La destituzione del regime siriano, le sue implicazioni geopolitiche e la situazione umanitaria nella regione (discussione)
Marco Tarquinio (S&D). – Signor Presidente, signora Alta rappresentante, onorevoli colleghi, il brutale regime di Assad è passato e questo già basta per sperare.
Tuttavia il cammino verso la pacificazione, la sicurezza e la democrazia in Siria è ancora ripido, incerto e lungo, come Lei ha detto. Per questo, qui e ora serve un forte impegno politico e diplomatico dell'UE: vanno esercitate pressioni con tutti gli strumenti a nostra disposizione sul governo di transizione, affinché venga avviato, garantito e rispettato un processo democratico basato sul rispetto dello Stato di diritto, sull'eguaglianza tra donne e uomini e sull'affermazione dei diritti fondamentali di tutto quel popolo mosaico – arabi, curdi, turcomanni, circassi, armeni, musulmani, sunniti, sciiti, alawiti, drusi e cristiani.
E, se veramente crediamo nell'importanza del coinvolgimento di tutto il popolo nel processo di transizione in una Siria che non resti a pezzi, non possiamo che rimanere attoniti per le dichiarazioni e le azioni di alcuni Stati membri. Rigettare le richieste di asilo siriane è oggi follia: la Siria non è un paese sicuro e in pace.
C'è piuttosto la necessità urgente di un aumento degli aiuti umanitari, perché la situazione di persone e comunità è drammatica e dovremmo saggiamente darci quadri normativi innovativi e flessibili in materia di asilo, che permettano ai siriani oggi accolti nell'UE di poter tornare nella terra d'origine per contribuire al processo di transizione, senza però rischiare di perdere lo status di rifugiati.
Infine, giustamente, si parla tanto dell'influenza russa e iraniana sulla Siria di Assad. Sì, certe catene devono sparire. Conto che Lei sarà in grado di ricordare anche agli alleati d'Occidente, Turchia e Israele, che il diritto internazionale non può mai fare eccezioni.