RELAZIONE sull'uguaglianza di genere nella politica estera e di sicurezza dell'UE
3.8.2020 - (2019/2167(INI))
Commissione per i diritti delle donne e l'uguaglianza di genere
Relatore: Ernest Urtasun
Relatrice per parere (*):
Hannah Neumann, commissione per gli affari esteri
(*) Procedura con le commissioni associate – articolo 57 del regolamento
PROPOSTA DI RISOLUZIONE DEL PARLAMENTO EUROPEO
sull'uguaglianza di genere nella politica estera e di sicurezza dell'UE
Il Parlamento europeo,
– visti gli obiettivi di sviluppo sostenibile (OSS) delle Nazioni Unite, in particolare gli obiettivi 5 e 16,
– vista la Convenzione delle Nazioni Unite sull'eliminazione di ogni forma di discriminazione nei confronti della donna (CEDAW),
– visto il partenariato strategico UE-ONU sulle operazioni di pace e la gestione delle crisi, priorità per il periodo 2019-2021, cui il Consiglio ha dato la propria approvazione il 18 settembre 2018 indicando quale priorità fondamentale il tema "Donne, pace e sicurezza",
– visti la dichiarazione di Pechino del 1995 e la piattaforma d'azione della quarta Conferenza mondiale sulle donne, nonché gli esiti delle conferenze di revisione,
– viste la risoluzione 1325 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite sulle donne, la pace e la sicurezza del 31 ottobre 2000 e le sue risoluzioni successive 1820 (19 giugno 2008), 1888 (30 settembre 2009), 1889 (5 ottobre 2010), 1960 (16 dicembre 2010), 2106 (24 giugno 2013), 2122 (18 ottobre 2013), 2242 (13 ottobre 2015), 2467 (23 aprile 2019) e 2493 (29 ottobre 2019),
– visto l'accordo adottato in occasione della 21ª Conferenza delle Parti (COP21) della convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (UNFCCC) svoltasi il 12 dicembre 2015 a Parigi (accordo di Parigi),
– vista la dichiarazione comune sul commercio e sull'emancipazione economica delle donne rilasciata in occasione della conferenza ministeriale dell'Organizzazione mondiale del commercio (OMC) tenutasi a Buenos Aires nel dicembre 2017,
– viste la direttiva 2011/36/UE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 5 aprile 2011, concernente la prevenzione e la repressione della tratta di esseri umani e la protezione delle vittime[1] e la direttiva 2011/93/UE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 13 dicembre 2011, relativa alla lotta contro l'abuso e lo sfruttamento sessuale dei minori e la pornografia minorile[2],
– visti la convenzione delle Nazioni Unite contro la criminalità organizzata transnazionale e i suoi protocolli, segnatamente il protocollo per prevenire, reprimere e punire la tratta di persone, in particolare di donne e bambini,
– vista l'iniziativa Spotlight UE-ONU,
– viste le conclusioni del Consiglio del 10 dicembre 2018 sul tema "Donne, pace e sicurezza",
– visti l'approccio strategico dell'UE in materia di donne, pace e sicurezza e il relativo piano d'azione per il periodo 2019-2024,
– visti gli orientamenti per la promozione e la tutela dell'esercizio di tutti i diritti umani da parte di lesbiche, gay, bisessuali, transgender e intersessuali (LGBTI) adottati dal Consiglio dell'Unione europea nella sua riunione del 24 giugno 2013,
– visto l'elenco di azioni per far progredire l'uguaglianza delle persone LGBTI, pubblicato dalla Commissione nel dicembre 2015,
– visti il piano d'azione dell'UE sulla parità di genere 2016-2020 (GAP II), adottato dal Consiglio il 26 ottobre 2015, e le relative relazioni annuali di attuazione,
– viste le sue risoluzioni del 31 maggio 2018 sull'attuazione del documento di lavoro congiunto (SWD(2015)0182) – Parità di genere ed emancipazione femminile: Trasformare la vita delle donne e delle ragazze attraverso le relazioni esterne dell'UE 2016-2020[3] e del 25 novembre 2010 sul decimo anniversario della risoluzione 1325 (2000) del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite riguardante le donne, la pace e la sicurezza[4],
– visto il consenso europeo in materia di sviluppo del 19 maggio 2017,
– vista la strategia dell'Unione per la parità di genere, presentata dalla Commissione il 5 marzo 2020 (COM(2020)0152),
– visti gli orientamenti operativi dell'8 ottobre 2018 del comandante delle operazioni civili del Servizio europeo per l'azione esterna (SEAE) sull'integrazione della dimensione di genere, destinati ai dirigenti e al personale delle missioni,
– visto il documento dal titolo "Attuazione delle risoluzioni del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite sulle donne, la pace e la sicurezza nel contesto delle missioni e operazioni PSDC", adottato dal Consiglio il 22 marzo 2012,
– viste le norme generiche di comportamento migliorate per le missioni e operazioni PSDC del 22 gennaio 2018,
– vista la strategia del SEAE per la parità di genere e le pari opportunità 2018-2023 del novembre 2017,
– vista la relazione del SEAE del 10 novembre 2016 riguardante lo studio di riferimento sull'integrazione dei diritti umani e della dimensione di genere nella politica di sicurezza e di difesa comune dell'Unione europea,
– vista la strategia globale del SEAE per la politica estera e di sicurezza dell'Unione europea, del giugno 2016,
– visti l'articolo 2, l'articolo 3, paragrafo 5, e l'articolo 21, paragrafo 1, del trattato sull'Unione europea (TUE),
– visto l'articolo 8 del trattato sul funzionamento dell'Unione europea (TFUE),
– visto l'articolo 54 del suo regolamento,
– visto il parere della commissione per gli affari esteri,
– vista la relazione della commissione per i diritti della donna e l'uguaglianza di genere (A9-0145/2020),
A. considerando che il principio della parità tra donne e uomini è un valore fondamentale dell'Unione europea, sancito nei trattati e nella Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea, che l'integrazione della prospettiva di genere dovrebbe pertanto essere attuata e integrata come un principio orizzontale in tutte le attività e le politiche dell'Unione; che l'UE dovrebbe contribuire alla creazione di un mondo in cui tutte le persone, indipendentemente da genere, razza, colore della pelle, origine etnica o sociale, caratteristiche genetiche, lingua, religione o convinzioni personali, opinioni politiche o di qualsiasi altra natura, appartenenza ad una minoranza nazionale, patrimonio, nascita, disabilità, età, orientamento sessuale o identità di genere possano vivere pacificamente e godere di pari diritti e delle stesse opportunità di realizzare il proprio potenziale;
B. considerando che il quinto obiettivo di sviluppo sostenibile (OSS 5) consiste nel conseguire la parità di genere ed emancipare tutte le donne e le ragazze nel mondo; che nessuna strategia di sviluppo può dimostrarsi efficace a meno che le donne e le ragazze non rivestano un ruolo centrale e che l'OSS 5 deve essere integrato orizzontalmente nei diversi settori strategici in cui l'UE ha competenza ad agire;
C. considerando che diversi paesi, come la Svezia, la Danimarca, la Svizzera e la Norvegia, hanno adottato quadri per progredire verso una politica estera fortemente incentrata sulla parità di genere e che la Francia, la Spagna, il Lussemburgo, l'Irlanda, Cipro e la Germania, fra gli altri, hanno annunciato l'intenzione di fare della parità di genere una priorità della loro politica estera; che una politica di questo tipo dovrebbe promuovere una visione in termini di genere mirante al passaggio a una politica estera che privilegi innanzitutto la parità di genere, tuteli e promuova i diritti umani delle donne e di altri gruppi tradizionalmente emarginati, garantisca loro un accesso equo alle risorse sociali, economiche e politiche nonché la partecipazione a tutti i livelli, assegni risorse adeguate alla realizzazione di tale visione e tenga conto delle opinioni dei difensori dei diritti umani delle donne e della società civile; che qualsiasi politica estera e di sicurezza futura dell'UE dovrebbe mirare al conseguimento di tali obiettivi;
D. considerando che le donne e le ragazze sono particolarmente colpite dalla violenza fisica, psicologica e sessuale, dalla povertà, dai conflitti armati e dall'impatto dell'emergenza climatica e sanitaria e di altre situazioni di emergenza, e che la loro emancipazione è essenziale per poter affrontare tali questioni; che vi è stata una regressione per quanto riguarda i diritti delle donne e delle persone LGBTIQ+; che è necessario che qualsiasi idea di sicurezza sia chiaramente imperniata sui diritti umani al fine di promuovere azioni che portano alla pace; che gli orientamenti del Consiglio per le persone LGBTI costituiscono uno strumento efficace per promuovere il pieno esercizio dei diritti umani da parte delle persone LGBTI, nonché una buona base di partenza per un'ambiziosa futura strategia per la parità delle persone LGBTI;
E. considerando che una politica estera e di sicurezza che non rappresenta i diritti delle donne, delle ragazze e delle persone LGBTI+ e che non fa fronte alle attuali ingiustizie rafforza ulteriormente gli squilibri; che chiunque voglia mettere fine a tali ingiustizie deve riconoscere lo squilibrio di potere tra i generi;
F. considerando che la narrativa dominante che circonda le donne e le ragazze è quella della vittimizzazione che le priva della loro qualità di soggetti attivi e oblitera la loro capacità di operare come agenti del cambiamento positivo; che vi è un numero sempre più significativo di prove a conferma del fatto che la partecipazione significativa delle donne e delle ragazze alla prevenzione e risoluzione dei conflitti, alla costruzione della pace e alla ricostruzione postbellica accresce la sostenibilità, la qualità e la durevolezza della pace nonché la resilienza delle comunità locali e contribuisce a impedire tutte le forme di violenza di genere; che, sebbene le donne svolgano un ruolo cruciale per instaurare una pace duratura, tra il 1992 e il 2018 hanno costituito soltanto il 13 % dei negoziatori nei principali processi di pace, il 4 % dei firmatari e il 3 % dei mediatori;
G. considerando che le donne e le ragazze possono essere soggette a molteplici forme di discriminazione; che la violenza di genere, tra cui il matrimonio precoce e forzato e le mutilazioni genitali femminili (MGF), l'accesso inadeguato alla salute, all'istruzione, all'acqua pulita, ai servizi igienico-sanitari e alla nutrizione, l'accesso limitato ai servizi per la salute sessuale e riproduttiva e i relativi diritti, nonché la presenza ineguale nel processo decisionale politico come pure nelle istituzioni pubbliche e private contribuiscono alla discriminazione e all'emarginazione; che la protezione delle ragazze dalla violenza e dalla discriminazione, soprattutto per quanto riguarda l'istruzione, l'informazione e i servizi sanitari, compresi la salute sessuale e riproduttiva e i relativi diritti, è particolarmente importante al fine di assicurare il pieno esercizio dei loro diritti umani; che le ragazze rifugiate e migranti si trovano in una situazione particolarmente vulnerabile;
H. considerando che le ragazze di oggi saranno quelle che in futuro dovranno affrontare le conseguenze dei conflitti e delle emergenze e che, nel caso di conflitti di lunga durata, stanno crescendo in condizioni deleterie con effetti a lungo termine; che le ragazze hanno esigenze specifiche e fanno fronte a sfide specifiche, che sono diverse da quelle delle donne adulte, e che le più ampie categorie di "bambine" e "donne" spesso non sono in grado di rispecchiare;
I. considerando che nel 2020 si celebrano importanti anniversari di quadri di riferimento per i diritti delle donne e la parità di genere, tra cui la dichiarazione e la piattaforma d'azione di Pechino del 1995 e la risoluzione 1325 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite sulle donne, la pace e la sicurezza del 2000;
J. considerando che l'approccio strategico dell'UE al tema "donne, pace e sicurezza" rappresenta un progresso significativo in termini di impegno dell'Unione nei confronti di tale tema; che tale approccio mette in risalto la necessità di adottare misure e impegni concreti e la necessità di coinvolgere, proteggere e sostenere le donne e le ragazze per conseguire una pace e una sicurezza durature; che il piano d'azione dell'UE sulle donne, la pace e la sicurezza è stato adottato nel 2019 allo scopo di attuare il suddetto approccio strategico, ma tradurre in pratica tale impegno strategico rimane una sfida; considerando che è della massima importanza che i membri del personale dell'UE intensifichino gli sforzi per integrare l'agenda in materia di donne, pace e sicurezza nella loro attività, con l'obiettivo non solo di migliorare l'efficacia delle missioni ma anche di garantire i diritti delle donne e la parità di genere in quanto tali;
K. considerando che il piano d'azione II sulla parità di genere (GAP II) è stato elaborato sulla base delle raccomandazioni del Parlamento, in una prospettiva di cambiamento della cultura istituzionale dell'UE, a livello di servizi centrali e di delegazioni, per creare un cambiamento sistematico in relazione alle modalità con cui l'UE si rapporta al principio della parità di genere, e nell'ottica di trasformare la vita di donne e ragazze attraverso quattro ambiti strategici; considerando che l'integrazione e la promozione della parità di genere nella politica estera e di sicurezza dell'UE dipende fortemente da un'efficace attuazione e valutazione del GAP II, al fine di raccomandare le azioni per un futuro quadro GAP migliorato (un nuovo piano d'azione III dell'UE sulla parità di genere nel 2020);
L. considerando che l'originario GAP I ha comportato alcuni progressi, ma è stato caratterizzato anche da una serie di carenze, come un campo di applicazione limitato, la mancanza di una pianificazione di bilancio sensibile alle tematiche di genere, una scarsa comprensione del quadro dell'uguaglianza di genere da parte delle delegazioni dell'UE, la mancanza di impegno da parte della leadership dell'UE e la mancanza di architettura istituzionale e di incentivi per motivare e sostenere adeguatamente il personale; che il GAP II ha rappresentato un importante passo avanti nel promuovere la parità di genere nelle relazioni esterne dell'UE, producendo una serie di tendenze positive, ma sono necessari una piena consapevolezza e un impegno risoluto da parte dell'UE e dei suoi Stati membri per preservarlo dal deterioramento e accelerare i progressi; che il GAP II continua a presentare una serie di carenze per quanto riguarda l'attuazione delle principali priorità e degli OSS legati al genere, le sfide di un'accurata rendicontazione dei progressi compiuti per tutti gli obiettivi e dei dati qualitativi, nonché l'integrazione della dimensione di genere nei dialoghi strategici; che resta necessario ampliarne la portata, attuare adeguatamente un bilancio sensibile alle tematiche di genere e procedere a un allineamento temporale tra i cicli programmatici e di bilancio; che un maggiore impegno da parte dei leader dell'UE e la creazione di un'architettura istituzionale e di incentivi per motivare nonché sostenere e formare adeguatamente il personale sono elementi di vitale importanza per poter conseguire risultati tangibili in termini di rafforzamento della parità di genere in tutto il mondo;
M. considerando che il GAP II ha fissato l'obiettivo di integrare la dimensione di genere nell'85 % di tutte le nuove iniziative dell'UE entro il 2020; che, nonostante i progressi compiuti, nel 2018 solo una percentuale compresa tra il 55 % e il 68 % dei nuovi programmi ha integrato il genere;
N. considerando che le delegazioni e le missioni dell'UE svolgono un ruolo di primo piano nell'attuazione del GAP II nei paesi partner e che la leadership e le conoscenze dei capi e del personale delle delegazioni e delle missioni svolgono un ruolo significativo nell'assicurare l'efficace attuazione del GAP II; che si raccomanda che a più donne sia dato accesso a posizioni dirigenziali e di leadership nelle delegazioni dell'UE;
O. considerando che le donne continuano ad essere ampiamente sottorappresentate e sottovalutate nei processi politici e decisionali, anche nel settore della politica estera e della sicurezza internazionale nell'UE e in tutto il mondo; che nell'UE 6 donne ricoprono la carica di ministro della difesa e solo 3 dei 27 ministri degli esteri sono donne; che questa insufficiente rappresentanza ha un notevole impatto sulle scelte politiche fatte;
P. considerando che la strategia per la parità di genere 2020-2024 ha fissato l'obiettivo di raggiungere un equilibrio di genere del 50 % a tutti i livelli della direzione della Commissione entro la fine del 2024;
Q. considerando che in seno al SEAE gli uomini detengono il 75 % delle posizioni dirigenziali di medio livello e l'87 % dei posti dirigenziali di alto livello; che il vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza (VP/AR) si è impegnato a raggiungere l'obiettivo del 40 % di posizioni dirigenziali detenute da donne entro la fine del suo mandato; che le nomine più recenti da lui effettuate hanno portato a una struttura caratterizzata da segretari generali aggiunti esclusivamente di sesso maschile;
R. considerando che le politiche dell'UE tendono a presentare le donne come vittime di violenza sessuale e di genere e a occuparsi della loro protezione principalmente dopo che la violenza ha avuto luogo; che prestare una maggiore attenzione strategica e operativa alla prevenzione delle violazioni dei diritti umani, ovviando agli squilibri di potere nelle relazioni genere, migliorerebbe le politiche dell'UE in questo ambito;
S. considerando che sono stati compiuti progressi nel conseguimento della salute sessuale e riproduttiva e dei relativi diritti in tutto il mondo, ma continuano a sussistere gravi carenze nella fornitura dei servizi inerenti alla salute sessuale e riproduttiva e ai relativi diritti e nell'accesso agli stessi; che in tutto il mondo si registra un preoccupante regresso dei diritti delle donne e delle persone LGBTIQ+, ad esempio la limitazione della salute sessuale e riproduttiva e dei relativi diritti e il bando dell'educazione sessuale e degli studi di genere; che nel 2018 il numero di azioni dell'UE in materia di salute sessuale e riproduttiva e relativi diritti è diminuito e il numero più basso di azioni globali da parte dei servizi della Commissione sulla parità di genere ha riguardato la salute sessuale e riproduttiva e i relativi diritti; che si rileva la forte necessità di riaffermare l'impegno dell'UE a favore della promozione, della protezione e del rispetto del diritto di ogni individuo di avere il pieno controllo sulle questioni riguardanti la propria salute sessuale e riproduttiva e i relativi diritti, senza subire discriminazioni e violenze;
T. considerando che il lavoro dei consiglieri e dei punti di contatto per la dimensione di genere è importante per tradurre le politiche dell'UE in materia di parità di genere e di donne, pace e sicurezza in analisi, pianificazione, attuazione e valutazione, come pure per l'integrazione di una prospettiva di genere nei compiti e nelle operazioni quotidiani; che i consiglieri e i punti di contatto per la dimensione di genere svolgono un ruolo importante per l'integrazione orizzontale delle politiche di genere; che una maggiore attribuzione di priorità alle questioni di genere nelle delegazioni dell'UE, un tempo sufficiente per l'integrazione della dimensione di genere e l'impegno dei responsabili di progetto a tenere sufficientemente conto della dimensione di genere nell'ambito del loro lavoro sono necessari per garantire che i punti di contatto possano sviluppare adeguatamente i propri compiti; che sono necessarie ulteriori azioni per assicurare che la descrizione delle mansioni dei referenti per il genere (Gender Focal Persons) rispecchi i loro compiti in quanto responsabili dell'integrazione della dimensione di genere e della promozione della parità di genere;
U. considerando che solo un terzo di tutte le delegazioni dell'Unione lavora sui diritti delle persone LGBTIQ+; che gli orientamenti dell'UE per le persone LGBTIQ+ non sono applicati in modo uniforme e che la loro attuazione dipende in larga misura dalla conoscenza e dall'interesse della dirigenza delle delegazioni anziché seguire un approccio strutturale;
V. considerando che le attiviste e i gruppi femminili della società civile svolgono un ruolo cruciale per la promozione dell'agenda in materia di pace e sicurezza e che la loro partecipazione è essenziale per l'integrazione delle questioni di parità di genere; che lo spazio a disposizione della società civile si sta restringendo in vari ambiti, anche per quanto riguarda le organizzazioni femminili e le donne impegnate nella difesa dei diritti umani, la salute sessuale e riproduttiva e i relativi diritti e i diritti delle persone LGBTIQ+; che le donne impegnate nella difesa dei diritti umani spesso fanno fronte a ulteriori e diversi rischi e ostacoli che sono intersezionali e determinati da stereotipi di genere radicati; che occorre assicurare un impegno costante al fianco delle organizzazioni femminili e delle donne impegnate nella difesa dei diritti umani durante tutto il ciclo di pianificazione, attuazione, monitoraggio e valutazione del GAP III; che sono necessarie azioni interne ed esterne più ambiziose per contrastare attivamente ogni forma di regresso e continuare a progredire verso società eque a livello di genere;
W. considerando che finanziamenti limitati e la carenza di personale sono ostacoli fondamentali all'attuazione degli obiettivi dell'UE in materia di parità di genere; che vi è altresì un'assenza di coerenza per quanto riguarda le politiche in materia di parità di genere e che le istituzioni dell'Unione non dispongono ancora di un sistema unificato che agevoli una comprensione e un'attuazione uniformi dell'integrazione della dimensione di genere nelle loro politiche;
X. considerando che includere la prospettiva di genere nella politica estera e di sicurezza dell'UE significa anche riconoscere e affrontare le dimensioni di genere e gli effetti specifici di fenomeni globali quali i cambiamenti climatici, la migrazione, il commercio e la sicurezza, e mettere al centro del processo di definizione delle politiche le esperienze e le necessità delle donne e dei gruppi soggetti a forme di discriminazione ed emarginazione molteplici e intersezionali;
1. invita l'UE e i suoi Stati membri a continuare a rafforzare i diritti delle donne e delle ragazze e a progredire verso una politica estera e di sicurezza che integri trasformazioni a favore della parità di genere; sottolinea la necessità che tale politica si fondi su una costante integrazione della dimensione di genere, su un'analisi di genere basata su dati disaggregati per genere ed età e indicatori sensibili al genere, e su valutazioni sistematiche dell'impatto di genere ai fini dell'individuazione, della formulazione e del monitoraggio di azioni in tutti i settori, onde rafforzare la parità di genere e assicurare un ruolo significativo e paritario per le donne e le persone provenienti da contesti diversi nell'ambito del processo decisionale; incoraggia l'UE a vagliare le possibilità per condividere, gestire e aggiornare l'analisi di genere in maniera sistematica;
2. esorta la Commissione, il VP/AR e gli Stati membri a rafforzare ulteriormente il loro sostegno a favore della parità di genere, del pieno esercizio dei diritti umani da parte di tutte le donne e le ragazze e della loro emancipazione in tutto il mondo, nonché ad assumere un ruolo essenziale e crescente nella razionalizzazione e nella mobilitazione delle risorse a tale scopo;
3. accoglie favorevolmente i tre pilastri tematici del GAP II, vale a dire 1) garantire l'integrità fisica e psicologica delle donne e delle ragazze, 2) promuovere i diritti economici e sociali e l'emancipazione delle donne e delle ragazze e 3) rafforzare la voce e la partecipazione delle donne e delle ragazze; osserva che sono stati compiuti progressi disomogenei nelle varie priorità tematiche e tra i diversi attori dell'UE; chiede pertanto maggiori sforzi da parte della Commissione, del VP/AR e di tutti gli Stati membri per attuare pienamente il GAP e rispettare le norme di prestazione ivi definite; si rammarica che nel 2018 l'obiettivo con il minor numero di azioni comunicate nell'ambito del GAP II sia stato la lotta contro la tratta di donne e ragazze per tutte le forme di sfruttamento, e che sia stato l'unico obiettivo per cui il numero di azioni comunicate è diminuito rispetto al 2017;
4. accoglie con favore la proposta della Commissione di effettuare una revisione e presentare un nuovo GAP per il periodo 201-2025 (GAP III) nel 2020; evidenzia che il GAP III dovrebbe basarsi sul percorso delineato nell'attuale GAP II e ampliarlo, tenendo in considerazione gli insegnamenti tratti dalla sua attuale attuazione; sottolinea che tale documento deve assumere la forma di una comunicazione ufficiale al fine di garantirne l'effettiva attuazione; ricorda che la politica estera e di sicurezza comune è soggetta a norme e procedure specifiche e che la politica di cooperazione allo sviluppo dell'Unione e quella degli Stati membri dovrebbero integrarsi e rafforzarsi a vicenda nel pieno rispetto dei principi e dei trattati dell'Unione, compresi gli articoli 2, 3 e 5 TUE; si compiace delle raccomandazioni della Commissione destinate agli Stati membri per quanto riguarda il loro approccio alla parità di genere attraverso l'azione esterna, affinché essi perseguano obiettivi politici in linea con il GAP nei settori di loro competenza;
5. accoglie con favore il piano d'azione dell'UE in materia di donne, pace e sicurezza e ne chiede la solida attuazione; si compiace dell'inclusione della promozione dell'agenda sulle donne, la pace e la sicurezza nella dichiarazione congiunta del 2018 sulla cooperazione UE-NATO; plaude alla decisione di rinnovare il piano d'azione dell'UE per i diritti umani e la democrazia e chiede l'inclusione dell'integrazione della dimensione di genere e di azioni mirate a favore della parità di genere e dei diritti delle donne, compresi la salute sessuale e riproduttiva e i relativi diritti; plaude, inoltre, alla nuova strategia dell'UE per l'eradicazione della tratta degli esseri umani prevista per il 2021;
6. chiede una maggiore coerenza e un maggior coordinamento delle politiche nell'attuazione della serie di impegni in materia di parità di genere inclusi nell'azione esterna dell'Unione; sottolinea che l'approccio strategico dell'UE dovrebbe essere collegato e sincronizzato con il nuovo GAP III e chiede che il piano d'azione dell'UE per il 2019 in materia di donne, pace e sicurezza sia incluso nel GAP III come capitolo separato; sottolinea l'importanza del quadro normativo vigente relativo all'agenda in materia di donne, pace e sicurezza; ribadisce che tale quadro dovrebbe costituire la base di tutte le azioni a livello dell'UE e internazionale e che qualsiasi tentativo di ritrattare o ridimensionare gli impegni assunti in questo ambito deve essere respinto con fermezza;
7. invita tutti gli Stati membri ad adottare una politica estera e di sicurezza femminista che affronti gli ostacoli incontrati dalle donne nell'accesso e nel mantenimento non solo di ruoli di leadership ad alto livello e posizioni chiave, come ad esempio le cariche di ambasciatrici e mediatrici nell'ambito dei negoziati di pace internazionali, ma anche di posizioni al livello più basso; ricorda che andrebbero tenuti in considerazione i fattori che potrebbero disincentivare la partecipazione delle donne, come la mancanza di politiche favorevoli a un buon equilibrio tra vita privata e professionale, l'iniqua ripartizione delle responsabilità familiari e l'aspettativa che le donne assumano il ruolo di principali prestatrici di assistenza, fattori che spesso inducono le donne a interrompere la propria carriera lavorativa o a optare per un'occupazione a tempo parziale, nonché la percezione pubblica globale della leadership femminile; sottolinea inoltre che, nell'ottica di promuovere gli obiettivi in materia di leadership femminile nel quadro dell'agenda su donne, pace e sicurezza, la parità di retribuzione a parità di lavoro è uno dei principi fondanti dell'UE e dovrebbe essere integrata attraverso la promozione dei diritti economici e sociali delle donne, sia all'esterno che all'interno dell'UE; ricorda che gli Stati membri hanno l'obbligo di eliminare la discriminazione basata sul sesso in relazione a tutti gli aspetti e le condizioni della retribuzione per lo stesso lavoro o per lavoro di pari valore;
Parità di genere come principio guida dell'azione esterna dell'Unione
8. invita il SEAE, i servizi della Commissione competenti, le agenzie europee che operano oltre i confini dell'Unione europea e gli Stati membri a integrare sistematicamente la prospettiva di genere e intersezionale nella politica estera e di sicurezza, nella politica in materia di allargamento, commerciale e di sviluppo dell'Unione, anche nei consessi multilaterali e in tutti i processi di definizione delle politiche, nei dialoghi politici e strategici, nelle dichiarazioni pubbliche, nelle relazioni globali sui diritti umani nonché nei processi di monitoraggio, valutazione e rendicontazione; ribadisce che la parità di genere dovrebbe rappresentare un valore fondamentale di tutta l'azione esterna dell'UE;
9. sottolinea che è necessaria un'ulteriore analisi delle dinamiche di potere intrinseche alle politiche e alle pratiche dell'UE e all'attuale ciclo di programmazione, allo scopo di analizzarne e affrontarne le implicazioni di genere;
10. rammenta che è importante integrare una prospettiva intersezionale in tutta l'azione esterna dell'UE e che le azioni dell'Unione dovrebbero tenere conto delle esperienze di donne provenienti da contesti diversi e in particolare delle donne soggette a forme interdipendenti di discriminazione ed emarginazione fondate sull'età, sul genere, sulla razza, sulla religione, sulla condizione socioeconomica o giuridica, sulle capacità, sull'orientamento sessuale e sull'identità di genere; ricorda che le donne non costituiscono un gruppo omogeneo, né parlano con una voce unica;
11. sottolinea la necessità di garantire un impegno costante per l'attuazione del GAP III ai massimi livelli politici; chiede che il GAP III specifichi che l'85 % dell'aiuto pubblico allo sviluppo (APS) dovrebbe essere destinato a programmi che si pongono la parità di genere quale obiettivo significativo o principale e, nell'ambito di tale più ampio impegno, invita ad assegnare una quota notevole dell'APS a programmi aventi la parità di genere, tra cui la salute sessuale e riproduttiva e i relativi diritti, come obiettivo principale; chiede ulteriori azioni mirate per conseguire la parità di genere; chiede inoltre che il nuovo GAP rafforzi il solido approccio basato su elementi concreti adottato dal GAP II, ricorrendo ad analisi qualitative per valutare l'impatto reale di tali programmi nella promozione della parità di genere; chiede miglioramenti delle relazioni sui finanziamenti dell'UE a favore della parità di genere stanziati ed erogati nei paesi partner attraverso il GAP III;
12. raccomanda che il GAP III sia accompagnato da indicatori di successo chiari, misurabili e con scadenze precise allo scopo di monitorare i cambiamenti a breve, medio e lungo termine, dall'attribuzione di responsabilità a diversi attori nonché da obiettivi chiari in ciascun paese partner, sviluppati collaborando strettamente con il paese partner in questione e includendo attivamente le organizzazioni locali della società civile, altri pertinenti soggetti della società civile e le piccole e medie imprese (PMI) locali; invita il SEAE, la Commissione e gli Stati membri dell'UE a riaffermare, attraverso il nuovo GAP, il proprio impegno all'integrazione della dimensione di genere in tutti i settori; invita il SEAE, i servizi competenti della Commissione e gli Stati membri dell'UE a proporre ulteriori azioni incentrate sulle questioni di genere;
13. chiede che il GAP III sia volto a contrastare il regresso dei diritti delle donne attraverso il rafforzamento dell'accesso delle donne e delle ragazze all'istruzione, alle informazioni e alla salute sessuale e riproduttiva e relativi diritti, nonché a garantire la loro protezione dalla coercizione, dalla violenza, dalla discriminazione e dagli abusi; sottolinea parimenti che il nuovo GAP dovrebbe contemplare esplicitamente la protezione, la partecipazione e la promozione dei diritti delle donne in tutti i contesti, anche negli Stati fragili e nelle situazioni di conflitto;
14. considera l'istruzione la chiave di volta per conseguire la parità di genere e l'emancipazione delle donne e delle ragazze; invita pertanto l'UE a intensificare il proprio impegno a promuovere la parità di genere e a combattere gli stereotipi di genere presenti nei sistemi educativi e veicolati dagli stessi nel prossimo GAP III; chiede a tal proposito che sia presa in esame una serie di opportunità nel settore della scienza, della tecnologia, dell'ingegneria e della matematica;
15. si compiace dell'approccio strategico dell'UE in materia di donne, pace e sicurezza e del relativo piano d'azione, adottati nel 2019, e ne chiede la rigorosa attuazione; si rammarica, tuttavia, che, malgrado la presenza di obiettivi e indicatori chiari, tradurre tale impegno politico in azione continui a rappresentare una sfida e richieda sforzi incessanti; sottolinea l'importanza dei piani d'azione nazionali per l'attuazione dell'agenda in materia di donne, pace e sicurezza; si compiace del fatto che, entro la fine dell'anno, quasi tutti gli Stati membri dell'UE adotteranno i rispettivi piani d'azione nazionali, conformemente alla risoluzione 1325 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite; si rammarica, tuttavia, del fatto che solo uno di essi abbia previsto un bilancio dedicato alla loro attuazione; invita gli Stati membri a stanziare risorse di bilancio a tal fine e a sviluppare meccanismi di supervisione parlamentare nazionale, nonché a introdurre quote per la partecipazione delle donne ai meccanismi di controllo, valutazione e supervisione; si rammarica che molti membri del personale dell'UE non abbiano integrato l'agenda in materia di donne, pace e sicurezza nella loro attività e che essa sia vista come un'agenda che può essere applicata a loro discrezione e con l'obiettivo di migliorare l'efficacia delle missioni, ma non come strumento autonomo volto a garantire i diritti delle donne e la parità di genere in quanto tali;
16. invita la Commissione a intensificare gli sforzi volti ad attuare un approccio strutturato di integrazione della dimensione di genere in sede di formazione del bilancio per tenere accuratamente traccia dell'intera spesa correlata, anche nell'ambito dell'azione esterna, nonché a predisporre valutazioni ex ante ed ex post dell'impatto di genere dei diversi programmi finanziati dall'UE e a riferire al Parlamento europeo in merito; sottolinea che tale valutazione dovrebbe basarsi su dati disaggregati per genere ed età e che il suo esito dovrebbe essere integrato nel ciclo di programmazione; sottolinea la necessità di migliorare l'affidabilità dell'analisi di genere armonizzando i dati raccolti dalle delegazioni dell'UE in modo tale da renderli comparabili; chiede che l'analisi di genere contribuisca a definire gli obiettivi, i programmi, i progetti e i dialoghi nell'ambito delle strategie nazionali;
17. chiede sostegno per lo stanziamento dell'85 % del finanziamento specifico mirato a favore di programmi che si pongono la parità di genere quale obiettivo significativo o principale nel quadro della proposta di regolamento sullo strumento di vicinato, cooperazione allo sviluppo e cooperazione internazionale (NDICI), nonché una riduzione dei vincoli amministrativi per consentire l'accesso ai finanziamenti per le organizzazioni della società civile locali e di piccole dimensioni; sottolinea l'importanza di far sì che una maggiore integrazione della dimensione di genere e le azioni mirate costituiscano obiettivi chiari nel quadro del regolamento NDICI e di garantire che i partner possano contare su un adeguato sostegno politico e finanziario per la sua attuazione; chiede che nelle fasi di selezione, monitoraggio e valutazione dei progetti nell'ambito di tutte le azioni di politica estera e di sicurezza dell'UE che ricevono finanziamenti a titolo del bilancio dell'Unione vengano applicati indicatori specifici per genere; sottolinea la necessità di accrescere l'uso efficiente delle risorse attuali e future dell'UE attraverso una programmazione di bilancio sensibile al genere, in particolare in vista delle sfide che si prospettano quali il prossimo quadro finanziario pluriennale (QFP), i vincoli di bilancio e le implicazioni future della crisi COVID-19;
18. invita la Commissione, il SEAE e le delegazioni dell'UE a riconoscere le ragazze e le giovani donne come motori del cambiamento e a sostenerne la partecipazione sicura, significativa e inclusiva alla vita civile e pubblica, anche tenendo conto del feedback ricevuto dalle organizzazioni guidate da giovani e sostenendole mediante attività di sviluppo delle capacità; evidenzia il ruolo positivo svolto dalle ragazze, dalle giovani donne e dalle donne nel conseguimento di una pace sostenibile e della coesione sociale, anche attraverso iniziative locali nel campo della prevenzione dei conflitti e del consolidamento della pace promosse da ragazze e donne; invita l'UE e gli Stati membri a garantire un bilancio adeguato a favore dell'istruzione nelle situazioni di emergenza, onde assicurare che ogni ragazza possa avere successo nonostante le situazioni di conflitto o le calamità naturali;
19. riconosce che le crisi umanitarie intensificano le sfide legate alla salute sessuale e riproduttiva e relativi diritti e ricorda che nelle zone di crisi, segnatamente tra i gruppi vulnerabili come i rifugiati e i migranti, le donne e le ragazze sono particolarmente esposte alla violenza sessuale, alle malattie sessualmente trasmissibili, allo sfruttamento sessuale, agli stupri come arma di guerra e alle gravidanze indesiderate; invita la Commissione e gli Stati membri ad attribuire una priorità elevata alla parità di genere, alla salute sessuale e riproduttiva e ai relativi diritti quando forniscono assistenza umanitaria, a garantire che i responsabili di violazioni dei diritti sessuali e riproduttivi e di violenze di genere rispondano delle proprie azioni e che le vittime abbiano accesso a mezzi di ricorso e alla giustizia, nonché ad assicurare formazione agli operatori del settore umanitario e finanziamenti attuali e futuri; sottolinea l'importanza della raccomandazione del Comitato per l'assistenza allo sviluppo (DAC) dell'OCSE sull'eliminazione dello sfruttamento sessuale, degli abusi e delle molestie nella cooperazione allo sviluppo e nell'assistenza umanitaria; si compiace, in tale contesto, dell'attenzione rivolta dai soggetti attivi nel settore della cooperazione allo sviluppo e dell'assistenza umanitaria alla lotta contro gli abusi e le molestie nelle situazioni di conflitto; invita la Commissione e gli Stati membri a propugnare l'inclusione delle organizzazioni per i diritti delle donne, delle organizzazioni guidate da donne e dei difensori dei diritti umani delle donne nel coordinamento umanitario e nelle strutture decisionali;
20. chiede che siano esaminate le sinergie tra i programmi interni ed esterni dell'Unione per assicurare un approccio coerente e costante alle politiche all'interno e all'esterno dell'Unione, come nel caso della mutilazione genitale femminile;
21. invita la Commissione a porre in essere una politica commerciale dell'UE basata sui valori, che garantisca un livello elevato di protezione dei diritti del lavoro e ambientali come pure il rispetto delle libertà fondamentali e dei diritti umani, tra cui la parità di genere; ricorda che tutti gli accordi commerciali e di investimento dell'UE devono integrare la dimensione di genere e includere un capitolo ambizioso e applicabile in materia di commercio e sviluppo sostenibile (CSS); ricorda che la negoziazione di accordi commerciali potrebbe rappresentare uno strumento importante per promuovere la parità di genere e l'emancipazione delle donne nei paesi terzi e chiede che siano raccolti dati disaggregati per genere in merito all'impatto del commercio; invita l'UE e gli Stati membri a includere l'impatto di genere specifico per paese e per settore della politica commerciale e degli accordi commerciali dell'UE nelle valutazioni d'impatto ex ante ed ex post; sottolinea che i risultati delle analisi incentrate sul genere dovrebbero essere tenuti in considerazione nei negoziati commerciali – esaminando gli effetti sia positivi che negativi durante l'intero processo, dalla negoziazione all'attuazione – e dovrebbero essere accompagnati da misure volte a evitare o compensare eventuali effetti negativi; accoglie con favore l'impegno della Commissione a garantire, per la prima volta per l'Unione, l'inclusione di un capitolo specifico sul genere nell'accordo di associazione aggiornato tra il Cile e l'UE e invita a promuovere e sostenere l'inclusione di tali capitoli in tutti i futuri accordi commerciali e di investimento dell'UE, sulla base degli esempi internazionali esistenti e del loro valore aggiunto a seguito delle valutazioni effettuate;
22. invita gli Stati membri a rispettare pienamente la posizione comune sulle esportazioni di armi e, in particolare, li invita a tenere conto del rischio che i materiali esportati siano utilizzati a fini di violenza di genere o di violenza contro le donne o i minori, o possano facilitare tale tipo di violenza; sottolinea che un approccio sensibile al genere significa un approccio alla sicurezza incentrato sull'essere umano, inteso a migliorare la sicurezza delle donne, compresa la sicurezza economica, sociale e sanitaria;
L'importanza della parità di genere e della diversità nella cultura istituzionale dell'Unione presso la sede e le delegazioni
23. invita gli Stati membri a istituire un gruppo di lavoro formale sulla parità di genere; chiede la creazione di una nuova formazione del Consiglio che riunisca i ministri e i segretari di Stato dell'Unione responsabili della parità di genere al fine di agevolare l'integrazione della dimensione di genere in tutte le politiche dell'UE, compresa la politica estera e di sicurezza;
24. accoglie con favore il lavoro svolto finora dal consigliere principale del SEAE per le questioni di genere e dalla task force informale dell'UE in materia di donne, pace e sicurezza, anche assicurando la partecipazione delle organizzazioni pertinenti della società civile alle loro discussioni; deplora, tuttavia, le capacità limitate in termini di personale e risorse assegnate alla posizione di consigliere principale per le questioni di genere e chiede che il consigliere riferisca direttamente al VP/AR; sottolinea la necessità di un uso ancora più efficiente delle risorse assegnate a tale posizione; invita il VP/AR a proseguire i suoi sforzi nell'ambito dell'integrazione della dimensione di genere, a nominare un consigliere a tempo pieno per le questioni di genere in ciascuna delle direzioni del SEAE, che riferisca direttamente al consigliere principale, e a incoraggiare il proprio personale a collaborare strettamente con l'Istituto europeo per l'uguaglianza di genere; sottolinea come la condivisione delle conoscenze tra le istituzioni e le agenzie dell'UE sia uno strumento importante e altamente efficace per evitare elevati costi amministrativi e un inutile aggravio degli oneri burocratici;
25. saluta con favore la strategia del SEAE per la parità di genere e le pari opportunità per il periodo 2018-2023 e ne chiede l'aggiornamento al fine di includere impegni politici concreti, misurabili e vincolanti in relazione alla presenza delle donne nelle posizioni dirigenziali; insiste affinché venga conseguito l'obiettivo del 50 % di donne in posizioni dirigenziali, anche in qualità di capi delegazione e capi delle missioni e operazioni della politica di sicurezza e di difesa comune (PSDC); si compiace dei progressi compiuti dalla Commissione in proposito, raggiungendo il 41 % di donne in posizioni dirigenziali a tutti i livelli; si rammarica che il SEAE sia lontano dal raggiungimento di tale obiettivo, in quanto solo due su otto rappresentanti speciali dell'UE sono donne e soltanto il 31,3 % delle posizioni di quadro intermedio e il 26 % di quelle di inquadramento superiore sono occupate da donne; invita l'attuale VP/AR ad adottare le misure necessarie per porre rimedio a tale situazione e invita gli Stati membri a proporre un maggior numero di donne per le posizioni di alto livello;
26. segnala l'assenza di diversità nelle istituzioni dell'UE e sottolinea pertanto l'importanza di stabilire obiettivi di diversità, soprattutto in termini di razza, capacità e origine etnica; evidenzia la necessità che il SEAE adegui i propri processi di selezione e assunzione del personale al fine di prestare maggiore attenzione alla diversità e all'inclusione; sottolinea la necessità di procedure di assunzione sensibili al genere, anche da parte dell'Ufficio europeo di selezione del personale; chiede che la leadership sensibile al genere sia ricompresa nel mansionario dei quadri direttivi intermedi e superiori;
27. invita il VP/AR ad assicurare che i capi delle delegazioni dell'UE all'estero abbiano la responsabilità formale di garantire che l'uguaglianza di genere sia integrata in tutti gli aspetti del lavoro delle delegazioni e di assicurare che riferiscano in merito; invita il VP/AR ad assicurare che nelle delegazioni dell'Unione vi siano punti di contatto specifici dedicati alle questioni di genere al fine di assicurare flussi di lavoro agili e mantenere al minimo gli oneri burocratici; sottolinea la necessità che i punti di contatto per le questioni di genere siano dotati di risorse e tempo sufficienti per espletare i propri compiti e che la descrizione delle mansioni indichi con precisione le loro responsabilità; sottolinea che essi dovrebbero riferire direttamente al capo delegazione/capo sezione, avere accesso a tutti i pertinenti documenti e alla formazione necessari per l'espletamento dei loro compiti e avere responsabilità di gestione, ove opportuno; chiede la formulazione di orientamenti sulla parità di genere per tutte le delegazioni dell'UE e, in tale contesto, lo sviluppo della rendicontazione online, l'elaborazione di modelli chiari e la pubblicazione di una guida volta a facilitare il lavoro delle delegazioni;
28. sottolinea che il conseguimento della parità di genere non è possibile senza una leadership sensibile al genere; chiede, a tale proposito, una formazione obbligatoria e personalizzata sulla parità di genere e sull'integrazione della dimensione di genere per tutti i quadri direttivi del SEAE, per il personale dei servizi diplomatici dell'UE nonché per i capi o comandanti delle missioni e operazioni della PSDC; evidenzia che le lettere di incarico e le descrizioni delle mansioni dei nuovi capi delle delegazioni dell'UE devono includere riferimenti specifici alla parità di genere; sottolinea che le loro valutazioni devono includere criteri specifici sul lavoro svolto per assicurare l'integrazione della dimensione di genere; sottolinea che la promozione dei diritti delle donne e la parità di genere dovrebbero costituire priorità orizzontali per tutti i rappresentanti speciali dell'UE e rappresentare un principio guida del loro mandato, con particolare riferimento al rappresentante speciale dell'UE per i diritti umani;
29. evidenzia che la partecipazione delle donne alle missioni della PSDC contribuisce all'efficacia di tali missioni e accresce la credibilità dell'UE quale promotore della parità di diritti per uomini e donne in tutto il mondo; accoglie con favore il fatto che tutte le missioni civili della PSDC abbiano ora nominato un consigliere per le questioni di genere e invita le missioni militari della PSDC a fare altrettanto; incoraggia gli Stati membri dell'UE a presentare candidati donne per gli attuali posti vacanti; chiede che tutto il personale militare e civile schierato dall'UE abbia ricevuto una formazione sufficiente in materia di parità di genere e donne, pace e sicurezza nonché, in particolare, sulle modalità per integrare la prospettiva di genere nelle proprie mansioni; si rammarica che il numero delle donne che operano nell'ambito delle missioni della PSDC e in particolare delle operazioni militari rimanga estremamente modesto; esorta il SEAE a promuovere la necessità di un obiettivo concreto e di un impegno politico in relazione all'aumento del numero delle donne partecipanti alle missioni e alle operazioni di gestione delle crisi dell'UE; esorta gli Stati membri a valutare modalità per rafforzare le politiche di assunzione e mantenimento del personale e promuovere la partecipazione delle donne alle missioni di consolidamento e mantenimento della pace; sottolinea la necessità di includere una nuova linea di bilancio dell'UE volta a finanziare la posizione di consigliere per le questioni di genere nell'ambito delle missioni militari della PSDC;
30. sottolinea che solo poche missioni PSDC dell'UE prevedono una formazione sulle molestie sessuali o di genere e invita il SEAE e gli Stati membri a fornire una formazione obbligatoria per combattere tali molestie in tutte le missioni e operazioni nonché a garantire che le vittime e gli informatori siano efficacemente protetti; chiede un aggiornamento delle norme generali di comportamento migliorate per le missioni e operazioni PSDC al fine di includere il principio della tolleranza zero per la mancata azione da parte dei leader e dei dirigenti dell'UE nei confronti della violenza sessuale e di genere;
31. raccomanda al VP/AR e agli Stati membri dell'UE di includere i riferimenti alla risoluzione 1325 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, come pure alle risoluzioni che vi hanno fatto seguito, nelle decisioni e nei mandati di missione del Consiglio concernenti la PSDC e di provvedere affinché le missioni e le operazioni della PSDC siano dotate di un piano d'azione annuale concernente le modalità di attuazione degli obiettivi del futuro GAP III e del piano d'azione dell'UE in materia di donne, pace e sicurezza; chiede che nei nuovi strumenti della PSDC, tra cui il Fondo europeo per la difesa e il proposto strumento europeo per la pace, sia inclusa l'analisi di genere;
32. accoglie con favore la crescente rete di referenti per il genere (Gender Focal Persons), con supporto gestionale e accesso alla formazione; rileva, a tale riguardo, che è stato organizzato un incontro regionale dei punti di contatto per le questioni di genere con sede nei Balcani occidentali e in Turchia, con l'obiettivo di consolidare il lavoro svolto in fatto di parità di genere e di integrazione della dimensione di genere; plaude al miglioramento della cooperazione con i Balcani occidentali nel quadro dell'iniziativa di partenariato del G7, in cui l'UE ha concordato una collaborazione con la Bosnia-Erzegovina per il rafforzamento dell'agenda sulle donne, la pace e la sicurezza;
33. sottolinea l'importanza di promuovere la parità di genere nella politica estera dell'UE anche attraverso le relazioni del Parlamento con i paesi terzi; si compiace, a tal proposito, della decisione delle delegazioni del Parlamento di nominare un rappresentante per le questioni di genere all'interno di ogni delegazione; sottolinea la necessità di promuovere l'uguaglianza e la diversità in tutte le attività delle delegazioni, anche durante le riunioni parlamentari ufficiali con i paesi terzi;
Dare priorità alla protezione e alla promozione dei diritti delle donne e delle ragazze e alla loro partecipazione
34. invita l'UE e gli Stati membri a rispettare tutti gli impegni internazionali connessi all'agenda globale per la parità di genere; li invita inoltre a incoraggiare e sostenere gli Stati partner a rimuovere le riserve formulate in relazione alla CEDAW e ad attuare la dichiarazione e il piano d'azione della quarta Conferenza mondiale delle Nazioni Unite sulle donne svoltasi a Pechino nel 1995, anche attraverso la legislazione;
35. ricorda il ruolo fondamentale delle donne in quanto costruttori di pace e ne sottolinea l'importanza nel promuovere il dialogo, la costruzione della pace e l'introduzione di punti di vista diversi in relazione al significato della pace e della sicurezza; sottolinea che la garanzia di una partecipazione significativa ed equa delle donne ai negoziati di politica estera dell'UE e ai processi per la pace e la sicurezza è legata a una maggiore prosperità economica, a meno violazioni dei diritti umani e al miglioramento della sicurezza, della democrazia e della pace sostenibile a livello mondiale; osserva che la promozione dei diritti delle donne nei paesi colpiti da crisi o conflitti favorisce comunità più forti e resilienti; invita il VP/AR, il SEAE e gli Stati membri a salvaguardare i diritti delle ragazze e delle donne e a garantire la loro piena e significativa partecipazione lungo le varie fasi del ciclo del conflitto nel contesto delle attività di prevenzione dei conflitti e di mediazione dell'UE;
36. sottolinea l'importanza fondamentale dell'impegno a prevenire, combattere e perseguire tutte le forme di violenza sessuale e di genere, compresa la violenza inflitta dal partner, la violenza online, le pratiche deleterie come la mutilazione genitale femminile e il matrimonio infantile, precoce e forzato, la violenza commessa in nome dell'onore, la violenza sessuale e di genere legata ai conflitti, la tratta di esseri umani, lo sfruttamento sessuale, gli abusi e le molestie; sottolinea, in tale contesto, la necessità di fornire assistenza alle vittime; evidenzia che andrebbe prestata un'attenzione particolare alle donne e alle ragazze che sono oggetto di forme di discriminazione molteplici e intersezionali; invita l'UE e i suoi Stati membri a ratificare la convenzione di Istanbul, che è il primo strumento internazionale giuridicamente vincolante volto a prevenire e combattere la violenza contro le donne, fungendo così da esempio a livello mondiale e rendendo credibile l'impegno dell'Unione a eliminare tale violenza nelle proprie relazioni esterne; chiede che gli orientamenti dell'UE sulle violenze contro le donne e le ragazze e sulla lotta contro tutte le forme di discriminazione nei loro confronti siano rivisti e aggiornati;
37. sottolinea che non è possibile conseguire la parità di genere senza coinvolgere gli uomini e i ragazzi; ritiene che, nel processo di promozione della parità di genere, sia necessario invitare gli uomini e i ragazzi a partecipare e contribuire attivamente in quanto agenti del cambiamento, affrontando in tal modo gli stereotipi di genere; ricorda in particolare il ruolo e la responsabilità di uomini e ragazzi nella lotta contro la violenza sessuale e di genere;
38. invita il VP/AR, il SEAE e gli Stati membri a garantire la piena attuazione degli orientamenti dell'UE sui difensori dei diritti umani e ad adottare un allegato volto a identificare e sviluppare strategie e strumenti aggiuntivi per contrastare e prevenire in modo migliore e più efficace le situazioni, le minacce e i fattori di rischio specifici cui devono far fronte i difensori dei diritti umani delle donne, comprese le ragazze e le giovani donne attiviste; chiede l'immediata applicazione di una prospettiva di genere e di misure specifiche per sostenere i difensori dei diritti umani, compresi quelli delle donne, in tutti i programmi e gli strumenti volti a proteggere i difensori dei diritti umani;
39. sottolinea che in molte parti del mondo i diritti umani delle donne e delle ragazze non sono garantiti appieno e le organizzazioni della società civile, comprese le organizzazioni per i diritti delle donne e delle ragazze, si trovano ad affrontare sfide crescenti nello spazio democratico sempre più ridotto di cui dispongono a livello mondiale; ricorda il lavoro essenziale svolto sul campo dalle organizzazioni della società civile per sostenere la pace, promuovere il coinvolgimento delle donne nei processi di pace, nella politica, nella governance e nel consolidamento delle istituzioni e rafforzare lo Stato di diritto e la sicurezza; invita le delegazioni dell'UE a monitorare il regresso nei confronti della parità di genere e della salute sessuale e riproduttiva e dei relativi diritti nonché la tendenza alla riduzione dello spazio per la società civile, e ad adottare misure specifiche per proteggere la società civile da minacce, vessazioni, violenze e discorsi di incitamento all'odio; esorta la Commissione, il SEAE, gli Stati membri e i capi delle delegazioni dell'UE a garantire sostegno, promuovendo un livello adeguato di sviluppo delle capacità, alla società civile locale, comprese le organizzazioni femminili e i difensori dei diritti umani, e a fare della cooperazione e consultazione con loro un elemento standard del loro lavoro; esorta la Commissione e gli Stati membri a sostenere iniziative volte a mettere in discussione e trasformare le norme e gli stereotipi di genere negativi in tutti i contesti;
40. invita la Commissione e il SEAE a sostenere sistematicamente la salute sessuale e riproduttiva e i relativi diritti, fatto che contribuirà al conseguimento di tutti gli OSS inerenti alla salute, ad esempio l'assistenza prenatale e le misure volte a prevenire parti a rischio elevato e a ridurre la mortalità infantile e postinfantile; evidenzia la necessità di sostenere l'accesso a servizi in materia di pianificazione familiare e salute materna, a un'educazione sessuale completa e consona all'età, alla contraccezione e all'aborto legale in condizioni di sicurezza, nonché il rispetto del diritto delle donne di prendere decisioni sul proprio corpo e di essere protette da qualsiasi forma di discriminazione, coercizione o violenza a tale riguardo; invita la Commissione a contrastare gli effetti della "global gag rule", sostenendo in maniera significativa il finanziamento della salute sessuale e riproduttiva e dei relativi diritti attraverso gli strumenti di finanziamento disponibili nell'ambito della dimensione esterna dell'UE;
41. ricorda che le donne e le ragazze sono colpite in modo sproporzionato dai cambiamenti climatici a causa delle disparità di genere culturali e strutturali; riconosce che la parità di genere è essenziale per il conseguimento della pace, della sicurezza, dello sviluppo sostenibile e della gestione efficiente delle sfide climatiche e che, per garantire una transizione equa e giusta che non lasci indietro nessuno, è fondamentale una prospettiva intersezionale; segnala che le donne rappresentano solo il 30 % dei negoziatori per il clima e ricorda che una partecipazione significativa ed equa delle donne agli organismi responsabili delle politiche e delle azioni per il clima a livello dell'UE, nazionale e locale è essenziale per il conseguimento degli obiettivi climatici a lungo termine; raccomanda vivamente che il GAP III renda evidente il suo legame con l'accordo di Parigi e chiede che l'UE e gli Stati membri garantiscano l'accesso delle organizzazioni di donne ai fondi internazionali per il clima;
42. si rammarica che le donne e le ragazze in tutto il mondo siano ancora oggetto di discriminazione sistematica in molteplici forme; rileva la necessità di combattere la povertà delle donne garantendo loro pari accesso alle risorse economiche; ricorda che una maggiore inclusione delle donne nel mercato del lavoro, un miglior sostegno all'imprenditoria femminile, la parità di accesso al capitale, anche per le donne imprenditrici, la salvaguardia delle pari opportunità e della parità retributiva tra uomini e donne per lo stesso lavoro e la promozione dell'equilibrio fra vita privata e professionale rappresentano fattori essenziali per conseguire una prosperità economica sostenibile e inclusiva di lungo periodo, combattere le disuguaglianze e promuovere l'indipendenza economica delle donne; invita a tal proposito gli Stati membri e le istituzioni dell'UE ad aumentare, ove opportuno, la disponibilità di finanziamenti, anche attraverso i microcrediti, e a collaborare con i paesi partner per far progredire la condizione delle donne, anche in settori quali i diritti successori in relazione al patrimonio e ai terreni, il riconoscimento del loro status giuridico e l'accesso all'alfabetizzazione finanziaria e digitale, nonché la protezione dal lavoro minorile e da altre forme di sfruttamento;
43. sottolinea la necessità di integrare nella politica dell'UE in materia di migrazione una prospettiva di genere che garantisca i diritti delle donne e delle ragazze rifugiate e richiedenti asilo, introdurre immediatamente procedure sensibili al genere in materia di asilo e migrazione e accelerare il lavoro volto ad assicurare la corretta individuazione dei potenziali casi di violenza, molestia, stupro e tratta di donne presso i centri di accoglienza di tutta Europa, offrendo opportuna protezione;
44. condanna tutte le forme di violenza contro le donne e le ragazze, compresa la tratta di esseri umani; invita la Commissione e gli Stati membri a rafforzare la cooperazione con i paesi terzi al fine di combattere tutte le forme di tratta di esseri umani, prestando particolare attenzione alla dimensione di genere della tratta in modo da contrastare segnatamente il matrimonio infantile, lo sfruttamento sessuale delle donne e delle ragazze e il turismo sessuale; chiede l'adozione di un approccio alla tratta di esseri umani che sia sensibile al genere, esaminando in maniera circostanziata l'impatto della tratta sulla realizzazione di un'ampia gamma di diritti umani;
45. ribadisce che le ragazze e le donne che subiscono stupri di guerra devono avere accesso a un'assistenza non discriminatoria e in particolare a un'assistenza medica completa; insiste, in tale contesto, sulla necessità di garantire la protezione del diritto alla vita e alla dignità di tutte le donne e le ragazze, lottando attivamente contro le pratiche deleterie; sottolinea che occorre porre fine alla pratica dello stupro come arma di guerra e strumento di oppressione e che l'Unione europea deve fare pressione sui governi dei paesi terzi e su tutte le parti interessate nelle regioni in cui si verificano tali violenze di genere, onde porre fine a tale pratica, assicurare alla giustizia i responsabili e cooperare con le persone sopravvissute, le donne interessate e le comunità per aiutarle a guarire e ristabilirsi;
46. prende atto dei progressi costanti nell'attuazione dell'iniziativa Spotlight UE-ONU volta ad eliminare la violenza contro le donne e le ragazze in tutto il mondo, che nel 2018 ha impegnato 270 milioni di EUR a favore di programmi in Africa e America latina; chiede che l'UE assuma saldamente un ruolo di guida in relazione all'invito ad agire a favore della protezione dalla violenza di genere in situazioni di emergenza e al sostegno fornito alle vittime di violenza sessuale e di genere legata ai conflitti; ricorda alla Commissione e agli Stati membri dell'UE l'importanza dei risultati della conferenza di Oslo sulla fine della violenza sessuale e di genere nelle crisi umanitarie;
47. rileva che nel 2018 l'UE e le Nazioni Unite hanno concordato una nuova serie di priorità orientate al futuro per la cooperazione in materia di operazioni di pace e gestione delle crisi per il periodo 2019-2021; sottolinea la necessità di attribuire la priorità assoluta all'istituzione di una piattaforma di collaborazione UE-Nazioni Unite su donne, pace e sicurezza;
48. osserva che l'ONU ha avvertito che la pandemia di COVID-19 sta portando alla luce ed esacerbando tutti i tipi di disuguaglianze, inclusa la disuguaglianza di genere; è profondamente preoccupato per le disparità nella ripartizione del lavoro, in termini sia di incombenze domestiche sia di servizi pubblici di assistenza, in una situazione in cui le donne rappresentano circa il 70 % del personale sanitario totale a livello mondiale e si registra un picco preoccupante della violenza di genere, in parte dovuto a lunghi periodi di confinamento, e un accesso limitato alla salute riproduttiva e materna; chiede pertanto lo sviluppo di azioni mirate e specifiche volte ad affrontare l'impatto socioeconomico dell'emergenza COVID-19 fra le donne e le ragazze; sottolinea la necessità di rendere disponibili con urgenza fondi adeguati per garantire che le organizzazioni di donne, i difensori dei diritti umani e gli attivisti per la pace abbiano un pieno e libero accesso a tecnologie di qualità che permettano una loro significativa partecipazione ai processi decisionali durante l'emergenza COVID-19; sottolinea che occorre che il VP/AR e la Commissione riconoscano la necessità della sicurezza umana, la quale include tutti gli aspetti dell'approccio strategico dell'UE in materia di donne, pace e sicurezza; sottolinea che occorre garantire che l'attuazione della risposta globale dell'UE alla pandemia di COVID-19 non sia insensibile alla specificità di genere e che le esigenze specifiche delle donne e di altri gruppi emarginati siano adeguatamente affrontate, assicurando il loro coinvolgimento nell'intero ciclo di programmazione.
°
° °
49. incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio e alla Commissione.
PARERE DI MINORANZA
a norma dell'articolo 55, paragrafo 4, del regolamento
Derk Jan Eppink
Il gruppo ECR è in disaccordo con il contenuto della presente relazione, come pure con la sua presunzione ideologica.
La relazione segue un approccio collettivista. Come gruppo ECR, sosteniamo i diritti individuali e la meritocrazia piuttosto che i "diritti di gruppo" promossi dalla politica identitaria. La libertà individuale dovrebbe essere al centro.
Il gruppo ECR reputa importante che tutte le persone abbiano le stesse opportunità e che la persona giusta si trovi al posto giusto. Il genere della persona in questione dovrebbe essere irrilevante. Non dovrebbe esservi alcuna discriminazione. Rendere il "genere" un fattore ideologico non comporterà un miglioramento del processo decisionale né risultati migliori. Nella relazione si chiedono addirittura più obiettivi di diversità. La relazione, se attuata, porterà a un aumento di meccanismi di controllo burocratico onerosi e inefficienti. Ad esempio, un "consigliere a tempo pieno per le questioni di genere in ciascuna delle direzioni del SEAE" non porterà a risultati operativi migliori né aumenterà la soddisfazione dei contribuenti europei. I candidati dovrebbero essere valutati sulla base delle loro qualità e non del genere. In considerazione del principio fondamentale della sussidiarietà, l'UE ricorrerebbe in modo ingiustificato alla sovraregolamentazione.
Riteniamo inoltre che la politica estera e di sicurezza sia e debba rimanere una competenza esclusiva degli Stati membri e non dell'Unione europea.
PARERE DELLA COMMISSIONE PER GLI AFFARI ESTERI (22.6.2020)
destinato alla commissione per i diritti delle donne e l'uguaglianza di genere
sull'uguaglianza di genere nella politica estera e di sicurezza dell'UE
Relatrice per parere: Hannah Neumann
SUGGERIMENTI
La commissione per gli affari esteri invita la commissione per i diritti delle donne e l'uguaglianza di genere, competente per il merito, a includere nella proposta di risoluzione che approverà i seguenti suggerimenti:
A. considerando che l'UE dovrebbe contribuire a creare un mondo in cui tutti gli individui, indipendentemente dal genere, dall'età, dall'orientamento sessuale e dall'identità o espressione di genere, dalla razza e dalle capacità, possano vivere pacificamente e godere della parità di diritti e delle stesse opportunità di realizzare il proprio potenziale;
B. considerando che le donne e le ragazze sono particolarmente colpite dalla violenza fisica, psicologica e sessuale, dalla povertà, dai conflitti armati e dall'impatto dell'emergenza climatica; che vi è una crescente tendenza globale all'autoritarismo e che il numero dei gruppi fondamentalisti è in aumento, aspetti entrambi chiaramente legati a una regressione per quanto riguarda i diritti delle donne e delle persone LGBTIQ+; che qualsiasi idea di sicurezza imperniata sugli Stati piuttosto che sugli esseri umani è un'idea deficitaria e non porterà alla pace;
C. considerando che l'analisi di genere e la prospettiva di genere costituiscono un presupposto per una prevenzione dei conflitti efficace e sostenibile, la stabilizzazione, la costruzione della pace, la ricostruzione postbellica, la governance e il rafforzamento delle istituzioni; che la narrativa dominante intorno alle donne e alle ragazze è quella della vittimizzazione, che priva le donne e le ragazze della loro qualità di soggetti attivi e annienta la loro capacità di operare come agenti del cambiamento; che vi è un numero sempre più significativo di prove a conferma del fatto che la partecipazione delle donne e delle ragazze ai processi di pace svolge un ruolo significativo nel determinarne la durevolezza e il successo;
D. considerando che i processi di pace inclusivi sono più sostenibili e offrono maggiori opportunità di trovare soluzioni e ottenere un migliore sostegno e che la partecipazione delle donne ai processi di pace e alla costruzione della pace deve essere rafforzata; che tra il 1988 e il 2018 le donne hanno rappresentato il 13 % dei negoziatori, il 3 % dei mediatori e soltanto il 4 % dei firmatari nei principali processi di pace;
E. considerando che le ragazze sono sproporzionatamente svantaggiate a causa del loro genere e della loro età; che le ragazze rifugiate e migranti sono particolarmente vulnerabili; che proteggere le ragazze dalla violenza e dalla discriminazione e garantire loro l'accesso all'istruzione, alle informazioni e ai servizi sanitari, tra cui la salute sessuale e riproduttiva e i relativi diritti, è particolarmente importante per garantire loro il pieno esercizio dei loro diritti umani;
F. considerando che la violenza sessuale e di genere contro le donne e le ragazze, comprese le pratiche dannose come il matrimonio precoce e le mutilazioni genitali femminili (MGF), l'accesso inadeguato a settori e servizi sociali di base come ad esempio la salute, l'istruzione, l'acqua pulita, i servizi igienico-sanitari e la nutrizione, l'accesso limitato ai servizi per la salute sessuale e riproduttiva e i relativi diritti, la presenza ineguale nelle istituzioni pubbliche e private, così come nel processo decisionale politico e nei processi di pace, sono altrettanti fattori che contribuiscono alla discriminazione e all'emarginazione;
1. sottolinea che il principio della parità tra donne e uomini è uno dei valori fondamentali dell'UE e che l'integrazione della prospettiva di genere dovrebbe pertanto essere attuata e integrata in tutte le attività e le politiche dell'Unione; evidenzia che l'UE dovrebbe contribuire a creare un mondo in cui tutti gli individui, indipendentemente dal genere, dall'orientamento sessuale, dalla razza e dalle capacità, possano vivere pacificamente godendo di pari diritti e delle stesse opportunità di realizzare il proprio potenziale;
2. invita il SEAE, la Commissione e gli Stati membri dell'UE a continuare a sostenere e integrare sistematicamente la parità di genere, la prospettiva di genere, compreso il bilancio di genere, e una prospettiva intersezionale, compresa una rappresentanza paritaria e diversificata, all'interno della politica estera e di sicurezza dell'UE; invita l'UE a dare l'esempio e a fare dell'uguaglianza di genere un obiettivo importante dell'azione esterna dell'UE, rendendolo visibile in tutti i suoi settori d'intervento, in particolare nei consessi multilaterali e in tutti i dialoghi politici e strategici, nei dialoghi sui diritti umani, nei processi di definizione delle politiche e di programmazione, nelle strategie nazionali sui diritti umani, nelle dichiarazioni pubbliche, nelle relazioni globali sui diritti umani nonché nei processi di monitoraggio, valutazione e rendicontazione, come pure nei processi decisionali, nei negoziati e nella leadership; chiede che le varie esperienze di donne e ragazze che si trovano ad affrontare forme multiple e intersezionali di discriminazione ed emarginazione siano poste al centro dell'elaborazione delle politiche; afferma che la politica estera e di sicurezza dovrebbe riconoscere e affrontare la mancanza di equilibrio nei rapporti di potere tra i generi, rappresentare le donne e le ragazze e proteggere le persone LGBTIQ+;
3. sottolinea che la Svezia, la Danimarca, la Svizzera e la Norvegia hanno una politica estera fortemente incentrata sull'uguaglianza di genere; si compiace del fatto che la Francia, la Spagna, il Lussemburgo, l'Irlanda, Cipro e la Germania, fra gli altri, abbiano annunciato l'intenzione di fare dell'uguaglianza di genere una priorità della loro politica estera; si compiace altresì del fatto che l'attuale Commissione abbia fatto dell'uguaglianza di genere una delle sue priorità chiave in tutti i settori politici; sottolinea che i seguenti principi dovrebbero essere al centro di una politica dell'UE basata sul genere: diritti umani, democrazia e Stato di diritto, disarmo e non proliferazione, cooperazione internazionale allo sviluppo e azione per il clima;
4. pone in evidenza che, per conseguire la parità di genere e l'integrazione della dimensione di genere, non occorrono soltanto dichiarazioni programmatiche ad alto livello, bensì anche un impegno politico da parte dei leader dell'Unione europea e degli Stati membri, la definizione delle priorità per quanto riguarda gli obiettivi e il monitoraggio; invita il VP/AR a compiere progressi sostanziali ed estremamente visibili per quanto riguarda l'uguaglianza di genere in termini di leadership e gestione, personale e assunzioni, gerarchia organizzativa, formazione, risorse finanziarie, divario retributivo ed equilibrio tra vita privata e vita professionale, nonché a garantire l'impegno politico e operativo necessario ad attuare un'integrazione di genere efficace e trasformativa; chiede, a tale proposito, una formazione obbligatoria e ricorrente sulla parità di genere e sull'integrazione della prospettiva di genere per tutti i quadri direttivi intermedi e superiori del SEAE, del personale dell'UE e dei servizi diplomatici, nonché per i capi o comandanti delle missioni e operazioni della politica di sicurezza e di difesa comune (PSDC); sottolinea che la promozione dei diritti delle donne e l'uguaglianza di genere dovrebbero costituire priorità orizzontali per tutti i rappresentanti speciali dell'UE e rappresentare quindi un punto cardine del loro mandato, con particolare riferimento al rappresentante speciale dell'UE per i diritti umani;
5. chiede un migliore equilibrio di genere nella rappresentanza esterna dell'UE; si rammarica del notevole divario di genere all'interno del SEAE, dove soltanto due su otto rappresentanti speciali dell'UE sono donne e soltanto il 31,3 % delle posizioni di quadro intermedio e il 26 % di quelle di inquadramento superiore sono occupate da donne; si compiace del fatto che il VP/AR si sia impegnato a raggiungere una quota del 40 % di donne in posizioni dirigenziali entro la fine del suo mandato; ricorda, tuttavia, che la Commissione ha annunciato, nella sua strategia per la parità di genere 2020-2025, il suo obiettivo di raggiungere un equilibrio di genere del 50 % a tutti i livelli dirigenziali del suo personale entro la fine del 2024; sottolinea che tale obiettivo dovrebbe essere applicato anche alle future nomine di rappresentanti speciali dell'UE; deplora l'assenza di donne tra i nuovi segretari generali aggiunti nominati dal VP/AR;
6. saluta con favore la strategia del SEAE per la parità di genere e le pari opportunità per il periodo 2018-2023, ma deplora la mancanza di obiettivi specifici e misurabili; chiede che tale strategia sia aggiornata con l'integrazione di obiettivi concreti e vincolanti, anche sulle donne nelle posizioni dirigenziali, e che sia quindi attuata; deplora, analogamente, l'assenza di obiettivi di diversità e, in generale, l'assenza di diversità nelle istituzioni dell'UE, soprattutto in termini di razza, capacità e origine etnica; invita il VP/AR ad aumentare la percentuale di donne nei meccanismi decisionali interni dell'UE; sottolinea la necessità di procedure di assunzione sensibili al genere – anche da parte dell'Ufficio europeo di selezione del personale – che non accentuino ulteriormente le disuguaglianze di genere nelle istituzioni; chiede che la leadership sensibile al genere sia ricompresa nel mansionario dei quadri direttivi intermedi e superiori;
7. invita il VP/AR ad assicurare che i capi delle delegazioni dell'UE all'estero abbiano la responsabilità formale di garantire che l'uguaglianza di genere sia integrata in tutti gli aspetti del lavoro della delegazione e che le questioni relative all'uguaglianza di genere siano regolarmente sollevate nei dialoghi politici con gli omologhi governativi, con relativo obbligo dei capi delegazione di riferire in merito; invita inoltre il VP/AR ad assicurare che vi sia un punto di contatto per le questioni di genere all'interno delle delegazioni dell'UE; osserva, in particolare, che le analisi di genere sono sempre più utilizzate nella definizione delle azioni esterne dell'UE e rileva che quasi tutte le delegazioni dell'UE hanno effettuato un'analisi di genere dettagliata;
8. si compiace del fatto che la rete di persone di riferimento per il genere (Gender Focal Persons) si stia sviluppando, con il supporto della dirigenza e l'accesso alla formazione; rileva, a tale riguardo, che è stato organizzato un incontro regionale dei punti di contatto per le questioni di genere con sede nei Balcani occidentali e in Turchia, con l'obiettivo di consolidare il lavoro svolto in fatto di uguaglianza di genere e di integrazione della dimensione di genere; plaude al miglioramento della cooperazione con i Balcani occidentali nel quadro dell'iniziativa di partenariato del G7, in cui l'UE ha concordato una collaborazione con la Bosnia-Erzegovina per il rafforzamento dell'agenda sulle donne, la pace e la sicurezza;
9. invita le delegazioni dell'UE a monitorare il regresso in materia di parità di genere e di diritti delle donne, come pure la tendenza alla riduzione dello spazio concesso alla società civile, e ad adottare specifiche misure di salvaguardia; esorta la Commissione, il SEAE, gli Stati membri e i capi delle delegazioni dell'UE a garantire un maggiore sostegno politico e finanziario alle organizzazioni locali indipendenti della società civile, comprese le organizzazioni di donne, con particolare riferimento alle attività di sviluppo di capacità, alle attiviste per i diritti umani, ai giornalisti, agli accademici e agli artisti, e a fare della cooperazione e della consultazione con tali soggetti una componente normale della loro attività;
10. si compiace del fatto che la proposta di regolamento che istituisce uno strumento di assistenza preadesione (IPA III) e lo strumento di vicinato, cooperazione allo sviluppo e cooperazione internazionale (NDICI) includano la parità di genere come obiettivo specifico; chiede finanziamenti specifici per la parità di genere e l'integrazione di una prospettiva sensibile alla dimensione di genere, un bilancio sensibile al genere e requisiti obbligatori per le valutazioni d'impatto ex ante ed ex post in termini di genere nei suddetti regolamenti, e che tali risultati siano comunicati al Parlamento; chiede una riduzione dei requisiti amministrativi per consentire l'accesso ai finanziamenti alle piccole organizzazioni locali della società civile, e in particolare alle organizzazioni di donne;
11. invita il VP/AR, il SEAE e gli Stati membri a garantire la piena attuazione degli orientamenti dell'UE sui difensori dei diritti umani e ad adottare un allegato volto a identificare e sviluppare strategie e strumenti aggiuntivi per contrastare e prevenire in modo migliore e più efficace le situazioni, le minacce e i fattori di rischio specifici cui devono far fronte i difensori dei diritti umani delle donne; chiede l'immediata introduzione di una prospettiva di genere e di misure specifiche per sostenere le attiviste per i diritti umani in tutti i programmi e gli strumenti volti a proteggere i difensori dei diritti umani;
12. si compiace della decisione dell'UE di rinnovare il piano d'azione dell'UE per i diritti umani e la democrazia e chiede che la fase di attuazione del piano d'azione includa l'integrazione della dimensione di genere e azioni mirate a favore della parità di genere e dei diritti delle donne;
13. si compiace del fatto che il numero di donne impiegate nelle missioni e nelle operazioni PSDC sia aumentato; si rammarica del fatto che nemmeno una delle 12 missioni civili della PSDC sia guidata da una donna e che finora vi siano stati soltanto sei capi missione donna su 70; rammenta che solo 22 dei 176 dipendenti dello Stato maggiore dell'Unione europea sono donne, di cui 12 hanno mansioni di segretarie o assistenti; invita il VP/AR a elaborare una strategia di parità di genere per le missioni PSDC con obiettivi specifici, sia per la dirigenza che per il personale; ricorda che è necessario uno sforzo congiunto da parte dei leader dell'UE e degli Stati membri, che forniscono la maggior parte del personale civile distaccato nel quadro della PSDC; invita gli Stati membri dell'UE a rispettare l'impegno n. 16 del patto sulla dimensione civile della PSDC, promuovendo attivamente la presenza delle donne a tutti i livelli, e ad aumentare i rispettivi contributi nazionali; si rammarica del fatto che, dopo l'adozione del patto, il personale di sesso femminile sia diminuito; invita gli Stati membri a perseguire strategie attive di assunzione e a individuare e affrontare gli ostacoli specifici che limitano la partecipazione delle donne, tramite relazioni di missione corredate di opportune statistiche; invita le istituzioni dell'UE a incoraggiare la partecipazione delle donne alle operazioni di mantenimento della pace delle Nazioni Unite a tutti i livelli, compreso il personale militare e di polizia; ricorda che l'UE si è impegnata ad accrescere il numero di donne nelle istituzioni che si occupano di prevenzione dei conflitti, gestione delle crisi e negoziati di pace firmando la risoluzione 1325 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite su "Donne, pace e sicurezza", che identifica chiaramente le donne come attori importanti nella costruzione della pace e nella mediazione dei conflitti;
14. si compiace delle linee guida sull'integrazione della dimensione di genere per le missioni civili dell'UE; sottolinea che le suddette linee guida rappresentano uno strumento concreto di attuazione che deve essere applicato da tutto il personale della missione, compresa la dirigenza, e che contribuirà all'integrazione sistematica della prospettiva di genere nonché all'adozione di politiche di uguaglianza di genere nelle attività e nelle varie fasi di tutte le missioni civili della PSDC; è convinto che per la pianificazione di tutte le missioni PSDC si debba tener conto delle raccomandazioni delle organizzazioni femminili locali; si compiace del fatto che tutte le missioni civili della PSDC ora includano un consulente per le questioni di genere; si rammarica, tuttavia, che ciò non avvenga per le missioni militari della PSDC; incoraggia gli Stati membri dell'UE a presentare candidati per i posti attualmente vacanti; chiede misure volte a garantire che tutto il personale militare e civile schierato dall'UE abbia ricevuto una formazione sufficiente in materia di parità di genere e donne, pace e sicurezza nonché, in particolare, sulle modalità per integrare la prospettiva di genere nelle proprie mansioni;
15. chiede un aggiornamento delle norme generali di comportamento aggiornate per le missioni e le operazioni PSDC affinché vi sia incluso il principio della tolleranza zero per la mancata azione da parte dei leader e dei dirigenti dell'UE nei confronti della violenza sessuale e di genere; si rammarica che solo poche missioni PSDC dell'UE prevedano una formazione sulle molestie sessuali o di genere e invita il SEAE e gli Stati membri a sostenere ogni sforzo volto a combattere la violenza sessuale o di genere nelle operazioni internazionali di mantenimento della pace e a garantire che gli informatori e le vittime siano efficacemente protetti;
16. sottolinea che l'approntamento e l'utilizzo dell'analisi di genere, unitamente all'integrazione sistematica di una prospettiva di genere e alla sua inclusione nel processo decisionale, costituiscono uno dei presupposti per occuparsi in modo efficace e duraturo di prevenzione, gestione e risoluzione dei conflitti, stabilizzazione, costruzione della pace, ricostruzione postbellica, governance e sviluppo delle istituzioni; si rammarica del fatto che la narrativa dominante relativa alle donne sia quella della vittimizzazione, che priva le donne della loro qualità di soggetti attivi; sottolinea la necessità di riconoscere il ruolo significativo che le donne e le ragazze svolgono a livello locale, nazionale e internazionale nel conseguimento di una pace sostenibile, in particolare attraverso la facilitazione del dialogo, la mediazione e i negoziati di pace; chiede una partecipazione sicura, significativa e inclusiva delle donne e delle ragazze, dal livello di base, alle questioni relative alla pace e alla sicurezza, tra cui la costruzione della pace, la ricostruzione postbellica, la governance e lo sviluppo delle istituzioni, nonché tutte le varie fasi del ciclo di un conflitto, in linea con gli obiettivi di sviluppo sostenibile; osserva che la promozione dei diritti delle donne nei paesi in crisi o in conflitto favorisce lo sviluppo di comunità più forti, più sane, più sicure e resilienti, che hanno minori probabilità di ricorrere alla violenza per risolvere le controversie e i conflitti; sottolinea l'importanza di coinvolgere le giovani donne e le ragazze negli sforzi di pace e prende atto, a tal proposito, del contributo dell'agenda in materia di giovani, pace e sicurezza;
17. invita gli Stati membri a rispettare pienamente la posizione comune sulle esportazioni di armi e, in particolare, li invita a tenere conto del rischio che i materiali esportati siano utilizzati a fini di violenza di genere o di violenza contro le donne o i minori, o possano facilitare tale tipo di violenza; sottolinea che un approccio sensibile al genere significa un approccio alla sicurezza incentrato sull'essere umano, inteso a migliorare la sicurezza delle donne, compresa la sicurezza economica, sociale e sanitaria;
18. si compiace dell'approccio strategico dell'UE in materia di donne, pace e sicurezza e del relativo piano d'azione, adottati nel 2019, e ne chiede la rigorosa attuazione; si rammarica, tuttavia, che, malgrado la presenza di obiettivi e indicatori chiari, tradurre tale impegno politico in azione continui a rappresentare una sfida e richieda sforzi incessanti; sottolinea l'importanza dei piani d'azione nazionali per l'attuazione dell'agenda in materia di donne, pace e sicurezza; si compiace del fatto che, entro la fine dell'anno, quasi tutti gli Stati membri dell'UE adotteranno i rispettivi piani d'azione nazionali, conformemente alla risoluzione 1325 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite; si rammarica, tuttavia, del fatto che solo uno di essi abbia previsto un bilancio dedicato all'attuazione; invita gli Stati membri a stanziare risorse di bilancio dedicate all'attuazione dei suddetti piani e a sviluppare meccanismi di supervisione parlamentare nazionale, nonché a introdurre quote per la partecipazione delle donne ai meccanismi di controllo, valutazione e supervisione; si rammarica che molti membri del personale dell'UE non abbiano integrato l'agenda in materia di donne, pace e sicurezza nella loro attività e che tale agenda sia vista come un'agenda che può essere applicata a loro discrezione e con l'obiettivo di migliorare l'efficacia delle missioni, ma non come strumento autonomo per garantire i diritti delle donne e l'uguaglianza di genere;
19. plaude all'opera sinora svolta dalla task force dell'UE in materia di donne, pace e sicurezza, anche assicurando la partecipazione delle organizzazioni pertinenti della società civile alle sue discussioni; si compiace del lavoro svolto dal consulente principale per le questioni di genere del SEAE; deplora, tuttavia, la capacità limitata del suo ruolo; chiede che tale ruolo sia rafforzato in modo significativo e che il consulente riferisca direttamente al VP/AR; invita il VP/AR a dotarsi di un consulente a tempo pieno per le questioni di genere, che si occupi di parità di genere e dell'agenda in materia di donne, pace e sicurezza in ciascuna delle direzioni del SEAE, riportando direttamente al consulente principale, e a incoraggiare il proprio personale a collaborare strettamente con l'Istituto europeo per l'uguaglianza di genere (EIGE); sottolinea come la condivisione delle conoscenze tra le istituzioni e le agenzie dell'UE sia uno strumento importante ed estremamente efficiente per evitare elevati costi amministrativi e un inutile aggravio degli oneri burocratici;
20. raccomanda al VP/AR e agli Stati membri dell'UE di includere i riferimenti alla risoluzione 1325 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, come pure alle risoluzioni che vi hanno fatto seguito, nelle decisioni e nei mandati di missione del Consiglio concernenti la PSDC e di provvedere affinché le missioni e le operazioni della PSDC siano dotate di un piano d'azione annuale concernente le modalità di attuazione degli obiettivi del futuro piano d'azione dell'UE sulla parità di genere (GAP III) e del piano d'azione dell'UE in materia di donne, pace e sicurezza; chiede che nei nuovi strumenti della PSDC, tra cui il Fondo europeo per la difesa e il proposto strumento europeo per la pace, sia inclusa l'analisi di genere;
21. rileva che nel 2018 l'UE e le Nazioni Unite hanno concordato una nuova serie di priorità orientate al futuro per la cooperazione in materia di operazioni di pace e gestione delle crisi per il periodo 2019-2021 e sottolinea la necessità di attribuire la priorità assoluta all'istituzione di una piattaforma di collaborazione UE-Nazioni Unite su donne, pace e sicurezza;
22. accoglie con favore la cooperazione UE-NATO che mira a promuovere la pace e la stabilità nell'area euro-atlantica e che ha tra i suoi punti focali la promozione dell'agenda in materia di donne, pace e sicurezza;
23. sottolinea l'importanza di promuovere la parità di genere nella politica estera dell'UE anche attraverso le relazioni del Parlamento con i paesi terzi; si compiace, a tal proposito, della decisione delle delegazioni del Parlamento di nominare un rappresentante per le questioni di genere all'interno di ogni delegazione; sottolinea la necessità di promuovere l'uguaglianza e la diversità in tutte le attività delle delegazioni, anche durante le riunioni parlamentari ufficiali con i paesi terzi;
24. sottolinea la necessità di garantire che i metodi decisionali automatizzati, compresi gli algoritmi di intelligenza artificiale nell'ambito della politica estera e di sicurezza dell'UE, non utilizzino tecniche di profilazione basate su preconcetti, specie quelli basati sul genere;
25. valuta positivamente i risultati in materia di parità di genere ottenuti nell'ambito del secondo piano d'azione dell'UE sulla parità di genere (GAP II) e valuta quindi positivamente la proposta della Commissione di effettuare una revisione e presentare un nuovo GAP III nel 2020; invita la Commissione a porre rimedio alle sue carenze, come ad esempio la debolezza della base giuridica, l'assenza di un bilancio sensibile al genere, le difficoltà di un'accurata rendicontazione, l'assenza di allineamento temporale e di cicli di bilancio e la mancanza di un'adeguata formazione del personale; raccomanda che il GAP III sia accompagnato da indicatori di successo chiari, misurabili e con scadenze precise, includa l'attribuzione di responsabilità a diversi attori e preveda obiettivi chiari in ciascun paese partner; esorta la Commissione, in considerazione dell'impatto della COVID-19 sulla vita delle donne e delle ragazze, a mantenere il rinnovo del GAP III nel proprio programma di lavoro per il 2020 e a non rimandarlo all'anno prossimo;
26. riconosce il ruolo chiave delle organizzazioni della società civile, e in particolare delle organizzazioni per i diritti delle donne e delle attiviste per i diritti umani, nel sostenere l'attuazione del piano d'azione dell'UE per la parità di genere e dell'approccio strategico dell'UE in materia di donne, pace e sicurezza e il relativo piano d'azione; invita la Commissione a stimolare la partecipazione delle organizzazioni della società civile alla formulazione del GAP III e alla sua attuazione nei paesi partner;
27. sottolinea che il GAP III dovrebbe contemplare esplicitamente i diritti delle donne in tutti i contesti, indipendentemente dal PIL di un paese e includendo gli Stati fragili e le situazioni di conflitto, nonché i gruppi più vulnerabili come le ragazze rifugiate e migranti;
28. chiede che il GAP III specifichi che l'85 % dell'aiuto pubblico allo sviluppo dovrebbe essere destinato a programmi che perseguono l'uguaglianza di genere come obiettivo significativo o come obiettivo principale, e chiede, nell'ambito di tale impegno più ampio, che l'aiuto pubblico allo sviluppo dell'Unione europea sia assegnato in misura sufficiente a iniziative specifiche per la promozione dell'uguaglianza, l'emancipazione delle donne e la promozione dei loro diritti; chiede una migliore rendicontazione dei finanziamenti dell'UE per la parità di genere stanziati ed erogati nei paesi partner attraverso il GAP III; invita il SEAE e la Commissione a stabilire indicatori specifici di genere da applicare in sede di selezione, monitoraggio e valutazione dei progetti;
29. evidenzia che l'uguaglianza di genere è parte integrante di una gestione efficace dell'azione esterna e di alcune aree tematiche, quali le sfide climatiche e lo sviluppo sostenibile della nostra società; sottolinea che le donne e delle ragazze che vivono in condizione di povertà sono vulnerabili ai cambiamenti climatici e che, per realizzare una transizione giusta ed equa senza lasciare nessuno indietro, tutte le azioni in materia di clima devono integrare una prospettiva intersezionale e di genere; constata con rammarico che solo il 30 % dei negoziatori in materia di clima è costituito da donne e ricorda che una presenza significativa e paritaria delle donne in seno agli organi decisionali sulle politiche e le azioni a livello internazionale, unionale, nazionale e locale in materia di clima è essenziale per conseguire gli obiettivi climatici a lungo termine; insiste affinché il GAP III faccia chiari rinvii all'accordo di Parigi e chiede che l'UE e gli Stati membri garantiscano l'accesso delle organizzazioni di donne ai fondi internazionali per il clima;
30. ribadisce l'invito, rivolto alla Commissione e al Consiglio, a promuovere e a sostenere l'inserimento di un capitolo specifico sul genere negli accordi dell'UE in materia di scambi commerciali e investimenti; chiede altresì che in tali accordi commerciali siano inserite disposizioni volte a garantire che le relative strutture istituzionali assicurino esami periodici di conformità, dibattiti approfonditi e scambi di informazioni e di migliori pratiche in materia di uguaglianza di genere e scambi commerciali, anche mediante l'inclusione di donne e di esperti di parità di genere a tutti i livelli delle amministrazioni interessate; invita l'UE e gli Stati membri a includere l'impatto di genere specifico per paese e per settore della politica commerciale e degli accordi commerciali dell'UE nelle valutazioni d'impatto ex ante ed ex post; sottolinea che i risultati delle analisi incentrate sul genere dovrebbero essere tenuti in considerazione nei negoziati commerciali – esaminando i loro effetti sia positivi che negativi durante l'intero processo, dalla fase di negoziazione a quella di attuazione – e dovrebbero essere accompagnati da misure volte a evitare o compensare eventuali effetti negativi;
31. invita la Commissione a integrare nelle politiche di immigrazione un approccio di genere e intersezionale che garantisca i diritti delle donne e delle ragazze richiedenti asilo e rifugiate, destinando risorse all'eliminazione della discriminazione cui sono soggette le donne e le ragazze sulla base del genere, dell'origine etnica e razziale, della condizione socioeconomica, della situazione amministrativa e del luogo d'origine, fra altri fattori, e a intensificare i lavori intesi a garantire un'identificazione e una protezione adeguate delle potenziali vittime di violenze, molestie, stupri e tratta delle donne nei centri di accoglienza di tutta Europa; chiede la piena applicazione della Convenzione di Istanbul nelle politiche di migrazione e di asilo;
32. chiede la prevenzione e l'eliminazione di tutte le forme di violenza sessuale e basata sul genere, come pure delle gravi violazioni dei diritti umani di donne e ragazze, come i matrimoni infantili, precoci e forzati, nonché l'eliminazione della mutilazione genitale femminile (MGF); chiede che tale aspetto continui a essere una priorità politica dell'UE nell'ambito della sua azione esterna e sia affrontato sistematicamente nei dialoghi politici con i paesi terzi; chiede alla Commissione e al SEAE di concentrarsi in particolare sulla prevenzione della violenza di genere in situazioni di conflitto, nonché sul sostegno e sull'accesso ai servizi essenziali per le donne sopravvissute alla violenza di genere; sottolinea che, nelle situazioni di conflitto, le donne e le ragazze sono esposte a maggiori rischi di violazioni dei loro diritti umani; constata con profondo turbamento come la violenza sessuale sia diventata sempre più parte integrante di una più ampia strategia di conflitto e della tattica bellica; sollecita l'UE a esercitare ogni possibile influenza affinché gli autori di stupri di massa in situazioni di guerra siano denunciati, identificati, perseguiti e puniti conformemente al diritto penale internazionale; chiede la revisione e l'aggiornamento degli orientamenti dell'UE sulle violenze contro le donne e le ragazze e sulla lotta contro tutte le forme di discriminazione nei loro confronti; invita l'UE a porre la ratifica della Convenzione di Istanbul in cima all'agenda del dialogo politico con i paesi partner del Consiglio d'Europa e ad incoraggiare i paesi che non sono membri del Consiglio d'Europa ad aderire alla Convenzione;
33. sottolinea che non è possibile conseguire la parità di genere senza coinvolgere gli uomini e i ragazzi nel processo di avanzamento della stessa, poiché gli uomini e i ragazzi devono essere invitati a partecipare e contribuire attivamente alla promozione di ruoli di genere più sani; ricorda, in particolare, il ruolo e la responsabilità degli uomini e dei ragazzi nella lotta contro la violenza sessuale e di genere;
34. invita la Commissione e gli Stati membri a rafforzare la cooperazione con i paesi terzi al fine di combattere tutte le forme di tratta di esseri umani, prestando particolare attenzione alla dimensione di genere della tratta di persone in modo da contrastare segnatamente il matrimonio infantile, lo sfruttamento sessuale delle donne e delle ragazze e il turismo sessuale; chiede una valutazione d'impatto obbligatoria sui rischi posti da un paese terzo con riferimento alla tratta di esseri umani, nell'ambito delle condizionalità generali ex ante di qualsiasi accordo di liberalizzazione dei visti; sottolinea la necessità di includere, tra i criteri obbligatori da soddisfare in vista di qualsiasi accordo di liberalizzazione dei visti, la cooperazione efficace con i paesi terzi riguardo alla tratta di esseri umani; invita la Commissione, il Consiglio e il SEAE a introdurre nei negoziati con paesi terzi riguardanti gli accordi di associazione e cooperazione un quadro di riferimento in materia di cooperazione nell'ambito di un'efficace lotta contro la tratta di esseri umani, che comprenda anche un protocollo trasparente per la registrazione dei dati sui rinvii a giudizio e sul perseguimento del reato di tratta; chiede l'adozione di un approccio alla tratta di esseri umani che sia sensibile al genere, esaminando in maniera circostanziata l'impatto della tratta sull'esercizio di un'ampia gamma di diritti umani nel quadro di qualsiasi conflitto;
35. invita a garantire il rispetto e l'accesso universali alla salute sessuale e riproduttiva e ai relativi diritti, come convenuto nel programma d'azione della Conferenza internazionale sulla popolazione e lo sviluppo, nella piattaforma d'azione di Pechino e nei documenti finali delle conferenze di riesame della stessa, e a sviluppare strumenti appropriati per misurare i progressi compiuti verso il conseguimento di tale obiettivo; invita a far sì che l'UE assuma una posizione unitaria e intervenga con fermezza per denunciare in termini univoci il regresso in materia di salute sessuale e riproduttiva e relativi diritti, parità di genere e diritti delle persone LGBTIQ+ e per denunciare le misure che compromettono i diritti delle donne; chiede alla Commissione e al SEAE di ribadire l'impegno dell'UE a favore della salute sessuale e riproduttiva e dei relativi diritti, compreso l'accesso alle cure prenatali e ai servizi per la salute materna, mediante il nuovo GAP III e l'NDICI; invita la Commissione e il SEAE a sostenere politicamente e finanziariamente le organizzazioni della società civile che lottano per la salute sessuale e riproduttiva e i relativi diritti di tutti gli individui, comprese le persone più vulnerabili o a rischio, in particolare le donne e le ragazze negli spostamenti, nelle rotte migratorie o nei campi profughi;
36. si rammarica del fatto che le donne e le ragazze di tutto il mondo siano ancora oggetto di discriminazione sistematica; nota che la povertà delle donne è dovuta in gran parte allo scarso accesso alle risorse economiche; considera l'istruzione la chiave di volta per conseguire l'uguaglianza di genere e l'emancipazione delle donne e delle ragazze; invita pertanto l'UE a intensificare il proprio impegno a promuovere l'uguaglianza di genere e a combattere gli stereotipi di genere nei sistemi educativi nel prossimo GAP III; chiede alla Commissione, al Consiglio e al SEAE di provvedere affinché la loro politica di cooperazione allo sviluppo e la loro azione di aiuto umanitario sostengano l'emancipazione economica delle donne, compresa la visibilità delle donne imprenditrici nei paesi partner; ricorda che una migliore inclusione delle donne nel mercato del lavoro, un miglior sostegno all'imprenditoria femminile, la tutela delle pari opportunità e della parità di retribuzione tra uomini e donne, nonché la promozione dell'equilibrio fra vita privata e professionale rappresentano fattori essenziali per conseguire una crescita economica inclusiva e sostenibile di lungo periodo, combattere le disuguaglianze e promuovere l'indipendenza economica delle donne;
37. ricorda la necessità di affrontare le questioni legate alla parità di genere nei dialoghi politici con i paesi partner; sottolinea l'importanza di promuovere l'uguaglianza di genere nell'ambito della politica di vicinato e di allargamento dell'UE, in particolare nel contesto dei negoziati di adesione; invita la Commissione e il SEAE a utilizzare i negoziati di adesione come leva per promuovere la parità di genere nei paesi candidati; invita l'EIGE a continuare a monitorare i progressi in materia di parità di genere nei paesi terzi; valuta positivamente i diversi meccanismi per monitorare i progressi compiuti verso la parità di genere, come il meccanismo recentemente istituito dall'Unione per il Mediterraneo, e il progetto dal titolo "EIGE’s cooperation with the EU candidate and potential candidate countries 2017-2019, improved monitoring of gender equality progress" (La cooperazione dell'EIGE con i paesi candidati e potenzialmente candidati all'adesione all'UE per il periodo 2017-2019 – Un migliore monitoraggio dei progressi in materia di parità di genere);
38. osserva che le Nazioni Unite hanno avvertito che la pandemia di COVID-19 sta rendendo manifeste ed esacerbando tutti i tipi di disuguaglianze, tra cui la disuguaglianza di genere; è profondamente preoccupato per le disparità nella ripartizione del lavoro, in termini sia di incombenze domestiche sia di servizi pubblici di assistenza, in una situazione in cui le donne rappresentano circa il 70 % del personale sanitario totale a livello mondiale e si registra un picco preoccupante della violenza di genere, in parte dovuto a lunghi periodi di confinamento, e un accesso limitato alla salute riproduttiva e materna; chiede pertanto lo sviluppo di azioni mirate e specifiche volte ad affrontare l'impatto socioeconomico dell'emergenza COVID-19 fra le donne e le ragazze; sottolinea la necessità di rendere disponibili con urgenza fondi adeguati per garantire che le organizzazioni di donne, i difensori dei diritti umani e gli attivisti per la pace abbiano un pieno e libero accesso a tecnologie di qualità che permettano una loro significativa partecipazione ai processi decisionali durante l'emergenza COVID-19; sottolinea che occorre che il VP/AR e la Commissione riconoscano la necessità della sicurezza umana, la quale include tutti gli aspetti dell'approccio strategico dell'UE in materia di donne, pace e sicurezza; sottolinea che occorre garantire che l'attuazione della risposta globale dell'UE alla pandemia di COVID-19 non sia insensibile alla specificità di genere e che le esigenze specifiche delle donne e di altri gruppi emarginati siano adeguatamente affrontate, assicurando il loro coinvolgimento nell'intero ciclo di programmazione.
INFORMAZIONI SULL’APPROVAZIONE
IN SEDE DI COMMISSIONE COMPETENTE PER PARERE
Approvazione |
22.6.2020 |
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Esito della votazione finale |
+: –: 0: |
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Membri titolari presenti al momento della votazione finale |
Alviina Alametsä, Maria Arena, Petras Auštrevičius, Traian Băsescu, Lars Patrick Berg, Anna Bonfrisco, Reinhard Bütikofer, Fabio Massimo Castaldo, Susanna Ceccardi, Włodzimierz Cimoszewicz, Katalin Cseh, Tanja Fajon, Anna Fotyga, Michael Gahler, Kinga Gál, Sunčana Glavak, Raphaël Glucksmann, Klemen Grošelj, Bernard Guetta, Márton Gyöngyösi, Sandra Kalniete, Karol Karski, Dietmar Köster, Stelios Kouloglou, Andrius Kubilius, Ilhan Kyuchyuk, David Lega, Miriam Lexmann, Nathalie Loiseau, Antonio López-Istúriz White, Claudiu Manda, Lukas Mandl, Thierry Mariani, David McAllister, Vangelis Meimarakis, Sven Mikser, Francisco José Millán Mon, Javier Nart, Gheorghe-Vlad Nistor, Urmas Paet, Kostas Papadakis, Tonino Picula, Manu Pineda, Kati Piri, Giuliano Pisapia, Diana Riba i Giner, María Soraya Rodríguez Ramos, Nacho Sánchez Amor, Isabel Santos, Jacek Saryusz-Wolski, Andreas Schieder, Radosław Sikorski, Sergei Stanishev, Tineke Strik, Hermann Tertsch, Hilde Vautmans, Harald Vilimsky, Idoia Villanueva Ruiz, Thomas Waitz, Witold Jan Waszczykowski, Charlie Weimers, Isabel Wiseler-Lima, Željana Zovko |
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Supplenti presenti al momento della votazione finale |
Katarina Barley, Nicolas Bay, Arnaud Danjean, Katrin Langensiepen, Hannah Neumann, Mick Wallace |
VOTAZIONE FINALE PER APPELLO NOMINALE
IN SEDE DI COMMISSIONE COMPETENTE PER PARERE
49 |
+ |
PPE |
Traian Băsescu, Michael Gahler, Sandra Kalniete, Andrius Kubilius, Antonio López-Istúriz White, Lukas Mandl, David McAllister, Vangelis Meimarakis, Francisco José Millán Mon, Gheorghe-Vlad Nistor, Isabel Wiseler-Lima |
S&D |
Maria Arena, Katarina Barley, Włodzimierz Cimoszewicz, Tanja Fajon, Raphaël Glucksmann, Dietmar Köster, Claudiu Manda, Sven Mikser, Tonino Picula, Kati Piri, Giuliano Pisapia, Nacho Sánchez Amor, Isabel Santos, Andreas Schieder, Sergei Stanishev |
RENEW |
Petras Auštrevičius, Katalin Cseh, Klemen Grošelj, Bernard Guetta, Ilhan Kyuchyuk, Nathalie Loiseau, Javier Nart, Urmas Paet, María Soraya Rodríguez Ramos; Hilde Vautmans |
VERTS |
Reinhard Bütikofer, Katrin Langensiepen, Hannah Neumann, Diana Riba i Giner, Tineke Strik, Thomas Waitz, Alviina Alametsä |
GUE |
Stelios Kouloglou, Manu Pineda, Idoia Villanueva Ruiz, Mick Wallace |
NI |
Fabio Massimo Castaldo, Márton Gyöngyösi |
11 |
- |
PPE |
Kinga Gál, Miriam Lexmann, Željana Zovko |
ID |
Harald Vilimsky |
ECR |
Anna Fotyga, Karol Karski, Jacek Saryusz-Wolski, Hermann Tertsch, Witold Jan Waszczykowski, Charlie Weimers |
NI |
Kostas Papadakis |
9 |
0 |
PPE |
Arnaud Danjean, Sunčana Glavak, David Lega, Radosław Sikorski |
ID |
Nicolas Bay, Lars Patrick Berg, Anna Bonfrisco, Susanna Ceccardi, Thierry Mariani |
Significato dei simboli utilizzati:
+ : favorevoli
- : contrari
0 : astenuti
INFORMAZIONI SULL’APPROVAZIONE IN SEDE DI COMMISSIONE COMPETENTE PER IL MERITO
Approvazione |
16.7.2020 |
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Esito della votazione finale |
+: –: 0: |
27 5 2 |
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Membri titolari presenti al momento della votazione finale |
Christine Anderson, Simona Baldassarre, Robert Biedroń, Vilija Blinkevičiūtė, Annika Bruna, Gwendoline Delbos-Corfield, Rosa Estaràs Ferragut, Frances Fitzgerald, Cindy Franssen, Heléne Fritzon, Lina Gálvez Muñoz, Lívia Járóka, Arba Kokalari, Elżbieta Katarzyna Łukacijewska, Karen Melchior, Andżelika Anna Możdżanowska, Maria Noichl, Pina Picierno, Samira Rafaela, Evelyn Regner, Diana Riba i Giner, Eugenia Rodríguez Palop, María Soraya Rodríguez Ramos, Christine Schneider, Jessica Stegrud, Isabella Tovaglieri, Ernest Urtasun, Hilde Vautmans, Elissavet Vozemberg-Vrionidi, Chrysoula Zacharopoulou |
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Supplenti presenti al momento della votazione finale |
Isabella Adinolfi, Derk Jan Eppink, Pierrette Herzberger-Fofana, Elena Kountoura |
VOTAZIONE FINALE PER APPELLO NOMINALE IN SEDE DI COMMISSIONE COMPETENTE PER IL MERITO
27 |
+ |
GUE/NGL |
Elena Kountoura, Eugenia Rodríguez Palop |
NI |
Isabella Adinolfi |
PPE |
Rosa Estaràs Ferragut, Frances Fitzgerald, Cindy Franssen, Lívia Járóka, Arba Kokalari, Christine Schneider, Elissavet Vozemberg-Vrionidi, Elżbieta Katarzyna Łukacijewska |
Renew |
Karen Melchior, Samira Rafaela, María Soraya Rodríguez Ramos, Hilde Vautmans, Chrysoula Zacharopoulou |
S&D |
Robert Biedroń, Vilija Blinkevičiūtė, Heléne Fritzon, Lina Gálvez Muñoz, Maria Noichl, Pina Picierno, Evelyn Regner |
Verts/ALE |
Gwendoline Delbos-Corfield, Pierrette Herzberger-Fofana, Diana Riba i Giner, Ernest Urtasun |
5 |
- |
ECR |
Derk Jan Eppink, Andżelika Anna Możdżanowska, Jessica Stegrud |
ID |
Simona Baldassarre, Isabella Tovaglieri |
2 |
0 |
ID |
Christine Anderson, Annika Bruna |
Significato dei simboli utilizzati:
+ : favorevoli
- : contrari
0 : astenuti