avranno luogo tra la metà del 2021 e il 2026. In tale periodo, la Commissione eseguirà operazioni di finanziamento per importi pari a 150-200 miliardi di EUR all’anno. I fondi raccolti dall’UE dovranno essere rimborsati direttamente dagli Stati membri (per la parte relativa ai prestiti) oppure attraverso il bilancio dell’UE (per la parte relativa al sostegno a fondo perduto) entro e non oltre il dicembre 2058.

2.2.

La comunicazione relativa a una nuova strategia per il finanziamento di NextGenerationEU (2) è stata adottata ai sensi dell’articolo 5, paragrafo 3, della decisione (UE, Euratom) 2020/2053, che impone alla Commissione di elaborare le disposizioni necessarie per l’amministrazione delle operazioni di assunzione di prestiti e di informare periodicamente il Parlamento europeo e il Consiglio su tutti gli aspetti della sua strategia di gestione del debito. Forte dell’approvazione della decisione sulle risorse proprie (DRP) da parte di tutti gli Stati membri, la Commissione attuerà una ben precisa strategia di finanziamento, delineata nella suddetta comunicazione e messa a punto in tre decisioni specifiche (3). Tra gli strumenti utilizzati figureranno obbligazioni e buoni dell’Unione, mentre le tecniche impiegate consisteranno in sindacazioni ed aste. Sarà adottata una decisione annuale che stabilirà il massimale degli importi da prendere in prestito, e saranno messi a punto piani di finanziamento semestrali. La Commissione potenzierà le proprie strutture e istituirà una Rete paneuropea di operatori principali (primary dealers).

3.   Osservazioni generali

3.1.

Il CESE ha sostenuto l’iniziativa NGEU fin dall’inizio, e in merito ad essa ha ripetutamente espresso il suo parere favorevole (4). Nel suo parere sulla strategia annuale per la crescita sostenibile 2021 (5), il CESE ribadisce la convinzione che l’iniziativa «Next Generation EU sia stata sviluppata e adottata nella forma appropriata e al momento opportuno». In virtù del suo effetto di rafforzamento della fiducia, il programma NGEU sta già producendo un impatto positivo sull’economia dell’UE e ha ridotto la probabilità che si verifichi una grave crisi in taluni paesi. Nel lungo periodo, si prevede che l’iniziativa contribuisca ad aumentare notevolmente la produzione dell’UE, il che significa che in ultima analisi tutti gli Stati membri potranno diventare beneficiari netti (6). Il CESE accoglie con favore il fatto che tutti gli Stati membri abbiano completato le procedure nazionali di ratifica della DRP, permettendo così l’avvio dell’assunzione di prestiti, e invita adesso tutte le parti interessate a passare rapidamente alle prossime tappe per avviare il flusso di finanziamenti.

3.2.

È attualmente in corso un ampio dibattito sull’utilizzo dei fondi del programma NGEU, nonché — seppure in misura minore — sull’introduzione di nuove risorse proprie. Al confronto, scarsa attenzione è stata riservata al finanziamento di tale programma, una questione percepita come un aspetto di carattere tecnico più che politico. Eppure, l’assunzione di prestiti nell’ambito di NGEU aumenterà notevolmente gli obblighi finanziari dell’Unione e dovrà avvenire in un quadro di controllo democratico, legittimità e trasparenza. Il CESE sottolinea che un finanziamento solido e sostenibile, una gestione dei rischi adeguata e costi di indebitamento ridotti sono nell’interesse pubblico. La società civile europea sarà in ultima analisi responsabile dei debiti contratti, e costi di indebitamento elevati comporterebbero effetti ridistribuivi dai debitori verso i creditori. Una corretta strategia di finanziamento è inoltre fondamentale per l’agevole attuazione di NGEU.

3.3.

Il CESE osserva che la strategia proposta si fonda su finanziamenti provenienti dai mercati dei capitali internazionali. Non sono istituite riserve di capitale, a differenza di quanto invece previsto per il meccanismo europeo di stabilità (MES), e non vi sono piani di proroga del debito oltre il 2058. Il dibattito pubblico riguarda tuttavia anche altri aspetti, quali ad esempio le obbligazioni perpetue garantite in solido ed emesse dalla BCE (7). A lungo termine, e in particolare nel caso di emissione di debito comune permanente, sarebbe opportuno valutare la possibilità di attribuire alla BCE la funzione di prestatore di ultima istanza.

3.4.

Considerati l’alto fabbisogno di finanziamento di NGEU, la complessità e potenziale incertezza del calendario di erogazione e il fatto che le dotazioni finanziarie non siano note con precisione, è necessaria una strategia di finanziamento sofisticata per l’assunzione di prestiti sui mercati. Sarà necessario prevedere in anticipo gli sviluppi del mercato finanziario al fine di garantire che l’Unione possa far fronte ai suoi impegni di pagamento in modo tempestivo, senza vedersi obbligata a raccogliere finanziamenti in condizioni di mercato avverse. Ciò richiede competenza per quanto riguarda l’andamento del mercato e flessibilità nel decidere quando attuare le operazioni di finanziamento e quali tecniche utilizzare per ridurre al minimo i rischi di esecuzione e costi di finanziamento. Il CESE sottolinea quanto sia importante che la Commissione gestisca la strategia di finanziamento direttamente, anziché esternalizzarla. Saranno richieste nuove capacità operative, e la Commissione sta giustamente potenziando le sue risorse umane e ne sta rafforzando le competenze. Il CESE invita la Commissione a procedere in tal senso adottando un’impostazione basata sull’equilibrio di genere.

3.5.

Inoltre, Il CESE osserva che la strategia di finanziamento nell’ambito di NGEU si accompagna a un ampliamento delle responsabilità della Commissione, e accoglie con favore l’obbligo di informare con cadenza periodica il Parlamento europeo e il Consiglio su tutti gli aspetti della strategia di gestione del debito, in linea con le disposizioni dell’accordo interistituzionale (8). Gli aggiornamenti annuali saranno presentati a partire dal terzo trimestre del 2021. Alla luce del forte interesse pubblico a una gestione attenta dei finanziamenti nell’ambito di NGEU, si tratta tuttavia di un livello minimo di coinvolgimento. Il CESE propone quindi di istituire un comitato consultivo per il finanziamento di NGEU. I membri del comitato per la gestione dei rischi e la conformità nell’ambito di NGEU dovrebbero incontrarsi ogni sei mesi con rappresentanti selezionati del Parlamento europeo, del Consiglio, delle parti sociali e delle organizzazioni della società civile che possiedano competenze specifiche sulle questioni relative ai mercati finanziari.

3.6.

Grazie all’elevata affidabilità creditizia dell’UE e alla stabilità delle sue prospettive, la Commissione sarà in grado di contrarre prestiti a condizioni finanziarie vantaggiose e di trasferirne i benefici agli Stati membri. Il CESE sottolinea l’importanza di mantenere bassi i costi di indebitamento per l’intero periodo di finanziamento. In combinazione con il previsto aumento dei tassi di crescita economica, ciò agevolerà notevolmente il rimborso degli importi presi in prestito. Più che da ogni altro fattore, l’affidabilità creditizia dell’UE dipenderà dalla forza economica, politica e sociale dell’Unione e sarà consolidata dall’approfondimento dell’UEM. Viceversa, le spinte centrifughe e i persistenti conflitti tra Stati membri avranno probabilmente l’effetto di indebolirla, mentre l’azionamento del meccanismo delle garanzie (9) a spese di alcuni Stati membri potrebbe causare gravi attriti a livello politico (10). Sarebbe inoltre necessario prevedere con congruo anticipo l’insorgenza delle crisi economiche, finanziarie, sanitarie o di altra natura. È quindi di vitale importanza definire una strategia di finanziamento fondata su basi quanto più possibile resilienti e sostenibili, prevedendo se del caso anche l’intervento della BCE quale acquirente di ultima istanza.

3.7.

Mentre le attività di finanziamento di NGEU sono già iniziate, la tempistica dell’introduzione di nuove risorse proprie è ancora piuttosto vaga. A metà del 2021, la Commissione presenterà proposte per nuove risorse proprie sulla base di un meccanismo di adeguamento del carbonio alle frontiere, del sistema di scambio delle quote di emissione e di un prelievo sul digitale; e, tra le ulteriori proposte, attese per il 2024, potrebbe figurare anche un prelievo sulle operazioni finanziarie o un contributo finanziario legato al settore delle imprese. Le nuove risorse proprie eventualmente disponibili prima del gennaio 2028 saranno utilizzate per anticipare il rimborso del debito. Il CESE invita la Commissione a presentare in anticipo le proposte previste per il 2024 e invoca la rapida introduzione di nuove risorse proprie. Se utilizzate in modo opportuno, infatti, esse non solo servirebbero a compensare l’insufficienza del gettito tributario nazionale dovuta alla concorrenza fiscale, ma contribuirebbero anche a rendere equo il sistema dei rimborsi e a combattere i cambiamenti climatici. Esse, inoltre, contribuirebbero anche ad evitare di dover aumentare i contributi nazionali o ridurre le spese a carico del bilancio dell’UE.

3.8.

I prestiti di circa 800 miliardi di EUR nell’ambito di NGEU porteranno il volume di attività sicure denominate in euro a 2 000 miliardi, compresi SURE (11) e altri 800 miliardi di EUR in attività emesse a titolo del MES/FESF e dalla BEI prima della pandemia (12). L’aumento delle attività europee sicure che coprono tutte le scadenze fino a 30 anni fornirà nuovi strumenti di investimento sicuri, aiuterà le banche a diversificare i loro portafogli di obbligazioni sovrane, aumenterà l’attrattiva della zona euro e rafforzerà il ruolo internazionale dell’euro. Inoltre, l’effetto di rafforzamento della fiducia di NGEU potrebbe ridurre i costi di indebitamento per i governi e il settore privato, in particolare nei paesi della zona euro con spread elevati rispetto alla Germania. L’erogazione di prestiti nell’ambito di NGEU costituirà inoltre un’opzione per gli Stati membri in caso di turbolenze del mercato che incidono sull’emissione di obbligazioni nazionali. Il CESE esprime apprezzamento per il rafforzamento della componente di condivisione del rischio, ma sottolinea quanto sia importante ridurre i rischi garantendo una regolamentazione rigorosa del mercato finanziario e la convergenza in materia di vigilanza.

4.   Osservazioni specifiche

4.1.

Il CESE accoglie con favore il fatto che la decisione quadro annuale sull’assunzione di prestiti stabilirà i massimali, ad esempio, per i finanziamenti a breve e a lungo termine, e che l’assunzione di prestiti sarà organizzata sulla base di piani di finanziamento semestrali fondati sulle informazioni riguardanti i prossimi pagamenti. È evidente che tali informazioni dovrebbero apportare trasparenza ai mercati, garantendo la prevedibilità delle emissioni per gli investitori e facilitando il coordinamento con altri emittenti, e servire da base per informare il Parlamento europeo e il Consiglio. Il CESE è perfettamente consapevole dell’importanza dei rapporti tra investitori ed emittenti, ma sottolinea che le comunicazioni con i cittadini e con i loro rappresentanti non dovrebbero mai passare in secondo piano e che gli interessi finanziari dell’Unione devono essere tutelati in modo adeguato.

4.2.

Una programmazione costante della liquidità garantirà che le giacenze monetarie siano sufficienti a prevenire carenze di liquidità evitando nel contempo di dover mantenere saldi di liquidità inutilmente elevati. Poiché la capacità di assorbimento dei mercati dei capitali è limitata e le carenze di liquidità comprometterebbero l’attuazione di NGEU, il CESE invita ad attribuire priorità a solide riserve di capitale a fronte del rischio di un’eccessiva minimizzazione dei costi, ed è espressamente favorevole alla creazione di giacenze di liquidità prudenziali, detenute in un conto dedicato presso la BCE al fine di impedire che siano soggette a rischi di controparte.

4.3.

L’adesione alla Rete degli operatori principali autorizza gli istituti finanziari a partecipare alle aste e include la promozione della liquidità di mercato e la fornitura di consulenze leali e di informazioni sul mercato alla Commissione, nel rispetto degli obblighi di acquisto e comunicazione. Il CESE accoglie con favore il fatto che i richiedenti debbano già essere membri attivi di una Rete degli operatori principali ed essere soggetti alla vigilanza di un’autorità competente dell’Unione. Gli operatori principali svolgeranno un ruolo cruciale per il finanziamento di NGEU, e un’eventuale condotta negligente o scorretta potrebbe condurre a un aumento dei costi di indebitamento. Devono inoltre essere tenuti in considerazione i rischi di controparte, nonché il potere di mercato e la rilevanza sistemica degli operatori principali.

4.3.1.

Considerate loro grandi responsabilità, è imperativo che i membri della Rete degli operatori principali rispettino le norme pertinenti. La vigilanza sul rispetto delle norme stabilite nella decisione (13) si basa in larga misura sul rispetto degli obblighi di comunicazione da parte degli operatori principali stessi. Il CESE è inoltre favorevole al possibile coinvolgimento dell’OLAF nella vigilanza e apprezza il fatto che, accanto alla Commissione, anche altre autorità pubbliche possano essere nominate quali terzi incaricati di condurre le verifiche atte a confermare il rispetto delle norme della decisione da parte dei membri della Rete degli operatori principali.

4.3.2.

La Commissione elaborerà altresì un metodo per determinare quali operatori principali saranno considerati per la partecipazione alle operazioni sindacate, e quindi saranno nominati ai fini di ciascuna operazione di assunzione di prestiti. I membri particolarmente attivi dovrebbero essere considerati idonei a svolgere le funzioni di gestori capofila e capofila associati per operazioni sindacate, ed essere retribuiti. Questo gruppo dovrebbe impegnarsi in attività di market making, promuovere le emissioni tra gli investitori e fornire ulteriori consulenze leali e informazioni di mercato alla Commissione. Il CESE prende atto del ruolo fondamentale degli istituti finanziari nelle attività di finanziamento e richiama l’attenzione sui possibili conflitti di interessi, in particolare in relazione al ruolo consultivo. È in ogni caso assai auspicabile che, all’interno delle autorità pubbliche, sia garantito un livello elevato di competenze e disponibilità di informazioni in materia di mercati finanziari.

4.4.

Il considerevole impegno sui mercati dei capitali sarà accompagnato da un’ampia gamma di rischi, che in ultima analisi saranno sostenuti dalla società civile europea. Il CESE condivide pienamente l’affermazione della Commissione secondo cui, «tenuto conto dei volumi senza precedenti delle operazioni necessarie e della complessità della strategia di finanziamento richiesta, è della massima importanza che le operazioni nell’ambito di NGEU siano soggette a un quadro di conformità e di gestione del rischio solido e indipendente». È in effetti necessario garantire che le operazioni nell’ambito di NGEU siano condotte secondo gli standard più elevati di integrità, verificabilità e sana gestione finanziaria. Il CESE sostiene l’istituzione di sistemi solidi di governance e gestione del rischio, compresa la definizione delle strutture e dei principi necessari per garantire una vigilanza solida e indipendente di tutte le operazioni finanziarie nell’ambito di NGEU.

4.4.1.

Un elemento centrale di tale sistema sarà il direttore rischi (Chief Risk Officer, CRO), il quale avrà completa autonomia nello svolgimento dei propri compiti e riferirà, fra gli altri, al direttore generale della direzione generale Bilancio e al membro del collegio dei commissari europei responsabile del Bilancio. Al CRO dovrebbe spettare la responsabilità di elaborare una politica ad alto livello in materia di rischi e conformità e di garantire che le operazioni nell’ambito di NGEU siano ad essa conformi, con il sostegno di un responsabile per la funzione di controllo della conformità e di un comitato per la gestione dei rischi e la conformità. Considerata l’importanza di un’efficace gestione del rischio e il relativo interesse pubblico, si dovrebbe considerare la possibilità di imporre al CRO di consultare il Parlamento europeo e il Consiglio ai fini dell’elaborazione della politica ad alto livello in materia di rischi e conformità.

4.4.2.

Permangono incertezze sulla gestione del rischio all’inizio delle attività di assunzione di prestiti, in particolare durante il periodo precedente alla nomina del CRO e il periodo di tre mesi previsto per l’elaborazione della politica ad alto livello in materia di rischi e conformità. Per compensare i disallineamenti tra le scadenze dei prestiti e quelle degli strumenti di finanziamento sottostanti, in particolare nel 2021, la Commissione introdurrà una serie di strumenti del mercato finanziario, compresi gli swap ed eventuali carte commerciali, strumenti che sono particolarmente rischiosi. Il CESE invita la Commissione a garantire la rendicontabilità, la trasparenza e la sana gestione finanziaria fin dall’inizio delle operazioni di assunzione di prestiti nell’ambito di NGEU.

4.5.

Per gestire in modo corretto questa strategia diversificata di finanziamento, appare necessario un sistema contabile elaborato e completo. Il CESE accoglie con favore il rafforzamento delle funzioni di back-office e di contabilità della Commissione. L’utilizzo di un software di contabilità collaudato dovrebbe naturalmente essere la norma. Il CESE prende atto dell’importante ruolo del contabile della Commissione, responsabile di garantire la corretta registrazione contabile di tutte le operazioni nell’ambito di NGEU e di aprire il «conto NGEU» presso la BCE.

4.6.

Il CESE riconosce altresì che una parte importante della nuova strategia di finanziamento è rappresentata dalla definizione di una strategia per i rapporti con gli investitori e dei relativi strumenti. Uno degli elementi sarà costituito dal bollettino di informazione sui finanziamenti dell’UE, di cui la Commissione si servirà per comunicare in modo regolare e trasparente con la comunità degli investitori. La Commissione si rivolgerà attivamente anche a investitori del resto del mondo, attraverso un programma sistematico di visite strutturate. Il CESE mette tuttavia in guardia contro un’assunzione eccessiva di prestiti da investitori al di fuori dell’UE, che potrebbe, soprattutto in tempo di crisi, essere associata a maggiori rischi, ad esempio l’improvvisa interruzione delle attività di erogazione dei prestiti.

4.7.

La Commissione cercherà di reperire il 30 % dei fondi NGEU mediante l’emissione di obbligazioni verdi, con un importo massimo che potrebbe arrivare fino a 250 miliardi di EUR, il che consoliderebbe la posizione dell’Unione come uno dei maggiori emittenti di obbligazioni verdi a livello mondiale e rafforzerebbe la leadership politica e di mercato dell’UE nell’ambito della finanza sostenibile. Il CESE accoglie con favore il previsto «quadro per l’emissione di obbligazioni verdi nell’ambito di NGEU», basato sull’obbligo per gli Stati membri di garantire che il 37 % delle spese finanziate dai piani nazionali per la ripresa e la resilienza sia dedicato a far fronte ai cambiamenti climatici. Nell’ambito di NGEU sarebbe inoltre opportuno intensificare l’emissione di obbligazioni sociali, le quali andrebbero a integrare il volume di 100 miliardi di EUR destinato al SURE. Per ottenere sostegno dal dispositivo per la ripresa e la resilienza, i paesi dell’UE sono chiamati a definire progetti che promuovano, fra l’altro, la crescita inclusiva e la coesione sociale, quale base per l’elaborazione di un quadro per l’emissione di obbligazioni sociali. In questo modo la strategia di finanziamento potrebbe tenere pienamente conto degli interessi della società civile.

Bruxelles, 8 luglio 2021

La presidente del Comitato economico e sociale europeo

Christa SCHWENG


(1)  Decisione (UE, Euratom) 2020/2053 del Consiglio, del 14 dicembre 2020, relativa al sistema delle risorse proprie dell’Unione europea e che abroga la decisione 2014/335/UE, Euratom (GU L 424 del 15.12.2020, pag. 1).

(2)  COM(2021) 250 final.

(3)  C(2021) 2500 final, (GU L 131 del 16.4.2021, pag. 170), C(2021) 2501 final e C(2021) 2502 final.

(4)  GU C 364 del 28.10.2020, pag. 124.

(5)  GU C 155 del 30.4.2021, pag. 45.

(6)  Think tank Bruegel, The nonsense of Next Generation EU net balance calculations («L’insensatezza dei calcoli del saldo netto di NextGenerationEU»).

(7)  Covid Perpetual Eurobonds: Jointly guaranteed and supported by the ECB («Obbligazioni europee perpetue contro la Covid: garantite in solido e sostenute dalla BCE»).

(8)  Accordo interistituzionale del 16.12.2020 tra il Parlamento europeo, il Consiglio e la Commissione.

(9)  A seguito dell’adozione della DRP.

(10)  Cfr. l’articolo 9, paragrafo 5, della decisione (UE; Euratom) 2020/2053.

(11)  Lo strumento di sostegno temporaneo per attenuare i rischi di disoccupazione nello stato di emergenza.

(12)  Klaus Regling, webinar Deepening EMU and the role of ESM («L’approfondimento dell’UEM e il ruolo del MES»), 5.5.2021

(13)  C(2021) 2500 final.


16.9.2021   

IT

Gazzetta ufficiale dell’Unione europea

C 374/38


Parere del Comitato economico e sociale europeo sulla comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni sul piano d’azione per la democrazia europea — Piano d’azione sul pilastro europeo dei diritti sociali

[COM(2021) 102 final]

(2021/C 374/08)

Relatori:

Cristian PÎRVULESCU

Carlos Manuel TRINDADE

Consultazione

Commissione europea, 26.3.2021

Base giuridica

Articolo 304 del trattato sul funzionamento dell’Unione europea,

Sezione competente

Occupazione, affari sociali e cittadinanza

Adozione in sezione

21.6.2021

Adozione in sessione plenaria

8.7.2021

Sessione plenaria n.

562

Esito della votazione

(favorevoli/contrari/astenuti)

160/79/19

1.   Conclusioni e raccomandazioni

1.1.

Il CESE accoglie con favore il piano d’azione sul pilastro europeo dei diritti sociali (in appresso anche «il piano» o «il piano d’azione»), nonché il fatto che debba essere attuato a livello sia dell’UE che degli Stati membri nel dovuto rispetto delle rispettive competenze, e reputa che esso giunga a tempo opportuno, specie perché la pandemia di COVID-19 ha perturbato ogni aspetto della vita umana, aggravando i problemi sociali preesistenti ed esercitando una pressione enorme sulle istituzioni statali, sulle comunità, sulle organizzazioni e sulle imprese. Il CESE avverte che la pandemia non è destinata a scomparire in tempi brevi, ragion per cui l’UE ed i suoi Stati membri devono impiegare e sviluppare, nel quadro del piano, infrastrutture all’altezza delle sfide che essa pone e porrà nel medio e lungo periodo, e fa presente che, a questo scopo, un dialogo civile e sociale funzionante e il coinvolgimento attivo delle parti sociali svolgono, in quanto tasselli essenziali di un’economia sociale di mercato competitiva, un ruolo d’importanza cruciale.

1.2.

Il CESE esprime apprezzamento per il consenso politico raggiunto riguardo al piano nel corso del vertice sociale di Porto con il preciso impegno assunto dalle parti in quella sede, e accoglie con favore la dichiarazione di Porto emessa dal Consiglio. Come affermato al punto 4 di tale dichiarazione, che il CESE sottoscrive pienamente, l’attuazione del piano «rafforzerà lo slancio dell’Unione verso una transizione digitale, verde ed equa e contribuirà a conseguire una convergenza verso l’alto in ambito sociale ed economico e ad affrontare le sfide demografiche. La dimensione sociale, il dialogo sociale e il coinvolgimento attivo delle parti sociali sono sempre stati al centro di un’economia sociale di mercato altamente competitiva. Il nostro impegno a favore dell’unità e della solidarietà significa anche garantire pari opportunità a tutti e non lasciare indietro nessuno».

1.3.

Il CESE condivide la visione e gli obiettivi delineati nel piano e apprezza il concetto che lo sottende, secondo cui l’adozione di traguardi sociali pertinenti e consensuali contribuirà a concentrare gli sforzi delle politiche sul conseguimento di risultati e costituirà un importante incentivo per le riforme e gli investimenti negli Stati membri; sottolinea inoltre che il piano d’azione dovrebbe essere improntato alla concretezza e alla tangibilità dei risultati, con azioni misurabili e accompagnate da quadri di monitoraggio, definiti di comune accordo tra le parti interessate pertinenti, che comprendano criteri sociali, ambientali ed economici (1).

1.4.

Il CESE riconosce che, nei vari paesi dell’Unione europea, vigono modelli sociali diversi ma basati su fondamenta comuni, modelli che appartengono alla nostra storia comune e testimoniano un impegno condiviso a favore di un modello sociale europeo che è a sua volta parte integrante del mercato comune e di tutte le politiche dell’UE. I paesi dove vigono modelli sociali meno robusti dovrebbero essere spronati e sostenuti attraverso la promozione degli investimenti, dell’apprendimento e dell’analisi comparativa. Il benessere e i diritti fondamentali dei cittadini dovrebbero essere costruiti intorno a un modello sociale comune e coerente, sufficientemente flessibile da adattarsi alle diverse tradizioni ed esperienze nazionali, in linea con i valori, i principi e gli obiettivi del trattato, del pilastro europeo dei diritti sociali («il pilastro») e del relativo consenso, rinnovato e orientato al futuro.

1.5.

Il CESE ritiene che garantire l’applicazione di norme sociali minime a tutti coloro che vivono nell’UE sia della massima importanza per costruire una società equa e inclusiva. Ai fini dell’attuazione del pilastro, bisognerebbe puntare su una combinazione equilibrata di norme legislative e norme non vincolanti. Tale legislazione dovrebbe essere pienamente conforme alla Carta dei diritti fondamentali, nonché ai principi in materia di miglioramento della regolamentazione, ed essere sottoposta a una consultazione approfondita con le parti sociali e le organizzazioni della società civile a livello sia europeo che nazionale.

1.6.

Come il CESE ha già avuto modo di osservare, la competitività e la maggiore produttività basate sulle competenze e sulle conoscenze costituiscono una valida ricetta per preservare il benessere delle società europee. Dobbiamo consolidare i punti di forza del sistema europeo di economia sociale di mercato ed eliminarne le lacune, così da renderlo adatto ad affrontare le sfide che ci attendono (2).

1.7.

Il CESE ritiene opportuno che siano stabiliti obiettivi e traguardi specifici per tutti e 20 i principi del pilastro. Esorta inoltre gli Stati membri a prefiggersi a loro volta obiettivi volontari ambiziosi, in modo tale che tutti i paesi dell’UE contribuiscano, insieme alle parti sociali e alle organizzazioni della società civile, al conseguimento degli obiettivi europei. La qualità e i risultati del dialogo relativo al pilastro e al piano dovrebbero essere monitorati, sostenuti e comunicati dalla Commissione europea. Gli obiettivi e i traguardi dovrebbero essere inclusi nel meccanismo di rendicontazione previsto dal semestre europeo e dai piani nazionali di riforma.

1.8.

Il CESE propone che la revisione intermedia prevista sia resa più efficace prevedendo per gli Stati membri la facoltà di stabilire, in un dialogo costruttivo con le parti sociali, obiettivi e traguardi intermedi per il 2025, in modo che si possano valutare i progressi compiuti nella prima metà del periodo di attuazione del piano. Fornire agli Stati membri orientamenti per l’uso dei meccanismi di coordinamento esistenti dovrebbe essere una priorità per la Commissione.

1.9.

Il CESE propone di utilizzare il quadro del semestre europeo come meccanismo europeo di coordinamento per l’applicazione del piano. Tale meccanismo potrebbe assumere la forma di un forum interistituzionale dell’UE sul pilastro sociale, che si riunisca periodicamente per valutare i progressi compiuti e imprimere nuovo slancio al piano.

1.10.

Il CESE appoggia l’intenzione di aggiornare, ogni qualvolta necessario, il quadro di valutazione della situazione sociale per sforzarsi di allinearlo all’Agenda 2030 delle Nazioni Unite e agli obiettivi di sviluppo sostenibile.

1.11.

Il CESE reputa che il semestre europeo costituisca il quadro adeguato per il monitoraggio del piano — un’uguale attenzione, infatti, dovrà essere dedicata agli obiettivi sociali e ambientali, alla stabilità macroeconomica e alla produttività. Accoglie con favore l’affermazione, contenuta nel piano, secondo cui i piani nazionali per la ripresa e la resilienza rappresentano un’opportunità unica per pianificare e finanziare investimenti e riforme a sostegno di una ripresa sociale e incentrata sull’occupazione, abbracciando nel contempo le transizioni verde e digitale e attuando le pertinenti raccomandazioni specifiche per paese nell’ambito del semestre europeo. Il piano invita giustamente gli Stati membri a fare il miglior uso possibile del semestre europeo e a cogliere l’opportunità senza precedenti offerta dal dispositivo per la ripresa e la resilienza.

1.12.

Osserva che il piano non stabilisce chiaramente che è necessario prorogare l’attuale sostegno di emergenza fino a quando l’economia non ne abbia più bisogno, e dunque non tiene sufficientemente conto della necessità di proteggere i posti di lavoro e le imprese durante la crisi. Il CESE osserva inoltre che NextGenerationEU, pur essendo uno strumento di emergenza basato sull’articolo 122 del TFUE e, in quanto tale, da considerare sempre come una misura una tantum, costituisce anche un precedente di iniziativa coraggiosa e costruttiva.

1.13.

Il CESE osserva che, nel piano, si riconosce che le forti risposte politiche a livello nazionale e dell’UE alla pandemia di COVID-19 sono riuscite a limitarne le conseguenze occupazionali e sociali, garantendo un sostegno alle imprese e ai lavoratori. Rileva inoltre che la pandemia ha reso ancora più palesi e acute le disparità esistenti (in particolare rispetto ai lavoratori con livelli di istruzione più bassi, alle donne, ai giovani, ai migranti e alle altre persone vulnerabili) e che, di conseguenza, se il progresso sociale non è accompagnato da una crescita economica sostenibile, la disoccupazione e le disuguaglianze rischiano di aumentare ulteriormente. Il CESE auspica che il piano contribuisca a invertire questa tendenza, e sottolinea la necessità di promuovere economie sostenibili e competitive, basate su posti di lavoro di qualità e pari opportunità per tutti.

1.14.

Il CESE ritiene che l’UE e gli Stati membri possano compiere maggiori sforzi per combattere la povertà, in linea con il primo obiettivo di sviluppo sostenibile dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite. In particolare, reputa che l’UE debba fissare l’obiettivo di ridurre la percentuale di minori a rischio di povertà ed esclusione sociale portandola dal 22,8 % del 2019 al 10 % nel 2030, con impegni volontari analoghi in tutti gli Stati membri.

1.15.

Propone che il piano comprenda anche misure volte ad affrontare le disparità di reddito, considerato che la coesione sociale rappresenta una priorità ben precisa, in quanto parte essenziale del modello sociale europeo.

1.16.

Il CESE ritiene che il piano dovrebbe promuovere non solo la creazione di nuovi posti di lavoro — che è un obiettivo senz’altro condivisibile — ma anche la qualità dell’occupazione, anche con misure di contrasto al precariato. Dovrebbero essere posti in essere, a livello nazionale, adeguati controlli giuridici e amministrativi per garantire che i lavoratori godano di condizioni di lavoro sicure, abbiano una retribuzione adeguata e prevedibile e dispongano di una voce organizzata sul luogo di lavoro. Il CESE è particolarmente preoccupato per le condizioni di lavoro di molti lavoratori stagionali, cittadini dell’UE e di paesi terzi che lavorano nei settori dell’agricoltura, dei servizi e dell’edilizia, e chiede un’attuazione efficace della direttiva (UE) 2019/1152 del Parlamento europeo e del Consiglio (3) relativa a condizioni di lavoro trasparenti e prevedibili nell’Unione europea, il cui obiettivo consiste nel migliorare le condizioni di lavoro promuovendo un’occupazione più trasparente e prevedibile e garantendo nel contempo l’adattabilità in relazione al mercato del lavoro. Il CESE ritiene che il tasso dei lavoratori a rischio di povertà dovrebbe essere significativamente ridotto. L’obiettivo di eradicare la povertà lavorativa dovrebbe essere perseguito stabilendo norme minime comuni europee a livello dell’UE.

1.17.

Il CESE accoglie con favore l’intento di ridurre le disparità tra uomini e donne sul piano del lavoro e della retribuzione entro un decennio e di aumentare — sebbene non si precisi ancora in che misura — l’offerta dei servizi di educazione e cura per la prima infanzia. A tal fine il CESE sostiene la garanzia europea per l’infanzia. La parità di genere dovrebbe essere perseguita in tutti gli aspetti della vita economica e sociale.

1.18.

Il CESE osserva che il piano non contiene una proposta di direttiva sulla sicurezza del reddito minimo, che reputa necessaria per combattere le forme più gravi di povertà.

1.19.

Il CESE approva l’incoraggiamento rivolto dalla Commissione al Parlamento europeo e al Consiglio affinché concludano i negoziati sulla revisione delle norme di coordinamento dei sistemi di sicurezza sociale, così da migliorare la mobilità dei lavoratori e fornire una protezione sociale adeguata all’interno dell’UE, senza creare oneri eccessivi per i lavoratori e le imprese.

1.20.

Il CESE condivide il punto di vista espresso dalla Commissione riguardo alla necessità di promuovere la copertura della contrattazione collettiva, nonché l’adesione alle parti sociali e la densità organizzativa di queste, e propone pertanto sia di considerare l’opportunità di definire e monitorare gli indicatori pertinenti a livello nazionale e unionale che di sostenere gli obiettivi in questo campo con fondi separati per lo sviluppo delle capacità e con azioni congiunte volte a conseguire gli obiettivi del piano, preservando nel contempo l’autonomia delle parti sociali. Il CESE si associa agli inviti, rivolti dalla Commissione rispettivamente alle parti sociali e agli Stati membri, a contribuire al successo della trasformazione dei mercati del lavoro europei negoziando ulteriori accordi a livello dell’UE e a favorire e creare le condizioni per migliorare il funzionamento e l’efficacia della contrattazione collettiva e del dialogo sociale a tutti i livelli.

1.21.

Il CESE condivide i risultati della consultazione svolta a sostegno del piano, che evidenziano l’importanza, per i partecipanti ad essa, di una migliore attuazione e applicazione del diritto del lavoro e del diritto sociale dell’UE in vigore. La Commissione dovrebbe impegnarsi più attivamente con gli Stati membri per rendere loro più agevole recepire gli atti giuridici dell’UE nonché per migliorare la qualità dell’attuazione di tali normative e promuoverne il rispetto. Il CESE si aspetta che la Commissione ricorra ai procedimenti di infrazione qualora gli Stati membri non adempiano ai loro obblighi ai sensi del diritto dell’UE.

1.22.

Il CESE sottolinea la necessità di allineare il finanziamento delle politiche nazionali agli obiettivi e alle azioni del piano, di evitare che si ritorni alle norme del PSC nella loro formulazione originale e di far sì che qualsiasi versione riveduta delle stesse faciliti pienamente l’attuazione del piano.

1.23.

Il CESE esorta a porre maggiormente l’accento sul contributo che possono apportare gli appalti pubblici in quanto strumento per la realizzazione degli obiettivi del piano.

2.   Osservazioni generali

2.1.   La concezione del piano

2.1.1.

Sin dalla proclamazione del pilastro nel 2017, il CESE ha invocato una chiara tabella di marcia per la sua attuazione (4). Esso accoglie pertanto con favore il piano in esame. Il CESE sostiene l’invito, rivolto a tutti gli attori pertinenti, a impegnarsi in uno sforzo collettivo per attuare il pilastro nell’ambito delle rispettive sfere di competenza; e sottolinea che, oltre che dal contributo delle istituzioni dell’UE, il successo del piano dipenderà fortemente dall’impegno degli Stati membri e delle loro parti sociali ad attuare tutti i principi del pilastro.

2.1.2.

Nel corso del vertice sociale di Porto, svoltosi il 7 e l’8 maggio, l’impegno ad attuare il pilastro europeo dei diritti sociali è stato assunto al più alto livello politico attraverso una dichiarazione solenne: l’Impegno sociale di Porto. Nell’Impegno, i firmatari hanno espresso apprezzamento per il piano d’azione della Commissione europea sul pilastro europeo dei diritti sociali ed esortato tutti i soggetti pertinenti a trarre insegnamento dalla pandemia e ad unire le forze.

2.1.3.

Il CESE riconosce che il piano combina l’azione legislativa e non legislativa con la definizione di obiettivi comuni da raggiungere attraverso l’azione congiunta degli attori pertinenti e in particolare delle parti sociali e della società civile, organizzate a livello locale, nazionale ed europeo. Il CESE si aspetta che le proposte legislative previste nel calendario del piano rispettino pienamente la Carta dei diritti fondamentali e siano soggette a valutazioni d’impatto, e sottolinea la necessità di ampie consultazioni con le parti sociali e la società civile. Qualsiasi scelta legislativa dovrebbe essere basata su dati concreti, tenendo conto dei punti di vista delle parti interessate.

2.1.4.

Il CESE sostiene gli obiettivi stabiliti nel piano, e concorda nel ritenere che essi contribuiranno a focalizzare le politiche sul conseguimento di risultati e costituiranno un importante incentivo per gli Stati membri a effettuare le riforme e gli investimenti necessari per conseguire la convergenza verso l’alto e il benessere dei cittadini; sottolinea inoltre che il piano dovrebbe essere improntato alla concretezza e alla tangibilità dei risultati, con azioni misurabili e accompagnate da quadri di monitoraggio, definiti di comune accordo tra le parti interessate pertinenti, che comprendano criteri sociali, ambientali ed economici.

2.1.5.

Oltre a sostenere gli obiettivi principali proposti per l’UE, il CESE si associa all’invito rivolto dalla Commissione agli Stati membri affinché definiscano volontariamente i propri obiettivi nazionali; vi aggiunge l’esortazione a fissare obiettivi nazionali ambiziosi, in modo che tutti gli Stati membri, insieme alle loro parti sociali e civili, contribuiscano alla realizzazione degli obiettivi europei; e sottolinea che, per conseguirli, sarà necessario uno sforzo coordinato importante. La definizione delle tre priorità principali — creazione di posti di lavoro, miglioramento delle qualifiche e inclusione sociale — fornirà un quadro d’azione comune anche ai fini dell’attuazione dei piani nazionali per la ripresa e la resilienza.

2.1.6.

Il CESE si compiace che l’obiettivo in materia di occupazione sia integrato da impegni volti a promuovere un’occupazione inclusiva e a ridurre i divari occupazionali, in particolare sfruttando le potenzialità del mercato del lavoro, dimezzando il divario occupazionale di genere, riducendo la percentuale di giovani che non hanno un lavoro né seguono un percorso scolastico o formativo (NEET) e garantendo la partecipazione di altre categorie sociali sottorappresentate al mercato del lavoro «al massimo delle loro capacità»; ed esorta la Commissione a quantificare tutti questi impegni, in cooperazione con gli Stati membri e le parti sociali.

2.1.7.

Il CESE accoglie inoltre con favore l’accento posto, all’interno del piano, sull’istruzione, le competenze e l’apprendimento permanente, compresi il miglioramento continuo delle competenze e la riqualificazione, con l’obiettivo di migliorare l’occupabilità, stimolare l’innovazione, garantire l’equità sociale e colmare il divario di competenze digitali; e ribadisce (5) che l’accesso all’apprendimento continuo e alla formazione lungo tutto l’arco della vita dev’essere un diritto individuale per tutti, al fine di stare al passo con gli sviluppi nei campi del digitale e dell’intelligenza artificiale, essere in grado di indirizzare il progresso e permettere agli esseri umani di «mantenere il controllo sulle macchine».

2.1.8.

Il CESE propone che, per accrescere l’efficacia della revisione intermedia prevista, gli Stati membri avviino un dialogo costruttivo con le parti sociali e considerino la possibilità di fissare traguardi intermedi per il 2025 che consentano di valutare i progressi compiuti nella prima metà del periodo di attuazione del piano.

2.2.   Creazione di posti di lavoro e futuro del mondo del lavoro

2.2.1.

Il CESE accoglie con favore il fatto che il piano indichi che le condizioni di lavoro nell’UE sono tra le migliori al mondo, pur riconoscendo che le nuove forme di lavoro comportano sia sfide che opportunità. Le parti sociali — a livello sia europeo che nazionale — dovrebbero unire le forze e lavorare insieme per soddisfare le necessità future del lavoro, conseguire la convergenza verso l’alto e fare in modo che i lavoratori siano protetti e sicuri indipendentemente dal settore in cui lavorano e dal paese in cui vivono. Le parti sociali, a livello sia europeo che nazionale, svolgono un ruolo cruciale negli sforzi congiunti in questo senso. Nel piano si osserva, giustamente, che la salvaguardia e la creazione di nuovi posti di lavoro di qualità rientrano tra le priorità dell’UE. La crisi indotta dalla pandemia di COVID-19 ha dimostrato che il funzionamento delle nostre società dipende dai lavoratori essenziali che operano in una serie di settori quali i trasporti, i servizi, la sanità e l’agricoltura. Dobbiamo creare i nuovi posti di lavoro del futuro basandoci sulle professioni essenziali di oggi.

2.2.2.

Il CESE concorda con l’approccio strategico che consentirà di passare gradualmente dalle misure di emergenza a quelle capaci di contribuire al conseguimento dell’obiettivo in materia di occupazione fissato nel piano.

2.2.3.

Il CESE condivide la preoccupazione espressa nel piano per i gruppi più colpiti dalla pandemia, tra cui le donne, i giovani, i lavoratori scarsamente qualificati, scarsamente retribuiti e a tempo determinato, i lavoratori autonomi e i lavoratori migranti.

2.2.4.

Il CESE ritiene che l’assegnazione dei fondi dell’UE destinati alle priorità debba essere monitorata, per quanto riguarda sia le risorse messe a disposizione dalla Commissione sia quelle stanziate dagli Stati membri e dalle parti sociali.

2.2.5.

Il CESE approva l’invito rivolto dalla Commissione agli Stati membri affinché utilizzino i fondi UE disponibili per promuovere un sostegno attivo ed efficace all’occupazione.

2.2.6.

Il CESE sostiene l’approccio della Commissione in relazione alle conseguenze della transizione digitale del lavoro. Il CESE sostiene l’accordo quadro autonomo sulla digitalizzazione, ed è pronto a collaborare con le parti sociali su un eventuale seguito.

2.2.7.

Il CESE prende atto del recente rapporto dell’OCSE sulle prospettive occupazionali 2020, intitolato «Sicurezza dei lavoratori e crisi della COVID-19» (6). Il CESE riconosce che il benessere dei lavoratori sul luogo di lavoro contribuisce a migliorare la prestazione complessiva dell’impresa, organizzazione o istituzione in cui lavorano; ed auspica che, oltre a promuovere la salute e la sicurezza dei lavoratori, siano adottate al livello opportuno, nel rispetto dei principi di sussidiarietà e proporzionalità, misure volte a migliorare il funzionamento dei mercati del lavoro in modo tale da contribuire alla crescita economica e alla competitività internazionale e promuovere condizioni di lavoro dignitose. Gli sviluppi del mercato del lavoro devono essere sostenuti, non ostacolati, in modo da garantire che i lavoratori siano protetti e sicuri e contribuiscano alle prestazioni complessive delle imprese, organizzazioni e istituzioni in cui lavorano.

2.2.8.

Il CESE auspica che vengano adottate, al livello opportuno e nel rispetto dei principi di sussidiarietà e proporzionalità, misure intese a favorire la convergenza verso l’alto per migliorare il funzionamento dei mercati del lavoro, contribuendo così alla crescita economica e alla concorrenza internazionale e promuovendo condizioni di lavoro dignitose e il benessere dei lavoratori.

2.2.9.

Il CESE sottolinea che l’UE deve tenere pienamente fede al principio secondo cui non possono esistere rapporti di lavoro, di qualsiasi natura, che siano privi di protezione sociale; ritiene che tutte le forme di lavoro non dichiarato siano inaccettabili, ed esorta gli Stati membri ad agire per contrastarle.

2.2.10.

Il CESE invita la Commissione e gli Stati membri ad adottare tutte le misure necessarie per garantire che la digitalizzazione non crei precarietà e vulnerabilità e nel contempo assicurarsi che le opportunità offerte dalla digitalizzazione siano pienamente sfruttate.

2.2.11.

Il CESE auspica che si crei un legame più stretto tra l’ambizioso obiettivo in materia di competenze, istruzione e apprendimento permanente e i mezzi finanziari disponibili per conseguirlo. Richiama l’attenzione sul fatto che, nell’UE, la spesa pubblica per l’istruzione è scesa dal 5 % del 2010 al 4,7 % del 2019, e sottolinea che i traguardi e gli obiettivi del pilastro sociale non possono essere perseguiti senza maggiori investimenti pubblici nell’istruzione. Sottolinea inoltre la necessità di investimenti pubblici e privati a sostegno della formazione e dell’apprendimento permanente, ed esorta i datori di lavoro ad aumentare le opportunità per i lavoratori di intraprendere attività di apprendimento e formazione basate sul lavoro.

2.2.12.

Il CESE riconosce la fondatezza delle preoccupazioni della Commissione per le transizioni verde e demografica ed i loro effetti sull’occupazione e sulle competenze. Tuttavia, il piano potrebbe trarre ulteriore giovamento da impegni e iniziative specifici concordati al riguardo, per cui è opportuno inserire maggiori precisazioni nel piano stesso e nei documenti nazionali.

2.2.13.

La pandemia ha colpito con particolare durezza i giovani. Le statistiche mostrano che, nell’Unione europea, metà dei giovani viene assunta con contratti a tempo determinato. Affrontando i rischi legati all’impiego a tempo determinato involontario, il piano ha chiare potenzialità di migliorare la qualità dell’occupazione giovanile, in particolare attraverso la revisione della raccomandazione sui tirocini, un’attenzione specifica alla qualità delle offerte nell’ambito della Garanzia per i giovani e una serie di iniziative previste in materia di condizioni di lavoro, ad esempio per i lavoratori delle piattaforme digitali.

2.2.14.

Se, da un lato, il piano presenta disposizioni chiare intese a rafforzare il ruolo delle parti sociali (sindacati e datori di lavoro) nelle iniziative previste, dall’altro esso non fornisce molte indicazioni sul ruolo delle organizzazioni della società civile, come le organizzazioni giovanili, che svolgono un ruolo essenziale di rappresentanza dei cittadini dell’UE.

2.3.   Competenze e uguaglianza

2.3.1.

Il CESE condivide il punto di vista della Commissione secondo cui una forza lavoro qualificata è il motore di un’economia verde e digitale prospera, alimentata da idee e prodotti innovativi e dagli sviluppi tecnologici. Come affermato nel piano, i sistemi di istruzione e formazione svolgono un ruolo cruciale nel porre le basi dell’apprendimento permanente e dell’occupabilità e possono contribuire ad ovviare alle carenze di competenze, purché siano orientati alle necessità del mercato del lavoro. L’istruzione e le competenze dovrebbero essere al centro dell’azione politica a sostegno della creazione di posti di lavoro.

2.3.2.

Il CESE sostiene l’ambizione di migliorare l’istruzione lungo tutto l’arco della vita, ed esprime preoccupazione riguardo all’accesso alle competenze digitali di base, che, al pari della Commissione, considera una condizione preliminare per l’inclusione e la partecipazione in un’Europa digitalmente trasformata.

2.3.3.

Il CESE si rammarica che il piano non preveda un obiettivo in materia di parità di genere nell’accesso all’apprendimento permanente, ed esorta la Commissione a definirne uno. Sottolinea la necessità di un approccio dell’integrazione della dimensione di genere in tutte le politiche e strategie dell’UE.

2.3.4.

Il CESE sta già elaborando — e presenterà a breve — un parere specifico sulla proposta di direttiva volta a rafforzare l’applicazione del principio della parità di retribuzione tra uomini e donne per uno stesso lavoro o per un lavoro di pari valore.

2.4.   Protezione sociale e inclusione

2.4.1.

A giudizio del CESE, andrebbero portate avanti ulteriori proposte in materia di protezione sociale e inclusione sociale. Il Comitato condivide l’opinione espressa nel piano secondo cui l’Europa si caratterizza per essere la regione del mondo con le società più eque, gli standard più alti in materia di condizioni di lavoro e un’ampia protezione sociale. Ciononostante, i livelli di povertà nell’UE restano inaccettabilmente elevati, e sono ancora necessari notevoli sforzi per garantire condizioni simili in tutti i paesi.

2.4.2.

I minori rappresentano il 20 % delle persone a rischio di povertà nell’UE, una percentuale che, secondo il relatore speciale delle Nazioni Unite sulla povertà estrema e i diritti umani, è «eccessivamente elevata per gli standard dei paesi sviluppati» (7). Il CESE accoglie con favore le proposte della Commissione relative a una strategia dell’UE sui diritti dei minori e a una raccomandazione che istituisce una garanzia europea per l’infanzia, nonché l’obiettivo di far uscire cinque milioni di bambini dalla povertà entro il 2030. Ribadisce la propria richiesta di un «“Care Deal per l’Europa”, che garantisca la prestazione di servizi di migliore qualità per tutti durante tutto l’arco della vita» (8), e invita gli Stati membri a investire nella disponibilità di servizi di assistenza di alta qualità, abbordabili, accessibili e diversificati. Ritiene che l’eliminazione della povertà infantile avrebbe effetti molto positivi sulla riduzione della povertà dei giovani adulti e dei disoccupati.

2.4.3.

Il CESE ritiene che l’UE dovrebbe adottare standard sociali minimi, pienamente conformi alla Carta dei diritti fondamentali, e che tale processo dovrebbe essere sottoposto a un’approfondita consultazione con le parti sociali e le organizzazioni della società civile a livello tanto europeo che nazionale.

2.4.4.

Il CESE osserva che il piano contiene una proposta non di direttiva, bensì di raccomandazione (9), sulla sicurezza del reddito minimo, una sicurezza che reputa necessaria per combattere le forme più gravi di povertà.

2.4.5.

Il CESE reputa necessario compiere passi significativi per accrescere la resilienza dei sistemi di sicurezza sociale e il loro coordinamento a livello dell’UE, in modo da garantire ai lavoratori un accesso universale, nel rispetto delle competenze nazionali in materia di accesso alla protezione sociale.

2.4.6.

Il CESE concorda con la Commissione sulla necessità di riforme e investimenti nei sistemi sanitari per migliorare, tra l’altro, l’accesso a un’assistenza sanitaria di qualità per tutti e ridurre le disuguaglianze sociali, territoriali ed economiche in materia di salute. Tuttavia, se il sostegno della Commissione agli Stati membri consiste esclusivamente nel fornire informazioni basate su dati e nel promuovere la condivisione di buone pratiche, si tratta di un sostegno del tutto insufficiente; occorre fare molto di più, sempre nel rispetto delle rispettive competenze: definire obiettivi e traguardi, sostenere gli investimenti in infrastrutture, assicurare la formazione degli operatori del sistema sanitario, definire standard qualitativi comuni e finanziare la ricerca sanitaria.

2.4.7.

Il CESE accoglie con favore il progetto di istituire un gruppo di esperti ad alto livello per studiare il futuro dello stato sociale. In quanto rappresentante della società civile organizzata europea e forum per il dialogo sociale e civico, è in una posizione privilegiata per riflettere sulle sfide dello Stato sociale degli Stati membri. Il Comitato raccomanda in particolare l’adozione di modelli di bilancio che tengano conto delle caratteristiche delle diverse economie nazionali, promuovano una crescita sostenibile e consentano di mantenere prestazioni sociali ragionevoli e adeguate, sostenere i servizi pubblici e sociali e ripartire equamente l’onere fiscale, promuovendo nel contempo l’inclusione attiva nel mercato del lavoro e le transizioni digitali e demografiche.

2.5.   L’attuazione del piano

2.5.1.

Il CESE condivide la determinazione, manifestata nell’Impegno sociale di Porto dai capi di Stato e di governo, a continuare ad approfondire l’attuazione del pilastro europeo dei diritti sociali a livello dell’UE e degli Stati membri, tenendo debitamente conto delle rispettive competenze e dei principi di sussidiarietà e di proporzionalità. Sottolinea inoltre la complementarità tra la dimensione sociale, il dialogo sociale e la partecipazione attiva delle parti sociali, da un lato, e un’economia sociale di mercato altamente competitiva dall’altro.

2.5.2.

Il CESE sottolinea la necessità di allineare il finanziamento delle politiche nazionali agli obiettivi e alle azioni previsti dal piano. Ciò costituisce un ulteriore motivo per evitare di ritornare alle regole del patto di stabilità e crescita. Inoltre, qualsiasi revisione delle norme deve agevolare pienamente l’attuazione del piano.

2.5.3.

Il CESE si aspetta che le prassi socialmente responsabili in materia di appalti pubblici definite e promosse dalla Commissione europea siano parte integrante dell’attuazione del piano. Visto che rappresenta oltre sette volte l’equivalente del QFP e del dispositivo per la ripresa e la resilienza combinati (circa 2 miliardi di EUR, vale a dire il 14 % del PIL annuo), esso offre un potenziale enorme in termini di mercato per incentivare l’organizzazione e la rappresentanza dei lavoratori, nonché la contrattazione collettiva e le pratiche sostenibili in materia di occupazione e di ambiente.

2.5.4.

Il CESE ribadisce l’importanza di integrare tra loro i diversi settori strategici per realizzare un progresso sociale che segua da vicino la ripresa economica e la prosperità. È necessario creare sinergie tra le iniziative e le strategie esistenti e quelle future che rientrano nei diversi principi del pilastro sociale, i cui obiettivi devono essere integrati e compresi nel quadro strategico europeo per la ripresa dopo il 2020.

2.5.5.

Il CESE invita gli Stati membri a riconoscere e rafforzare il dialogo, su base sia tripartita che bipartita, con e tra le parti sociali e le altre componenti della società civile, dato che il dialogo sociale e quello civico svolgono entrambi un loro ruolo specifico nell’attuazione del piano.

2.6.   La relazione tra il pilastro sociale e il semestre europeo

2.6.1.

Il CESE reputa che il semestre europeo costituisca il quadro adeguato per il monitoraggio del piano — un’uguale attenzione, infatti, dovrà essere dedicata agli obiettivi sociali e ambientali, alla stabilità macroeconomica e alla produttività. Accoglie con favore l’affermazione, contenuta nel piano, secondo cui i piani nazionali per la ripresa e la resilienza rappresentano un’opportunità unica per pianificare e finanziare investimenti e riforme a sostegno di una ripresa sociale e incentrata sull’occupazione, abbracciando nel contempo le transizioni verde e digitale e attuando le pertinenti raccomandazioni specifiche per paese nell’ambito del semestre europeo. Il piano invita giustamente gli Stati membri a fare il miglior uso possibile del semestre europeo e a cogliere l’opportunità senza precedenti offerta dal dispositivo per la ripresa e la resilienza.

2.6.2.

Il CESE raccomanda che, nell’ambito del semestre europeo, si proceda a una regolare valutazione ad alto livello dei progressi compiuti, anche, se del caso, a livello nazionale, mediante indicatori elaborati in cooperazione con le parti sociali, nel quadro dell’integrazione dei principi del pilastro e degli obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite.

2.6.3.

Secondo il CESE, il piano dovrebbe essere uno strumento inteso a strutturare le politiche sociali nell’UE. Esso deve essere un elemento centrale di una governance economica e sociale rinnovata, mirare a una ripresa e a una crescita economiche sostenibili e inclusive, ed essere dotato di indicatori e procedure di monitoraggio che consentano di elaborare raccomandazioni specifiche per paese per tutte le questioni ad esso collegate.

3.   Osservazioni particolari

3.1.

Il CESE richiama l’attenzione sulla necessità di adeguare il sistema statistico europeo alle esigenze di monitoraggio dei traguardi e degli indicatori definiti nella serie di indicatori sociali.

3.2.

Il CESE concorda con l’affermazione, contenuta nel piano, secondo cui l’integrazione e l’aggiornamento dell’attuale serie di indicatori contribuiranno a tenere traccia dei progressi verso il conseguimento dei principi del pilastro in modo più completo e a monitorare l’attuazione delle azioni strategiche proposte dal piano d’azione.

3.3.

Il CESE concorda sulla necessità di rivedere il concetto di popolazione in età lavorativa, ed esorta la Commissione a collaborare con gli Stati membri in questo ambito, tenendo conto nel contempo dell’integrazione delle politiche in materia di invecchiamento e dei diritti riconosciuti e tutelati dalla Carta dei diritti fondamentali.

3.4.

Il CESE osserva che l’obiettivo della formazione professionale ha come base di riferimento il 2016, dato che il sistema statistico europeo elabora questo indicatore solo una volta ogni cinque anni. Per poter monitorare adeguatamente i progressi compiuti, la misurazione di questo indicatore dovrebbe essere effettuata con cadenza annuale.

3.5.

Il CESE ribadisce la propria posizione in merito al lavoro mediante piattaforma e raccomanda che «l’UE e gli Stati membri si orientino verso concetti uniformi, in modo da rendere dignitoso il lavoro nell’economia delle piattaforme» (10).

3.6.

Il CESE invita la Commissione ad applicare, in materia di sicurezza sociale, il principio secondo cui «la tassazione viene trasferita dal lavoro ad altre fonti più favorevoli all’occupazione e in linea con gli obiettivi climatici e ambientali, salvaguardando nel contempo le entrate per assicurare una protezione sociale adeguata», tenendo presente che la sfida essenziale consiste nel garantire una copertura adeguata a tutti i lavoratori in un mercato del lavoro in evoluzione, nel pieno rispetto del principio, enunciato al punto 3.2.9, in virtù del quale tutte le forme di occupazione devono beneficiare di una protezione sociale.

3.7.

Il CESE approva l’incoraggiamento rivolto dalla Commissione al Parlamento europeo e al Consiglio affinché concludano i negoziati sulla revisione delle norme di coordinamento dei sistemi di sicurezza sociale, così da migliorare la mobilità dei lavoratori e fornire una protezione sociale adeguata all’interno dell’UE, senza creare oneri eccessivi per i lavoratori e le imprese.

3.8.

Il CESE invita la Commissione e gli Stati membri ad assicurarsi che i risultati del lavoro annunciato di un gruppo di esperti in materia di investimenti nell’istruzione e nella formazione si traducano nell’adozione di misure che rafforzino in modo significativo i sistemi di istruzione e formazione, in particolare in relazione al conseguimento degli obiettivi definiti nel piano d’azione.

3.9.

Il CESE ritiene che il settore dell’assistenza costituisca, in tutta l’Unione, una delle sfide principali, e sostiene l’inclusione nel piano di un’iniziativa sull’assistenza a lungo termine che garantisca un migliore accesso a servizi di qualità per le persone bisognose.

3.10.

Per quanto riguarda il ruolo dell’UE quale leader responsabile sul piano mondiale, il CESE ribadisce le sue precedenti raccomandazioni che la Commissione europea, l’OCSE e l’OIL lavorino insieme con le parti sociali, a tutti i livelli appropriati, e con le organizzazioni della società civile per sviluppare disposizioni adeguate in materia di condizioni di lavoro dignitose e di necessaria tutela dei lavoratori (11), nonché per promuovere una politica commerciale «progressiva, equa e sostenibile» (12).

3.11.

In tale contesto il CESE auspica che il lavoro congiunto della Commissione, dell’OCSE e dell’OIL possa portare a una possibile convenzione dell’OIL sulle piattaforme (13). Analogamente, ci si dovrebbe impegnare anche a favore della regolamentazione del telelavoro. Il CESE richiama l’attenzione sulla propria raccomandazione secondo cui «la Commissione europea, l’OIL e l’OCSE dovrebbero avviare un processo congiunto […] teso a elaborare una convenzione OIL sul telelavoro. Il CESE ritiene inoltre che condizioni di telelavoro dignitose debbano far parte dell’agenda dell’OIL per il lavoro dignitoso e dei corrispondenti programmi nazionali» (14).

3.12.

Il CESE ritiene inoltre che l’UE debba assumersi maggiori responsabilità nell’aiutare il mondo ad affrontare la pandemia di COVID-19. Il piano dovrebbe riconoscere la partecipazione dell’UE allo strumento COVAX, in linea con il discorso della presidente della Commissione Ursula von der Leyen e con la sua dichiarazione secondo cui l’Europa «deve garantire la disponibilità di vaccini sicuri non solo per coloro che se li possono permettere, ma anche per tutti coloro che ne hanno bisogno» (15).

Bruxelles, 8 luglio 2021

Il presidente del Comitato economico e sociale europeo

Christa SCHWENG


(1)  La società civile europea collabora per il nostro futuro sostenibile — Contributo del CESE al vertice sociale di Porto (GU C 286 del 16.7.2021, pag. 6).

(2)  La società civile europea collabora per il nostro futuro sostenibile — Contributo del CESE al vertice sociale di Porto (GU C 286 del 16.7.2021, pag. 6) punto 7.

(3)  Direttiva (UE) 2019/1152 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 20 giugno 2019, relativa a condizioni di lavoro trasparenti e prevedibili nell’Unione europea (GU L 186 dell’11.7.2019, pag. 105).

(4)  GU C 81 del 2.3.2018, pag. 145; GU C 14 del 15.1.2020, pag. 1.

(5)  GU C 14 del 15.1.2020, pag. 46, punto 1.4.

(6)  OCSE, Employment Outlook 2020: Worker security and the COVID-19 crisis.

(7)  Intervento del Professor Olivier De Schutter.

(8)  GU C 220 del 9.6.2021, pag. 13.

(9)  Un trentennio fa era stata compiuta la stessa scelta, adottando la raccomandazione del Consiglio 92/441/CEE, del 24 giugno 1992, in cui si definiscono i criteri comuni in materia di risorse e prestazioni sufficienti nei sistemi di protezione sociale (GU L 245 del 26.8.1992, pag. 46).

(10)  GU C 429 dell’11.12.2020, pag. 173, Conclusioni e raccomandazioni, punto 1.8.

(11)  GU C 125 del 21.4.2017, pag. 10, punto 3.9.

(12)  GU C 47 dell’11.2.2020, pag. 38, punto 1.4.

(13)  GU C 429 dell’11.12.2020, pag. 173, Conclusioni e raccomandazioni, punto 1.14.

(14)  GU C 220 del 9.6.2021, pag. 1. Conclusioni e raccomandazioni, punto 1.14.

(15)  Discorso sullo stato dell'Unione, 16 settembre 2020.


ALLEGATO

I seguenti emendamenti sono stati respinti nel corso del dibattito, ma hanno ottenuto almeno un quarto dei voti espressi (articolo 43, paragrafo 2, del Regolamento interno):

1.    Conclusioni

1.1.

Il CESE ritiene che il piano d’azione sul pilastro europeo dei diritti sociali (di seguito «il piano») costituisca un’utile guida per gli Stati membri e l’Unione europea nei loro sforzi a favore della competitività, della crescita, dell’occupazione, delle riforme strutturali, degli investimenti produttivi e del benessere dei cittadini. Il CESE sottolinea inoltre che non esiste una dimensione sociale senza una solida base economica. La competitività e un’accresciuta produttività basate sulle competenze e sulle conoscenze sono condizioni preliminari per la dimensione sociale dell’UE. Gli sviluppi del mercato del lavoro devono essere sostenuti, non regolamentati in misura eccessiva od ostacolati. Per far fronte alla concorrenza mondiale, l’Europa ha bisogno di una digitalizzazione sempre maggiore e di nuovi modelli aziendali, di innovazione e flessibilità in materia di occupazione, orari di lavoro e mobilità dei lavoratori.

1.2.

Il CESE sostiene i settori prioritari del piano e condivide la posizione ivi espressa, secondo cui «in Europa abbiamo alcune delle società più eque al mondo, gli standard più elevati in materia di condizioni di lavoro e un’ampia protezione sociale», con un ampio acquis sociale già in vigore.

1.3.

Il CESE ricorda che l’eventuale attuazione del piano può avvenire a livello dell’UE o degli Stati membri, tenendo in debito conto le competenze rispettive e i principi di sussidiarietà e proporzionalità. Il coinvolgimento attivo delle parti sociali svolge al riguardo un ruolo cruciale.

1.4.

Il CESE ricorda la natura giuridicamente non vincolante del pilastro sociale e mette in evidenza la ripartizione delle competenze tra l’UE e gli Stati membri, da cui risulta che la politica sociale spetta principalmente agli Stati membri. Qualora l’UE pensasse di formulare proposte legislative in materia di politica sociale, tutte le iniziative dovrebbero basarsi su elementi concreti e su prove della loro adeguatezza allo scopo perseguito. Tali iniziative dovrebbero inoltre essere soggette a una valutazione mirata del loro impatto sulla competitività, come misura di controllo per evitare proposte che rendano più difficile conseguire una maggiore competitività, la creazione di nuovi posti di lavoro e una crescita sostenibile.

2.    Osservazioni generali

2.1.

L’articolo 3 del trattato sull’Unione europea stabilisce che il mercato interno «si adopera per lo sviluppo sostenibile dell’Europa, basato su una crescita economica equilibrata e sulla stabilità dei prezzi, su un’economia sociale di mercato fortemente competitiva, che mira alla piena occupazione e al progresso sociale».

2.2.

L’articolo 153 del trattato sul funzionamento dell’Unione europea sancisce che «l’Unione sostiene e completa l’azione degli Stati membri» solo in determinati campi della politica sociale. Un ampio acquis sociale è già in vigore nell’UE.

2.3.

Il 17 novembre 2017 il Parlamento europeo, il Consiglio e la Commissione hanno proclamato a Göteborg i 20 principi del pilastro europeo dei diritti sociali, che non hanno modificato il diritto primario dell’UE. Il CESE attrae in particolare l’attenzione sul preambolo del pilastro che recita: «A livello dell’Unione il pilastro europeo dei diritti sociali non comporta un ampliamento delle competenze e dei compiti dell’Unione conferiti dai trattati e dovrebbe essere attuato entro i limiti di tali poteri».

2.4.

Nell’agenda strategica dell’UE per il 2019-2024, il Consiglio europeo ha sottolineato che «il pilastro europeo dei diritti sociali dovrebbe essere attuato a livello dell’UE e degli Stati membri nel debito rispetto delle rispettive competenze».

3.    Fase di attuazione

3.1.

Il CESE ritiene che il piano fornisca un’utile guida, anche nei settori dell’occupazione, delle competenze, della salute e della protezione sociale, ma mette in evidenza la ripartizione delle competenze tra l’UE e gli Stati membri, da cui la politica sociale risulta principalmente di competenza degli Stati membri.

3.2.

Il CESE auspica che vengano adottate misure al livello opportuno, nel rispetto dei principi di sussidiarietà e proporzionalità, per migliorare il funzionamento dei mercati del lavoro e dei modelli sociali in modo tale da contribuire alla crescita economica, alla competitività e alla dimensione sociale.

3.3.

A tal fine è necessario il rispetto dei diversi ambienti socioeconomici e della diversità dei sistemi nazionali, nonché del ruolo e dell’autonomia delle parti sociali.

3.4.

Il CESE ritiene che i mercati del lavoro in Europa debbano continuare ad essere riformati, ma secondo modalità che variano a seconda delle diverse parti dell’Unione, sulla base dei loro diversi modelli di mercato. In alcuni Stati membri, possono rendersi necessarie azioni relative ai salari minimi o al conseguimento di costi indiretti del lavoro inferiori. In altri Stati membri, potrebbero rendersi necessari l’introduzione di forme di occupazione più flessibili o l’adattamento dei sistemi di sicurezza sociale in modo da stimolare l’occupazione. Ciò significa che andrebbero privilegiati gli strumenti non vincolanti.

3.5.

Qualora l’UE pensasse di formulare proposte legislative in materia di politica sociale, tutte le iniziative dovrebbero basarsi su elementi concreti e su prove della loro adeguatezza allo scopo perseguito. Tali iniziative dovrebbero inoltre essere soggette a una valutazione mirata del loro impatto sulla competitività, come misura di controllo per evitare proposte che rendano più difficile conseguire una maggiore competitività, la creazione di nuovi posti di lavoro e una crescita sostenibile.

4.    Base economica, parti sociali, occupazione e competenze

4.1.

Il CESE osserva che non esiste una dimensione sociale senza una solida base economica. La competitività e un’accresciuta produttività basate sulle competenze e sulle conoscenze sono condizioni preliminari per la dimensione sociale dell’UE.

4.2.

Il CESE condivide il punto di vista espresso dalla Commissione riguardo alla necessità di sostenere la copertura della contrattazione collettiva, nonché di promuovere l’adesione delle parti sociali. Le parti sociali svolgono un ruolo importante nella creazione di mercati del lavoro ben funzionanti.

4.3.

Il CESE accoglie con favore il punto 4 della dichiarazione di Porto sul ruolo delle parti sociali: «La dimensione sociale, il dialogo sociale e il coinvolgimento attivo delle parti sociali sono sempre stati al centro di un’economia sociale di mercato altamente competitiva».

4.4.

Il CESE è del parere che il modo migliore per promuovere il dialogo sociale e la contrattazione collettiva sia se lo Stato o l’UE non partecipano né alla definizione dei criteri riguardanti gli accordi raggiunti attraverso la contrattazione collettiva, né alla loro applicazione, e che le parti sociali hanno piena responsabilità riguardo a entrambe.

4.5.

Il piano rappresenta una buona opportunità per dimostrare che gli Stati membri e le parti sociali sono in grado di fornire una risposta adeguata alle sfide che i mercati del lavoro devono affrontare dopo la pandemia.

4.6.

Il CESE condivide il punto di vista del piano secondo cui «il sostegno all’occupazione e ai lavoratori non può essere efficace se non si sostengono le imprese e gli imprenditori. Un’industria dinamica rimane al centro della prosperità futura dell’Europa e costituisce una fonte essenziale di nuovi posti di lavoro». Per la creazione di occupazione non si tratta tuttavia di introdurre nuova normativa o altri obblighi, aumentando così gli oneri a carico delle imprese.

4.7.

Come il CESE ha già avuto modo di osservare, la competitività e un’accresciuta produttività basate sulle competenze e sulle conoscenze rappresentano una ricetta per preservare il benessere delle società europee.

4.8.

Il CESE accoglie con favore l’attenzione riservata dal piano all’istruzione, alle competenze e all’apprendimento permanente, compresi il miglioramento continuo delle competenze e la riqualificazione, con l’obiettivo di migliorare l’occupabilità, stimolare l’innovazione, garantire l’equità sociale e colmare il divario di competenze digitali.

5.    Il ruolo del semestre europeo

5.1.

Il CESE ritiene che l’eventuale monitoraggio del piano e delle rispettive riforme nazionali debba svolgersi nel quadro del metodo aperto di coordinamento e del semestre europeo. Il semestre europeo dovrebbe essere utilizzato come quadro di riferimento per sostenere gli sforzi degli Stati membri e delle parti sociali tesi a migliorare — tramite riforme — l’efficacia delle politiche occupazionali e sociali nazionali.

5.2.

Il CESE sottolinea che il quadro di valutazione della situazione sociale proposto nel piano dovrebbe andare ad alimentare il semestre europeo in modo da orientare gli Stati membri nelle loro riforme del mercato del lavoro e delle politiche sociali. Il monitoraggio dei risultati del mercato del lavoro sulla base di indicatori dovrebbe contribuire a scambi strategici coordinati a livello dell’UE, con conseguente elaborazione di adeguate raccomandazioni specifiche per paese nel contesto del processo del semestre europeo.

5.3.

Il CESE ritiene che gli attuali meccanismi di coordinamento degli Stati membri e della Commissione siano gli strumenti opportuni per garantire l’impegno di tutte le parti interessate a livello nazionale nell’attuazione del pilastro, anche per quanto riguarda la sua revisione intermedia. Fornire agli Stati membri orientamenti per l’uso dei meccanismi di coordinamento esistenti dovrebbe essere una priorità per la Commissione.

5.4.

Il CESE invita gli Stati membri a fare il miglior uso possibile del semestre europeo e a cogliere l’opportunità senza precedenti offerta dal dispositivo per la ripresa e la resilienza nella definizione di piani nazionali di ripresa e resilienza ambiziosi. Il CESE osserva che NextGenerationEU è uno strumento di emergenza basato sull’articolo 122 del TFUE e continuerà ad essere considerato una misura una tantum.

Esito della votazione:

Voti favorevoli:

93

Voti contrari:

149

Astensioni:

14


16.9.2021   

IT

Gazzetta ufficiale dell’Unione europea

C 374/50


Parere del Comitato economico e sociale europeo sulla comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni — Un’Unione dell’uguaglianza: strategia per i diritti delle persone con disabilità 2021-2030

[COM(2021) 101 final]

(2021/C 374/09)

Relatore:

Ioannis VARDAKASTANIS

Consultazione

Commissione europea, 26.3/.2021

Base giuridica

Articolo 304 del trattato sul funzionamento dell’Unione europea

 

 

Sezione competente

Occupazione, affari sociali, cittadinanza

Adozione in sezione

21.6.2021

Adozione in sessione plenaria

7.7.2021

Sessione plenaria n.

562

Esito della votazione

(favorevoli/contrari/astenuti)

233/0/2

1.   Conclusioni e raccomandazioni

1.1.

Il CESE accoglie con favore la nuova strategia dell’UE per i diritti delle persone con disabilità (in appresso «la strategia»), che ha integrato molti dei suggerimenti formulati dal movimento europeo delle persone disabili e dalla società civile. La strategia rispecchia inoltre molte delle proposte presentate nel parere del CESE del 2019 (1), contribuisce ad attuare la Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità (CRPD) a livello dell’UE e costituisce un elemento essenziale dell’Unione dell’uguaglianza. Il CESE nutre tuttavia preoccupazione per l’indebolimento delle misure obbligatorie e della legislazione vincolante previste per la fase attuativa, ma riconosce che, rispetto alla strategia per il periodo 2010-2020, la nuova strategia segna un evidente passo in avanti dal punto di vista delle ambizioni.

1.2.

L’impegno a favore dell’istituzione di una piattaforma sulla disabilità è molto promettente, ma rischia allo stesso tempo di essere deludente se assolto in maniera lacunosa. Occorre garantire la trasparenza in relazione ai membri, ai programmi delle riunioni (con la possibilità di contribuire ai punti dell’ordine del giorno) e ai risultati. La piattaforma dovrà inoltre garantire che le organizzazioni delle persone con disabilità possano far sentire la propria voce. Il CESE ritiene di avere un ruolo da svolgere in tale ambito e di dover partecipare alla piattaforma.

1.3.

Occorre rafforzare il collegamento tra la strategia sulla disabilità e i considerevoli investimenti previsti nell’ambito del dispositivo per la ripresa e la resilienza. Dovrebbe essere garantito e ottimizzato anche il legame con l’attuazione e il monitoraggio del piano d’azione per il pilastro europeo dei diritti sociali e, in particolare, con il principio 17 di tale pilastro. Il CESE auspica che la Commissione europea elabori un programma più chiaro e più incisivo su come promuovere l’uso della dotazione nazionale del dispositivo per la ripresa e la resilienza al fine di aiutare le persone con disabilità a riprendersi dalla pandemia. La Commissione deve chiedere spiegazioni agli Stati membri che non sono stati trasparenti riguardo ai loro piani o che non hanno seguito i suoi orientamenti per garantire una consultazione costruttiva della società civile. La Commissione deve inoltre essere risoluta nell’opporsi a piani che propongono investimenti contrari alla CRPD, come ad esempio gli investimenti in contesti di assistenza istituzionale.

1.4.

Il CESE prende atto con soddisfazione della proposta relativa ad AccessibleEU, anche se nella fase attuale non risponde alla sua richiesta di creare una commissione dell’UE per l’accesso. La Commissione deve indicare in modo chiaro e trasparente come prevede di finanziare tale agenzia e di reclutarne il personale, nonché come intende garantire la presenza delle persone con disabilità, che devono essere rappresentate non solo esternamente in qualità di attori consultati, ma anche internamente, nelle vesti di dipendenti ed esperti.

1.5.

Il CESE sostiene con convinzione l’iniziativa faro relativa alla tessera europea di disabilità e ritiene che essa abbia il potenziale per promuovere un grande cambiamento. Ciononostante, il Comitato si rammarica del fatto che non sia stato ancora definito alcun impegno su come garantirne il riconoscimento da parte degli Stati membri. Il Comitato sottolinea la necessità che l’iniziativa della tessera di disabilità sia messa in atto mediante un regolamento che la renda direttamente applicabile e attuabile nell’intera UE.

1.6.

Il CESE sostiene il progetto di una guida di buone pratiche elettorali che affronti il tema della partecipazione delle persone con disabilità al processo elettorale, in programma per il 2023. Il Comitato sostiene inoltre il lavoro in programma con gli Stati membri, la rete europea di cooperazione in materia elettorale e il Parlamento europeo al fine di garantire i diritti politici delle persone con disabilità su un piano di parità con gli altri. Il CESE raccomanda di anticipare la realizzazione di questo obiettivo affinché gli enti nazionali e locali abbiano il tempo di adottare pratiche più accessibili prima delle elezioni europee del 2024.

1.7.

Mancano azioni specifiche volte ad affrontare le esigenze delle donne e delle ragazze con disabilità. Il CESE chiede di rimediare quanto più possibile a tale lacuna, garantendo che la dimensione di genere sia integrata in tutte le azioni già previste dalla strategia. Tale aspetto andrebbe considerato con particolare attenzione nelle azioni intese a contrastare la violenza. L’attenzione rivolta alle donne dovrebbe essere estesa anche ai familiari che prestano assistenza informale e a lungo termine a un membro della famiglia con disabilità, dato che è assai probabile che tali ruoli di assistenza siano svolti da donne. Dopo la revisione intermedia della strategia, il CESE auspica che nella seconda metà del periodo di attuazione venga proposta un’iniziativa faro specifica sulle donne con disabilità.

1.8.

Le azioni connesse all’accesso alla giustizia e alle persone con disabilità in qualità di vittime di violenza rivestono un’importanza fondamentale. Il CESE ritiene che tali azioni, in particolare quelle relative alla formazione dei professionisti del sistema giudiziario e delle autorità di contrasto, debbano anche fornire orientamenti su come garantire che alle persone con disabilità non sia negato l’accesso alla giustizia a causa di incapacità giuridica o che per loro non sussistano ritardi nei procedimenti giudiziari per problemi di accessibilità, per assenza di sostegno nel processo decisionale o per mancanza di assistenza nella comunicazione, come ad esempio l’interpretazione nella lingua dei segni.

1.9.

Gli orientamenti proposti in relazione alle migliorie per quanto riguarda la vita indipendente e l’inclusione nella comunità costituiscono un aspetto che la Commissione dovrà affrontare con particolare attenzione. Tali orientamenti devono basarsi su definizioni molto chiare di che cosa si intende per assistenza istituzionale, servizi a livello della comunità e vita indipendente. Il CESE raccomanda alla Commissione di sviluppare tali definizioni sulla base di quelle stabilite e concordate dal gruppo di esperti europeo sulla transizione dall’assistenza istituzionalizzata all’assistenza di prossimità, nonché tenendo conto dell’osservazione generale n. 5 della CRPD sull’articolo 19.

1.10.

Il pacchetto proposto per migliorare i risultati sul mercato del lavoro e l’impegno assunto dalla stessa Commissione a compiere progressi nell’assunzione e nell’inclusione di persone con disabilità nelle istituzioni dell’UE giungono come una risposta chiara alle richieste della società civile. Non si sottolineerà mai abbastanza quanto sia fondamentale concentrarsi sulla promozione dell’occupazione di qualità per le persone con disabilità alla luce della pandemia di COVID-19 (2), e sotto questo profilo la strategia avrebbe potuto essere più coraggiosa. Il CESE raccomanda fortemente di organizzare tale lavoro partendo dalla definizione di indicatori atti a monitorare l’attuazione delle azioni e di adoperarsi per allineare dette misure con quelle per la protezione civile e per la salute e la sicurezza sul luogo di lavoro. Per quanto concerne l’occupazione negli Stati membri, ciò potrebbe avvenire in parte tramite la proposta della Commissione di includere indicatori relativi al divario nel tasso di occupazione delle persone con disabilità nel nuovo quadro di valutazione della situazione sociale che accompagna il pilastro europeo dei diritti sociali e di introdurre una disaggregazione relativa alla disabilità in alcuni degli altri indicatori. Il CESE sottolinea che l’obiettivo non è solo quello di aumentare i tassi di occupazione, ma anche di offrire posti di lavoro di qualità che consentano alle persone con disabilità di migliorare la loro posizione sociale attraverso il lavoro. Il CESE raccomanda quindi che il quadro di valutazione contenga indicatori sulla qualità dell’occupazione delle persone con disabilità, ad esempio indicando se esse dispongono di contratti a tempo pieno e a lungo termine e se sono assunte nel mercato del lavoro aperto. La Commissione dovrà insistere con forza sugli obiettivi stabiliti per gli Stati membri, che definiscono di quanto essi dovranno ridurre il divario nel tasso di occupazione delle persone con disabilità entro il 2030. Il Comitato si augura di vedere obiettivi ambiziosi che prevedano di avvicinarsi il più possibile all’eliminazione di qualsiasi divario occupazionale, con particolare attenzione all’occupazione nel mercato del lavoro aperto.

1.11.

La strategia propone svariate azioni in materia di istruzione. Il Comitato sottolinea che l’azione relativa alla formazione degli insegnanti nell’istruzione per alunni con bisogni speciali dovrebbe incentrarsi anche sulla formazione degli insegnanti nei contesti di istruzione tradizionale per offrire un apprendimento scolastico inclusivo. Gli Stati membri dovrebbero essere esortati a inserire insegnanti per alunni con bisogni speciali nei contesti inclusivi, per consentire che i bambini con disabilità ricevano il sostegno specializzato di cui potrebbero aver bisogno ma facciano parte, al tempo stesso, di una scuola tradizionale, frequentata da discenti senza disabilità.

1.12.

La proposta di aggiornare il pacchetto di strumenti per «l’approccio basato sui diritti, che comprende tutti i diritti umani per la cooperazione allo sviluppo dell’UE» è un passo positivo. Tale aggiornamento dovrebbe essere portato a termine con il contributo delle organizzazioni delle persone con disabilità a livello nazionale e locale con sede nei paesi in cui sono effettuati gli investimenti in questione.

1.13.

L’azione volta a sostenere gli Stati membri nell’attuazione della convenzione dell’Aia del 2000 sarebbe in contrasto con la CRPD riguardo a questioni come il trattamento forzato e la coercizione. Tale aspetto va affrontato con il contributo delle organizzazioni delle persone con disabilità prima che la Commissione intraprenda qualsiasi ulteriore azione.

1.14.

Il CESE è lieto di constatare che la Commissione si impegna a dare l’esempio. Proposte come quelle relative all’accessibilità degli edifici della Commissione dovranno essere attuate in maniera rigorosa e senza discostarsi dalle tempistiche di attuazione definite nella strategia.

1.15.

La strategia proposta per la raccolta dei dati è una delle proposte fondamentali. Il CESE sottolinea la necessità di garantire una raccolta più sistematica di dati disaggregati, possibilmente ricorrendo al questionario breve del gruppo di Washington.

1.16.

Si prevede che un quadro di monitoraggio relativo agli obiettivi e alle azioni della strategia sia pronto entro il 2021. Il CESE, e in particolare il suo gruppo Disabilità, è disponibile ad assistere la Commissione nell’elaborazione di detto quadro, insieme alle organizzazioni delle persone con disabilità, che dovrebbero essere coinvolte pienamente e in maniera costruttiva nell’intero processo.

1.17.

La strategia prevede che le persone con disabilità partecipino pienamente alla Conferenza sul futuro dell’Europa. Il CESE auspica che la Commissione tenga fede a questo impegno coinvolgendo le persone con disabilità e le rispettive organizzazioni di rappresentanza in tutti gli ambiti della Conferenza, non solo in quelli che riguardano specificamente la disabilità.

1.18.

Il CESE invita la Commissione ad avviare i preparativi per la selezione di un candidato dell’UE al comitato della CRPD e raccomanda che tale candidato sia una donna europea con disabilità.

1.19.

Nell’attuazione della strategia, un ruolo essenziale spetta anche al Consiglio dell’UE. Il CESE invita tale istituzione ad aderire alla piattaforma sulla disabilità e a nominare quanto prima un coordinatore per la disabilità, come previsto nella strategia. Tale figura dovrebbe fungere da punto focale della CRPD, come raccomandato all’UE nel 2015 nelle osservazioni conclusive in merito alla revisione della CRPD.

1.20.

Il CESE invita inoltre il movimento delle persone con disabilità a essere proattivo e a fare pressioni affinché ogni singola azione della strategia consegua i risultati annunciati, nonché a dar prova di solidarietà nel garantire che le misure vadano a beneficio anche degli immigrati e dei profughi con disabilità. Il lancio della strategia per i diritti delle persone con disabilità è soltanto un punto di partenza. Non sarà la strategia di per sé a portare un vero cambiamento per le persone con disabilità, ma piuttosto la forza di ciascuna delle sue componenti nell’arco dei prossimi dieci anni. Le parti sociali e le organizzazioni della società civile dovrebbero sostenere pienamente l’attuazione della nuova strategia.

2.   Osservazioni generali

2.1.

Il CESE è lieto di constatare che la strategia dell’UE per i diritti delle persone con disabilità 2021-2030 costituisce un evidente passo in avanti rispetto alla strategia precedente. Il CESE esprime inoltre grande apprezzamento per il processo di consultazione condotto dalla Commissione e per il fatto che molte delle proposte presentate dal CESE nel suo parere sul tema (3) siano state incluse nella strategia finale. Ciò evidenzia, fra l’altro, la chiara abilità del Comitato di influenzare i risultati delle nuove politiche e iniziative dell’UE.

2.2.

Il CESE si compiace del fatto che la Commissione si sia impegnata a realizzare sette iniziative faro, con obiettivi e date di attuazione chiari. Tale livello di trasparenza faciliterà notevolmente il lavoro del CESE, della società civile e delle parti sociali nella preparazione dei rispettivi contributi da apportare a dette azioni.

2.3.

Tra le proposte faro, il CESE ravvisa un particolare potenziale nel centro di risorse AccessibleEU, il cui successo dipenderà in parte dalle risorse che gli saranno attribuite dalla Commissione, dalle competenze del personale che lo gestirà e dalla sua capacità di riunire esperti che siano in grado di trasmettere conoscenze realmente preziose agli Stati membri.

2.4.

Il CESE prende atto con soddisfazione della proposta di creare una tessera europea di disabilità. I cambiamenti che tale tessera comporterà per la vita delle persone con disabilità dipenderanno dai diritti e dai vantaggi che essa garantirà quando sarà introdotta, nonché dall’adozione di misure volte a garantirne l’attuazione in tutti gli Stati membri.

2.5.

Uno dei punti di forza della strategia risiede nel modo in cui essa influenzerà i lavori interni della Commissione, nonché nei collegamenti di quest’ultima con le altre istituzioni dell’UE. Il CESE accoglie con particolare favore l’impegno della Commissione a tenere con esso uno scambio di vedute annuale. Ritiene inoltre di dover svolgere un ruolo nella nuova piattaforma sulla disabilità, insieme alle organizzazioni delle persone con disabilità.

2.6.

Sotto alcuni aspetti sembra di percepire una certa riluttanza nel far sì che la strategia rappresenti un vero passo in avanti. Infatti, pur facendo proprie molte delle proposte presentate nel parere del CESE (4), l’impegno a favore di una nuova legislazione è praticamente assente. Delle cinque azioni che fanno riferimento ad una legislazione vincolante, quattro sono revisioni già in atto di normative esistenti e una consiste nella proposta di valutare la possibilità di una legislazione «se opportuno». La nuova strategia favorisce meccanismi come orientamenti e pacchetti di strumenti che, benché siano capaci di determinare progressi nelle pratiche degli Stati membri, comportano un rischio di inadempienza molto più elevato in assenza di mezzi che consentano di citare gli Stati membri di fronte alla Corte di giustizia dell’UE.

2.7.

Nella strategia, la Commissione promette di affrontare alcune questioni attraverso altre strategie e piani d’azione dell’UE, quali la strategia dell’UE per la pubblica amministrazione digitale e il piano d’azione per l’economia sociale, ma non sempre si sofferma a illustrare esattamente il modo in cui le questioni relative alla disabilità saranno affrontate nell’ambito di tali strategie. La Commissione dovrebbe invece fornire maggiori dettagli sulle modalità precise con cui intende procedere a tal riguardo.

2.8.

Il CESE esprime preoccupazione per quanto concerne l’azione volta a sostenere gli Stati membri nell’attuazione della convenzione dell’Aia del 2000, che sarebbe in contrasto con la CRPD in merito a questioni quali il trattamento forzato e la coercizione nelle procedure mediche. Tale aspetto va affrontato con il contributo delle organizzazioni delle persone con disabilità prima che la Commissione intraprenda qualsiasi ulteriore azione.

2.9.

Secondo il CESE, la strategia ha il potenziale per conseguire un cambiamento reale, ma ciò dipenderà interamente dall’efficacia della sua attuazione e dal livello di ambizione delle singole azioni. Se la Commissione e gli Stati membri non daranno prova di ambizione nel sollecitare azioni che mettano in discussione lo status quo, la strategia potrebbe facilmente deludere le aspettative degli oltre 100 milioni di persone con disabilità che vivono nell’UE.

2.10.

Il CESE invita il movimento delle persone con disabilità a essere proattivo nel fare pressioni affinché la strategia consegua i risultati annunciati. Non sarà la strategia di per sé a portare un vero cambiamento per le persone con disabilità, ma piuttosto la forza di ciascuna delle sue componenti nell’arco dei prossimi dieci anni.

3.   Accessibilità e godimento dei diritti dell’UE

3.1.

I capitoli due e tre della strategia sono dedicati alle azioni connesse all’accessibilità e al godimento dei diritti dell’UE. Di seguito si illustrano alcune delle azioni principali.

3.1.1.

Un’iniziativa faro per l’istituzione di un centro di risorse denominato AccessibleEU. Il centro riunirà le autorità nazionali responsabili dell’attuazione e dell’applicazione delle norme sull’accessibilità ed esperti e professionisti in materia di accessibilità, allo scopo di condividere le buone pratiche a livello trasversale e di elaborare strumenti e norme volti a facilitare l’attuazione del diritto dell’UE. L’iniziativa riflette la richiesta di una commissione europea per l’accessibilità avanzata dal CESE. La Commissione deve chiarire come avverranno il finanziamento e il reclutamento del personale del centro, nonché come esso entrerà in contatto con gli esperti in materia di accessibilità, le persone che hanno un’esperienza di questo tipo di problemi e le organizzazioni delle persone con disabilità.

3.1.2.

La creazione entro la fine del 2023 di una tessera europea di disabilità che sia riconosciuta in tutti gli Stati membri. Il CESE è lieto di constatare che tale iniziativa risponde direttamente alla richiesta formulata nel suo parere del 2019 (5). Il successo di questa iniziativa dipenderà dall’entità dei diritti garantiti dalla tessera e dal consenso di tutti gli Stati membri ad attuarla pienamente. Il CESE esorta la Commissione a dare prova di ambizione riguardo alla tessera di disabilità, tenendo conto del fatto che essa costituirà uno dei risultati principali della strategia, nonché un parametro di riferimento in base al quale molti misureranno il successo della strategia stessa.

3.1.3.

La valutazione dell’applicazione della direttiva sull’accessibilità del web per stabilire se occorra rivederla. Detta valutazione rappresenta un’opportunità per esaminare se la legislazione in questione sia adeguata allo scopo in un settore pubblico sempre più digitale, in particolare a seguito della pandemia di COVID-19. Secondo il CESE, la Commissione dovrebbe sospendere le deroghe all’applicazione della direttiva per quanto concerne determinati siti web (ad esempio di scuole, scuole dell’infanzia o asili nido), dal momento che queste potenziali esclusioni potrebbero aver avuto un impatto negativo sulle persone con disabilità che possono accedere a tali servizi pubblici solo attraverso strumenti digitali. Il CESE auspica inoltre che sia fornita una spiegazione più chiara in merito alle azioni che saranno intraprese nel caso di Stati membri che non rispettano i requisiti della direttiva.

3.1.4.

Il riesame di una serie di legislazioni esistenti, in particolare il quadro normativo connesso alla prestazione energetica degli edifici, compreso il suo impatto sui miglioramenti nell’accessibilità grazie alle norme sulle ristrutturazioni; il quadro normativo sui diritti dei passeggeri; il regolamento (UE) n. 1315/2013 del Parlamento europeo e del Consiglio (6) sugli orientamenti dell’Unione per lo sviluppo della rete transeuropea dei trasporti per rafforzarne l’accessibilità; e il pacchetto sulla mobilità urbana. Pur rammaricandosi del fatto che la Commissione non sia stata più ambiziosa nel proporre un maggior numero di azioni basate su una legislazione vincolante, il Comitato è lieto di constatare che la sua richiesta di azione in merito all’accessibilità dell’ambiente edificato e dei trasporti abbia influenzato la strategia. Il CESE esorta la Commissione a dare prova di ambizione nelle modifiche prefigurate e a sostenere misure coraggiose in materia di accessibilità.

3.1.5.

La definizione di una guida di buone pratiche elettorali che affronti il tema della partecipazione delle persone con disabilità al processo elettorale, nonché la collaborazione con gli Stati membri, la rete europea di cooperazione in materia elettorale e il Parlamento europeo al fine di garantire l’esercizio dei diritti politici delle persone con disabilità, compreso il diritto di candidarsi alle elezioni e di ricevere informazioni accessibili. La Commissione risponderà inoltre alle esigenze delle persone con disabilità nel compendio sul voto elettronico e sosterrà la partecipazione democratica inclusiva. Sarà importante che la Commissione operi in stretta collaborazione con il Parlamento europeo per far sì che le prossime elezioni europee siano accessibili e che l’UE dia l’esempio.

4.   Qualità della vita dignitosa e parità nella partecipazione

4.1.

I capitoli quattro e cinque della strategia sono dedicati alle azioni connesse alla qualità della vita e alla parità. Di seguito si illustrano alcune delle azioni principali.

4.1.1.

Un’iniziativa faro sugli orientamenti per una vita indipendente, affinché gli Stati membri introducano migliorie per quanto riguarda la vita indipendente e l’inclusione nella comunità. Il CESE ritiene che quest’iniziativa potrebbe essere fondamentale. La sua forza dipenderà da una indicazione chiara e rigorosa di che cosa costituisce l’assistenza istituzionale, del motivo per cui andrebbe evitata e di che cosa si intende per investimenti in servizi a livello della comunità e a favore della vita indipendente. Gli orientamenti dovranno essere elaborati con il contributo delle persone con disabilità e delle rispettive organizzazioni di rappresentanza.

4.1.2.

Un quadro europeo di qualità per servizi sociali di eccellenza, al fine di migliorare l’erogazione di servizi alle persone con disabilità e aumentare l’attrattiva dei posti di lavoro in questo settore. Il CESE ritiene che detto quadro debba non solo concentrarsi su come rendere il settore dei servizi sociali più attrattivo in termini di salari e condizioni di lavoro, ma anche garantire che i prestatori di servizi ricevano un’adeguata formazione su come offrire un sostegno che sia guidato dalle scelte degli utenti dei servizi e adotti un approccio incentrato sulla persona e basato sui diritti umani.

4.1.3.

Un nuovo pacchetto per migliorare i risultati sul mercato del lavoro delle persone con disabilità. Nell’ambito di tale pacchetto, la Commissione cercherà inoltre di garantire un’applicazione rigorosa da parte degli Stati membri dei diritti contemplati dalla direttiva sulla parità di trattamento in materia di occupazione e riferirà in merito alla sua applicazione nel 2021. Sempre nel 2021 la Commissione supervisionerà altresì lo sviluppo di un piano d’azione per il settore dell’economia sociale, con opportunità relative alle persone con disabilità e all’integrazione nel mercato del lavoro aperto. Le persone con disabilità incontrano molti ostacoli nell’accesso all’occupazione. Il CESE ritiene che la Commissione debba indicare chiaramente quali siano gli ostacoli esistenti e quali tra questi debbano essere affrontati con maggiore urgenza, nonché in quale misura la crisi della COVID-19 abbia peggiorato la situazione. Il CESE raccomanda di far precedere l’elaborazione del pacchetto dallo svolgimento di una ricerca o di un’indagine per chiedere alle persone con disabilità e alle organizzazioni che le rappresentano quali provvedimenti desiderano che siano adottati. Il CESE ritiene inoltre che il pacchetto per l’occupazione dovrebbe concentrarsi sulla possibilità di avere accesso a un’occupazione di qualità sul mercato del lavoro aperto, anche nell’economia sociale e nei modelli occupazionali inclusivi in relazione alla disabilità (D-WISE), evitando l’ulteriore esclusione delle persone con disabilità, e rivolgendosi in particolare alle donne e ai giovani con disabilità che sono alla ricerca di un lavoro. L’obiettivo non dovrebbe essere solo quello di accrescere i tassi di occupazione, ma anche quello di consentire alle persone con disabilità di migliorare il proprio status sociale e la propria situazione economica attraverso il lavoro retribuito.

4.1.4.

L’avvio, nel 2022, di uno studio sulla protezione sociale e i servizi per le persone con disabilità, seguito da orientamenti per sostenere gli Stati membri in ulteriori riforme della protezione sociale incentrate sui quadri di valutazione della disabilità. Lo studio dovrebbe concentrarsi sui servizi sociali quale base per garantire una vita dignitosa alle persone con disabilità, nonché sul ruolo delle famiglie e delle persone che prestano assistenza. Negli orientamenti andrebbe pertanto sottolineato che i servizi devono essere in grado di soddisfare le esigenze individuali delle persone con disabilità, essere basati all’interno della comunità e non in contesti isolati ed essere accompagnati dall’erogazione di un adeguato assegno di invalidità. È fondamentale che gli orientamenti sulle riforme in materia di protezione sociale affrontino la questione del maggiore costo della vita per le persone con disabilità ed esortino gli Stati membri a essere più flessibili per consentire alle persone di mantenere gli assegni di invalidità indipendentemente dal loro reddito o da quello del loro coniuge o partner. Le persone con disabilità dovrebbero essere libere di cercare un lavoro o di convivere con il proprio partner o sposarsi senza essere penalizzate dal punto di vista economico.

4.1.5.

Una strategia di formazione degli operatori della giustizia, con particolare attenzione alla legislazione dell’UE in materia di disabilità, compresa la CRPD. La strategia comprenderà uno studio sulle garanzie procedurali per gli adulti vulnerabili nei procedimenti penali e valuterà la necessità di proposte legislative volte a rafforzare il sostegno e la protezione degli adulti vulnerabili, in linea con la strategia sui diritti delle vittime. La Commissione fornirà inoltre agli Stati membri orientamenti sull’accesso alla giustizia per le persone con disabilità nell’UE e sosterrà gli Stati membri nel promuovere la partecipazione delle persone con disabilità in qualità di professionisti al sistema giudiziario. Il CESE accoglie con favore queste proposte, che riflettono le raccomandazioni formulate nel suo parere (7). È altresì lieto di constatare che la Commissione chiederà all’Agenzia per i diritti fondamentali di esaminare la situazione delle persone con disabilità che vivono in istituti in relazione alla violenza, agli abusi e alla tortura. Dette azioni dovrebbero fornire anche orientamenti su come garantire che le persone con disabilità non si vedano negare il diritto alla giustizia o non subiscano ritardi per problemi di accessibilità, mancanza di capacità giuridica, mancanza di assistenza per il processo decisionale supportato o di assistenza nella comunicazione, come ad esempio l’interpretazione nella lingua dei segni. Le buone pratiche in materia di processo decisionale supportato dovrebbero essere raccolte conformemente agli articoli 12 e 13 della CRPD. Potrebbe inoltre essere utile esaminare in che modo gli Stati membri hanno attuato la raccomandazione della Commissione del 27 novembre 2013 sulle garanzie procedurali per le persone vulnerabili indagate o imputate in procedimenti penali (8).

4.1.6.

Varie azioni nell’ambito dell’istruzione, tra cui il sostegno agli Stati membri per garantire tecnologie assistive e fornire un ambiente e contenuti di apprendimento digitale accessibili nell’ambito del piano d’azione per l’istruzione digitale 2021-2027. La Commissione propone anche un pacchetto di strumenti per l’inclusione nell’educazione e cura della prima infanzia, comprensivo di un capitolo specifico sui minori con disabilità. Infine, la Commissione sosterrà gli Stati membri affinché sviluppino ulteriormente i loro sistemi di formazione degli insegnanti per far fronte alla carenza di insegnanti nell’istruzione per alunni con bisogni speciali e consentire a tutti i professionisti dell’istruzione di gestire la diversità e un’istruzione inclusiva. Il CESE è lieto di constatare che la Commissione riconosce il ruolo che l’UE può svolgere nella promozione di un’istruzione inclusiva, e in particolare dell’apprendimento elettronico, dal momento che i discenti con disabilità si sono trovati a far fronte a numerosi problemi di accessibilità durante la pandemia di COVID-19. Il Comitato desidera tuttavia sottolineare che l’azione relativa alla formazione degli insegnanti nell’istruzione per alunni con bisogni speciali dovrebbe incentrarsi anche sulla formazione degli insegnanti nei contesti di istruzione tradizionale su come offrire un apprendimento scolastico inclusivo. La Commissione dovrebbe promuovere l’istruzione inclusiva generalizzata e incoraggiare gli Stati membri a inserire insegnanti per alunni con bisogni speciali nei contesti di istruzione inclusiva. Occorre inoltre investire nella consulenza di orientamento professionale per le persone con disabilità nei sistemi di istruzione e migliorarne l’offerta.

4.1.7.

Nei settori delle arti e della cultura, dello sport, del tempo libero e delle attività ricreative, compreso il turismo, impostati in un’ottica di inclusività, la strategia rafforzerà la partecipazione operando su più fronti, in particolare cooperando con le organizzazioni sportive generali e con quelle specifiche per le persone con disabilità, sostenendo la creazione di opere d’arte da parte di artisti con disabilità e avvalendosi dei fondi dell’UE per rendere i siti del patrimonio culturale e gli eventi artistici più accessibili alle persone con disabilità.

4.1.8.

Il CESE si rammarica che la strategia manchi di ambizione per quanto riguarda l’adozione della direttiva orizzontale sulla non discriminazione, ferma in seno al Consiglio ormai da un decennio. Non esistono piani concreti per superare questo stallo o proporre alternative nel caso in cui il Consiglio non riesca a raggiungere un accordo.

4.1.9.

Il CESE avrebbe inoltre voluto che si prestasse maggiore attenzione alle questioni relative alla salute. La strategia si concentra sul piano di lotta contro il cancro, una scelta che il CESE accoglie con favore, ma rimane molto vaga sulla salute mentale, sull’accessibilità delle informazioni relative alla salute e sulla prestazione di assistenza sanitaria alle persone con disabilità che vivono ancora in istituti.

5.   Promozione dei diritti delle persone con disabilità a livello mondiale

5.1.

Il capitolo sei della strategia è dedicato alle azioni volte alla promozione dei diritti delle persone con disabilità a livello mondiale. Di seguito si illustrano alcune delle azioni principali.

5.1.1.

Il rafforzamento della raccolta di dati dell’Unione sulle persone con disabilità nell’ambito degli aiuti umanitari finanziati dall’UE, ad esempio promuovendo l’uso del questionario breve del gruppo di Washington. Si tratta di una proposta eccellente, che risponde alle richieste avanzate in passato dal CESE. Il Comitato auspica un miglioramento della raccolta di dati disaggregati su tutti i fronti, in particolare in relazione alle persone che vivono negli istituti. L’UE dovrebbe inoltre sostenere l’attuazione della CRPD e promuoverne la ratifica a livello mondiale.

5.1.2.

L’aggiornamento nel 2021 del pacchetto di strumenti per «l’approccio basato sui diritti, che comprende tutti i diritti umani per la cooperazione allo sviluppo dell’UE». Tale aggiornamento dovrebbe essere portato a termine collaborando non solo con le organizzazioni delle persone con disabilità dell’UE, ma anche con organizzazioni analoghe a livello nazionale e locale che hanno la loro sede nei paesi in cui sono effettuati gli investimenti in questione.

5.1.3.

La garanzia di un ricorso sistematico all’indicatore sulla disabilità del comitato di assistenza allo sviluppo (DAC) dell’OCSE per tracciare gli investimenti inclusivi sul piano della disabilità ai fini di un monitoraggio mirato dei finanziamenti dell’UE. Il CESE è molto lieto di constatare che questo suggerimento, presentato nel suo parere SOC/616 (9), sia stato integrato nella strategia.

6.   Attuare la strategia e dare l’esempio

6.1.

I capitoli sette e otto della strategia sono dedicati alle azioni connesse all’attuazione della strategia stessa e alla descrizione del modo in cui la Commissione intende modificare la propria struttura e i suoi metodi di lavoro per raggiungere tale obiettivo. Di seguito si illustrano alcune delle azioni principali.

6.1.1.

Uno scambio di opinioni annuale con il CESE. Il Comitato si compiace dell’intenzione di formalizzare il suo coinvolgimento nell’attuazione della strategia e attende con interesse detta cooperazione continua e strutturata. Il Comitato è altresì lieto di constatare che la Commissione organizzerà periodicamente anche delle riunioni ad alto livello con il Parlamento europeo, il Consiglio e il SEAE, con la partecipazione di organizzazioni rappresentative delle persone con disabilità.

6.1.2.

L’istituzione della piattaforma sulla disabilità in sostituzione del gruppo ad alto livello sulla disabilità. La piattaforma coadiuverà l’attuazione della strategia e delle strategie nazionali in materia di disabilità e riunirà i punti focali nazionali della CRPD, le organizzazioni delle persone con disabilità e la Commissione. Essa offrirà un forum per discutere delle valutazioni delle Nazioni Unite relative all’attuazione della Convenzione da parte degli Stati membri. Il CESE ripone grandi speranze in questa nuova struttura, che si preannuncia più aperta e trasparente del gruppo ad alto livello.

6.1.3.

Una rinnovata strategia sulle risorse umane volta a promuovere l’assunzione e le prospettive di carriera del personale con disabilità, servendosi anche dell’Ufficio per la diversità e l’inclusione, che si occuperà di sovrintendere allo sviluppo e all’attuazione delle azioni volte a promuovere la diversità e l’inclusione in tutti i servizi della Commissione. Il CESE ritiene che questa sia una delle azioni più promettenti della strategia e auspica che essa determini un reale aumento delle assunzioni di persone con disabilità presso le istituzioni dell’UE. Il CESE è altresì lieto di constatare che la Commissione aggiornerà la strategia di comunicazione mirata e proiezione all’esterno dell’EPSO e rafforzerà la rendicontazione da parte della dirigenza di tutti i servizi della Commissione sulla diversità e sugli accomodamenti ragionevoli per il personale con disabilità.

6.1.4.

Il miglioramento dell’accessibilità di tutti i servizi di comunicazioni audiovisive e grafiche della Commissione entro il 2023. Il CESE accoglie con favore tale azione e invita la Commissione a collaborare con esperti in materia di accessibilità per garantire il livello di accessibilità più elevato possibile.

6.1.5.

La garanzia dell’accessibilità di tutti i nuovi edifici occupati dalla Commissione. La Commissione garantirà inoltre che i luoghi in cui si svolgono i suoi eventi siano accessibili e che, entro il 2030, tutti i suoi edifici rispettino le norme europee in materia di accessibilità. Il CESE esorta la Commissione ad adoperarsi per conseguire tutti i risultati annunciati.

6.1.6.

L’elaborazione di una strategia per la raccolta dei dati che orienterà gli Stati membri e analizzerà le fonti di dati e gli indicatori esistenti, compresi i dati amministrativi. Il CESE sottolinea la necessità di raccogliere dati disaggregati, possibilmente utilizzando il questionario breve del gruppo di Washington, come già accennato nella strategia.

6.1.7.

La pubblicazione di un quadro di monitoraggio relativo agli obiettivi e alle azioni della strategia, seguita dall’elaborazione di nuovi indicatori di disabilità e dalla pubblicazione, nel 2024, di una relazione sulla strategia che ne valuti lo stato di avanzamento e, se necessario, ne aggiorni gli obiettivi e le azioni. Il CESE, e in particolare il suo gruppo Disabilità, è pronto a sostenere la Commissione europea nell’elaborazione di detto quadro, insieme alle organizzazioni delle persone con disabilità. Il Comitato si compiace che sia stata stabilita una data per la pubblicazione della relazione sull’attuazione, individuata in modo da consentire alla Commissione di colmare eventuali lacune nell’arco della durata della strategia.

Bruxelles, 7 luglio 2021

Il presidente del Comitato economico e sociale europeo

Christa SCHWENG


(1)  GU C 97 del 24.3.2020, pag. 41.

(2)  Disability and labour market integration: Policy trends and support (Disabilità e integrazione nel mercato del lavoro — Tendenze politiche e sostegno).

(3)  GU C 97 del 24.3.2020, pag. 41.

(4)  GU C 97 del 24.3.2020, pag. 41.

(5)  GU C 97 del 24.3.2020, pag. 41, GU C 56 del 16.2.2021, pag. 36.

(6)  Regolamento (UE) n. 1315/2013 del Parlamento europeo e del Consiglio, dell’11 dicembre 2013 , sugli orientamenti dell’Unione per lo sviluppo della rete transeuropea dei trasporti e che abroga la decisione n. 661/2010/UE (GU L 348 del 20.12.2013, pag. 1).

(7)  GU C 97 del 24.3.2020, pag. 41.

(8)  GU C 378 del 24.12.2013, pag. 8.

(9)  GU C 97 del 24.3.2020, pag. 41.


16.9.2021   

IT

Gazzetta ufficiale dell’Unione europea

C 374/58


Parere del Comitato economico e sociale europeo sulla «Proposta di raccomandazione del Consiglio che istituisce una garanzia europea per l’infanzia»

[COM(2021) 137 final]

e sulla «Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni “Strategia dell’UE sui diritti dei minori”»

[COM(2021) 142 final]

(2021/C 374/10)

Relatrice:

Kinga JOÓ

Correlatrice:

Maria del Carmen BARRERA CHAMORRO

Consultazione

Commissione europea, 31.5.2021

Base giuridica

Articolo 304 del trattato sul funzionamento dell’Unione europea

Decisione dell’Ufficio di presidenza

23.3.2021

Sezione competente

Occupazione, affari sociali, cittadinanza

Adozione in sezione

21.6.2021

Adozione in sessione plenaria

7.7.2021

Sessione plenaria n.

562

Esito della votazione

(favorevoli/contrari/astenuti)

231/0/2

1.   Conclusioni e raccomandazioni

1.1.

Il dato, inaccettabile, secondo cui un bambino su quattro in tutta l’UE cresce a rischio di povertà e di esclusione sociale richiede un approccio europeo coordinato, basato su solidi quadri politici e giuridici, al fine di invertire questa tendenza e spezzare il ciclo di trasmissione intergenerazionale dello svantaggio. Occorre prefiggersi l’obiettivo ambizioso di far uscire dalla povertà tutti i bambini entro il 2030, e non solo cinque milioni.

1.2.

È essenziale integrare i diritti dei minori nell’elaborazione delle politiche. Praticamente ogni ambito di intervento strategico interessa i minori, per cui è necessario un approccio che coinvolga l’intera società per garantire che le diverse politiche (riguardanti la famiglia, l’istruzione, l’economia, il mondo digitale, l’ambiente, gli alloggi) rafforzino e abbiano effetti positivi duraturi sulla salute e sul benessere dei minori. È necessario adottare con urgenza un approccio integrato e misure orizzontali a livello UE, nazionale, regionale e locale, al fine di includere tutti i settori importanti che possono avere un impatto sulla vita dei minori, sia oggi che in futuro.

1.3.

Il CESE raccomanda che i piani d’azione nazionali relativi alla garanzia europea per l’infanzia prevedano una serie di misure rivolte a due e più generazioni, intese a mettere in atto un sostegno sia per i bambini che per i loro genitori, in quanto la vulnerabilità di un minore non può essere affrontata se non ci si occupa di quella della sua famiglia. I genitori e i prestatori di assistenza devono essere sostenuti attraverso una combinazione di azioni: redditi adeguati, equilibrio tra vita professionale e vita privata, introduzione di congedi di maternità adeguatamente retribuiti, congedi di paternità e parentali, congedi per i prestatori di assistenza, modalità di lavoro flessibili e luoghi di lavoro compatibili con le famiglie.

1.4.

I diritti umani e i diritti dei minori sono vincolanti per tutti gli Stati membri, come stabilito all’articolo 2 del TUE. È necessario creare un quadro politico europeo più solido in materia di diritti dei minori, come invocato da molte parti interessate. La società civile organizzata — in particolare i servizi sociali, le organizzazioni per l’infanzia, le organizzazioni familiari e i fornitori di istruzione formale e non formale — deve essere consultata e debitamente coinvolta nell’elaborazione dei piani d’azione nazionali e nei relativi meccanismi di monitoraggio. Grazie ad azioni mirate sarà possibile sostenere al meglio l’attuazione efficace di questi due quadri dell’UE intesi a porre fine alla povertà e a promuovere la salute e il benessere dei minori.

1.5.

Solo 11 paesi avevano stanziato finanziamenti specifici a titolo del FSE+ per far uscire i bambini dalla povertà, mentre numerosi altri Stati membri presentavano dati sul rischio di povertà tra i minori molto vicini alla media dell’UE. Il CESE raccomanda che tutti gli Stati membri destinino dei finanziamenti del FSE+ all’obiettivo di far uscire i bambini dalla povertà, prendendo il 5 % già designato come percentuale minima. Occorre anche migliorare la raccolta di dati disaggregati di qualità per contribuire a monitorare e valutare i progressi compiuti verso l’eliminazione della povertà infantile e dell’esclusione sociale.

1.6.

Il CESE raccomanda che gli Stati membri concedano l’accesso gratuito all’educazione e alla cura della prima infanzia, all’istruzione e alle attività scolastiche, come pure all’assistenza sanitaria, o forniscano gratuitamente tali servizi. In alternativa, essi possono garantire, attraverso adeguate prestazioni in denaro, che i minori beneficino di questi servizi fondamentali senza che ciò costituisca un onere finanziario supplementare per le famiglie.

1.7.

In sede di elaborazione dei rispettivi piani nazionali relativi alla garanzia per l’infanzia, il CESE raccomanda agli Stati membri di specificare, ove opportuno, la fascia di età cui sono destinate le misure, osservando nel contempo che i diritti dei minori si applicano a tutte le persone di età inferiore ai 18 anni. Ciò è particolarmente importante per garantire la complementarità di quadri quali la garanzia per l’infanzia e la garanzia per i giovani, nell’interesse dei beneficiari.

1.8.

Il CESE esorta la Commissione a porre la strategia sui diritti dei minori a un livello di coordinamento orizzontale con altre strategie europee recentemente approvate, come le strategie per la parità di genere, per l’uguaglianza delle persone LGBTIQ, per i Rom e per i diritti delle persone con disabilità.

2.   Introduzione

2.1.

I diritti dei minori sono i diritti umani di tutte le persone di età inferiore ai 18 anni. La tutela dei diritti del minore è un obiettivo dell’Unione europea, secondo quanto stabilito all’articolo 3, paragrafo 3, del TUE e all’articolo 24 della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea. Il Consiglio d’Europa promuove e protegge i diritti umani dei minori sulla base della Convenzione europea dei diritti dell’uomo, della strategia sui diritti dei minori (2016-2021) e di altre norme giuridiche pertinenti. Secondo la Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza (UNCRC), ogni persona di età inferiore ai 18 anni nel mondo ha diritto allo stesso insieme di diritti civili, politici, economici, sociali e culturali, indipendentemente dall’appartenenza etnica, dal genere, dalla religione, dalla lingua, dalle abilità, dallo status di migrante, dall’orientamento sessuale o da qualsiasi altra circostanza. In tale contesto si applicano anche la Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità (UNCRPD) e gli obiettivi di sviluppo sostenibile (OSS) delle Nazioni Unite.

2.2.

Il 4 giugno 2007 è stato lanciato un Forum annuale per i diritti dei minori. Questa piattaforma consente il dialogo tra le istituzioni dell’UE e le altre parti interessate e monitora ogni anno l’azione dell’UE in materia di diritti dei minori. Nel 2010 il CESE ha adottato un parere sul tema Povertà e benessere dei bambini (1) e nel 2011 ha adottato un parere sul tema Programma UE per i diritti dei minori (2), in cui invitava gli Stati membri a sostenere i minori in ogni modo possibile.

2.3.

Il 20 febbraio 2013 la Commissione ha adottato delle raccomandazioni per rafforzare i diritti dei minori, ridurre la povertà infantile e migliorare il benessere dei bambini (3). Il 24 novembre 2015 il Parlamento europeo ha invitato la Commissione e gli Stati membri dell’UE a introdurre una garanzia per i minori e a lanciare dei programmi che offrano sostegno e opportunità ai genitori affinché possano uscire dalle situazioni di esclusione sociale e inserirsi nel mercato del lavoro (4). Il 13 dicembre 2017 il Parlamento, il Consiglio e la Commissione hanno proclamato il pilastro europeo dei diritti sociali (EPSR), che contempla tra i suoi principi anche l’«assistenza all’infanzia e il sostegno ai minori» (5) (principio 11). Il pilastro sancisce inoltre il diritto alla protezione dalla povertà e il diritto a misure specifiche per migliorare le pari opportunità. In seguito, nel luglio 2020, la Commissione ha commissionato uno studio di fattibilità (6) e nell’agosto 2020 ha avviato consultazioni pubbliche sulla garanzia per l’infanzia e sull’elaborazione di una strategia dell’UE sui diritti dei minori.

2.4.

Il 24 marzo 2021, con il sostegno del Parlamento europeo (7), la Commissione ha adottato la prima strategia globale dell’UE sui diritti dei minori per il periodo 2021-2024, nonché una proposta di raccomandazione del Consiglio che istituisce una garanzia europea per l’infanzia.

3.   Osservazioni generali in merito alla strategia dell’UE sui diritti dei minori e alla proposta della Commissione relativa a una garanzia europea per l’infanzia

3.1.

La strategia dell’UE sui diritti dei minori è un quadro politico basato sui diritti che integra i diritti dei minori come una questione trasversale nelle politiche e nella legislazione dell’UE. La proposta di raccomandazione del Consiglio che istituisce una garanzia dell’UE per l’infanzia è giuridicamente vincolante, con una chiara serie di interventi, obiettivi e misure di attuazione che l’UE deve monitorare da vicino. Il CESE accoglie con favore entrambe le proposte, ritenendo che la loro attuazione sosterrà gli sforzi compiuti a livello europeo e nazionale per promuovere il benessere dei minori e ridurre la povertà infantile.

3.2.

I minori sono i membri più vulnerabili della nostra società e non sono in grado di affrontare da soli il rischio di povertà e di esclusione sociale. La violenza contro i minori, in tutte le sue forme, è ampiamente diffusa. La pandemia di COVID-19 ha dato luogo ad un aumento di alcune forme di violenza, come riferito dalla polizia e da altri servizi per il pubblico, come le linee di assistenza telefonica per i bambini in molti Stati membri, che si trovano ad affrontare un numero crescente di casi (8). Secondo i dati Eurostat del 2019, 18 milioni di bambini, pari al 22,2 % dei bambini nell’UE, stavano crescendo con un rischio di povertà ed esclusione sociale: una cifra, questa, che è destinata probabilmente ad aumentare per via delle conseguenze socioeconomiche della pandemia (9). Nell’UE un bambino su quattro cresce in famiglie che si trovano in situazioni di precarietà e hanno bisogno di un sostegno per spezzare il circolo vizioso della povertà intergenerazionale.

3.3.

I bambini hanno espresso il loro punto di vista sui diritti e sul futuro che desiderano nel sondaggio Our Europe, Our rights, Our future (10) (La nostra Europa, i nostri diritti, il nostro futuro), che ha contribuito a dare forma sia alla strategia dell’UE sui diritti dei minori che alla garanzia per l’infanzia. Nel complesso, le opinioni di oltre 10 000 bambini sono state raccolte da cinque organizzazioni per i diritti dei minori. Dai risultati è emerso chiaramente che il punto di vista dei minori deve contribuire a definire i quadri e le priorità economiche, sociali, giuridiche e politiche dell’UE.

3.4.

La strategia dell’UE sui diritti dei minori adotta un approccio olistico e il suo obiettivo generale è costruire una vita migliore per i minori all’interno dell’UE e in tutto il mondo concentrandosi su sei settori importanti: i) partecipazione dei minori alla vita politica e democratica dell’UE; ii) inclusione socioeconomica, salute e istruzione; iii) prevenzione di tutte le forme di violenza e discriminazione e protezione da esse; iv) giustizia a misura di minore; v) minori nell’era digitale; e vi) la dimensione globale dei diritti dei minori. La proposta di raccomandazione del Consiglio che istituisce la garanzia europea per l’infanzia si concentra sull’inclusione socioeconomica e sull’accesso dei minori bisognosi a una serie di servizi chiave: servizi di educazione e cura della prima infanzia, istruzione (comprese le attività scolastiche), assistenza sanitaria, alimentazione sana e alloggio. Essa contribuisce alla strategia dell’UE sui diritti dei minori, con particolare attenzione a quelli che vivono nell’UE.

3.5.

La strategia chiede una partecipazione più inclusiva e sistemica dei minori a livello locale, nazionale e dell’UE. Tali obiettivi saranno realizzati attraverso una nuova piattaforma dell’UE per la partecipazione dei minori, che dovrà essere istituita in collaborazione con il Parlamento europeo e le organizzazioni per i diritti dei minori con l’obiettivo di permettere ai minori di partecipare maggiormente al processo decisionale.

3.6.

La strategia chiede che i bambini possano crescere senza subire violenze e sfruttamento. I minori possono essere vittime, testimoni o autori di violenze. Secondo le relazioni dell’OIL, molti bambini vengono sfruttati nel mercato del lavoro e sono impiegati per il lavoro forzato, tra cui lo sfruttamento sessuale e la prostituzione. La strategia chiede inoltre una giustizia a misura di minore e sottolinea che i procedimenti giudiziari devono essere adatti all’età e alle esigenze del minore e considerare in primo luogo il suo interesse superiore. Occorre garantire l’accessibilità della giustizia per i minori, in modo da contribuire al pieno riconoscimento e alla piena realizzazione dei loro diritti, mantenendo nel contempo l’efficienza dei procedimenti giudiziari, anche attraverso una formazione specializzata dei funzionari dell’autorità giudiziaria.

3.7.

L’ambiente familiare è fondamentale affinché i bambini possano crescere bene. Nella sua strategia per la parità di genere 2020-2025, la Commissione sottolinea che una ripartizione equa tra i genitori delle responsabilità di cura dei figli svolge un ruolo fondamentale nell’inclusione sociale dei bambini. La pandemia di COVID-19 ha avuto un effetto socioeconomico sproporzionato sulle donne, e i genitori devono collaborare più che mai, con uno spirito di «squadra», nell’interesse superiore dei bambini. L’attuazione della garanzia per l’infanzia e della strategia sui diritti del bambino deve essere collegata a iniziative chiave del pilastro europeo dei diritti sociali, come il recepimento della direttiva dell’UE sull’equilibrio tra attività professionale e vita familiare.

3.8.

Nell’UE esiste un’ampia varietà di modelli familiari, tra cui le famiglie arcobaleno con uno o più membri LGBTIQ. Conformemente alla strategia della Commissione per l’uguaglianza delle persone LGBTIQ 2020-2025, i figli delle famiglie arcobaleno devono essere tutelati, soprattutto nelle situazioni transnazionali in cui, a causa delle differenze nel diritto di famiglia tra gli Stati membri, i legami familiari rischiano di non essere più riconosciuti una volta attraversate le frontiere interne dell’UE. In linea con la strategia per i diritti delle persone con disabilità 2021-2030, i minori con disabilità devono avere lo stesso diritto di essere inclusi nella comunità, con possibilità di scelta uguali a quelle degli altri. Come previsto nel quadro strategico dell’UE per l’uguaglianza, l’inclusione e la partecipazione dei Rom per il periodo 2020-2030, occorre affrontare la questione della promozione sociale dei bambini Rom. La prevenzione della discriminazione sulla base dell’orientamento sessuale, dell’identità/espressione di genere e delle caratteristiche sessuali, della disabilità o dell’origine etnica deve essere promossa fin dalla più tenera età.

3.9.

La proposta di garanzia fornisce orientamenti e risorse agli Stati membri per sostenere i minori in stato di necessità, data la forte correlazione tra l’esclusione sociale dei minori e la mancanza di accesso ai servizi fondamentali. Tra i minori vulnerabili figurano: i) i minori senza fissa dimora o quelli che si trovano in condizioni di grave disagio abitativo; ii) i minori con disabilità; iii) i minori provenienti da un contesto migratorio; iv) i minori appartenenti a minoranze razziali o etniche (in particolare Rom); v) i minori che si trovano in strutture di assistenza (in particolare istituzionale) alternativa; e v) i minori in situazioni familiari precarie.

3.10.

La garanzia è un quadro strategico che orienta le azioni dei 27 Stati membri attraverso piani d’azione nazionali incentrati sull’attuazione della garanzia e rivolti alle famiglie con minori a rischio di povertà o di esclusione sociale. La raccomandazione deve essere adottata dal Consiglio dell’UE, dopodiché tutti gli Stati membri disporranno di sei mesi per elaborare piani d’azione nazionali relativi alla garanzia europea per l’infanzia. La proposta di garanzia sottolinea che, sebbene la garanzia dell’accesso ai servizi sia una parte importante della lotta contro l’esclusione sociale infantile, essa deve essere inquadrata in un approccio più ampio e in un quadro di politica sociale e familiare favorevole.

3.11.

La strategia formula raccomandazioni di azione a livello dell’UE e nazionale, nell’ambito di diverse politiche e programmi di finanziamento che hanno un impatto sulla salute e il benessere dei minori, quali i fondi UE, la migrazione, l’assistenza sanitaria, gli alloggi, l’istruzione, l’economia, l’ambiente e la trasformazione digitale.

3.12.

La Commissione riferirà sui progressi della strategia a livello nazionale e dell’UE in occasione del forum annuale europeo per i diritti dei minori. Alla fine del 2024 verrà effettuata una valutazione della strategia, alla quale parteciperanno anche dei minori. La Commissione monitorerà i progressi compiuti nell’attuazione della garanzia attraverso una combinazione di strumenti, compreso il semestre europeo.

3.13.

I piani d’azione nazionali dovrebbero includere dati trasparenti sull’uso dei fondi UE e nazionali, unitamente a un calendario delle attività. Gli Stati membri possono attingere ai fondi dell’UE per sostenere le loro azioni, in particolare il FSE+ e Next Generation EU. Il FSE+ comprende un obiettivo specifico in materia e prevede di destinare una parte dei finanziamenti alla lotta contro la povertà infantile. Secondo il nuovo regolamento, infatti, gli Stati membri dell’UE con un tasso di minori a rischio di povertà superiore alla media dell’UE 2017-2019 (23,4 %) dovranno destinare alla lotta contro la povertà infantile almeno il 5 % delle risorse finanziarie loro assegnate a titolo del FSE+.

4.   Osservazioni particolari sulla strategia dell’Unione europea sui diritti dei minori

4.1.

La strategia dell’UE sui diritti dei minori è un quadro dell’Unione europea estremamente necessario per proteggere e rafforzare i diritti dei minori. Mentre gli adulti possono votare e avere accesso a mezzi di ricorso legali e a procedure formali di reclamo in caso di violazione dei loro diritti, i minori sono spesso esclusi da tali meccanismi. Non vengono pertanto ascoltati nel processo di elaborazione delle politiche, e i loro interessi possono rimanere invisibili ai governi se non viene compiuto uno sforzo consapevole e sistematico per proteggerli e promuoverli.

4.2.

Per essere più efficace, la partecipazione significativa dei minori richiede cambiamenti diffusi nelle strutture politiche e istituzionali, nonché negli atteggiamenti, nei valori e nelle pratiche culturali, in modo che i minori siano riconosciuti come cittadini e soggetti interessati. Per sostenere la partecipazione dei minori e fare in modo che le loro voci e le loro rivendicazioni vengano ascoltate, è necessario sviluppare le capacità sia dei minori che degli adulti, anche attraverso attività non formali organizzate da soggetti della società civile all’interno e all’esterno dei contesti scolastici. La Conferenza sul futuro dell’Europa rappresenta un’ottima occasione per promuovere la partecipazione dei minori, e il CESE valuterà anche come poter rafforzare gradualmente tale partecipazione.

4.3.

Il minore è un individuo e un membro di una famiglia e di una comunità, che gode di diritti e responsabilità adeguati alla sua età e al suo stadio di sviluppo, nonché del diritto alla qualità della vita. I genitori e i prestatori di assistenza sono fondamentali per lo sviluppo cognitivo, fisico ed emotivo del bambino. Un rapporto tra bambini e genitori/nonni basato sull’accoglienza e il sostegno è un elemento essenziale del benessere e della resilienza dei minori. Anche le relazioni tra fratelli/sorelle svolgono un ruolo fondamentale nello sviluppo dei bambini. Queste relazioni diventano ancora più importanti per i minori che si trovano in strutture di assistenza alternativa, e quindi fratelli e sorelle dovrebbero poter rimanere uniti, a meno che ciò non sia contrario al loro interesse superiore. Le politiche devono dare la priorità agli investimenti nei bambini e nelle loro famiglie e garantire che sia fornito un sostegno adeguato e di elevata qualità attraverso un approccio sistemico multigenerazionale, volto a sostenere le famiglie nell’educazione dei figli attraverso competenze di parentalità positiva.

4.4.

L’iniziativa a sostegno dello sviluppo e del rafforzamento dei sistemi integrati di protezione dei minori proposta dalla strategia dovrebbe essere completata da misure volte a prevenire tutte le forme di violenza contro i minori. La violenza subita o vissuta nell’infanzia può avere conseguenze durature sullo sviluppo fisico, emotivo e psicologico dei bambini. Serve un piano che coinvolga tutti i livelli di governo, dall’UE ai comuni, e che sia in grado di prevenire e affrontare la violenza contro i minori, e di contrastare l’esposizione a qualsiasi forma di violenza, abuso e negligenza, compresa la violenza fisica e psicologica, la violenza sessuale, la violenza online, la violenza domestica, istituzionale e scolastica. Occorre affrontare le vulnerabilità intersezionali, quali i maggiori rischi cui sono esposte le ragazze, i minori (e in particolare quelli di sesso femminile) con disabilità, i minori che vivono in situazioni vulnerabili e le famiglie inclini alla violenza. Nel caso di minori autori di violenze, oltre a procedure giudiziarie a misura di minore, è necessario anche un contesto istituzionale a misura di minore per facilitare il loro pieno reinserimento sociale. Le linee telefoniche di emergenza e altri servizi di questo tipo gestiti da ONG a sostegno dei bambini e delle famiglie dovrebbero ricevere finanziamenti strutturali per garantire sostenibilità ed efficacia.

4.5.

I diritti dei minori devono essere affrontati anche nelle principali sfere di influenza che incidono sul loro benessere e su quello delle rispettive famiglie. I decisori dovrebbero integrare sistematicamente i diritti dei minori per valutare l’impatto di un’iniziativa che può incidere sui minori e sui loro diritti. A tale riguardo, per quanto riguarda i diritti dei minori nelle relazioni con i paesi terzi, è importante agire rapidamente ed efficacemente quando necessario. Questo approccio globale, adottato dalla strategia, deve essere al centro del processo di attuazione e valutazione. Inoltre, nell’attuazione della strategia, gli Stati membri dovrebbero trarre vantaggio da una serie di buone pratiche già esistenti in altri paesi e che hanno dato buoni risultati.

4.6.

I minori, pur essendo i soggetti meno responsabili dei cambiamenti climatici, sono invece quelli che più risentono del loro impatto. La strategia fa riferimento all’impatto della crisi ambientale e climatica sui minori, ma dovrebbe andare oltre, garantendo che le politiche e la legislazione ambientali prendano come punto di partenza la salute fisica e mentale dei minori al fine di ridurre la loro esposizione ai rischi ambientali. Rispetto agli adulti, i minori sono più sensibili e vulnerabili ai rischi ambientali.

4.7.

La prossima generazione vedrà probabilmente una totale fusione della vita offline e online. Questo è l’approccio adottato dalla strategia: integrare i diritti dei minori nel mondo digitale per renderlo adeguato alle esigenze future. Attualmente un numero crescente di bambini, sempre più piccoli, utilizza dispositivi digitali. Abbiamo bisogno di ambienti digitali accessibili che funzionino automaticamente per tutti i bambini, con una forte regolamentazione per un’Internet più sicura, con il sostegno dell’educazione alla cittadinanza digitale. I minori hanno il diritto di accedere a informazioni online provenienti da fonti diverse e di non essere soggetti ad algoritmi di autoapprendimento o a modelli commerciali pubblicitari che conducono a informazioni di scarsa qualità.

4.8.

I minori, fin dalla più tenera età, possono diventare vittime del cyberbullismo, che può causare problemi di salute mentale gravi, anche con effetti letali. I minori sono inoltre vittime di abusi sessuali online, un fenomeno che si è verificato più che mai durante il periodo di confinamento, quando la quantità di materiale pedopornografico condiviso online ha registrato un aumento significativo (11). La prevenzione e la lotta contro qualsiasi forma di violenza online sono di fondamentale importanza per la sicurezza dei minori online.

4.9.

I diritti dei minori, in particolare quelli dei bambini più piccoli, dovrebbero essere rispettati da tutti i media e inserzionisti, e i minori dovrebbero essere protetti in quanto consumatori. Ciò è particolarmente importante nel caso di un’alimentazione sana, economicamente accessibile e proveniente da una fonte sostenibile dal punto di vista ambientale. La strategia propone di sviluppare buone pratiche e un codice di condotta volontario per ridurre la commercializzazione rivolta ai minori di prodotti ad alto contenuto di zuccheri, grassi e sale. È necessario adottare politiche coerenti, effettuare controlli legislativi più rigorosi in merito alle informazioni sui prodotti e fornire informazioni relative alla sicurezza alimentare e al marketing, al fine di limitare la pubblicità per alimenti e bevande non salutari.

5.   Osservazioni specifiche sulla garanzia europea per l’infanzia

5.1.

La povertà minorile, la privazione, la discriminazione e l’esclusione figurano tra gli ostacoli più importanti all’effettiva applicazione dei diritti dei minori; il CESE accoglie pertanto con favore l’attenzione rivolta a questi fenomeni nell’ambito della garanzia europea per l’infanzia, in relazione all’obiettivo di riduzione della povertà entro il 2030 previsto dal pilastro europeo dei diritti sociali, che mira a far uscire dalla povertà almeno 5 milioni di minori entro il 2030. Si tratta di un importante passo avanti, ma il CESE esorta ciascuno Stato membro a presentare, nei rispettivi piani d’azione per la garanzia per l’infanzia, obiettivi qualitativi e quantitativi che vadano oltre quello fissato dalla Commissione europea, tenendo conto dell’impatto della COVID-19. Tali piani d’azione dovrebbero essere collegati ai documenti giuridici e politici esistenti adottati nel quadro del monitoraggio della convenzione delle Nazioni Unite sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza.

5.2.

Lo studio di fattibilità sulla garanzia per l’infanzia ha esaminato i vantaggi di un duplice approccio in base al quale tutti i minori, compresi quelli più bisognosi, dovrebbero avere accesso ai servizi (12). Se necessario, i minori che incontrano i maggiori ostacoli in tale ambito dovrebbero ricevere un sostegno aggiuntivo e mirato per garantirne l’accesso attraverso meccanismi automatici che impediscano qualsiasi forma di stigmatizzazione. Ciò dovrebbe valere per tutti i settori di servizi evidenziati nella garanzia per l’infanzia, tramite l’adozione di un approccio globale e intersezionale, in modo da garantire che ogni bambino abbia le stesse opportunità e le stesse condizioni di partenza nella vita, indipendentemente dal contesto o dalla situazione familiare, o dai bisogni individuali, ed essere pienamente in linea con la transizione verso servizi di assistenza di buona qualità, basati sulla famiglia e sulla comunità.

5.3.

Nella dichiarazione comune del 2020 sulle disposizioni relative all’assistenza all’infanzia nell’UE, le parti sociali sottolineano che ogni bambino ha il diritto di accedere a un’educazione e cura della prima infanzia inclusive e di elevata qualità per avere un buon inizio della vita, tenendo conto degli obiettivi di Barcellona e della loro prossima revisione. Ciò non significa che questo sia obbligatorio: i genitori dovrebbero avere la libertà di avere voce in capitolo su quello che ritengono essere l’interesse superiore dei figli prima dell’età dell’obbligo scolastico. Tuttavia, deve esistere una continuità tra l’assistenza fornita dalle famiglie nei primi mesi/anni della vita di un bambino e un’educazione e cura della prima infanzia professionali e adeguate alle esigenze individuali, in quanto i bambini entrano nel sistema di istruzione e i genitori ritornano nel mercato del lavoro o nella formazione.

5.4.

Per i minori nei gruppi di età più avanzata (in particolare tra i 15 e i 18 anni), occorre garantire coerenza tra la garanzia per l’infanzia e la garanzia per i giovani, prendendo atto di potenziali sovrapposizioni, assicurando una chiara ripartizione dei bilanci e sviluppando misure specifiche e adeguate all’età nei piani d’azione nazionali per sostenere i minori e i loro genitori al fine di garantire una transizione agevole tra istruzione e occupazione. Ciò significa, tra l’altro, fornire ai minori informazioni sul mondo del lavoro prive di stereotipi per prepararli alle realtà dell’occupazione, e incoraggiare i minori, in particolare le ragazze, a orientarsi verso studi scientifici, ingegneristici e matematici (STEM), incoraggiando al contempo i ragazzi a intraprendere professioni nel campo dell’assistenza e dell’insegnamento.

5.5.

Le disuguaglianze nell’accesso all’assistenza sanitaria sono moralmente ingiuste e socialmente inique. Violano il diritto fondamentale dei pazienti di godere del miglior stato di salute possibile, compresa la salute mentale; inoltre, non comportano soltanto un costo a livello umano, ma sono anche onerose dal punto di vista della sostenibilità economica della spesa pubblica. Oltre ai rischi per la salute, tra le conseguenze della pandemia di COVID-19 si è osservata una diminuzione del benessere emotivo e mentale dei bambini: molti di loro soffrono di ansia a causa della mancanza di informazioni e dell’incertezza sulla situazione attuale oppure vivono esperienze di solitudine o hanno pensieri suicidi. In queste situazioni è essenziale fornire in tempi rapidi un’assistenza medica e un sostegno alla salute mentale di qualità elevata.

5.6.

In media, in Europa il 5,4 % dei bambini in età scolare (6-16 anni) vive in famiglie che non possono permettersi un computer o una connessione a Internet. Affrontare la povertà infantile e familiare nell’ambito della garanzia per l’infanzia significa anche affrontare la deprivazione digitale. L’indicatore EU-SILC di grave deprivazione materiale (13) dovrebbe comprendere almeno una variabile di deprivazione digitale. In Europa, una persona su quattro non è in grado di illuminare, riscaldare o rinfrescare adeguatamente la propria abitazione, e ciò contribuisce a 100 000 decessi ogni anno. Secondo la relazione della rete europea per la politica sociale pubblicata nell’autunno 2020, la povertà energetica colpisce non solo le famiglie a basso reddito, ma anche un’ampia percentuale di famiglie a medio reddito in un numero significativo di Stati membri. L’accesso all’energia influisce sulla qualità della vita e sulle scelte di vita dei minori, come pure sulle loro condizioni di salute. Per garantire la giustizia sociale e ambientale al tempo stesso, la povertà energetica dei minori dovrebbe essere affrontata nell’ambito della garanzia per l’infanzia in collegamento con le azioni di cui al principio 20 del pilastro europeo dei diritti sociali.

5.7.

A seguito della rapida adozione della raccomandazione del Consiglio, i piani d’azione nazionali relativi alla garanzia per l’infanzia dovrebbero essere in linea con il triplice approccio della raccomandazione 2013/112/UE della Commissione (14)«Investire nell’infanzia» (accesso a risorse adeguate, accesso a servizi di qualità a prezzi abbordabili e diritto di partecipazione dei minori) e dovrebbero essere sviluppati in consultazione con i minori, le loro famiglie e le organizzazioni della società civile, rafforzando il dialogo civile a livello nazionale, regionale e locale. Le organizzazioni, sia pubbliche sia senza scopo di lucro, che forniscono servizi di sostegno dovrebbero essere incluse tra le parti interessate coinvolte nel processo di garanzia per l’infanzia, nonché tra le parti sociali collegate ai settori di servizi, al fine di garantire condizioni di lavoro dignitose e l’accesso a servizi di ottima qualità per i minori.

5.8.

Il CESE accoglie con favore la proposta di nominare dei coordinatori nazionali della garanzia per l’infanzia, che dispongano di risorse e di un mandato adeguati, incaricati di coordinare e monitorare l’attuazione della raccomandazione. Un sistema efficiente sarà essenziale per mettere in atto accordi di coordinamento intergovernativi (a livello nazionale e subnazionale) per sviluppare, attuare e monitorare il benessere dei minori e ridurre la povertà infantile e l’esclusione sociale. Occorre garantire che gli approcci integrati a livello nazionale si traducano in approcci integrati a livello regionale e locale e che meccanismi efficaci garantiscano sinergie tra di essi. Tutti gli indicatori pertinenti dovrebbero essere disaggregati a livello locale, ove possibile, per avere un quadro più chiaro delle differenze territoriali e per pianificare e monitorare meglio l’attuazione della raccomandazione.

5.9.

La pandemia di COVID-19 ha messo in luce delle sfide preesistenti e delle necessità immediate per molte famiglie in situazioni precarie, che rischiano di essere maggiormente colpite dalle conseguenze a lungo termine della pandemia sul piano economico, educativo, sanitario e del benessere. Le lacune e la mancanza di coordinamento tra i sistemi sono state amplificate. Il deterioramento delle condizioni economiche e sociali ha aumentato il rischio di negligenza nei confronti dei minori. La chiusura degli istituti di istruzione ha creato gravi difficoltà per molti genitori e prestatori di assistenza. L’assenteismo ha aumentato il rischio di abbandono scolastico per i bambini appartenenti a gruppi emarginati e ha reso l’istruzione molto difficile per i bambini con disabilità, comprese le disabilità di apprendimento. È essenziale che gli ambienti scolastici offrano a tutti i bambini le stesse opportunità e, se necessario, un sostegno mirato.

5.10.

I servizi alle famiglie possono svolgere un ruolo fondamentale nell’aiutare le famiglie a far fronte a questa situazione (15). Il sostegno alle famiglie nel loro ruolo fondamentale consiste nel colmare le lacune in materia di istruzione, formazione, inclusione sociale, competenze parentali, benessere psicologico, accesso ai servizi, occupazione e reddito, guardando al contempo al di là della politica sociale. Il CESE ribadisce pertanto la sua richiesta di un «Care Deal per l’Europa», che garantisca la prestazione di servizi di migliore qualità per tutti durante l’intero arco della vita (16). La salute e il benessere dei minori dipendono dalle politiche familiari universali del XXI secolo, in base alle quali i minori sono trattati allo stesso modo indipendentemente dagli assetti familiari.

5.11.

Il dialogo sociale svolge un ruolo nello sviluppo di strumenti pratici per rendere l’assistenza all’infanzia più accessibile anche sul piano economico, ad esempio creando fondi comuni, attraverso accordi collettivi, per sostenere progetti di assistenza all’infanzia intesi a soddisfare precise esigenze dei genitori che lavorano in settori specifici, quali l’assistenza ai bambini affetti da malattie e disabilità e l’assistenza al di fuori dei normali orari di apertura. È quindi molto importante tenere conto della dichiarazione congiunta delle parti sociali, secondo la quale in Europa la carenza nell’offerta di servizi di custodia dei bambini dopo la scuola e durante le vacanze costituisce per i genitori con figli in età scolare un grave ostacolo allo svolgimento di un lavoro retribuito a tempo pieno. La cooperazione tra i servizi di custodia dell’infanzia per l’intera giornata e la sfera socioculturale, come i circoli sportivi, le scuole di musica e le iniziative culturali, è essenziale. L’attività fisica e l’educazione culturale contribuiscono in misura significativa allo sviluppo fisico, sociale, emotivo e culturale dei bambini.

Bruxelles, 7 luglio 2021

La presidente del Comitato economico e sociale europeo

Christa SCHWENG


(1)  GU C 44 dell'11.2.2011, pag. 34.

(2)  GU C 43 del 15.2.2012, pag. 34.

(3)  GU L 59 del 2.3.2013, pag. 5.

(4)  Risoluzione del Parlamento europeo (2015) sulla riduzione delle disuguaglianze, con un'attenzione particolare alla povertà infantile (GU C 366 del 27.10.2017, pag. 19), punto 46.

(5)  Proclamazione interistituzionale sul pilastro europeo dei diritti sociali.

(6)  Studio di fattibilità per una garanzia per i minori, relazione finale.

(7)  Risoluzione del Parlamento europeo (2021) sui diritti dei minori alla luce della strategia dell'Unione europea sui diritti dei minori.

(8)  OMS Europa, The rise and rise of interpersonal violence — an unintended impact of the COVID-19 response on families (Il drastico aumento della violenza interpersonale — un effetto indesiderato della risposta alla COVID-19 sulle famiglie), 2020.

(9)  Unicef, Supporting Families and Children Beyond COVID-19 — Social protection in high-income countries (Sostegno alle famiglie e ai minori oltre la COVID-19 — Protezione sociale nei paesi ad alto reddito), 2021.

(10)  Unicef, Children speak up about the rights and the future they want (I bambini si esprimono sui diritti e sul futuro che vogliono), 2021.

(11)  GU C 10 dell'11.1.2021, pag. 63.

(12)  Studio di fattibilità per una garanzia per i minori, relazione finale.

(13)  Questo indicatore è in via di sostituzione con un indicatore di grave deprivazione materiale e sociale (SMSD).

(14)  Raccomandazione 2013/112/UE della Commissione, del 20 febbraio 2013, «Investire nell'infanzia per spezzare il circolo vizioso dello svantaggio sociale» (GU L 59 del 2.3.2013, pag. 5).

(15)  OCSE, Looking beyond COVID-19: Strengthening family support services across the OECD (Guardare oltre la COVID-19: rafforzare i servizi di sostegno alle famiglie in seno all’OCSE).

(16)  GU C 220 del 9.6.2021, pag. 13.


16.9.2021   

IT

Gazzetta ufficiale dell’Unione europea

C 374/66


Parere del Comitato economico e sociale europeo sulla «Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni — Piano d’azione sulle sinergie tra l’industria civile, della difesa e dello spazio»

[COM(2021) 70 final]

(2021/C 374/11)

Relatore:

Manuel GARCÍA SALGADO

Correlatore:

Jan PIE

Consultazione

Commissione europea, 26.3.2021

Base giuridica

Articolo 304 del trattato sul funzionamento dell’Unione europea

Organo competente

Commissione consultiva per le trasformazioni industriali (CCMI)

Adozione in commissione

17.6.2021

Adozione in sessione plenaria

8.7.2021

Sessione plenaria n.

562

Esito della votazione

(favorevoli/contrari/astenuti)

195/0/7

1.   Conclusioni e raccomandazioni

1.1.

Il CESE ritiene che l’iniziativa che punta a promuovere sinergie tra gli strumenti finanziati dall’UE, facilitando nel contempo gli scambi di conoscenze tra le industrie civile, della difesa e dello spazio, possa rafforzare l’autonomia strategica e la sovranità tecnologica dell’Europa, migliorare la sicurezza dei cittadini, sviluppare ulteriormente il mercato unico e stimolare la competitività, la crescita economica e l’occupazione. Il CESE sostiene pertanto pienamente gli obiettivi del piano d’azione e chiede un’attuazione rapida, vigorosa e ambiziosa delle undici azioni in esso previste.

1.2.

Tra le priorità fondamentali del piano d’azione deve figurare l’adozione di nuove tecnologie digitali e di altre tecnologie emergenti nel settore della difesa e della sicurezza. Per facilitarne l’adozione, bisogna assicurare che le iniziative pertinenti nel settore civile tengano conto fin dall’inizio delle esigenze nei settori della difesa e della sicurezza. Questo contribuirebbe anche a ottimizzare la portata e l’efficienza di strumenti di finanziamento specifici in materia di difesa e sicurezza.

1.3.

Secondo il CESE, il piano d’azione non deve limitarsi a individuare le opportunità esistenti in termini di sinergie, ma deve anche indicare la via da seguire per passare da un approccio ad hoc a un altro più sistematico che crei sinergie fin dalla progettazione. Il CESE incoraggia pertanto la Commissione a introdurre nuove forme di pianificazione integrata in tutti i programmi pertinenti.

1.4.

Secondo il CESE, l’approccio che consiste nel mettere in rapporto tra loro capacità, tecnologie e catene del valore può assicurare una maggiore coerenza e un uso più strategico dei finanziamenti dell’UE. Invita pertanto la Commissione a elaborare di conseguenza i corrispondenti programmi dell’UE.

1.5.

Il CESE ritiene che il previsto osservatorio sulle tecnologie critiche sia un elemento essenziale di questo approccio. Al fine di promuovere gli scambi di conoscenze tra il settore civile e i settori della difesa, della sicurezza e dello spazio, l’osservatorio deve soprattutto sviluppare una tassonomia tecnologica comune applicabile a tutti i settori.

1.6.

Il CESE ritiene che il piano d’azione costituisca un pilastro della strategia industriale dell’UE. A tale riguardo, è essenziale che alle tabelle di marcia tecnologiche venga data una concreta e riuscita applicazione tramite vere e proprie iniziative faro in campo industriale. Invita pertanto la Commissione ad assicurarsi che i lavori dell’osservatorio portino a risultati tangibili.

1.7.

Secondo il CESE, per assicurare l’opportuna attuazione del piano d’azione, è essenziale il pieno coinvolgimento delle parti interessate pertinenti, in particolare dell’industria e delle organizzazioni di ricerca e tecnologia. In tale contesto, il CESE accoglie con soddisfazione l’intenzione della Commissione di avviare azioni specifiche di sostegno alle imprese in fase di avviamento, alle PMI e alle organizzazioni di ricerca e tecnologia, al fine di divulgare le informazioni sui programmi e sugli strumenti dell’UE.

1.8.

Altrettanto importante è sensibilizzare l’opinione pubblica ai vantaggi economici e tecnologici per i cittadini dell’UE derivanti dai finanziamenti dell’UE nei settori della difesa e della sicurezza. Per conseguire questo obiettivo, la Commissione deve realizzare campagne d’informazione reali a cui partecipino i rappresentanti della società civile.

1.9.

Il CESE ritiene che le PMI abbiano una funzione essenziale nel processo di attuazione del piano d’azione. È quindi importante garantire che possano avere accesso a tutte le misure previste.

1.10.

Storicamente, le innovazioni nel settore della difesa sono poi passate ai prodotti dell’industria civile. Attualmente le tecnologie emergenti sono trainate da notevoli investimenti provenienti dai settori commerciali, e la diffusione delle tecnologie avviene sempre più in direzione opposta, ossia dall’industria civile a quella della difesa. In tale contesto, la digitalizzazione riveste particolare importanza. Il piano d’azione è fondamentale per promuovere l’integrazione delle nuove tecnologie digitali e di altre tecnologie emergenti nell’ecosistema della difesa, della sicurezza e dello spazio.

1.11.

Si dovrebbe dare la priorità all’assunzione, alla fidelizzazione e alla progressione di carriera appositamente pensate per lavoratrici nei settori della difesa e della sicurezza, e bisognerebbe assicurare lavori di qualità e qualifiche per i giovani, al fine di promuovere l’inclusione sociale e la parità di genere in un ecosistema ancora a predominanza maschile.

1.12.

Oltre ai diritti relativi alle pari opportunità e alla non discriminazione, un’occupazione di qualità fa parte di un nuovo contratto sociale da stipulare con i cittadini europei.

1.13.

È necessario che negli investimenti si tenga conto degli aspetti sociali, vale a dire, che la redditività del capitale investito non dovrebbe essere considerata soltanto in termini economici, ma anche in rapporto ad aspetti essenziali quali l’occupazione, la creazione di posti di lavoro e la qualità del lavoro. È necessario che anche le PMI possano accedere al settore spaziale facilitandone l’accesso ai fondi per la resilienza, ampliando le sinergie per quanto riguarda non solo la formazione e la qualificazione dei lavoratori delle PMI, ma anche la loro mobilità, rafforzando gli ecosistemi lungo la catena del valore, evitando la duplicazione delle risorse e operando congiuntamente con tutti gli Stati membri dell’UE.

1.14.

Analogamente, anche nel caso di investimenti ad alto valore strategico, bisogna tenere conto della necessità di realizzare valutazioni e un monitoraggio con parametri prestabiliti in materia di responsabilità sociale delle imprese.

1.15.

Bisogna inserire l’obbligo di esigere il rispetto di questi valori negli investimenti a livello europeo, perché nessun settore degli investimenti con fondi pubblici deve essere esentato dalla conformità a questi precetti.

2.   Contesto

2.1.

Nel loro insieme, l’aeronautica civile, lo spazio, la difesa e la sicurezza costituiscono un ecosistema altamente tecnologico di importanza strategica per l’Europa. Molte imprese all’interno di questo ecosistema svolgono attività sia civili che di difesa e fanno parte di complesse catene di approvvigionamento transfrontaliere che comprendono numerose imprese a media capitalizzazione e PMI. Questo ecosistema vanta una lunga casistica di sinergie non solo tra i suoi settori, ma anche fra questi e altri settori altamente tecnologici dell’industria civile. L’emergere di nuove tecnologie offre enormi potenzialità in termini di sinergie future.

2.2.

Storicamente, le innovazioni nel settore della difesa sono poi passate ai prodotti dell’industria civile. Attualmente le tecnologie emergenti sono sospinte da ingenti investimenti provenienti dai settori commerciali e la diffusione delle tecnologie avviene sempre più in direzione opposta, ossia dall’industria civile a quella della difesa. In tale contesto, la digitalizzazione riveste particolare importanza. Il piano d’azione è fondamentale per promuovere l’integrazione delle nuove tecnologie digitali e di altre tecnologie emergenti nell’ecosistema della difesa, della sicurezza e dello spazio.

2.3.

Secondo il CESE, per l’uscita dalla crisi della COVID-19 e il successo della rivoluzione tecnologica in corso, l’UE ha bisogno di un «riavvio» industriale, basato sull’uso di tecnologie digitali avanzate che favoriscano la crescita economica e creino un modello economico più resiliente.

2.4.

I progressi tecnologici sono il frutto di un processo continuo e dinamico; c’è sempre un qualche progresso decisivo, ma è difficile fare previsioni al riguardo. Di conseguenza, è della massima importanza incentivare la convergenza delle tecnologie emergenti a duplice uso attraverso progetti europei su larga scala, al fine di stimolare l’innovazione, la competitività e la leadership tecnologica in settori d’importanza strategica.

2.5.

Nell’ottobre del 2020 il Consiglio europeo ha osservato che il conseguimento dell’autonomia strategica, nel contestuale mantenimento di un’economia aperta, rappresenta un obiettivo fondamentale dell’Unione, e ha quindi incoraggiato l’UE a diventare più autonoma nell’industria spaziale e ad aumentare l’integrazione della base industriale per la difesa. Al raggiungimento di questi obiettivi concorrono numerose iniziative importanti dell’UE, quali il Fondo europeo per la difesa (FED) (1), il programma spaziale (2), i programmi Europa digitale e Orizzonte Europa, la strategia per l’Unione della sicurezza e la nuova strategia industriale. Il CESE vede nel piano d’azione sulle sinergie un modo per collegare gli strumenti alle strategie e invita la Commissione europea ad adoperarsi il più possibile per un’attuazione ambiziosa ed efficace delle azioni proposte.

2.6.

La redditività del capitale investito non dovrebbe essere considerata soltanto in termini economici, ma anche in rapporto ad aspetti essenziali quali l’occupazione, la creazione di posti di lavoro e la qualità dei posti creati. Il CESE sottolinea pertanto l’importanza dell’istruzione e delle competenze per un’attuazione efficace del piano d’azione. L’innovazione e la competitività non possono esistere senza una forza lavoro altamente qualificata, e per la diffusione delle nuove tecnologie emergenti bisognerà impegnarsi in misura maggiore per la riqualificazione e il miglioramento delle competenze. Inoltre, le iniziative volte a promuovere sinergie tecnologiche tra i settori dovrebbero essere accompagnate da misure volte ad agevolare la mobilità intersettoriale dei lavoratori.

2.7.

Il CESE ritiene che la diversità rappresenti un fattore trainante essenziale per l’innovazione e invita la Commissione a servirsi del piano d’azione anche come strumento per promuovere l’inclusione sociale e la parità di genere in un ecosistema ancora a predominanza maschile. Come mostrato dalle ricerche in materia, la diversità porta a un miglioramento del processo decisionale. Pertanto, la presenza di donne a tutti i livelli del processo decisionale è essenziale e dovrebbe essere favorita dalle politiche in materia di assunzione, fidelizzazione e progressione di carriera del personale. Il Comitato chiede inoltre l’adozione di misure volte a combattere la segregazione verticale e a dare alle ragazze il primo impulso per intraprendere una carriera in questi settori, ad esempio facendole appassionare alle discipline STEM sin dall’inizio del loro percorso di apprendimento.

3.   Osservazioni generali

3.1.

Il piano d’azione della Commissione europea fa specifico riferimento alle «sinergie» e le mette in risalto, esaminandole nel quando di «un contesto internazionale difficile, nel quale l’UE deve mantenere il proprio vantaggio tecnologico e sostenere la propria base industriale». Nel nuovo contesto geopolitico è particolarmente importante sostenere i settori che concorrono all’autonomia strategica e alla sovranità tecnologica dell’UE.

3.2.

Il quadro finanziario pluriennale (QFP) dell’UE per il periodo 2021-2027 aumenta notevolmente gli investimenti nelle tecnologie per settori strategici quali la difesa, la sicurezza, la mobilità, la salute, la gestione delle informazioni, la cibersicurezza e lo spazio. Con il FED, il QFP comprende per la prima volta un programma dell’UE specificamente dedicato a progetti di cooperazione nel settore della difesa. I programmi pertinenti del QFP riguardano in modo complementare la ricerca, lo sviluppo, la dimostrazione, la realizzazione di prototipi e la diffusione (appalti di prodotti e servizi innovativi). Di conseguenza, il potenziale di sinergie tra i programmi dell’UE è enorme. Poiché si aumenterebbe in misura estrema il valore aggiunto degli investimenti europei se si traesse il massimo profitto dalle sinergie, queste devono figurare tra le massime priorità della Commissione.

3.3.

La spesa pubblica per la ricerca e l’innovazione (R&I) in Europa rimane molto al di sotto del livello degli Stati Uniti e della Cina. Gli investimenti in R&I sono decisivi per la competitività dell’industria e l’autonomia dell’Europa. Pertanto, le sinergie tra i programmi dell’UE devono ottimizzare la redditività del capitale investito, ma non sostituire i finanziamenti per la R&I. Anche gli Stati membri devono adoperarsi in misura maggiore e non ridurre le loro spese in settori strategici con il pretesto del ricorso agli investimenti europei. Altrettanto importante è la sincronizzazione tra i programmi dell’UE — ad esempio, nel quadro del semestre europeo — e i programmi nazionali in materia di R&I, quale mezzo per assicurare l’uso ottimale delle risorse.

3.4.

Se da un lato le nuove tecnologie digitali e altre tecnologie emergenti sono trainate da ingenti investimenti provenienti dai settori commerciali, dall’altro, esse sono anche strumenti indispensabili per le capacità di difesa e di sicurezza. La diffusione di tali tecnologie nei settori della difesa e della sicurezza dovrebbe pertanto essere una priorità del piano d’azione. Quest’ultimo dovrebbe garantire che i programmi civili quali l’iniziativa europea per il cloud computing, l’alleanza europea per l’idrogeno pulito e l’iniziativa europea in materia di processori tengano conto sin dall’inizio dei requisiti in materia di difesa e sicurezza.

3.5.

Le sinergie tecnologiche sono possibili principalmente a livelli di maturità tecnologica (TRL) inferiori e per componenti e sottosistemi. In settori digitali quali l’intelligenza artificiale, il calcolo ad alte prestazioni e la blockchain, molti modelli e teorie sottostanti sono gli stessi per vari ambiti. La condivisione delle attività di ricerca a questi livelli accelererebbe lo sviluppo di soluzioni settoriali e libererebbe risorse per la loro diffusione. Un nuovo approccio di partenariato per la governance tra industria, autorità pubbliche, parti sociali e altre parti interessate dovrebbe garantire una transizione giusta per gli ecosistemi nella loro trasformazione digitale e «verde». Occorre dare la priorità alla ricerca di sinergie tra gli ecosistemi e i settori che si trovano ad affrontare le sfide più importanti per conseguire gli obiettivi di resilienza e sostenibilità nelle loro tre dimensioni, vale a dire, ambientale, sociale e di governance. Bisogna promuovere la partecipazione delle PMI ai cluster transeuropei, interdisciplinari e intersettoriali, mettendo in rapporto le catene di valore critiche degli ecosistemi aerospaziali e della difesa, in particolare con la mobilità, l’industria automobilistica e i trasporti, oltre che con la salute. Tali cluster vanno accompagnati nel fare fronte agli shock e alle vulnerabilità, oppure vanno diversificati mettendoli in collegamento con nuovi partner locali e transfrontalieri, nel quadro di piani fattibili di competitività sostenibile.

3.6.

Le sinergie nella fase di ricerca non elimineranno le differenze tra le applicazioni settoriali. A causa delle diverse esigenze dei clienti, la tecnologia 5G per la difesa non sarà uguale alla tecnologia 5G per il commercio, e il cloud in ambito militare sarà diverso dal cloud per le attività commerciali, anche se le componenti tecnologiche di base sono simili. Le industrie della difesa, della sicurezza e dello spazio sono indispensabili per adattare le tecnologie emergenti e integrarle in soluzioni specifiche per settore.

3.7.

Secondo il CESE, l’attuazione del piano d’azione deve tenere conto anche delle differenze esistenti tra il mercato civile e quelli della difesa, della sicurezza e dello spazio. Poiché i modelli di attività imprenditoriale e i quadri normativi di riferimento non sono gli stessi, occorre trovare un equilibrio per quanto riguarda la disponibilità dei risultati delle ricerche, i diritti di proprietà intellettuale, le garanzie per gli investimenti ad alto rischio, una garanzia della redditività economica ecc. A tale riguardo, le tecnologie emergenti comporteranno anche nuove sfide, ad esempio per quanto riguarda la standardizzazione e la protezione dei dati.

4.   Osservazioni particolari

4.1.

Il CESE ritiene che il piano d’azione debba tenere conto delle pertinenti iniziative degli Stati membri nel campo della sicurezza e della difesa. Tra gli esempi figurano la «bussola strategica» sulla sicurezza e la difesa, la revisione coordinata annuale sulla difesa (CARD), la cooperazione strutturata permanente (PESCO) e il patto sulla dimensione civile della politica di sicurezza e di difesa comune (PSDC).

4.2.

Il CESE ritiene inoltre importante che si tenga conto della cooperazione tra l’UE e la NATO e che venga in particolare garantita l’interoperabilità tra le risorse della NATO e quelle dell’UE, anche per le comunicazioni criptate e sicure. I servizi della Commissione dovrebbero continuare a lavorare in stretta collaborazione con il servizio europeo per l’azione esterna (SEAE) e con l’Agenzia europea per la difesa (AED), le cui attività dovrebbero promuovere le sinergie e gli scambi di conoscenze.

4.3.

Il CESE esprime apprezzamento per l’importanza attribuita dal piano d’azione ai progetti faro in quanto, riunendo imprese di tutte le dimensioni che operano in settori diversi e provengono da tutta l’UE, tali progetti promuovono la cooperazione transfrontaliera e possono diventare quadri di riferimento efficaci per un uso coerente degli strumenti di politica industriale. Per dare concreta attuazione al pilastro europeo dei diritti sociali nella duplice transizione digitale e climatica, e altresì garantire un impatto strutturale a lungo termine sull’attuazione dei meccanismi di competitività sostenibile associati al ciclo del semestre europeo, il CESE raccomanda che le misure proposte siano accompagnate da un sistema di governance multilaterale, al fine di assicurare la coerenza tra le diverse azioni e coinvolgere efficacemente tutte le parti interessate pertinenti.

4.4.

Il CESE incoraggia la Commissione ad attuare il piano d’azione sia nel lungo che nel breve termine: con un approccio a breve termine, andrebbero incentivati gli scambi di conoscenze tra le iniziative esistenti che sono finanziate dall’UE. È lo stesso piano d’azione ad elencare un ampio ventaglio di iniziative in vari settori, dallo spazio alla sicurezza marittima, che sembrano promettenti al riguardo.

4.5.

Al tempo stesso il CESE ritiene che il piano d’azione non debba limitarsi a individuare le opportunità esistenti in termini di sinergie, bensì debba anche indicare la via da seguire per passare da un approccio ad hoc a un altro più sistematico che crei sinergie fin dalla progettazione. Il piano comprende vari elementi che possono concorrere a questo fine, come il monitoraggio intersettoriale delle tecnologie, la pianificazione delle capacità, lo stretto coordinamento dei programmi di finanziamento, le tabelle di marcia tecnologiche, la valutazione delle catene del valore ecc. Affinché siano efficaci e abbiano un impatto strutturale a lungo termine, il CESE raccomanda che le misure proposte siano accompagnate da nuove strutture di governance e dai corrispondenti processi di pianificazione in tutti i programmi pertinenti, al fine di assicurare la coerenza tra le diverse azioni e coinvolgere efficacemente tutte le parti interessate pertinenti.

4.6.

Il CESE ritiene che la trasparenza sia altrettanto importante. La scelta delle tecnologie, delle tabelle di marcia e dei progetti faro da sostenere dovrebbe essere comprensibile e basata su criteri oggettivi. La prevista relazione biennale sui progressi compiuti dovrebbe stabilire degli indicatori chiave di prestazione per misurare i risultati conseguiti e dovrebbe comprendere revisioni nei momenti di passaggio a una tappa successiva, volte a migliorare i processi e a interrompere le azioni che non apportano alcun valore aggiunto. Gli aspetti giuridici e normativi dovrebbero inoltre essere inclusi nel processo di valutazione, al fine di individuare se e dove la base giuridica dei programmi dell’UE e le relative disposizioni debbano essere modificate per promuovere e sfruttare le sinergie.

4.7.

Nell’esaminare ogni singola azione proposta, il CESE formula le seguenti osservazioni:

4.7.1.

AZIONE 1 — Entro la fine del 2021 la Commissione presenterà una proposta per rafforzare l’individuazione tempestiva e orientata al futuro delle esigenze e delle soluzioni nel campo della sicurezza interna e delle attività di contrasto, promuovendo approcci basati sulle capacità in tutti i settori della sicurezza, sulla base delle migliori pratiche dei settori della difesa e dello spazio. Il CESE accoglie molto favorevolmente questa azione, in quanto un approccio basato sulle capacità è fondamentale sia per superare l’attuale frammentazione del mercato della sicurezza in Europa che per consentire agli utenti finali del settore di anticipare le minacce attuali e future alla sicurezza. Il processo previsto in materia di pianificazione delle capacità per la gestione integrata delle frontiere è accolto con favore, ma la sua istituzione deve essere notevolmente accelerata per avere un impatto sui relativi programmi di spesa prima della fine dell’attuale QFP. Per tenere conto della diversità degli utenti finali nel settore della sicurezza e assicurare una certa stabilità ai processi di pianificazione, il CESE raccomanda di stabilire missioni di sicurezza a livello dell’UE che abbiano un raggio d’azione sufficientemente ampio da rispecchiare i diversi e mutevoli fabbisogni in materia di capacità. L’approccio previsto dovrebbe essere non solo strategico e a lungo termine, ma anche sufficientemente flessibile per tenere conto di eventuali eventi poco probabili ma ad alto impatto (come una pandemia) e per reagire all’improvviso emergere di minacce impreviste.

4.7.2.

AZIONE 2 — Entro la fine del 2021 e in vista dei programmi di lavoro del 2022 la Commissione rafforzerà ulteriormente il proprio processo interno per promuovere sinergie tra le industrie dello spazio, della difesa e le industrie civili connesse, migliorando il coordinamento dei programmi e degli strumenti dell’UE e avviando azioni volte ad agevolare l’accesso ai finanziamenti. Il CESE ritiene che questa azione costituisca uno degli elementi centrali del piano d’azione. Per promuovere gli scambi di conoscenze l’UE dovrebbe avvalersi delle sinergie potenzialmente esistenti non solo a livello orizzontale tra i programmi di R&I (ad esempio, il FED e Orizzonte Europa), ma anche a livello verticale tra la R&I e i programmi di diffusione (ad esempio, la ricerca in materia di sicurezza e il Fondo sicurezza interna), al fine di promuovere la penetrazione nel mercato dei risultati della ricerca. Le differenze tra i programmi sul piano delle regole e condizioni da rispettare rischiano di ostacolare le sinergie e sarà quindi necessario valutare con attenzione gli aspetti giuridici e tecnici, come i diritti di proprietà intellettuale (DPI). Sarà particolarmente importante istituire, all’interno della Commissione, nuove forme di programmazione e pianificazione integrate volte ad assicurare che le sinergie non si verifichino per caso ma intenzionalmente.

4.7.3.

AZIONE 3 — A partire dalla seconda metà del 2021 la Commissione annuncerà azioni mirate per start-up, PMI e ORT al fine di sensibilizzarle ai programmi e agli strumenti dell’UE che offrono opportunità di finanziamento, forniscono supporto tecnico e formazione pratica, offrono servizi di accelerazione delle imprese, presentano soluzioni innovative e agevolano l’accesso al mercato della difesa, della sicurezza, dello spazio o di altri mercati civili pertinenti. Il CESE concorda sul fatto che le imprese in fase di avviamento (o start-up) e le PMI sono motori fondamentali dell’innovazione e svolgono un ruolo importante in termini di sinergie, in quanto spesso operano in settori diversi e in modo trasversale rispetto alla linea di demarcazione tra settore civile e settore della difesa. Allo stesso tempo, di norma non hanno né le capacità per realizzare progetti complessi, né la solidità finanziaria per operare in modo indipendente su mercati puramente pubblici, altamente regolamentati e la cui clientela ha esigenze molto specifiche. Di conseguenza, c’è bisogno di forti legami con gli integratori di sistemi per spingere l’innovazione verso il mercato. Il piano d’azione dovrebbe pertanto sostenere l’integrazione delle imprese in fase di avviamento e delle PMI nelle catene di approvvigionamento transfrontaliere e promuovere il collegamento tra le organizzazioni di ricerca e tecnologia (ORT) e l’industria.

4.7.4.

AZIONE 4 — La Commissione elaborerà tabelle di marcia tecnologiche per stimolare l’innovazione nell’ambito delle tecnologie critiche per i settori della difesa, dello spazio e civili connessi e promuovere la cooperazione transfrontaliera utilizzando in modo sinergico tutti gli strumenti pertinenti dell’UE. Tali tabelle di marcia si baseranno su una valutazione effettuata ogni due anni da un nuovo osservatorio per le tecnologie critiche all’interno della Commissione. Le tabelle di marcia potranno portare all’avvio di nuovi progetti faro. Il CESE appoggia totalmente la creazione di un osservatorio che abbia il compito di elaborare tabelle di marcia tecnologiche che riuniscano le industrie della difesa, dello spazio e delle industrie civili collegate. Il CESE accoglie altresì con favore l’intenzione di comprendere le catene del valore nella valutazione, in quanto tale inclusione apre la strada all’uso coerente e combinato degli strumenti di politica industriale per sostenere la leadership tecnologica in settori strategici. Al tempo stesso, il successo di tale azione dipende da numerosi fattori. L’osservatorio dovrà:

sviluppare forti legami con i processi pertinenti per la pianificazione delle capacità;

monitorare attivamente le tendenze tecnologiche a livello mondiale e individuare quanto prima possibile i momenti di svolta e le «tecnologie di rottura»;

stabilire obiettivi, regole e criteri per la valutazione delle tecnologie;

sviluppare una tassonomia comune applicabile a tutti i settori pertinenti, per assicurare che lo spazio, la difesa e la sicurezza utilizzino lo stesso «linguaggio tecnologico».

Infine, occorre assicurare che le tabelle di marcia elaborate dall’osservatorio non diventino esercizi puramente speculativi, ma che siano effettivamente attuate tramite programmi di lavoro e progetti faro. Per conseguire tutti questi obiettivi il CESE raccomanda che l’osservatorio faccia tesoro anche degli insegnamenti tratti dai processi analoghi esistenti, come la task force congiunta (AED-ESA-CE) sulle tecnologie spaziali d’importanza cruciale.

4.7.5.

AZIONE 5 — Entro la fine del 2022 la Commissione, in stretta collaborazione con altri portatori di interessi principali, presenterà un piano per promuovere l’uso delle norme ibride esistenti in materia civile/di difesa e lo sviluppo di nuove norme. Il CESE ritiene che le norme siano uno strumento efficace per plasmare i mercati. L’uso di norme ibride ha un senso quando è opportuno, e gli esempi relativi alle norme CBRN (sui rischi chimici, biologici, radiologici o nucleari) o allo spazio europeo dei dati in materia di sicurezza sono effettivamente promettenti. La sfida, tuttavia, risiede nella lentezza del processo di standardizzazione delle norme tecniche, che sembra faccia sempre più fatica a tenere il passo con i nuovi sviluppi in materia di innovazione. I requisiti relativi alle norme dovrebbero inoltre essere un elemento degli inviti a presentare proposte nel quadro di Orizzonte Europa, al fine di garantire che le nuove innovazioni siano effettivamente utilizzabili da parte degli utenti finali.

4.7.6.

AZIONE 6 — Nel primo semestre del 2022 la Commissione avvierà, in collaborazione con il Consiglio europeo per l’innovazione e altri portatori di interessi, un«incubatore di innovazione»per sostenere le nuove tecnologie e plasmare l’innovazione a duplice uso. La Commissione sosterrà inoltre le reti transfrontaliere di innovazione nel settore della difesa che sperimenteranno la pertinenza delle tecnologie del settore civile e fungeranno da supporto all’innovazione responsabile nelle catene del valore della difesa. Tali azioni faranno anche fronte all’attuale frammentazione del panorama innovativo in ambito civile e di difesa, alla carenza di competenze nonché agli obiettivi in materia di uguaglianza e inclusione. Il CESE ritiene interessante l’idea di creare un incubatore dell’innovazione a duplice uso e reti di innovazione nel settore della difesa, e pensa che valga la pena di approfondirla. In tale contesto, bisognerebbe prestare particolare attenzione alla rapida obsolescenza di molte tecnologie commerciali, obsolescenza che spesso costituisce un grave ostacolo per il loro utilizzo nelle applicazioni nel settore della difesa. Il CESE incoraggia inoltre la Commissione a promuovere attivamente i trasferimenti intersettoriali di tecnologie con misure di accompagnamento sul piano amministrativo e finanziario. Poiché tale azione apre nuove strade, il CESE ne raccomanda un monitoraggio attivo e una valutazione periodica per misurarne il successo.

4.7.7.

AZIONE 7 — A partire dal giugno 2021 la Commissione istituirà insieme agli Stati membri il centro di competenza sulla cibersicurezza, assegnando le necessarie risorse dei programmi e degli strumenti pertinenti dell’UE. La Commissione cercherà di rafforzare le sinergie, gli spin-in e gli spin-off tra le attività del centro, del FED e del programma spaziale dell’UE in materia di cibersicurezza e ciberdifesa, al fine di ridurre le vulnerabilità e creare efficienze. Il CESE ritiene che le attività contemplate nell’azione 7 siano essenziali per la sovranità dell’Europa nei settori tecnologici strategici. La cibersicurezza e la ciberdifesa sono scelte ovvie per le sinergie tra sicurezza, difesa e spazio, e dovrebbero effettivamente rientrare tra le massime priorità. In questo campo è particolarmente importante una stretta cooperazione tra le autorità pubbliche e il settore privato.

4.7.8.

AZIONE 8 — A partire dal primo semestre del 2022, per sostenere le tecnologie di rottura la Commissione presenterà forme innovative di finanziamento per promuovere la partecipazione di attori non tradizionali, attrarre start-up e favorire lo scambio reciproco di soluzioni, sulla base delle opportunità offerte dai programmi e dagli strumenti dell’UE, compresi il programma Europa digitale e il FED. Il CESE accoglie con favore il sostegno alle tecnologie potenzialmente di rottura in quanto complemento logico a un approccio più tradizionale basato sulle capacità, e propone di metterlo in stretto rapporto con il previsto osservatorio tecnologico. Il CESE appoggia inoltre il ricorso al FED e al programma Europa digitale per tali attività, e raccomanda di sviluppare ulteriormente, nel medio termine, un’agenzia europea a pieno titolo simile a DARPA (3).

4.7.9.

AZIONE 9 — Tecnologie UE dei droni. I droni (4) offrono un ottimo esempio delle tecnologie utilizzate non solo nell’aeronautica commerciale, ma anche nei settori dello spazio, della sicurezza e della difesa. Gli scambi di conoscenze sono essenziali nella tecnologia dei droni, e anche l’introduzione di droni civili e militari nel settore aerospaziale serve a una duplice finalità. Pertanto, il CESE appoggia pienamente il lancio di un progetto faro sui droni, perché rappresenta una scelta ovvia, e raccomanda di sostenerlo con una tabella di marcia tecnologica apposita che dia la priorità agli elementi tecnologici pertinenti in funzione della loro rilevanza per l’autonomia strategica e la sovranità tecnologica dell’Europa.

4.7.10.

AZIONE 10 — Sistema di comunicazione sicuro globale dell’UE basato sulla tecnologia spaziale. Il CESE ritiene che questo progetto faro sia molto importante, in quanto riguarda aspetti cruciali dell’autonomia e della sovranità tecnologica dell’Europa. Al tempo stesso, non è chiaro in che modo questo progetto possa creare o beneficiare di sinergie con il settore della difesa. Secondo il CESE, per assicurare sinergie supplementari, una possibilità consiste nel fare in modo che la costellazione di satelliti abbia a bordo più carichi utili, tra cui potrebbero figurare sensori per la sorveglianza spaziale, creando così sinergie tra i due progetti faro in materia spaziale.

4.7.11.

AZIONE 11 — Gestione del traffico spaziale (STM). L’STM è essenziale per la sicurezza dei beni e delle infrastrutture spaziali, che sono sempre più importanti per il funzionamento delle società moderne. Il CESE appoggia pertanto il lancio di un progetto faro apposito in materia di STM. Al tempo stesso, il CESE esprime preoccupazione per il fatto che questa iniziativa riguarda unicamente gli aspetti della regolamentazione e standardizzazione, che sono importanti ma non sufficienti. La Commissione dovrebbe pertanto prendere in considerazione anche la creazione di un mercato per i dati sulla sorveglianza spaziale (che è l’obiettivo negli Stati Uniti). Per sviluppare un approccio europeo credibile alla gestione del traffico spaziale, l’Europa dovrebbe anche migliorare considerevolmente le sue capacità di sorveglianza spaziale (nuovi sensori, capacità di analisi e di calcolo ecc.).

Bruxelles, 8 luglio 2021

La presidente del Comitato economico e sociale europeo

Christa SCHWENG


(1)  Regolamento (UE) 2021/697 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 29 aprile 2021, che istituisce il Fondo europeo per la difesa e abroga il regolamento (UE) 2018/1092 (GU L 170 del 12.5.2021, pag. 149).

(2)  Comunicazione sul programma spaziale, COM(2021) 208 del 21 aprile 2021.

(3)  La DARPA (Agenzia per i progetti di ricerca avanzata nel settore della difesa) è l’agenzia di R&S del Dipartimento per la difesa degli Stati Uniti che ha il compito di sviluppare tecnologie emergenti.

(4)  GU C 129 dell'11.4.2018, pag. 51.


16.9.2021   

IT

Gazzetta ufficiale dell’Unione europea

C 374/73


Parere del Comitato economico e sociale europeo sulla «Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni — Riesame della politica commerciale — Una politica commerciale aperta, sostenibile e assertiva»

[COM(2021) 66 final]

(2021/C 374/12)

Relatore:

Timo VUORI

Correlatore:

Christophe QUAREZ

Consultazione

Commissione europea, 26.3.2021

Base giuridica

Articolo 304 del trattato sul funzionamento dell’Unione europea

Sezione competente

Relazioni esterne

Adozione in sezione

16.6.2021

Adozione in sessione plenaria

8.7.2021

Sessione plenaria n.

562

Esito della votazione

(favorevoli/contrari/astenuti)

208/2/1

1.   Conclusioni e raccomandazioni

1.1.

Il Comitato economico e sociale europeo (CESE) accoglie con favore l’avvio della nuova strategia di politica commerciale dell’UE. Oltre alla pandemia globale, per il commercio mondiale e l’economia europea si profilano altre opportunità e altri rischi. È giunto il momento di ripensare le norme commerciali a livello globale e di Unione europea. Al fine di progettare gli strumenti adatti, l’Unione dovrà in primo luogo analizzare e quantificare i cambiamenti che interessano il commercio, distinguendo i mutamenti temporanei e connessi alla COVID-19 da quelli permanenti.

1.2.

Il CESE sostiene il principio della promozione di una politica commerciale«aperta, strategica e assertiva» come metodo per migliorare l’accesso al mercato e garantire condizioni di parità. Si tratta in pratica di promuovere la crescita sostenibile, la competitività, posti di lavoro dignitosi e scelte migliori per i consumatori in Europa. Uno sviluppo economico positivo richiede una valida combinazione di politiche esterne e interne. La politica commerciale è solo una delle componenti della soluzione (1).

1.3.

Il CESE concorda sul fatto che la priorità principale consista nella modernizzazione dell’Organizzazione mondiale del commercio (OMC), dato il suo ruolo centrale nel fornire una efficace matrice multilaterale per un’agenda commerciale moderna incentrata su questioni ambientali e sociali. L’UE deve pertanto avere un ruolo leader nella realizzazione di riforme ambiziose dell’OMC e promuovere un’agenda moderna dell’Organizzazione, superando i tabù (ossia gli aspetti sociali del commercio) e affrontando in modo sostenibile le sfide sia attuali che future. A tale scopo, il CESE invita l’UE e gli Stati membri a instaurare una cooperazione strategica con i loro principali partner commerciali su una serie di questioni multilaterali prioritarie (2).

1.4.

Il CESE ritiene che l’UE dovrebbe promuovere migliori norme e regimi commerciali multilaterali e bilaterali concernenti le sfide in materia di cambiamenti climatici e sociali, agricoltura, lotta alla corruzione, digitalizzazione in campo economico e fiscale, protezione dell’ambiente, biodiversità, economia circolare e sicurezza sanitaria (3).

1.5.

Da lungo tempo il CESE chiede che la sostenibilità divenga uno dei fattori della politica commerciale, data la funzione fondamentale che il commercio può assolvere nella realizzazione degli obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite (OSS). Apprezza pertanto l’attenzione che la politica commerciale dell’UE dedica al tema della sostenibilità, nonché il fatto che l’accordo di Parigi divenga un elemento essenziale dei futuri accordi commerciali e di investimento. Il CESE ribadisce l’invito a estendere tale carattere di elemento essenziale alle convenzioni fondamentali dell’Organizzazione internazionale del lavoro (OIL) (4).

1.6.

Il CESE chiede un ambizioso rafforzamento dei capitoli su commercio e sviluppo sostenibile (CSS) negli accordi commerciali e di investimento sottoscritti dall’UE a livello bilaterale, nonché la loro effettiva esecutività. Il futuro riesame dei capitoli su commercio e sviluppo sostenibile (5) costituisce parte integrante della strategia commerciale dell’UE.

1.7.

Il CESE sostiene senza riserve il rafforzamento della sostenibilità nelle catene del valore globali (6). La politica commerciale dell’UE deve sostenere l’opera svolta a livello internazionale per garantire parità di condizioni nelle catene di approvvigionamento globali elaborando strumenti di lotta contro la corruzione e le violazioni dei diritti ambientali, sociali, umani e del lavoro. Il CESE osserva che l’Unione europea deve sviluppare una legislazione ambiziosa, per esempio nei settori della dovuta diligenza nelle catene di approvvigionamento e della sostenibilità negli appalti pubblici.

1.8.

Il CESE deplora la mancanza di riferimenti al ruolo cruciale della società civile nell’ambito degli scambi commerciali e sottolinea che occorre promuovere la cooperazione con la società civile, dalla fase di elaborazione a quella di monitoraggio degli strumenti e degli accordi commerciali. Chiede di riattivare il gruppo di esperti sugli accordi di libero scambio (ALS), che in passato ha dispiegato un impegno costante, approfondito e senza eguali, oltre che estremamente necessario, su questioni commerciali specifiche. Sottolinea inoltre la necessità di rafforzare i gruppi consultivi interni (GCI), pilastri essenziali del controllo istituzionale dei moderni ALS.

1.9.

Il CESE constata che l’UE deve giungere a una migliore comprensione dell’importanza delle catene del valore globali e dell’impatto che esse esercitano sulle imprese e sui cittadini. La diversificazione delle fonti di approvvigionamento può costituire uno strumento di resilienza più valido rispetto alla limitazione di tali fonti. Risulterebbe utile anche l’introduzione di meccanismi di monitoraggio per evitare la concentrazione delle fonti di approvvigionamento a livello di singola impresa e negli appalti pubblici.

1.10.

Il CESE è favorevole a rafforzare la resilienza delle catene del valore, in particolare attraverso la loro sostenibilità. L’economia dell’Unione europea dipende dalle catene di approvvigionamento globali e l’«autonomia dell’UE» deve rispecchiare tale realtà. La crisi della COVID-19 ha dimostrato che l’Unione deve rafforzare la propria autonomia in settori critici e strategici ed è importante che l’UE valuti in primo luogo le proprie vulnerabilità. Il CESE sostiene i lavori dell’UE volti a rendere obbligatorio il dovere di diligenza nell’ambito delle catene di approvvigionamento in quanto strumento per rafforzarne la resilienza, poiché aiuta le imprese a individuare i rischi legati alle norme sociali e ambientali. In tale contesto il CESE sostiene il lavoro svolto per redigere un nuovo trattato dell’ONU su imprese e diritti umani, nonché una convenzione dell’OIL sul lavoro dignitoso nelle catene di approvvigionamento globali (7).

1.11.

Il CESE sottolinea l’importanza di trarre vantaggio da un ampio ventaglio di accordi di libero scambio (ALS) dell’UE che riflettano i valori dell’UE e le norme internazionali. Nei casi in cui l’OMC non possa agire o tutelare integralmente gli interessi dell’UE, l’Unione dovrebbe valersi di tali accordi con le principali economie e le economie emergenti nel commercio internazionale. Nonostante l’ampia rete esistente, oltre il 60 % del commercio estero dell’UE si svolge ancora al di fuori di accordi preferenziali, sulla base delle norme generali dell’OMC.

1.12.

Il CESE invita l’UE a concludere ambiziosi accordi di libero scambio con partner commerciali, in particolare in Asia e in America. Nel momento in cui vengono creati partenariati strategici dell’UE con i paesi vicini e i paesi dell’allargamento, compresi i paesi del Mediterraneo e dell’Africa, il CESE sottolinea quanto sia importante dal punto di vista strategico approfondire i partenariati, in particolare con gli Stati Uniti. L’Unione deve inoltre continuare a migliorare le relazioni commerciali e a garantire parità di condizioni con l’Asia e l’America latina.

1.13.

Il CESE osserva che l’Unione europea deve rendere più agevole il processo tra le fasi di negoziazione e ratifica degli accordi commerciali e di investimento che sottoscrive, per non compromettere la propria reputazione come partner commerciale. A partire dal ricevimento del mandato e per tutta la durata dei negoziati (8), la Commissione deve impegnarsi con il Parlamento europeo e la società civile, in particolare per il tramite del CESE, a tenere in debito conto le preoccupazioni sollevate e ad affrontarle, onde agevolare i processi di ratifica.

1.14.

Il CESE accoglie con favore le azioni concrete volte ad attuare e portare avanti i vigenti accordi di libero scambio dell’UE, assicurandone un’efficace attuazione. Si tratta di validi strumenti di cui l’Unione dispone per promuovere il flusso di beni e servizi nelle catene di approvvigionamento globali e migliorare la propria resilienza. Il responsabile dell’esecuzione degli accordi commerciali dovrebbe promuovere la coerenza dell’applicazione e dell’esecuzione degli accordi dell’UE e dell’OMC, compresi i capitoli su commercio e sviluppo sostenibile (CSS).

1.15.

Il CESE si compiace della politica commerciale assertiva con cui l’UE difende unilateralmente i propri valori e impegni commerciali qualora tutte le altre opzioni si dimostrino vane. L’UE dovrebbe anche tenere conto di tutte le possibili ricadute di queste decisioni, sul piano sia politico che economico.

1.16.

Il CESE approva che l’UE continui a utilizzare gli aiuti al commercio per aiutare i paesi in via di sviluppo ad attuare gli accordi commerciali e a favorire il rispetto delle norme e degli standard, in particolare in relazione allo sviluppo sostenibile.

1.17.

Il CESE sottolinea la necessità di garantire parità di condizioni per il settore agricolo dell’UE. I prodotti agricoli europei dovrebbero fruire di un migliore accesso al mercato dei paesi terzi, e i prodotti importati reciprocamente da paesi terzi dovrebbero soddisfare le norme europee in materia di sostenibilità e sicurezza alimentare. Gli accordi di libero scambio dell’UE devono rispettare le disposizioni dell’Unione nel settore sanitario e fitosanitario, e attenersi al principio di precauzione (9).

1.18.

Il CESE accoglie con favore la particolare attenzione riservata dalla nuova politica commerciale, a tutti i livelli, alle piccole e medie imprese (PMI) (10). Ribadisce l’invito a moltiplicare gli sforzi per comunicare l’impatto del commercio internazionale su imprese e cittadini.

2.   Osservazioni generali

2.1.

Il CESE accoglie con favore la richiesta della Commissione di scambiare punti di vista e idee su come garantire che la nuova politica commerciale dell’UE dia risultati positivi per le imprese e i cittadini. Concorda in particolare riguardo l’urgenza di questo riesame, dato il ruolo concreto che il commercio può svolgere nella ripresa dalla pandemia di COVID-19. Il commercio è una priorità per il CESE ed è per questo motivo che il Comitato ha dato un sostanziale contributo alla vasta consultazione pubblica sul tema (11).

2.2.

Il commercio internazionale è un elemento vitale per l’economia europea e per i cittadini. Esso sostiene più di 35 milioni di posti di lavoro nell’Unione europea, il 45 % dei quali dipende da investimenti esteri, e le PMI rappresentano oltre l’85 % di tutti gli esportatori dell’Unione. Al commercio internazionale si deve il 43 % del prodotto interno lordo dell’UE. Il mercato unico dell’UE, con 450 milioni di consumatori e un PIL pro capite di 25 000 EUR, fa dell’Unione il mercato dei beni di consumo più grande del mondo, con caratteristiche particolarmente attraenti. L’Unione europea è il leader globale nel commercio di prodotti agroalimentari e un importantissimo partner commerciale per più di 80 paesi. Dato tale contesto complessivo, l’UE rappresenta il più importante operatore commerciale internazionale. L’economia dell’Unione è profondamente integrata con il resto del mondo.

Importanza di un commercio internazionale aperto e inclusivo per i cittadini e l’economia dell’Europa

2.3.

Il CESE esorta l’Unione europea a perseverare nella sua fondamentale missione di politica commerciale: aprire i mercati ai beni, ai servizi, agli investimenti e agli appalti pubblici europei, ridurre ed eliminare gli ostacoli ingiustificati al commercio nei paesi terzi, e creare condizioni di parità nell’ambito dei regimi commerciali internazionali e bilaterali. Inoltre, il CESE ritiene essenziale che la politica commerciale promuova i valori e le norme internazionali dell’UE, favorendo lo sviluppo sostenibile, lottando contro i cambiamenti climatici e rafforzando la sicurezza.

2.4.

Il CESE nota con soddisfazione che la strategia di politica commerciale risponde ad alcune delle preoccupazioni manifestate dalle parti interessate nel corso della consultazione pubblica. Manca tuttavia una riflessione su come migliorare il coinvolgimento della società civile nella politica commerciale (12). Il CESE sottolinea la necessità di una cooperazione permanente con la società civile a livello sia nazionale che dell’UE, che vada al di là di un riesame del dialogo con la società civile già consolidato, per garantire che la politica commerciale apporti valore aggiunto alla nostra vita quotidiana.

2.5.

La crisi della COVID-19 ha messo in luce le vulnerabilità del sistema commerciale globale e dei lavoratori delle catene di approvvigionamento (13) di fronte a una crisi sanitaria. La perdita del controllo delle catene del valore e la scoperta della dipendenza industriale dell’UE hanno sollevato degli interrogativi sulla salute e sui legami commerciali.

3.   Osservazioni specifiche

Un uso accorto dell’«autonomia strategica aperta»

3.1.

Il CESE sostiene l’idea dell’autonomia strategica aperta dell’Unione europea. L’Unione deve dotarsi di un approccio strategico che mantenga l’apertura e condizioni di parità grazie a moderne politiche commerciali e di investimento dell’UE. Deve promuovere un commercio aperto ed equo basato su regole, e proteggere le imprese, i lavoratori e i consumatori da qualsiasi pratica commerciale sleale.

3.2.

Migliorare la resilienza e la sostenibilità rappresenta per l’UE una scelta strategica. È necessario cogliere un corretto equilibrio tra apertura e autonomia dell’economia europea. La resilienza sarà possibile solo grazie alla sostenibilità.

Comprendere meglio il rafforzamento della resilienza e della sostenibilità per le catene del valore

3.3.

La politica commerciale dell’UE può svolgere un ruolo fondamentale nella ripresa dalla pandemia di COVID-19, dato che la nostra economia è profondamente integrata nelle catene del valore globali.

3.4.

L’UE deve valutare attentamente la propria dipendenza dal resto del mondo e dalle catene di approvvigionamento globali. Le importazioni possono contribuire alla resilienza attraverso la diversificazione delle fonti di approvvigionamento (14).

3.5.

È necessario migliorare il coordinamento e la resilienza a livello multilaterale, in particolare nell’ambito delle Nazioni Unite, e anche dell’OIL, dell’OMC e dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economici (OCSE). Ad esempio, l’UE deve utilizzare meglio strumenti disponibili a livello internazionale quali la dichiarazione dell’OIL sulle imprese multinazionali (15) o i nuovi indicatori dell’OCSE sulla qualità degli investimenti esteri diretti in rapporto agli effetti sullo sviluppo sostenibile (16). Deve anche promuovere l’ampliamento dell’accordo farmaceutico dell’OMC affinché includa un maggior numero di prodotti e di paesi. Occorre inoltre proseguire sulla strada della liberalizzazione degli scambi nel campo della tecnologia e dei prodotti dell’assistenza sanitaria.

3.6.

La dipendenza dell’Unione europea dalle importazioni di vari beni e servizi — dalle materie prime all’alta tecnologia — è destinata a protrarsi. È cruciale far sì che il mercato dell’UE rimanga aperto. Nell’economia digitale l’Unione deve promuovere una «sovranità tecnologica intelligente» in cui il commercio digitale consenta un agevole flusso di innovazioni e beni e servizi ad alto contenuto tecnologico, promuovendo contemporaneamente i valori e gli interessi europei in materia di riservatezza dei dati e sicurezza informatica.

3.7.

L’UE può favorire la rilocalizzazione della produzione in Europa, creando un ambiente imprenditoriale più propizio agli investimenti, all’innovazione e alla produzione. La diversificazione delle catene di approvvigionamento può rappresentare un passaggio importante per rafforzare la resilienza. L’UE pertanto deve sostenere le imprese nelle loro decisioni commerciali, offrendo condizioni solide ed eque alle attività imprenditoriali tramite accordi bilaterali di libero scambio a livello di Unione europea, nonché tramite il mercato unico dell’UE.

Necessità di una riforma dell’OMC e di norme globali per una globalizzazione più sostenibile ed equa

3.8.

Il CESE sostiene il ruolo attivo dell’UE nell’elaborazione di norme globali (17). Il 2021 potrebbe rappresentare un punto di svolta per la governance del commercio, pertanto il CESE sostiene gli impegni sottoscritti dall’UE per un sistema commerciale multilaterale aperto e fondato su regole, unitamente alla riforma dell’OMC (18). L’UE e i suoi Stati membri devono servirsi della loro capacità di influenza e impegnarsi in modo proattivo, stringendo alleanze strategiche con partner che condividono gli stessi principi, onde garantire il rispetto delle norme internazionali del lavoro stabilite e controllate dall’OIL, nell’ambito del dibattito sulla riforma dell’OMC. Poiché rappresenta un esempio positivo e un’opportunità per rafforzare questa ambiziosa nuova prospettiva, il CESE accoglie con favore la recente proposta degli Stati Uniti volta ad affrontare il problema mondiale del lavoro forzato a bordo dei pescherecci nel quadro dei negoziati in corso in sede di OMC sulle sovvenzioni alla pesca (19).

Metodi per promuovere la transizione verde con catene del valore responsabili e sostenibili

3.9.

La politica commerciale dell’UE dovrebbe allinearsi a quella del Green Deal europeo, inglobando nuovi requisiti relativi alla transizione verde, digitale ed equa. È dunque importante predisporre nuovi strumenti come il meccanismo di adeguamento del carbonio alla frontiera, il quale dovrebbe essere compatibile con le norme dell’OMC, efficace nella lotta ai cambiamenti climatici e utile per la competitività dell’industria dell’UE (20). Il CESE è favorevole all’apertura del dialogo con i paesi terzi e con i principali partner commerciali come gli Stati Uniti e la Cina (21).

3.10.

Le catene di approvvigionamento globali sono elementi essenziali dell’economia e del commercio internazionale. Sono complesse, diverse e frammentarie, dense di opportunità e rischi. Il CESE invita l’UE a raccogliere maggiori dati sugli effetti positivi e negativi che le catene di approvvigionamento globali producono sull’Unione europea (22).

Sfruttare l’impatto normativo dell’UE

3.11.

L’UE è il maggiore attore mondiale nel settore dello scambio di servizi. La politica commerciale dell’UE può favorire un contesto imprenditoriale globale in cui i fornitori di servizi dell’UE abbiano la possibilità di crescere, di fare innovazione e di competere. Il commercio digitale ha un suo peso a livello mondiale, in particolare a causa dei cambiamenti indotti dalla pandemia di COVID-19. L’UE deve adoperarsi per la conclusione in tempi brevi di un accordo ambizioso dell’OMC sul commercio digitale.

3.12.

La politica commerciale dell’UE dovrebbe integrare le azioni intraprese nel quadro di altre organizzazioni internazionali di regolamentazione, come ad esempio i lavori dell’OCSE sui regimi economici e fiscali. Dovrebbe sostenere l’istituzione di sistemi di cooperazione efficaci tra autorità fiscali, di contrasto e giudiziarie nei paesi partner.

3.13.

La strategia commerciale dell’UE dovrebbe ottimizzare la capacità dell’Unione stessa di attivare tutti gli strumenti unilaterali, bilaterali e multilaterali: la natura vincolante dei capitoli sullo «sviluppo sostenibile» degli accordi commerciali e di investimento, gli strumenti di difesa commerciale, i filtri degli investimenti esteri, la lotta contro le barriere commerciali, il rinvio all’organo di risoluzione delle controversie dell’OMC o i meccanismi di consultazione e composizione delle controversie previsti dagli accordi commerciali bilaterali.

3.14.

All’UE servono strumenti di difesa commerciale efficaci: periodi più brevi per l’imposizione di misure provvisorie, un alleggerimento degli oneri investigativi a carico delle industrie dell’UE e strumenti rafforzati in materia di sovvenzioni estere. L’UE potrebbe prendere in considerazione l’adozione di uno strumento ad hoc, non previsto dal regolamento in materia di applicazione e rispetto delle norme commerciali, che consenta di adeguare le condizioni di accesso al mercato, ove non sussistano obblighi reciproci, qualora le pratiche danneggino in misura significativa i suoi interessi commerciali.

3.15.

I nuovi paesi partner degli ALS dell’UE dovrebbero dimostrare di rispettare integralmente le convenzioni fondamentali dell’OIL, quale prerequisito per concludere un accordo commerciale. Tali convenzioni devono costituire un elemento fondamentale di qualsiasi accordo di libero scambio. Se un paese partner non ha ratificato o attuato correttamente tali convenzioni, o non ha dimostrato un livello di protezione equivalente, il CESE chiede che venga definita una tabella di marcia vincolante e applicabile per la ratifica delle convenzioni, con l’assistenza tecnica dell’OIL. La tabella di marcia dovrebbe inoltre far parte dei capitoli su commercio e sviluppo sostenibile onde garantire il tempestivo adempimento di tali obblighi.

3.16.

Inoltre, ciascun ALS dell’UE deve fondarsi su una più efficace politica di valutazione dell’UE, che ne migliori le valutazioni d’impatto economiche e di sostenibilità e la valutazione ex post dopo cinque anni (23). Gli ALS devono prevedere misure compensative per attenuare i potenziali effetti negativi. Infine l’Unione europea deve consolidare e utilizzare in maniera più efficace gli strumenti di cui dispone per garantire condizioni di concorrenza equa con i paesi terzi.

3.17.

Agli appalti pubblici dell’UE dovrebbero poter partecipare soltanto imprese di paesi che rispettano le convenzioni fondamentali dell’OIL e l’accordo di Parigi sul clima. L’UE ha aperto i suoi appalti pubblici alla partecipazione di paesi terzi, molti dei quali non hanno ancora fatto lo stesso, e questo danneggia le imprese europee. È essenziale ultimare il testo definitivo del regolamento su uno strumento internazionale in materia di appalti pubblici, in modo da rafforzare la posizione dell’UE. Gli ALS dell’UE devono promuovere le migliori pratiche per l’inserimento dei criteri ambientali e sociali nel settore degli appalti pubblici (24).

3.18.

L’UE deve continuare ad avvalersi degli aiuti al commercio per aiutare i paesi in via di sviluppo ad attuare gli accordi commerciali e favorire il rispetto delle norme e degli standard, in particolare in relazione allo sviluppo sostenibile; deve inoltre instaurare rapporti economici giusti e prosperi con i paesi in via di sviluppo per ridurre la povertà e creare posti di lavoro dignitosi. Infine, deve stabilire un più stretto collegamento tra l’accesso preferenziale e il rispetto delle norme internazionali, come quelle sul lavoro e in materia di diritti umani.

Bruxelles, 8 luglio 2021

La presidente del Comitato economico e sociale europeo

Christa SCHWENG


(1)  GU C 364 del 28.10.2020, pag. 108, GU C 47 dell'11.2.2020, pag. 38.

(2)  GU C 364 del 28.10.2020, pag. 53.

(3)  GU C 364 del 28.10.2020, pag. 37.

(4)  GU C 129 dell'11.4.2018, pag. 27.

(5)  Un parere d’iniziativa sull’argomento (REX/535) dovrebbe essere adottato nel settembre 2021.

(6)  GU C 429 dell'11.12.2020, pag. 197.

(7)  GU C 97 del 24.3.2020, pag. 9.

(8)  Un parere d’iniziativa sull’argomento (REX/536) dovrebbe essere adottato nei primi mesi del 2022.

(9)  GU C 429 dell'11.12.2020, pag. 66.

(10)  GU C 429 dell'11.12.2020, pag. 210.

(11)  Contributo del comitato di monitoraggio Commercio internazionale del CESE al riesame della politica commerciale, settembre 2020.

(12)  Un parere d’iniziativa sull’argomento (REX/536) dovrebbe essere adottato nei primi mesi del 2022.

(13)  GU C 429 dell'11.12.2020, pag. 197.

(14)  ECIPE Occasional paper 06/2020 Globalization Comes to the Rescue: How Dependency Makes Us More Resilient («La globalizzazione viene in aiuto; migliorare la resilienza economica attraverso il commercio»); relazione del Kommers Kollegium (Consiglio nazionale svedese degli scambi commerciali) sul tema Improving Economic Resilience Through Trade («Migliorare la resilienza economica grazie agli scambi commerciali»), 2020.

(15)  Dichiarazione tripartita di principi sulle imprese multinazionali e la politica sociale (dichiarazione MNE) (2017).

(16)  https://www.oecd.org/investment/fdi-qualities-indicators.htm.

(17)  GU C 364 del 28.10.2020, pag. 53.

(18)  GU C 159 del 10.5.2019, pag. 15.

(19)  The Use of Forced Labor on Fishing Vessels («Il ricorso al lavoro forzato a bordo dei pescherecci»), documento presentato dagli Stati Uniti all’attenzione dell’OMC, 26 maggio 2021 https://ustr.gov/sites/default/files/IssueAreas/Trade%20Organizations/WTO/US.Proposal.Forced.Labor.26May2021.final%5B2%5D.pdf

(20)  GU C 429 dell'11.12.2020, pag. 122; prossimo parere NAT/834 sul Meccanismo di adeguamento del carbonio alla frontiera.

(21)  GU C 364 del 28.10.2020, pag. 37.

(22)  GU C 429 dell'11.12.2020, pag. 197.

(23)  GU C 47 dell'11.2.2020, pag. 38.

(24)  GU C 429 dell'11.12.2020, pag. 197.


16.9.2021   

IT

Gazzetta ufficiale dell’Unione europea

C 374/79


Parere del Comitato economico e sociale europeo sul tema «Partenariato rinnovato con il vicinato meridionale — Una nuova agenda per il Mediterraneo»

[JOIN(2021) 2 final]

(2021/C 374/13)

Relatrice:

Helena DE FELIPE LEHTONEN

Consultazione

26.3.2021

Base giuridica

Articolo 304 del trattato sul funzionamento dell’Unione europea

Decisione dell’Assemblea plenaria

23.3.2021

Sezione competente

Relazioni esterne

Adozione in sezione

16.6.2021

Adozione in sessione plenaria

7.7.2021

Sessione plenaria n.

562

Esito della votazione

(favorevoli/contrari/astenuti)

215/1/5

1.   Conclusioni e raccomandazioni

1.1.

Il CESE accoglie con favore il rinnovato impegno manifestato nella comunicazione a favore dello Stato di diritto, dei diritti umani e fondamentali, dell’uguaglianza, della democrazia e del buon governo in quanto pietra angolare per lo sviluppo di società eque, inclusive e quindi prospere, nonché l’accento posto in particolare sui giovani, sulle donne e sui gruppi svantaggiati. Nel contempo, accoglie con favore i nuovi obiettivi sociali del vertice di Porto, che devono avere un impatto sull’attuazione della comunicazione congiunta.

1.2.

Il CESE prende atto con grande soddisfazione dell’impegno dell’UE a promuovere una cultura dello Stato di diritto coinvolgendo strettamente la società civile e la comunità imprenditoriale. Le organizzazioni della società civile e le organizzazioni delle parti sociali rimangono partner fondamentali nella definizione e nel monitoraggio della cooperazione dell’UE. Il gruppo ad hoc Diritti fondamentali e Stato di diritto (FRRL) del CESE rappresenta un buon esempio di come le organizzazioni della società civile stiano diventando più forti nei paesi dell’UE.

1.3.

Il CESE accoglie con grande favore le proposte tese a coinvolgere maggiormente il settore privato nello sviluppo della regione, al fine di integrare i necessari investimenti pubblici e di approfondire il dialogo pubblico-privato al fine di garantire la sostenibilità sociale ed economica, che porterà alla creazione di posti di lavoro dignitosi. Questo approccio dovrebbe essere promosso sia al livello della regione Euromed che a livello nazionale e locale.

1.4.

Il CESE si rallegra del sostegno decisivo offerto al rafforzamento della cooperazione nei consessi multilaterali, con al centro le Nazioni Unite, in particolare in materia di pace e sicurezza, al fine di mettere a punto soluzioni condivise e affrontare i problemi che ostacolano la stabilità e il progresso, nonostante il fatto che, a 25 anni dall’avvio del processo di Barcellona, gli stessi problemi riguardanti la pace, la sicurezza e lo sviluppo economico continuino ad affliggere la regione. Il Comitato chiede azioni basate sulle sinergie tra gli strumenti previsti dalla Carta delle Nazioni Unite e la strategia dell’UE per l’Unione della sicurezza e ritiene che sia necessario intensificare in modo significativo gli sforzi dell’UE nella regione.

1.5.

Il CESE ritiene importante migliorare la cooperazione regionale, infraregionale e interregionale, principalmente attraverso l’Unione per il Mediterraneo, la Lega degli Stati arabi, l’Unione africana, il dialogo del Mediterraneo occidentale (5 + 5) o altri attori e organizzazioni regionali che promuovono una governance multilivello pragmatica mediante iniziative basate sulla geometria variabile e sulla triangolazione, che contribuiscono anche a promuovere la cooperazione con l’intero continente africano e le regioni del Golfo Persico e del Mar Rosso.

1.6.

Il CESE sottolinea che l’attenzione deve essere rivolta ad affrontare le cause profonde della migrazione nei rispettivi paesi partner. Occorre offrire alle persone una vita, un’occupazione e prospettive dignitose nel proprio paese, in linea con gli obiettivi di sviluppo sostenibile (OSS), in modo che non siano costrette a migrare a causa della mancanza di opportunità di vita. Ad esempio, bisogna garantire un migliore accesso all’istruzione o adottare misure volte a creare posti di lavoro di qualità.

1.7.

Il CESE invita l’UE a far sì che la transizione verde non sia percepita come un modello imposto dall’esterno. Si raccomanda di investire in campagne di sensibilizzazione e di coinvolgere la società civile in questo sforzo.

1.8.

Il CESE sottolinea l’importanza dell’accento posto dalla comunicazione sul ruolo essenziale svolto dalle parti sociali e dalle organizzazioni della società civile, sia formali che informali, in quanto attori chiave nell’elaborazione e nell’attuazione delle politiche pubbliche e garanti del rispetto dei diritti dei cittadini e dello Stato di diritto. I sindacati e le organizzazioni imprenditoriali svolgono un ruolo importante in questo senso nel quadro del dialogo sociale. Il Comitato ritiene pertanto fondamentale che l’UE sostenga e promuova l’azione delle diverse istituzioni e reti di organizzazioni della società civile in senso lato a livello euromediterraneo, affinché queste possano svolgere il loro lavoro nelle migliori condizioni possibili.

1.9.

Il CESE ritiene che la parità di genere non sia solo un diritto umano universalmente riconosciuto, ma anche un imperativo per il benessere, la crescita economica, la prosperità, il buon governo, la pace e la sicurezza; è necessario intensificare gli sforzi, anche attraverso l’integrazione della dimensione di genere in tutti i programmi di cooperazione e le azioni mirate, in linea con il terzo piano d’azione dell’UE per la parità di genere.

2.   Osservazioni generali

2.1.

Il 9 febbraio 2021, al fine di rilanciare e rafforzare il partenariato strategico tra l’Unione europea e i suoi partner nel vicinato meridionale, l’alto rappresentante della Commissione europea ha adottato una nuova dichiarazione politica: la comunicazione «Un partenariato rinnovato con il vicinato meridionale — Una nuova agenda per il Mediterraneo».

2.2.

Un piano di investimenti economici specifico per il vicinato meridionale è teso a garantire che la qualità della vita delle popolazioni della regione migliori e che la ripresa economica non lasci indietro nessuno, considerando anche gli effetti sanitari della pandemia di COVID-19 e rafforzando sia l’attuazione dello strumento COVAX che le infrastrutture pubbliche sostenibili. Il rispetto dei diritti umani e dello Stato di diritto è parte integrante della comunicazione, ed è essenziale per garantire la fiducia dei cittadini nelle istituzioni.

2.3.

Nell’ambito del nuovo strumento di vicinato, cooperazione allo sviluppo e cooperazione internazionale (NDICI) dell’UE, tra il 2021 e il 2027 saranno stanziati per la sua attuazione fino a 7 miliardi di EUR, che nel prossimo decennio potrebbero mobilitare fino a 30 miliardi di EUR in investimenti pubblici e privati nella regione. Attraverso l’NDICI, l’UE darà inoltre impulso agli investimenti sostenibili nell’ambito dell’EFSD+ mobilitando capitali a integrazione delle sovvenzioni dirette per la cooperazione esterna. L’EFSD+ sarà sostenuto da una garanzia per le azioni esterne di 53 400 milioni di EUR, che coprirà anche i Balcani occidentali.

2.4.

La nuova agenda si concentra su cinque ambiti strategici:

sviluppo umano, buongoverno e Stato di diritto;

resilienza, prosperità e transizione digitale;

pace e sicurezza;

migrazione e mobilità;

transizione verde.

3.   Contesto della comunicazione «Un partenariato rinnovato con il vicinato meridionale — Una nuova agenda per il Mediterraneo»

3.1.

A venticinque anni dalla dichiarazione di Barcellona, la nuova ambiziosa e innovativa agenda per il Mediterraneo propone di rilanciare il partenariato euromediterraneo.

2004: lancio della politica europea di vicinato (PEV);

2008: nascita dell’Unione per il Mediterraneo come organizzazione intergovernativa;

2015: revisione della politica europea di vicinato, che fissa come principali obiettivi politici la stabilizzazione e la sicurezza;

2020: proposta della Commissione europea per un nuovo patto sulla migrazione e l’asilo.

3.2.

Il documento di lavoro sul piano di investimenti per il vicinato meridionale contiene proposte concrete di iniziative in quattro dei cinque ambiti prioritari. Il piano di investimenti è espressamente destinato ad essere elaborato in cooperazione con gli Stati membri, eventualmente attraverso una programmazione congiunta. In detto processo di programmazione è essenziale coinvolgere le organizzazioni della società civile e le parti sociali. Analogamente, il piano di investimenti deve essere accessibile a questi attori sociali.

4.   Sviluppo umano, buongoverno e Stato di diritto

4.1.

La promozione dello Stato di diritto nei paesi partner è essenziale, e le organizzazioni sociali, in particolare i sindacati, svolgono un ruolo centrale in questo senso. Essa garantisce il rispetto dei diritti sociali e dei lavoratori. Nella regione occorre promuovere di conseguenza la «crescita economica sostenibile» (1). L’UE può svolgere un ruolo cruciale nel migliorare il contesto imprenditoriale in modo da consentire alle imprese private di affermarsi e prosperare, riducendo la burocrazia e agevolando la creazione di nuove imprese. A tale riguardo, le imprese, in particolare le PMI, potrebbero prosperare realmente e dovrebbero inoltre creare posti di lavoro di qualità che contribuiscano a contrastare, in particolare, le cause sociali delle migrazioni indesiderate.

4.2.

Inoltre, il buongoverno, lo Stato di diritto e i diritti umani, compresi i diritti sociali e del lavoro, il dialogo sociale e la parità di accesso alla giustizia promuovono la pace, la prosperità inclusiva e la stabilità. Il CESE raccomanda un maggiore impegno a prendere in considerazione le norme dell’OIL (2) e ad attuarle efficacemente nei paesi partner sulla base dell’Agenda 2030. Per migliorare la cooperazione tra l’UE e i paesi partner è altresì essenziale ridurre la burocrazia.

4.3.

Un buon esempio dell’approccio di buongoverno nella regione è un chiaro accento sul sostegno all’Unione per il Mediterraneo (UpM) in quanto forum di scambio e di cooperazione. Nel settembre 2020 il CESE ha rinnovato il proprio memorandum d’intesa, unendo le forze al fine di rafforzare il coinvolgimento degli attori economici e sociali dei paesi dell’UpM e quindi di conseguire gli obiettivi della dichiarazione di Parigi del 2008 sulla partecipazione attiva della società civile.

4.4.

Il CESE sostiene la cooperazione con i partner meridionali per promuovere la creazione di ambienti informativi sani e la libertà dei media come misure atte a contrastare la disinformazione e la cattiva informazione. È importante promuovere il buongoverno attraverso un’amministrazione pubblica efficace, equa e trasparente, una lotta più risoluta alla corruzione e la parità di accesso alla giustizia.

5.   Rafforzare la resilienza, creare prosperità e cogliere le opportunità della transizione digitale

5.1.

La comunicazione propone di aiutare i partner meridionali a «trarre vantaggio dalla trasformazione digitale e diventare competitivi nell’economia digitale globale». Le competenze dei lavoratori, dipendenti e autonomi, e degli imprenditori dovrebbero essere specificamente promosse per renderle idonee alla trasformazione digitale nel mondo del lavoro (3).

5.2.

Il commercio e gli investimenti contribuiscono allo sviluppo della regione. Il sostegno all’integrazione dei paesi nordafricani nella zona di libero scambio continentale africana (ZLSC) è accolto con favore. Occorre tuttavia promuovere anche la creazione di reti economiche regionali tra i paesi partner nordafricani. Occorre pertanto promuovere l’eliminazione delle barriere commerciali non tariffarie (uno dei principali ostacoli all’integrazione commerciale nella regione), tenendo conto delle asimmetrie economiche esistenti. Ad esempio, i negoziati dell’UE con la Tunisia e il Marocco — DCFTA — si sono bloccati perché non si è tenuto sufficientemente conto delle asimmetrie esistenti (4).

5.3.

L’accento è posto in particolare sulla creazione di opportunità per i giovani attraverso programmi di sostegno all’occupazione e all’istruzione, con un’attenzione specifica al miglioramento dell’accesso ai finanziamenti, in particolare per le PMI, di gran lunga i principali datori di lavoro della regione, attraverso l’uso di nuovi strumenti finanziari come il capitale di rischio. È inoltre auspicabile che vengano istituiti meccanismi per la transizione dall’economia informale a quella formale basata sul lavoro autonomo e su posti di lavoro di qualità.

5.4.

Il CESE considera l’istruzione e la formazione professionale, così come i programmi mediterranei Erasmus+, una priorità per i giovani, in quanto creano opportunità di occupazione promuovendo il passaggio dalla scuola al mondo del lavoro. L’infrastruttura digitale è una priorità per la regione e l’impatto della digitalizzazione sul lavoro sotto forma di telelavoro garantisce ai lavoratori maggiore autonomia e un migliore equilibrio tra vita professionale e vita privata (5).

5.5.

L’obiettivo di approfondire la cooperazione in materia di cibersicurezza e di sfruttare la tecnologia digitale nelle attività di contrasto «nel pieno rispetto dei diritti umani e delle libertà civili» desta preoccupazione, data la mancanza di trasparenza constatata in passato per quanto riguarda rispetto dei diritti umani nella regione.

6.   Pace e sicurezza

6.1.

I conflitti interni e le controversie regionali che continuano a infuriare nella regione (Sahara occidentale, Libia, Israele/Palestina, Siria) rappresentano una sfida importante. La comunicazione sottolinea l’importanza della normalizzazione delle relazioni tra Israele e alcuni Stati arabi per l’avvio di nuove iniziative. Il CESE ritiene che il dialogo sociale tra culture e civiltà diverse e il rispetto reciproco siano alla base della pace, della stabilità e della prosperità condivisa nella regione.

6.2.

In particolare, nella lotta contro l’estremismo, la radicalizzazione, la criminalità informatica e la criminalità organizzata occorre rispettare lo Stato di diritto e i diritti umani. Lo stato di emergenza è una misura eccezionale, durante la quale i diritti fondamentali dei cittadini devono continuare ad essere pienamente rispettati.

6.3.

La comunicazione promette di rafforzare la cooperazione giudiziaria e di polizia tra l’UE e i paesi del partenariato meridionale nell’ambito della PEV, anche negoziando accordi di cooperazione bilaterali con i singoli vicini meridionali. Data la lunga tradizione di cooperazione, la dichiarazione secondo cui l’UE «si confronterà con i partner meridionali per garantire che i loro sistemi giudiziari e di contrasto soddisfino standard elevati in materia di protezione dei dati e rispettino i diritti umani» rappresenta un passo avanti in termini di approcci comuni.

7.   Migrazione e mobilità

7.1.

Le disposizioni della comunicazione in materia di gestione della migrazione evocano la possibilità che l’assistenza finanziaria possa dipendere, almeno in parte, dalla cooperazione in questo settore. Il CESE si compiace del fatto che l’UE si adopererà attivamente per affrontare le cause profonde della migrazione irregolare e degli sfollamenti forzati attraverso la risoluzione dei conflitti e affrontando le sfide socioeconomiche aggravate dalla pandemia di COVID-19 con soluzioni su misura adattate ai partner del Mediterraneo meridionale. Il rispetto dei diritti umani (convenzione di Ginevra) è alla base di qualsiasi cooperazione nel settore della migrazione. La mancanza di volontà di cooperare può essere controbilanciata solo con «incentivi» (6).

7.2.

La comunicazione propone di promuovere i «partenariati volti ad attirare talenti», presentati nel quadro del nuovo patto dell’UE sulla migrazione e l’asilo. Il nuovo strumento sembra teso a promuovere la cooperazione con i paesi terzi. Potrebbe trattarsi di un settore potenzialmente in grado di collegare la formazione professionale, la creazione di reti di imprese, le catene del valore interregionali e la migrazione circolare a vantaggio delle persone e delle economie di entrambe le sponde del Mediterraneo. In ogni caso, questi piani devono essere conciliati con la necessità di mantenere un numero sufficiente di lavoratori qualificati nei paesi partner, il che è essenziale per il loro sviluppo economico sostenibile.

8.   Transizione verde: resilienza climatica, energia e ambiente

8.1.

La comunicazione riconosce il potenziale del vicinato meridionale per lo sviluppo delle energie rinnovabili, in particolare dell’energia solare ed eolica, e della produzione di idrogeno, che considera una «nuova priorità strategica». Questo potenziale è chiaramente legato al Green Deal europeo e alla crescente integrazione delle priorità dello sviluppo sostenibile nella cooperazione internazionale globale. In tale contesto, il CESE sottolinea che, oltre ai progetti (internazionali) su vasta scala, è essenziale sostenere progetti con un impatto socioeconomico diretto a livello locale.

8.2.

L’appello per il Green Deal europeo dovrebbe essere applicato per apportare particolari benefici all’agricoltura, settore essenziale per le economie della maggior parte dei paesi al di fuori dell’UE, con iniziative volte a riscoprire e proteggere il Mar Mediterraneo. L’economia blu rappresenta un potente strumento per gestire le risorse comuni del Mediterraneo, e il CESE sottolinea la necessità di tenere conto della dichiarazione ministeriale dell’UpM su un’economia blu sostenibile nel Mediterraneo occidentale.

8.3.

Il CESE ritiene particolarmente pertinenti le conclusioni della prima relazione valutata nel Mediterraneo della rete MedECC, patrocinata dall’UpM, sull’impatto sui cambiamenti climatici e ambientali e sulle loro conseguenze nella regione; la relazione promuove aree di cooperazione congiunta tra le due sponde, che devono affrontare sfide comuni in termini di sostenibilità e resilienza climatica, al fine di agevolare la transizione verso un’economia verde, blu e circolare nella regione.

9.   Parità di genere e diritti delle donne, persone LGBTIQ+ e persone con disabilità sulle due sponde del Mediterraneo

9.1.

Negli ultimi anni i movimenti nazionalisti di estrema destra in Europa e i movimenti conservatori e islamisti sulla costa meridionale, utilizzando sia il linguaggio tradizionale che quello religioso, hanno reagito in misura sempre maggiore al progresso della parità di genere.

9.2.

Il CESE accoglie con favore l’iniziativa dell’UpM di istituire meccanismi volontari di monitoraggio degli impegni assunti dai governi della regione per quanto riguarda le norme in materia di parità di genere sotto forma di indicatori concreti.

9.3.

La pandemia di COVID-19 non ha fatto che peggiorare la situazione. In primo luogo, governi illiberali e autocratici hanno colto l’opportunità per continuare ad attaccare i diritti delle donne e delle persone LGBTIQ+. In secondo luogo, diverse misure governative adottate in risposta alla pandemia hanno effettivamente peggiorato le condizioni di vita delle donne, delle persone LGBTIQ+ e delle persone con disabilità, il che rende essenziale promuovere iniziative volte a tutelare i diritti di tali gruppi e la loro partecipazione socioeconomica, civica e politica.

9.4.

L’Unione europea dovrebbe intensificare gli sforzi e la cooperazione sul campo per garantire che i diritti fondamentali delle persone LGBTIQ+ siano rispettati senza eccezioni, che queste persone non siano soggette a procedimenti penali e che la loro partecipazione alla vita pubblica sia rafforzata (7).

9.5.

Sebbene molti paesi partner abbiano firmato la Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità, è ancora fortemente necessario migliorare le loro condizioni di vita. Pertanto, l’Unione europea dovrebbe assumere un impegno particolare a favore dell’attuazione dei diritti delle persone con disabilità, come stabilito nella Convenzione.

Bruxelles, 7 luglio 2021

La presidente del Comitato economico e sociale europeo

Christa SCHWENG


(1)  Obiettivi di sviluppo sostenibile, obiettivo 8: Lavoro dignitoso e crescita economica.

(2)  Come stabilito nelle convenzioni fondamentali e in particolare nella Dichiarazione tripartita di principi sulle imprese multinazionali e la politica sociale dell’OIL (punto 2.2 del parere del Comitato economico e sociale europeo sul tema «Dovere di diligenza obbligatorio» (GU C 429 dell'11.12.2020, pag. 136).

(3)  Punti 2.4.1 e 2.4.4 della relazione informativa del Comitato economico e sociale europeo sul tema Digitalizzazione e PMI nella regione mediterranea (REX/519).

(4)  Punti 3.2.9 e 4.1.2 del parere del Comitato economico e sociale europeo sul tema «UE e Africa: realizzare un partenariato equo per lo sviluppo basato sulla sostenibilità e su valori comuni» (GU C 429 dell'11.12.2020, pag. 105) e punti 4.1 e 6.1 del parere del Comitato economico e sociale europeo sul tema «Aiuti esterni, investimenti e commercio come strumenti per ridurre i motivi della migrazione economica, con un’attenzione particolare all’Africa» (GU C 97 del 24.3.2020, pag. 18).

(5)  Punti 1.12 e 2.2.7 della relazione informativa del Comitato economico e sociale europeo sul tema «Digitalizzazione e PMI nella regione mediterranea» (REX/519).

(6)  Intervista a Gerald Knaus, esperto in materia di migrazione: https://www.dw.com/de/knaus-eu-migrationspakt-ist-unrealistisch/a-55058035.

(7)  Punto 1.11 del parere del Comitato economico e sociale europeo sul tema «Unione dell’uguaglianza: la strategia per la parità LGBTIQ 2020-2025» (GU C 286 del 16.7.2021, pag. 128).


16.9.2021   

IT

Gazzetta ufficiale dell’Unione europea

C 374/84


Parere del Comitato economico e sociale europeo sulla «Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni — Plasmare un’Europa resiliente ai cambiamenti climatici — La nuova strategia dell’UE di adattamento ai cambiamenti climatici»

[COM(2021) 82 final]

(2021/C 374/14)

Relatore:

Dimitris DIMITRIADIS

Correlatore:

Kęstutis KUPŠYS

Consultazione

Commissione europea, 26.3.2021

Base giuridica

Articolo 304 del trattato sul funzionamento dell’Unione europea

Sezione competente

Agricoltura, sviluppo rurale, ambiente

Adozione in sezione

23.6.2021

Adozione in sessione plenaria

7.7.2021

Sessione plenaria n.

562

Esito della votazione

(favorevoli/contrari/astenuti)

229/3/12

1.   Conclusioni e raccomandazioni

1.1.

Il Comitato economico e sociale europeo (CESE) sostiene con convinzione l’adozione della strategia dell’UE di adattamento ai cambiamenti climatici quale passo fondamentale verso la realizzazione dell’obiettivo della neutralità climatica e della resilienza entro il 2050 fissato dal Green Deal europeo. Tuttavia, avrebbe auspicato che gli ambiti d’intervento previsti non fossero solo presentati a grandi linee, ma che fossero anche corredati di esempi concreti. Occorre fornire ai cittadini una descrizione più chiara di quali potrebbero essere i cambiamenti.

1.2.

Il rischio di danni economici e perdite di vite umane dovuto all’aumento della frequenza e dell’intensità degli effetti meteorologici estremi legati al clima persisterà. Altrettanto rilevante è il rischio che sia gli impatti climatici che gli sforzi di adattamento ai cambiamenti climatici possano accentuare le disuguaglianze esistenti. L’adattamento, incentrato sull’equità, è pertanto essenziale per proteggere la vita, i posti di lavoro e i mezzi di sussistenza dei cittadini europei, in particolare di quelli più vulnerabili, che in genere sono più duramente colpiti dai cambiamenti climatici.

Nel quadro di una transizione giusta, le organizzazioni della società civile svolgono un ruolo cruciale. In particolare, occorre garantire il coinvolgimento delle parti sociali in modo da poter realizzare con successo gli adattamenti nel mondo del lavoro e mantenere condizioni di lavoro dignitose attraverso il dialogo sociale e la contrattazione collettiva.

1.3.

L’attuazione della strategia di adattamento dell’UE e il Green Deal europeo dovrebbero fondarsi su un approccio sistemico che miri a perseguire contemporaneamente molteplici obiettivi e a promuovere strumenti politici e soluzioni tecnologiche utilizzabili in tutti i diversi settori dell’economia.

1.4.

In particolare il CESE chiede di assegnare «pari importanza» al finanziamento della mitigazione e dell’adattamento. È fondamentale che tutte le politiche climatiche a tutti i livelli combinino strategie di mitigazione e di adattamento.

1.5.

Il CESE ritiene che siano necessari specifici orientamenti in materia di adattamento, obiettivi e strumenti di monitoraggio, parametri di riferimento e indicatori per contribuire a garantire la trasparenza nell’assegnazione delle risorse, anticipare e gestire gli impatti dei cambiamenti climatici e valutare i progressi compiuti nell’adattamento ai cambiamenti climatici, sviluppando nel contempo le capacità a livello locale, nazionale e regionale di utilizzare tutti questi strumenti.

1.6.

Il CESE ritiene che le soluzioni basate sulla natura, la bioeconomia e la transizione verso un’economia circolare siano approcci essenziali all’adattamento ai cambiamenti climatici e, al tempo stesso, un’opportunità per l’UE di avviare una ripresa che sia sostenibile dal punto di vista ambientale e sociale.

1.7.

Il CESE invita la Commissione a cercare un migliore allineamento delle politiche di adattamento ai cambiamenti climatici con la giustizia climatica nei futuri lavori politici in materia di adattamento. Riconosce che i cambiamenti climatici possono avere sulle comunità ripercussioni negative diverse sul piano sociale, economico e della salute pubblica, oltre ad altri effetti negativi, e raccomanda di affrontare le disuguaglianze esistenti ricorrendo a strategie di mitigazione e adattamento a lungo termine, in modo che nessuno sia lasciato indietro.

1.8.

Per sostenere le imprese nel loro adattamento e nei loro sforzi volti a fornire alla società soluzioni di adattamento, l’UE deve consentire e incoraggiare ulteriormente condizioni per l’innovazione, gli investimenti e il commercio che promuovano lo sviluppo sostenibile. L’adattamento ai cambiamenti climatici e i relativi costi dovrebbero anche essere parte integrante della strategia industriale dell’UE.

1.9.

A giudizio del CESE, l’agricoltura, la silvicoltura e la pesca sono tra le attività economiche più direttamente interessate, ma allo stesso tempo esse possono contribuire a soluzioni di adattamento, al sequestro del carbonio e alla sicurezza alimentare. La ricerca e l’innovazione intensive sono necessarie per sostenere questi settori, ma è anche indispensabile ricompensare la creazione comprovata di pozzi di assorbimento del carbonio.

1.10.

Le perdite economiche medie annue dovute alle catastrofi climatiche ammontano a centinaia di miliardi di dollari. Anche la relazione delle Nazioni Unite «Human Costs of Disasters» (I costi umani delle catastrofi) presenta un quadro desolante: «Nel periodo compreso tra il 2000 e il 2019 si sono verificati 7 348 eventi catastrofici gravi che sono costati la vita a 1,23 milioni di persone, hanno colpito 4,2 miliardi di persone (molte di queste più di una volta) e hanno generato 2 970 miliardi di USD di perdite economiche a livello mondiale». Per finanziare l’adattamento ai cambiamenti climatici sono disponibili diverse fonti di finanziamento dell’UE, tra cui il bilancio del Green Deal europeo, il QFP e lo strumento europeo per la ripresa NextGenerationEU. Il CESE chiede maggiore chiarezza sulle diverse opzioni, nonché procedure semplici per garantire un accesso tempestivo ai finanziamenti a livello pratico. Inoltre, l’eliminazione delle sovvenzioni ai combustibili fossili e l’avvio di una riforma fiscale ecologica libererebbero notevoli risorse dei bilanci pubblici, risolverebbero le incoerenze sistemiche e genererebbero nuove entrate per finanziare l’adattamento ai cambiamenti climatici. Il CESE critica il fatto che non sia stata ancora presentata una tabella di marcia concreta per procedere all’eliminazione di queste sovvenzioni dannose per l’ambiente.

1.11.

Il CESE chiede inoltre misure che rendano la scelta di convogliare gli investimenti verso il settore dei combustibili fossili la strategia in assoluto meno interessante per gli istituti finanziari e creino un incentivo a destinare i flussi finanziari privati ad attività a sostegno della mitigazione dei cambiamenti climatici e dell’adattamento a tali cambiamenti. Ciò è importante per gli investimenti sia all’interno che all’esterno dell’UE; per consentire all’UE di emergere come il modello globale da seguire nel campo della finanza sostenibile, la Commissione dovrebbe mantenere un livello di ambizioni elevato e conformarsi a principi basati sulla scienza e sulla neutralità tecnologica, anche nella tassonomia dell’UE.

1.12.

La strategia riconosce la necessità di ulteriori finanziamenti internazionali per l’adattamento ai cambiamenti climatici, anche da fonti pubbliche; tuttavia il CESE insiste con la Commissione perché questa chiarisca esattamente in che modo intende procedere al fine di abbattere le barriere all’accesso ai finanziamenti per i paesi, le comunità e i settori più vulnerabili a livello globale e allo scopo di includere proposte per l’integrazione di genere e per la lotta alle disuguaglianze a livello regionale e locale.

1.13.

L’UE deve prestare particolare attenzione alla cooperazione internazionale nelle sue diverse forme, compresi i partenariati in materia di investimenti, commercio e innovazione, con l’obiettivo di rafforzare le misure di adattamento a livello mondiale e in particolare nei paesi in via di sviluppo.

1.14.

Nel complesso, il CESE ritiene che la strategia costituisca la base per un’iniziativa giuridicamente vincolante che obblighi gli Stati membri a elaborare piani e strategie nazionali di adattamento ai cambiamenti climatici. La legge europea sul clima sarà determinante per la realizzazione di politiche vincolanti in materia di clima.

1.15.

Gli enti locali e regionali, in quanto autorità responsabili dell’attuazione della maggior parte delle iniziative in materia di adattamento, dovrebbero essere sostenuti con risorse sufficienti per sviluppare le capacità in questo settore, nonché nell’elaborazione delle politiche di adattamento.

2.   Contesto

2.1.

Il 24 febbraio 2021 la Commissione europea ha adottato la nuova strategia dell’Unione europea di adattamento ai cambiamenti climatici (1), che espone le modalità con cui l’UE può adattarsi e diventare resiliente agli effetti dei cambiamenti climatici entro il 2050.

2.2.

Il CESE accoglie con favore l’adozione della strategia dell’UE di adattamento ai cambiamenti climatici, con i suoi quattro obiettivi, consistenti nel rendere l’adattamento europeo più intelligente, rapido e sistemico e nell’intensificare l’azione internazionale in materia di adattamento ai cambiamenti climatici, quale passo fondamentale per l’importante processo di definizione delle politiche.

2.3.

Nel quadro della strategia, per rendere l’adattamento più intelligente si intende «migliorare le conoscenze e la disponibilità dei dati, gestendo nel contempo l’incertezza intrinseca che deriva dai cambiamenti climatici; ottenere maggiori e migliori dati sui rischi e sulle perdite legati al clima e rendere Climate-ADAPT una piattaforma europea autorevole per le conoscenze in materia di adattamento». Rendere l’adattamento più sistemico vuol dire «sostenere lo sviluppo di politiche a tutti i livelli di governance, della società e dell’economia e in tutti i settori, migliorando le strategie e i piani di adattamento; integrare la resilienza ai cambiamenti climatici nella politica macrofinanziaria e promuovere soluzioni di adattamento basate sulla natura». Rendere più rapido l’adattamento in tutti i settori è possibile «accelerando lo sviluppo e la diffusione di soluzioni di adattamento; riducendo i rischi legati al clima; colmando il divario in materia di protezione del clima e garantendo la disponibilità di acqua potabile sostenibile».

2.4.

Le perdite economiche medie annue dovute alle catastrofi climatiche ammontano a centinaia di miliardi di dollari. Diverse relazioni (2) indicano che, se le attuali traiettorie delle emissioni continueranno inalterate, alcune regioni dell’Europa meridionale dovranno probabilmente affrontare situazioni di calore estremo ogni due anni e che le rese delle colture di mais irrigate con acqua piovana subiranno un calo del 50 %. Questi impatti differenziati potrebbero contribuire a creare ulteriori divergenze, piuttosto che convergenze, nell’UE. La pandemia di COVID-19 ha dimostrato che è fondamentale comprendere il collegamento tra il programma in materia di ambiente e quello in materia di salute pubblica e tenerne conto al momento di elaborare le politiche, nella consapevolezza che la lotta alle minacce alla biodiversità può contribuire a ridurre il rischio di malattie zoonotiche e di pandemie in futuro e riconoscendo che le misure di ripresa dalla pandemia e le misure di adattamento ai cambiamenti climatici hanno lo stesso obiettivo di resilienza per il futuro (3).

2.5.

Il presente parere del CESE mira a fornire una prospettiva della società civile in merito all’obiettivo della strategia e alle azioni che ne costituiscono la base.

3.   Osservazioni generali

3.1.

Il CESE sottolinea che l’applicazione congiunta degli Obiettivi di sviluppo sostenibile (OSS), del Green Deal europeo, della legge sul clima e del patto per il clima, e lo sviluppo e l’attuazione dei piani di ripresa e resilienza devono essere agevolati sia da strategie di mitigazione dei cambiamenti climatici che da strategie di adattamento a tali cambiamenti. Il CESE sostiene con convinzione la nuova strategia dell’UE di adattamento ai cambiamenti climatici adottata dalla Commissione europea il 24 febbraio 2021.

3.2.

Il CESE evidenzia che, nonostante le misure intensive per combattere i cambiamenti climatici, vi è un’urgente e duratura necessità di adattamento. Il rischio di danni economici e perdite di vite umane dovuto all’aumento della frequenza e dell’intensità degli effetti meteorologici estremi legati al clima persisterà. Altrettanto rilevante è il rischio che sia gli impatti climatici che gli sforzi di adattamento ai cambiamenti climatici possano accentuare le disuguaglianze esistenti. L’adattamento sarà fondamentale per proteggere i diritti umani dei cittadini europei in termini di sicurezza, lavoro dignitoso e mezzi di sussistenza resilienti.

3.3.

Il CESE condivide la preoccupazione della Commissione per i rischi per la salute derivanti dai cambiamenti climatici e la conseguente necessità di comprenderli meglio, attraverso la piattaforma europea sull’adattamento ai cambiamenti climatici (Climate-ADAPT). Tuttavia, come sottolineato sia dall’Organizzazione mondiale della sanità (4) che dall’Agenzia europea dell’ambiente (5), vi sono prove delle disparità di impatto dell’inquinamento e del degrado ambientale sulle comunità socialmente svantaggiate e sulle categorie vulnerabili. Il concetto di disuguaglianza ambientale dovrebbe pertanto essere integrato nelle politiche dell’Unione in considerazione della dimensione sociale dei cambiamenti climatici.

3.4.

Il CESE osserva che, se verranno adottate le misure appropriate, l’adattamento produrrà effetti universalmente vantaggiosi, evitando perdite dovute ai cambiamenti climatici, generando benefici economici, aumentando la giustizia sociale e migliorando la sicurezza ambientale.

3.5.

L’attuazione della nuova strategia dell’UE di adattamento ai cambiamenti climatici e il Green Deal europeo dovrebbero essere parte integrante di un approccio sistemico che miri a perseguire molteplici obiettivi e a promuovere strumenti politici e soluzioni tecnologiche utilizzabili in tutti i diversi settori dell’economia. Sono pertanto necessari un metodo di analisi sistemica globale e gli strumenti appropriati per la sua attuazione, al fine di garantire che siano presi in considerazione contemporaneamente molteplici obiettivi.

3.6.

Il CESE ritiene che, in materia di adattamento, siano necessari specifici orientamenti, obiettivi e strumenti di monitoraggio, parametri di riferimento e indicatori per contribuire ad anticipare e gestire gli impatti dei cambiamenti climatici e valutare i progressi compiuti nell’adattamento ai cambiamenti climatici.

3.7.

Il CESE osserva che le soluzioni basate sulla natura, la bioeconomia e la transizione verso un’economia circolare stanno emergendo come approcci essenziali di adattamento ai cambiamenti climatici e rimanda ai suoi precedenti pareri sulla bioeconomia (6) e sull’economia circolare (7). Inoltre, le pratiche di gestione sostenibile delle foreste, del suolo e delle risorse idriche contribuiscono sia all’adattamento che alla mitigazione, oltre a fornire la base per una produzione alimentare e di biomassa resiliente ai cambiamenti climatici, climaticamente neutra e sostenibile.

3.8.

Il CESE chiede di assegnare «pari importanza» al finanziamento della mitigazione e dell’adattamento. È fondamentale che tutte le politiche climatiche a tutti i livelli combinino strategie di mitigazione e di adattamento, e il CESE chiede ulteriori provvedimenti per garantire il rispetto di questo principio, dato che le misure di mitigazione proteggono le generazioni future dall’aggravarsi della crisi climatica e le misure di adattamento proteggono le generazioni attuali e quelle future dai fenomeni meteorologici estremi causati dai cambiamenti climatici già in corso. La metodologia basata su indicatori climatici prevista dal bilancio dell’UE dovrebbe essere modificata per operare una differenziazione esplicita tra le spese destinate all’adattamento e quelle dedicate alla mitigazione.

3.9.

Per esempio, gli Stati membri dell’UE dovrebbero informare le autorità incaricate della revisione dei «piani nazionali per l’energia e il clima» che alle strategie di adattamento e mitigazione dovrebbe essere data pari importanza, in ragione della maggiore ambizione dell’UE in materia di clima e dell’impatto della pandemia di COVID-19. È necessario coinvolgere e sostenere anche le città e i comuni, eventualmente attraverso il Patto dei sindaci, affinché integrino l’adattamento nei loro piani di mitigazione e creino sinergie.

3.10.

Il CESE è convinto della necessità di un approccio alla co-progettazione e allo sviluppo congiunto dei pertinenti percorsi di adattamento che includa le parti interessate. Tali piani dovrebbero essere elaborati in modo congiunto e integrato con i pertinenti percorsi di mitigazione, in quanto la mitigazione e l’adattamento sono interconnessi e si influenzano a vicenda. Lo sviluppo di capacità e la sensibilizzazione del pubblico a sostegno delle attività di adattamento dovrebbero essere previsti per tutte le parti direttamente interessate, compresi i giovani. Per i giovani, in particolare i bambini, sarà fondamentale assicurare un migliore allineamento tra il sistema di istruzione e le esigenze occupazionali della «quarta rivoluzione industriale» in corso.

3.11.

Tener conto degli aspetti economici e ambientali, attenuando i possibili impatti sociali negativi delle politiche di adattamento, è essenziale per garantire un ampio sostegno all’attuazione della strategia. Il CESE chiede ulteriori azioni specifiche per i gruppi di portatori d’interesse vulnerabili, con particolare attenzione al genere, all’età e ai gruppi minoritari.

3.12.

Il CESE osserva che l’innovazione in materia di adattamento e l’attuazione dell’adattamento stesso richiedono finanziamenti «pazienti», a lungo termine e strategici, e che per lo Stato si apre un ruolo imprenditoriale significativo nel fornire questo approccio paziente. I costi connessi alle politiche di decarbonizzazione dell’UE dovranno essere ridotti al minimo e ripartiti tra i diversi settori per evitare che le fasce di reddito più basse della popolazione e le comunità vulnerabili sostengano una parte non equa degli oneri finanziari. Secondo una relazione sull’Europa della Rete delle Nazioni Unite per le soluzioni di sviluppo sostenibile (SDSN) (8), dovrebbero essere adottate contromisure adeguate per evitare un aumento delle disuguaglianze e garantire un più ampio sostegno alla transizione verso la sostenibilità.

3.13.

Per il finanziamento delle misure di adattamento sono disponibili diversi fondi dell’UE. Il CESE chiede maggiore chiarezza sulle diverse opzioni, nonché procedure di facile utilizzo per garantire agli operatori un accesso tempestivo ai finanziamenti a livello pratico.

3.14.

Lo sviluppo e l’uso di strumenti finanziari per le politiche di adattamento (sovvenzioni, credit swap, obbligazioni di adattamento, riduzione delle emissioni da deforestazione e degrado delle foreste/meccanismo REDD ecc.) dovrebbero essere ulteriormente rafforzati. Al fine di aumentare l’ambizione globale della strategia, è indispensabile discutere e incoraggiare l’uso di nuovi strumenti potenziali, come le iniziative di scambio tra debito e azioni a favore del clima (debt-for-climate swaps) per garantire flussi finanziari ai paesi che richiedono un’azione immediata.

3.15.

Il CESE sottolinea inoltre l’importanza di integrare i rischi e le profonde incertezze (quando le probabilità degli eventi non sono note) legati alle calamità naturali climatiche nei modelli e negli strumenti utilizzati per elaborare le politiche macrofinanziarie.

3.16.

La strategia dovrebbe essere seguita da un piano modello che espliciti la tabella di marcia per la sua attuazione a livello europeo, nazionale, regionale e locale, comprese le modalità con cui aiutare i diversi settori dell’economia e della società a comprendere e affrontare i rischi climatici, prestando particolare attenzione ai settori e alle comunità più vulnerabili.

3.17.

Il coordinamento delle misure di adattamento e dei programmi di ripresa in seguito alla crisi COVID-19 è essenziale durante la pandemia e nella fase post-pandemia.

4.   Osservazioni specifiche

Misure a livello dell’UE

4.1.

Il CESE invita la Commissione a cercare un migliore allineamento delle politiche di adattamento ai cambiamenti climatici con la giustizia climatica. Le sfide poste dai cambiamenti climatici impongono di non lasciare nessuno indietro e di rispondere in primo luogo ai bisogni dei più vulnerabili, che sono spesso i meno preparati e, in molti casi, i meno responsabili dell’attuale stato del clima.

4.2.

All’interno dell’Europa, gli impatti dei cambiamenti climatici colpiranno in modo diverso le varie regioni geografiche. Pertanto, le risposte politiche e gli sforzi di adattamento ai cambiamenti climatici devono tenere conto di tali differenze e delle specificità delle varie regioni.

4.3.

È cruciale definire indici di vulnerabilità locale (VI) per guidare le strategie di adattamento che dovrebbero essere sviluppate in tre dimensioni: vulnerabilità geografica o regionale; vulnerabilità settoriale o economica; vulnerabilità sociale.

4.4.

La struttura esistente per i progetti di adattamento si concentra spesso sugli impatti dei cambiamenti climatici piuttosto che sulle cause profonde della vulnerabilità. Il CESE chiede pertanto una profonda integrazione e l’inserimento sistematico della pianificazione dell’adattamento ai cambiamenti climatici in tutte le politiche, strategie e misure pertinenti dell’UE.

4.5.

Innanzitutto, è importante investire nel rafforzamento del capitale umano, ad esempio facilitando la creazione di innovazioni tecnologiche e sociali e fornendo conoscenze e strumenti che consentano ai cittadini europei di prepararsi adeguatamente alle sfide climatiche che si profilano. Occorre prestare particolare attenzione all’istruzione e alle competenze delle persone sottorappresentate ed emarginate.

4.6.

È inoltre importante fornire alle imprese strumenti e sostegno perché possano valutare e gestire gli impatti dei cambiamenti climatici. Gli impatti climatici riguardano tutti i settori industriali, in via diretta o indiretta, e l’adattamento ai cambiamenti climatici e i relativi costi dovrebbero pertanto essere parte integrante della politica industriale dell’UE e dovrebbero essere presi in considerazione anche nel quadro degli aiuti di Stato.

4.7.

L’agricoltura, la silvicoltura e la pesca sono tra le attività economiche più direttamente interessate, ma allo stesso tempo esse possono contribuire a soluzioni di adattamento, al sequestro del carbonio e alla sicurezza alimentare. La ricerca e l’innovazione intensive sono necessarie per sostenere questi settori, ma è anche indispensabile ricompensare la creazione comprovata di pozzi di assorbimento del carbonio. Inoltre, il CESE riconosce l’urgente necessità di affrontare i cambiamenti negli oceani dovuti alle condizioni climatiche, ricorrendo a decisioni flessibili, adattative e tempestive in materia di gestione della pesca, allo scopo di garantire la sostenibilità a lungo termine della produzione di proteine animali a basse emissioni di carbonio in Europa.

4.8.

La digitalizzazione offre numerose opportunità di adattamento ai cambiamenti climatici, ad esempio nel monitoraggio, nella modellizzazione, nella produzione e nella comunicazione, e dovrebbe essere pienamente utilizzata. Sono inoltre necessarie misure adeguate per garantire la resilienza ai cambiamenti climatici delle infrastrutture critiche a livello dell’UE, quali le reti e i sistemi dell’energia, dei trasporti, e le reti e i sistemi digitali.

4.9.

Le soluzioni basate sulla natura aiuteranno l’UE ad adattarsi alla nuova realtà climatica e a ridurre al minimo gli effetti potenzialmente devastanti dei cambiamenti climatici, oltre a costituire un’opportunità per l’UE di avviare una ripresa sostenibile dal punto di vista ambientale e sociale. Il CESE chiede che si vegli affinché le comunità locali siano realmente coinvolte nella diffusione e progettazione di tali soluzioni.

4.10.

Disinvestire nel settore dei combustibili fossili e investire in misure di adattamento ai cambiamenti climatici sono approcci che dovrebbero andare di pari passo. Il Comitato ritiene pertanto che la tassonomia dell’UE per la finanza sostenibile costituisca uno strumento importante che consente all’Unione di rafforzare le sue ambizioni in materia di adattamento ai cambiamenti climatici. Inoltre, mediante l’adeguamento della tassazione ambientale e il trasferimento delle imposte dal lavoro all’uso delle risorse naturali sarebbe possibile risolvere le incoerenze sistemiche e generare nuove entrate per finanziare l’adattamento, nonché accelerare il disinvestimento dalle attività dannose per l’ambiente.

4.11.

Il CESE prende atto della prima serie di criteri tecnici per determinare le attività che contribuiscono in modo sostanziale alla mitigazione dei cambiamenti climatici e all’adattamento agli stessi (9). Chiede inoltre l’introduzione di criteri tassonomici basati su dati scientifici e tecnologicamente neutri che rendano la scelta di convogliare gli investimenti verso il settore dei combustibili fossili la strategia in assoluto meno interessante per gli istituti finanziari e creino un incentivo a destinare i flussi finanziari privati ad attività che sostengono le misure di mitigazione dei cambiamenti climatici e di adattamento a tali cambiamenti.

4.12.

Nel complesso, il CESE ritiene che la strategia costituisca la base per un’iniziativa giuridicamente vincolante che obblighi gli Stati membri a elaborare piani e strategie nazionali di adattamento ai cambiamenti climatici.

Misure a livello nazionale e subnazionale

4.13.

Innanzitutto, l’inerzia a livello nazionale deve essere superata con l’aiuto di una forte leadership e responsabilità politica e di un coinvolgimento attivo della società civile. A tal fine, gli Stati membri dovrebbero essere incentivati ad attribuire un’elevata priorità al Green Deal europeo in generale, e alle questioni relative all’adattamento ai cambiamenti climatici, in particolare, al momento di fissare i loro obiettivi strategici a lungo termine — fino al 2050 e oltre. Inoltre, sono necessari obiettivi espliciti di spesa per l’adattamento e trasparenza, per evitare che l’adattamento non diventi un aspetto marginale. Le metodologie basate sugli indicatori climatici previste dagli Stati membri dovrebbero essere modificate per operare una differenziazione esplicita tra le spese destinate all’adattamento e quelle dedicate alla mitigazione.

4.14.

Il CESE ritiene fondamentale che tutti i membri della società vedano e percepiscano in che modo le misure di adattamento possano aiutarli a migliorare le loro condizioni di vita specifiche e ad affrontare i rischi futuri. Pertanto, le strategie nazionali di adattamento devono includere il mantenimento di un forte sostegno alla sicurezza sociale per far fronte alla transizione imminente.

4.15.

Per promuovere un adeguato adattamento a livello nazionale è necessario un forte accento sull’attuazione di politiche moderne in materia di innovazione e di impresa, orientate verso sistemi di produzione più ecologici e più resilienti, e di politiche attive del mercato del lavoro, incentrate sulla creazione di posti di lavoro, nuove competenze, la riqualificazione e la formazione dei lavoratori. Questo approccio dovrebbe coinvolgere attivamente i lavoratori nella progettazione congiunta di programmi di sviluppo delle capacità.

4.16.

Sono necessari nuovi investimenti nei servizi pubblici e nelle infrastrutture per garantire la resilienza ai cambiamenti climatici dei sistemi idrici, energetici, dei trasporti e digitali. Un’adeguata pianificazione dell’uso del suolo è fondamentale in quanto getta le basi per ridurre la vulnerabilità degli edifici alle condizioni meteorologiche estreme.

4.17.

Si dovrebbe tenere conto di considerazioni di equità nella definizione della fiscalità ambientale e di altri meccanismi economici di gestione ambientale, che sostengano gli incentivi alla mitigazione dei cambiamenti climatici, generino entrate a sostegno degli sforzi di adattamento e attenuino gli effetti regressivi di queste politiche per i gruppi di portatori d’interesse colpiti in modo sproporzionato. Lo stesso si può dire delle sovvenzioni ai combustibili fossili, la cui eliminazione, più volte promessa, libererà notevoli risorse dei bilanci pubblici, che a loro volta potrebbero essere utilizzate per interventi in favore dell’adattamento ai cambiamenti climatici. Il CESE critica il fatto che non sia stato ancora presentato un calendario per procedere all’eliminazione di queste sovvenzioni dannose, sebbene se ne discuta da oltre trent’anni.

Cooperazione internazionale e rafforzamento del ruolo globale dell’UE

4.18.

Il CESE condivide la necessità di «intensificare le azioni internazionali per la resilienza ai cambiamenti climatici», come afferma la Commissione, in quanto concorda con la dichiarazione della stessa secondo cui «la nostra ambizione in materia di adattamento ai cambiamenti climatici deve andare di pari passo con la nostra leadership mondiale nella mitigazione dei cambiamenti climatici».

4.19.

Il CESE sottolinea che, al di fuori dell’UE, i paesi meno sviluppati e i piccoli Stati insulari in via di sviluppo sono quelli più colpiti dagli effetti dei cambiamenti climatici, oltre ad essere più vulnerabili agli shock economici, alle disuguaglianze e alla crisi sanitaria causata dalla pandemia di COVID-19.

4.20.

In linea con la strategia del partenariato Africa-UE, il CESE raccomanda di collaborare con i paesi africani più a rischio. Dovrebbero essere sostenuti ulteriormente i programmi, come il Patto dei sindaci per l’Africa subsahariana, che consentono agli attori locali e nazionali di collaborare ai piani di mitigazione e adattamento. La Commissione cita la Banca mondiale secondo cui «nella sola Africa subsahariana i cambiamenti climatici potrebbero dar luogo a fenomeni migratori che interesserebbero fino a 70 milioni di persone entro il 2050», con notevoli implicazioni sociali, economiche e ambientali. Il modello del partenariato orientale costituirebbe un’altra piattaforma per un’azione congiunta.

4.21.

La strategia riconosce la necessità di finanziamenti internazionali supplementari per l’adattamento ai cambiamenti climatici, anche da fonti pubbliche, e punterà ad aumentare i finanziamenti per l’adattamento attraverso gli strumenti dell’UE per l’azione esterna. Tuttavia, il CESE esorta la Commissione a chiarire in che modo sbloccherà esattamente gli ostacoli all’accesso ai finanziamenti per i paesi, le comunità e i settori più vulnerabili a livello globale e in che modo includerà proposte per l’integrazione del genere e la lotta contro le disuguaglianze. In questo contesto dovrebbero essere essenziali finanziamenti per l’adattamento basati su sovvenzioni.

4.22.

È importante mettere a disposizione le risorse necessarie per la ricerca e la realizzazione pratica dei risultati della ricerca. A tale riguardo, occorre prestare particolare attenzione ai paesi del «Sud globale», che stanno realizzando molti progetti promettenti per combattere gli effetti dei cambiamenti climatici. È importante garantire il necessario sostegno finanziario e logistico a tali progetti.

4.23.

Per far sì che i finanziamenti privati operino a favore del clima, occorre prestare particolare attenzione a disincentivare gli istituti finanziari privati dal finanziare attività dannose al di fuori dei confini dell’UE e a riorientare tali risorse finanziarie verso attività di adattamento. L’UE deve partecipare attivamente alla cooperazione internazionale per sviluppare una tassonomia comune e rafforzare il suo ruolo di modello emergente per gli obiettivi in materia di finanza sostenibile.

4.24.

Il CESE ritiene che, per sostenere lo sviluppo della resilienza in risposta alle crisi globali, l’UE dovrebbe promuovere posizioni forti in materia di finanziamenti a favore dell’adattamento durante i negoziati. L’UE dovrebbe sostenere il raggiungimento di un equilibrio del 50 % nei finanziamenti per la mitigazione e l’adattamento. Ciò deve essere fatto mantenendo nel contempo l’attenzione sulla COP 26 di quest’anno.

4.25.

Il piano d’azione in materia di adattamento nell’ambito della nuova tabella di marcia della Banca per il clima del gruppo BEI deve preoccuparsi in particolare di incoraggiare gli investimenti nell’adattamento nei paesi in via di sviluppo, senza esacerbare le vulnerabilità legate al debito.

4.26.

L’adattamento ai cambiamenti climatici è anche una questione che riguarda il commercio e gli investimenti esteri diretti. I cambiamenti climatici incidono, per esempio, sulle catene di approvvigionamento globali, sull’accesso alle materie prime estere e sulla logistica. Nonostante i rischi, i cambiamenti climatici offrono alle imprese dell’UE l’opportunità di fornire soluzioni di adattamento ai mercati mondiali. La gestione dei rischi e la capacità di cogliere le opportunità devono essere prese in considerazione e agevolate dalla politica commerciale dell’UE. Il commercio dovrebbe inoltre far parte integrante di partenariati con i paesi in via di sviluppo per migliorare le loro possibilità di adattamento.

4.27.

Il Comitato osserva che lo slancio politico attuale su scala mondiale non ha precedenti. Il ruolo guida dell’Europa è incontestabile: il Green Deal europeo è stato il primo impegno politico annunciato con un livello adeguato di ambizione e direzione. Il vertice sul cambiamento climatico voluto dal presidente Joe Biden (10) nell’aprile 2021 è stato un grande successo e rappresenta un punto di svolta. Le maggiori economie mondiali — Stati Uniti, Cina, Unione europea, Giappone, Regno Unito, India, Canada, Corea, Brasile — si stanno infine allineando all’obiettivo di una radicale decarbonizzazione. Il CESE riconosce che l’UE deve sfruttare questo slancio e intensificare gli sforzi a livello mondiale per promuovere l’ambizione in materia di mitigazione dei cambiamenti climatici e adattamento ad essi, in linea con l’accordo di Parigi.

Il ruolo degli attori della società civile

4.28.

Un adattamento riuscito è impossibile senza il sostegno attivo degli attori della società civile.

4.29.

I percorsi di adattamento dovrebbero pertanto essere elaborati in collaborazione con tutte le parti interessate: responsabili politici, datori di lavoro e lavoratori, ONG, settore finanziario, scienziati e sviluppatori di tecnologie. Le parti sociali e la società civile, a livello nazionale, regionale e soprattutto, data la natura locale delle politiche di adattamento, a livello locale, dovrebbero essere coinvolte in tutte le fasi di pianificazione e attuazione.

4.30.

La strategia dovrebbe inoltre promuovere e monitorare il coinvolgimento delle parti sociali in diversi settori a livello europeo e in tutti i paesi membri e garantire un forte dialogo sociale bipartito e tripartito, nonché incoraggiare la contrattazione collettiva ove opportuno.

4.31.

Dovrebbero essere sviluppati, attuati e utilizzati strumenti di coinvolgimento delle parti interessate, compresi quelli agevolati dalla scienza dei cittadini.

4.32.

Il CESE osserva che è necessario stanziare specificamente risorse finanziarie considerevoli dirette a rendere operativi tali strumenti, il che richiede una progettazione scientifica degli strumenti stessi e investimenti nello sviluppo di capacità.

4.33.

La società civile svolge inoltre un ruolo importante nella sensibilizzazione della società, tra l’altro, su temi legati alle abitudini di consumo, all’uso dell’energia e dei trasporti e alla conservazione della natura. Essa è fondamentale per mobilitare la società, far arrivare i messaggi di protezione del clima alle persone e fornire informazioni pubbliche per contribuire a decidere cosa si potrebbe fare per combattere i cambiamenti climatici e adattarvisi.

4.34.

Soprattutto, gli attori della società civile sono coloro che attuano le misure di adattamento nella pratica. A titolo esemplificativo, molte misure di adattamento sono già attuate da imprese che devono anticipare i cambiamenti, ad esempio per quanto riguarda la domanda di prodotti, le condizioni di investimento e di produzione e l’ammissibilità della copertura assicurativa. Le imprese inoltre sviluppano e forniscono alla società soluzioni di adattamento. Per sostenere tali azioni, è necessario creare e favorire le condizioni per l’innovazione, gli investimenti e il commercio.

4.35.

I datori di lavoro e i lavoratori sono nella posizione migliore per individuare le sfide e i rischi che le conseguenze dei cambiamenti climatici comportano per i loro luoghi di lavoro, quali l’esposizione a temperature elevate, le radiazioni ultraviolette naturali e altri rischi per la salute e la sicurezza derivanti dai cambiamenti climatici. Essi dovrebbero essere coinvolti nell’elaborazione e nell’attuazione delle politiche in materia di adattamento a tutti i livelli, in particolare per quanto riguarda le condizioni di lavoro.

4.36.

Il consumo di materiali, prodotti e servizi ha un impatto diretto sull’entità dell’estrazione delle risorse naturali e sui livelli di emissione, con implicazioni significative per altri limiti del nostro pianeta. Il comportamento dei consumatori può influenzare i livelli di emissione e l’uso delle risorse sia direttamente che indirettamente, influenzando così anche la portata dei cambiamenti climatici.

4.37.

Tuttavia, il CESE osserva che il coinvolgimento attivo dei consumatori non è una soluzione unica e miracolosa, come non lo è il coinvolgimento di qualsiasi altra parte. La mitigazione dei cambiamenti climatici e l’adattamento ad essi richiedono consapevolezza e impegno da parte di tutti gli attori della società, promossi dai governi e da altri responsabili politici. I fattori determinanti per lo sviluppo sostenibile e, in particolare, per il successo delle azioni di mitigazione dei cambiamenti climatici e di adattamento a tali cambiamenti saranno prima di tutto interventi politici coraggiosi e una rapida transizione verde.

Bruxelles, 7 luglio 2021

La presidente del Comitato economico e sociale europeo

Christa SCHWENG


(1)  https://eur-lex.europa.eu/legal-content/IT/TXT/?uri=COM:2021:82:FIN

(2)  https://www.eea.europa.eu//publications/climate-change-impacts-and-vulnerability-2016

(3)  https://covid19commission.org/enhancing-global-cooperation

(4)  OMS Europa, 2019, Environmental health inequalities resource package, Ufficio regionale per l’Europa, Copenaghen.

(5)  Relazione n. 21/2019 dell’AEA (Agenzia europea dell’ambiente)

(6)  GU C 440 del 6.12.2018, pag. 45; GU C 240 del 16.7.2019, pag. 37; GU C 47 dell'11.2.2020, pag. 58; GU C 110 del 22.3.2019, pag. 9.

(7)  GU C 264 del 20.7.2016, pag. 98; GU C 230 del 14.7.2015, pag. 99; GU C 14 del 15.1.2020, pag. 29; GU C 367 del 10.10.2018, pag. 97; GU C 345 del 13.10.2017, pag. 102.

(8)  https://www.unsdsn.org/the-future-europe-wants-a-green-and-digital-job-based-and-inclusive-recovery-from-covid-19-pandemic

(9)  https://eur-lex.europa.eu/legal-content/IT/ALL/?uri=COM:2021:188:FIN

(10)  Il presidente degli Stati Uniti d’America, Joe Biden, e l’inviato per il clima, John Kerry, hanno riunito i leader mondiali dei paesi che rappresentano l’82 % delle emissioni mondiali di carbonio, il 73 % della popolazione mondiale e l’86 % della produzione economica mondiale per impegnarsi a favore di un’azione coraggiosa per il clima. Fonte: https://ourworldindata.org/co2-emissions.