PROPOSTA DI RISOLUZIONE sulla decisione della Corte suprema statunitense di abolire il diritto all'aborto negli Stati Uniti e la necessità di tutelare il diritto all'aborto e la salute delle donne, anche nell'UE
5.7.2022 - (2022/2742(RSP))
a norma dell'articolo 132, paragrafo 2, del regolamento
Iratxe García Pérez, Heléne Fritzon, Miapetra Kumpula‑Natri, Robert Biedroń, Predrag Fred Matić, Maria Noichl, Tonino Picula, Evelyn Regner
a nome del gruppo S&D
María Soraya Rodríguez Ramos, Abir Al‑Sahlani, Barry Andrews, Sylvie Brunet, Karen Melchior, Samira Rafaela, Monica Semedo, Michal Šimečka, Susana Solís Pérez, Irène Tolleret, Hilde Vautmans
a nome del gruppo Renew
Terry Reintke, Alice Kuhnke, Diana Riba i Giner, Kim Van Sparrentak, Anna Cavazzini, Ernest Urtasun, Alviina Alametsä, Monika Vana, Saskia Bricmont, Thomas Waitz, Kira Marie Peter‑Hansen, Hannah Neumann, Piernicola Pedicini, Rasmus Andresen, Sara Matthieu, Marie Toussaint, Francisco Guerreiro, Markéta Gregorová, Rosa D'Amato, Bronis Ropė, Gwendoline Delbos‑Corfield, Tilly Metz, Mounir Satouri, Henrike Hahn, Marcel Kolaja, Damien Carême, Mikuláš Peksa, Patrick Breyer, Ignazio Corrao
a nome del gruppo Verts/ALE
Sandra Pereira, Eugenia Rodríguez Palop, Malin Björk, Elena Kountoura, Silvia Modig
a nome del gruppo The Left
Arba Kokalari
B9‑0365/2022
Risoluzione del Parlamento europeo sulla decisione della Corte suprema statunitense di abolire il diritto all'aborto negli Stati Uniti e la necessità di tutelare il diritto all'aborto e la salute delle donne, anche nell'UE
Il Parlamento europeo,
– vista la Convenzione europea dei diritti dell'uomo del 1950,
– vista la Convenzione sull'eliminazione di ogni forma di discriminazione nei confronti della donna del 1979,
– vista la Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea del 2000,
– vista la sua risoluzione del 24 giugno 2021 sulla situazione della salute sessuale e riproduttiva e relativi diritti nell'UE, nel quadro della salute delle donne[1],
– vista la sua risoluzione del 9 giugno 2022 sulle minacce al diritto all'aborto nel mondo: la possibile revoca del diritto all'aborto negli Stati Uniti da parte della Corte suprema[2],
– vista la decisione in data 24 giugno 2022 della Corte suprema statunitense che, con cinque voti favorevoli e quattro contrari, annulla la sentenza Roe v. Wade, ponendo così fine al diritto costituzionale federale all'aborto,
– visto l'articolo 132, paragrafo 2, del suo regolamento,
A. considerando che la Corte suprema statunitense ha stabilito un precedente con la sentenza storica Roe v. Wade (1973) – successivamente confermato nelle sentenze Planned Parenthood v. Casey (1992) e Whole Woman's Health v. Hellerstedt (2016) – che garantisce negli Stati Uniti il diritto costituzionale all'aborto legale prima che il feto sia in grado di sopravvivere fuori dall'utero; che il 24 giugno 2022 la Corte suprema ha deciso di ribaltare, con cinque voti favorevoli e quattro contrari, la sentenza Roe v. Wade, ponendo fine al diritto costituzionale federale all'aborto, consentendo agli Stati di vietare l'aborto in qualsiasi momento nel corso della gravidanza e aprendo la possibilità di vietarlo del tutto;
B. considerando che, a seguito dell'adozione di tale decisione da parte della Corte, otto Stati hanno già vietato l'aborto; che si prevede che 26 Stati potrebbero finire per approvare leggi che lo vietano quasi completamente; che in 13 Stati vigono leggi cosiddette "ad innesco", che sono entrate in vigore immediatamente dopo il ribaltamento della sentenza Roe v. Wade; che da allora si è avuto un numero crescente di manifestazioni, sia negli Stati Uniti che nel mondo, in difesa del diritto all'aborto; che, nel frattempo, la resistenza alla decisione della Corte è andata aumentando, in particolare con la pubblicazione, il 24 giugno, di un "impegno multistatale" dei governatori della California, dell'Oregon e di Washington" a difendere l'accesso all'assistenza sanitaria riproduttiva, compresi l'aborto e i contraccettivi, e a proteggere i pazienti e i medici dagli sforzi compiuti da altri Stati per esportare i loro divieti di aborto nei nostri Stati"[3];
C. considerando che la decisione della Corte suprema avrà un impatto sulla vita delle donne e delle ragazze in tutti gli Stati Uniti e che delle sue conseguenze dannose risentiranno in modo più acuto le persone in situazioni di vulnerabilità; che anche la salute sessuale e riproduttiva e relativi diritti potrebbero subire ripercussioni negative; che le restrizioni al diritto di aborto o un suo divieto negli Stati Uniti, nell'Unione europea e nel resto del mondo colpirebbero in modo sproporzionato le donne in condizioni di povertà, in particolare quelle che sono vittime di discriminazioni razziali, comprese le donne nere, le donne ispaniche e indigene, nonché le donne provenienti dalle zone rurali, le persone LGBTIQ, le donne con disabilità, le adolescenti, le donne migranti, comprese le migranti irregolari, e le famiglie monoparentali con un capofamiglia donna; che i servizi pubblici per l'interruzione della gravidanza possono fornire un accesso universale all'aborto sicuro e legale a tutte le donne, comprese quelle che si trovano in situazioni socioeconomiche vulnerabili;
D. considerando che la salute sessuale e riproduttiva e relativi diritti, compresa l'assistenza in caso di aborto sicuro e legale, rappresentano un diritto fondamentale; che la criminalizzazione, il ritardo e la negazione dell'accesso alla salute sessuale e riproduttiva e relativi diritti costituiscono una forma di violenza nei confronti delle donne e delle ragazze; che tali restrizioni e divieti non riducono il numero di aborti, ma costringono solo le persone a percorrere lunghe distanze o a ricorrere ad aborti non sicuri, rendendole inoltre anche vulnerabili a indagini e azioni penali, e colpiscono quelle che mancano più di altre di risorse e informazioni; che quasi tutti i decessi dovuti ad aborti non sicuri si verificano in paesi in cui l'aborto è strettamente regolamentato; che, secondo le stime, negli Stati Uniti il numero annuo di decessi materni dovuti ad aborti non sicuri aumenterebbe del 21 %[4] entro il secondo anno successivo all'entrata in vigore del divieto; che tali decessi sono del tutto evitabili; che il divieto di aborto porterà anche a un aumento dei decessi legati alla gravidanza forzata;
E. considerando che tra le adolescenti di età compresa tra i 15 e i 19 anni la gravidanza e le complicanze del parto rappresentano la principale causa di morte a livello mondiale; che le madri adolescenti hanno maggiori probabilità di dover interrompere gli studi e di trovarsi esposte alla disoccupazione, aggravando così il circolo vizioso della povertà;
F. considerando che vi è una crescente preoccupazione riguardo alla protezione dei dati nel contesto dell'annullamento della sentenza Roe v. Wade; che le applicazioni di monitoraggio del ciclo mestruale, gli strumenti di geolocalizzazione e i motori di ricerca consentono di raccogliere dati sulle persone che si sono rivolte a una clinica dove si pratica l'aborto, che hanno acquistato una pillola abortiva o che hanno cercato informazioni al riguardo; che le persone possono essere potenzialmente segnalate per questi motivi e le informazioni raccolte usate contro di esse; che negli Stati che hanno vietato o intendono vietare l'aborto, le autorità giudiziarie possono utilizzare i dati digitali su coloro che cercano, praticano o agevolano l'aborto;
G. considerando che, nonostante i generali progressi nella tutela della salute sessuale e riproduttiva e dei relativi diritti in tutto il mondo, compresa l'Europa, la regressione riguardante il diritto di accesso a un aborto sicuro e legale è motivo di forte preoccupazione; che il ribaltamento della sentenza Roe v. Wade potrebbe incoraggiare il movimento antiabortista nell'Unione europea; che la Polonia è l'unico Stato membro dell'UE ad aver soppresso dalle sue leggi i motivi per l'aborto, in quanto il Tribunale costituzionale illegittimo ha deciso, il 22 ottobre 2020, di disconoscere i diritti consolidati delle donne polacche portando a un divieto de facto dell'aborto; che l'aborto è vietato a Malta; che l'aborto farmacologico nelle prime fasi della gravidanza non è legale in Slovacchia e non è praticato in Ungheria; che anche in Italia l'accesso all'aborto sta subendo erosioni[5]; che in altri Stati membri dell'UE, come di recente in Croazia, si nega l'accesso all'assistenza in caso di aborto[6];; che è indispensabile che l'UE e i suoi Stati membri difendano la salute sessuale e riproduttiva e relativi diritti, e mettano in evidenza il fatto che i diritti delle donne sono inalienabili e non possono essere aboliti o indeboliti; che è fondamentale che l'UE e i suoi Stati membri continuino a compiere progressi nel garantire l'accesso a un'assistenza sicura, legale e tempestiva in caso di aborto, conformemente alle raccomandazioni e agli elementi di prova dell'Organizzazione mondiale della sanità;
H. considerando che in Europa le donne continuano a incontrare ostacoli che impediscono loro di godere dei loro diritti e delle loro libertà, a causa di restrizioni giuridiche che ignorano i diritti delle donne e mettono inutilmente a rischio la loro vita; che, in un recente caso, a una turista americana, Andrea Prudente, è stato vietato l'aborto a Malta nonostante la sua vita fosse in pericolo; che la difensora dei diritti umani delle donne, Justyna Wydrzyńska, è stata accusata, in base alla draconiana legge polacca contro l'aborto, di avere fornito a un'altra donna pillole abortive;
I. considerando che la Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea sancisce i principali diritti e libertà fondamentali per le persone che vivono nell'UE; che la protezione dell'aborto sicuro e legale ha implicazioni dirette per l'esercizio effettivo dei diritti riconosciuti dalla Carta dei diritti fondamentali, quali la dignità umana, l'autonomia personale, l'uguaglianza e l'integrità fisica;
J. considerando che il 9 giugno 2022 il Parlamento ha approvato una risoluzione incisiva dal titolo "Minacce al diritto all'aborto nel mondo: la possibile revoca del diritto all'aborto negli Stati Uniti da parte della Corte suprema"; che le raccomandazioni contenute in tale risoluzione restano pertinenti e dovrebbero essere applicate[7];
1. condanna fermamente, ancora una volta, la regressione in materia di diritti delle donne e di salute sessuale e riproduttiva e relativi diritti a livello mondiale, anche negli Stati Uniti e in alcuni Stati membri dell'UE; rammenta che la salute sessuale e riproduttiva e i relativi diritti sono diritti umani fondamentali che dovrebbero essere tutelati e rafforzati, e non possono in alcun modo essere indeboliti o revocati; invita i governi degli Stati che hanno approvato leggi e altre misure in materia di divieti e restrizioni all'aborto ad abrogarle e a garantire che la loro legislazione sia in linea con i diritti umani delle donne tutelati a livello internazionale e con le norme internazionali in materia di diritti umani;
2. propone di inserire il diritto all'aborto nella Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea; ritiene che occorra presentare al Consiglio una proposta intesa a modificare la Carta dei diritti fondamentali come segue;
Articolo 7 bis (nuovo)
"Articolo 7 bis
Diritto all'aborto
Ogni persona ha diritto all'aborto sicuro e legale."
3. ribadisce, in tale contesto, la sua risoluzione del 9 giugno 2022 sulla richiesta di convocare una convenzione per la revisione dei trattati; si attende che il Consiglio europeo si riunisca a tal fine; propone che, in tale processo, il diritto all'aborto sicuro e legale sia incluso nella Carta; chiede che il Parlamento europeo sia coinvolto in tutte le fasi del processo;
4. esprime piena solidarietà e sostegno alle donne e alle ragazze negli Stati Uniti, nonché a coloro che sono coinvolti nella prestazione e nella promozione del diritto e dell'accesso all'assistenza legale e sicura all'aborto in circostanze così difficili; sostiene, analogamente, la richiesta affinché il Congresso degli Stati Uniti approvi un progetto di legge che tuteli l'aborto a livello federale;
5. esprime profonda preoccupazione per il fatto che i divieti e le altre restrizioni all'aborto colpiscono in modo sproporzionato le donne in condizioni di povertà, in particolare le donne che sono vittime di discriminazioni razziali, comprese le donne nere, le donne ispaniche e indigene, nonché le donne provenienti dalle zone rurali, le persone LGBTIQ, le donne con disabilità, le adolescenti, le donne migranti, comprese le migranti irregolari, e le famiglie monoparentali con un capofamiglia donna; sottolinea che le donne che, a causa di ostacoli finanziari o logistici, non possono permettersi di recarsi in cliniche per la salute riproduttiva di Stati o paesi vicini, corrono maggiori rischi di subire procedure non sicure e potenzialmente letali, e di essere costrette a portare a termine la gravidanza contro la propria volontà, il che costituisce una violazione dei diritti umani e una forma di violenza di genere[8];
6. invita il governo degli Stati Uniti a garantire la protezione dei dati per tutti, in particolare per coloro che desiderano abortire, effettuano e facilitano l'aborto, consentendo un accesso privato e in condizioni di sicurezza, bloccando il tracciamento comportamentale, rafforzando le politiche di cancellazione dei dati, cifrando i dati in transito, consentendo la cifratura dei messaggi da punto a punto per impostazione predefinita, impedendo il tracciamento dell'ubicazione e garantendo che gli utenti siano informati quando i loro dati sono ricercati[9];
7. pone l'accento sul mancato accesso alla contraccezione e sulle attuali esigenze insoddisfatte[10]; sottolinea che dovrebbe essere conferita priorità alla lotta contro la violenza sessuale e a un'educazione sessuale e relazionale che sia universale, completa, consona all'età e basata su dati concreti, a una gamma di metodi contraccettivi e relative forniture di alta qualità, accessibili, sicuri, a prezzi abbordabili e, ove opportuno, gratuiti, nonché alla consulenza in materia di pianificazione familiare e ai servizi sanitari; riconosce il ruolo svolto dalle ONG quali fornitori di servizi e sostenitori della salute sessuale e riproduttiva e dei relativi diritti e le incoraggia a proseguire il loro lavoro;
8. invita la Commissione e gli Stati membri a intensificare il loro sostegno politico a favore dei difensori dei diritti umani e dei prestatori di assistenza sanitaria che lavorano per far progredire la salute sessuale e riproduttiva e i relativi diritti, nonché dei diritti delle donne e della società civile e delle organizzazioni di base per i diritti delle donne e la salute sessuale e riproduttiva e dei relativi diritti, che sono attori chiave per le società fondate sull'uguaglianza di genere e fornitori fondamentali di servizi e informazioni in materia di salute sessuale e riproduttiva e dei relativi diritti, in particolare per quanto concerne coloro che lavorano in contesti difficili in Europa; esorta la Commissione a proteggere e sostenere tali difensori dalle persecuzioni che potrebbero subire;
9. esprime preoccupazione per un possibile aumento del flusso di denaro per finanziare gruppi anti-genere e anti-scelta nel mondo, anche in Europa;
10. invita l'UE e i suoi Stati membri a riconoscere giuridicamente l'aborto e a difendere il rispetto del diritto all'aborto sicuro e legale e altri diritti in materia di salute sessuali e riproduttiva; invita inoltre l'UE a sostenere e a fare del riconoscimento di tale diritto una priorità fondamentale nei negoziati in seno alle istituzioni internazionali e in altri consessi multilaterali come il Consiglio d'Europa, nonché a sostenerne l'inclusione nella Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo;
11. condanna il fatto che molte donne nell'UE non possano ancora accedere ai servizi di aborto a causa delle rimanenti restrizioni giuridiche, finanziarie, sociali e pratiche in alcuni Stati membri;
12. esorta gli Stati membri a depenalizzare l'aborto e a eliminare e combattere gli ostacoli all'aborto sicuro e legale e all'accesso alla salute sessuale e riproduttiva e ai relativi diritti; invita gli Stati membri a garantire l'accesso a servizi di aborto sicuri, legali e gratuiti, a servizi e forniture di assistenza sanitaria prenatale e materna, alla pianificazione familiare volontaria, alla contraccezione e a servizi adatti ai giovani, nonché alla prevenzione, al trattamento, all'assistenza e al sostegno nella lotta all'HIV, senza discriminazione alcuna;
13. raccomanda di organizzare quanto prima l'invio di una delegazione negli Stati Uniti per valutare l'impatto della decisione della Corte suprema e sostenere le ONG per i diritti delle donne e i movimenti favorevoli alla scelta nel paese; chiede che le prossime delegazioni del Parlamento europeo che si recano a Washington sollevino costantemente la questione dei diritti in materia di aborto e incontrino le organizzazioni per i diritti delle donne;
14. chiede che il Servizio europeo per l'azione esterna, la delegazione dell'UE presso gli Stati Uniti, la Commissione e tutti gli Stati membri dell'UE si avvalgano di tutti gli strumenti a loro disposizione per rafforzare le azioni volte a contrastare il regresso dei diritti delle donne e dei loro diritti sessuali e riproduttivi, anche compensando qualsiasi eventuale riduzione dei finanziamenti degli Stati Uniti a favore della salute sessuale e riproduttiva e dei relativi diritti a livello mondiale, nonché assicurando un forte sostegno e conferendo priorità all'accesso universale all'aborto sicuro e legale e ad altri diritti sessuali e riproduttivi nelle loro relazioni esterne;
15. incarica la sua Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio, alla Commissione, al vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, al rappresentante speciale dell'Unione europea per i diritti umani, al Presidente degli Stati Uniti d'America e alla sua amministrazione, al Congresso degli Stati Uniti e alla Corte suprema degli Stati Uniti.
- [1] GU C 81 del 18.2.2022, pag. 43.
- [2] Testi approvati, P9_TA(2022)0243.
- [3] https://www.gov.ca.gov/2022/06/24/west-coast-states-launch-new-multi-state-commitment-to-reproductive-freedom-standing-united-on-protecting-abortion-access/
- [4] https://ncpolicywatch.com/2022/05/05/study-shows-an-abortion-ban-may-lead-to-a-21-increase-in-pregnancy-related-deaths/
-
[5]https://search.coe.int/cm/Pages/result_details.aspx?ObjectId=0900001680687bdc; http://www.refreg.ep.parl.union.eu/RegData/etudes/BRIE/2018/608853/IPOL_BRI(2018)608853_EN.pdf
- [6] https://www.roda.hr/en/news/support-for-accessible-safe-and-legal-termination-of-pregnancy-in-croatia.html
- [7] https://www.europarl.europa.eu/doceo/document/TA-9-2022-0243_IT.html.
-
[8] https://www.ohchr.org/Documents/Issues/Women/WRGS/SexualHealth/
INFO_Abortion_WEB.pdf. - [9] https://www.eff.org/deeplinks/2022/06/effs-statement-dobbs-abortion-ruling.
- [10] Relazione UNFPA sullo stato della popolazione mondiale "Seeing the Unseen: The case for action in the neglected crisis of unintended pregnancy" (Scorgere l'invisibile: la necessità di affrontare la crisi dimenticata delle gravidanze indesiderate), 30 marzo 2022.