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Giovedì 10 ottobre 2024 - Strasburgo
Il caso di Bülent Mumay in Turchia
 I casi degli uiguri ingiustamente incarcerati in Cina, in particolare Ilham Tohti e Gulshan Abbas
 Iraq, in particolare la situazione dei diritti delle donne e la recente proposta di modifica della legge sullo status personale

Il caso di Bülent Mumay in Turchia
PDF 112kWORD 43k
Risoluzione del Parlamento europeo del 10 ottobre 2024 sul caso di Bülent Mumay in Turchia (2024/2856(RSP))

Il Parlamento europeo,

–  viste le sue precedenti relazioni e risoluzioni sulla Turchia,

–  visto l'indice 2024 sulla libertà di stampa nel mondo, che colloca la Turchia al 158o posto su 180 paesi,

–  visti l'articolo 150, paragrafo 5, e l'articolo 136, paragrafo 4, del suo regolamento,

A.  considerando che il 6 maggio 2023 Bülent Mumay, giornalista turco e coordinatore dell'ufficio di Istanbul della redazione turca di Deutsche Welle, è stato condannato a 20 mesi di carcere per aver pubblicato sui social media dei post sul sequestro, da parte di una società filogovernativa, dei fondi del comune di Istanbul destinati al progetto della metropolitana durante l'amministrazione dell'AKP; che il suo appello è stato respinto e i suoi tweet sono stati rimossi;

B.  considerando che il 20 agosto 2024 il 26° tribunale regionale di Istanbul, in qualità di corte d'appello, ha confermato la sentenza e ha ordinato all'Autorità per le tecnologie dell'informazione e della comunicazione di bloccare l'accesso alle notizie relative alla sentenza detentiva confermata;

C.  considerando che la sentenza, unita alle ripetute censure, dimostra l'aumento della pressione sulla libertà di stampa in Turchia e che il caso di Bülent Mumay non è un incidente isolato, ma rientra in un contesto più ampio di vessazioni giudiziarie e censura nei confronti dei media indipendenti del paese;

D.  considerando che la Turchia, in quanto membro del Consiglio d'Europa e paese candidato all'adesione all'UE, è tenuta ad applicare le norme e le pratiche democratiche più rigorose, tra cui il rispetto dei diritti umani, lo Stato di diritto, le libertà fondamentali (quali la libertà di stampa e la libertà di espressione), il diritto universale a un processo equo e il rigoroso rispetto del principio della presunzione di innocenza e del diritto a un giusto processo;

1.  condanna la sentenza emessa nei confronti di Bülent Mumay, che si inserisce in un quadro più ampio di messa a tacere del giornalismo critico; chiede alle autorità turche di ritirare le accuse nei confronti di Bülent Mumay e di tutti gli operatori dei media e i giornalisti detenuti arbitrariamente, nonché di oppositori politici, difensori dei diritti umani, funzionari pubblici e accademici;

2.  esprime profonda preoccupazione per il continuo deterioramento delle norme democratiche in Turchia, per l'implacabile repressione di qualsiasi voce critica e per gli attacchi nei confronti di giornalisti, attivisti e membri dell'opposizione indipendenti, in un contesto di frequenti segnalazioni di intimidazioni giudiziarie, censura e coercizione finanziaria quali strumenti per reprimere le critiche e il giornalismo d'inchiesta;

3.  deplora il fatto che il governo turco, attraverso una serie di leggi, tra cui la legge sui social media del 2020, la legge antiriciclaggio del 2021 e la legge sulla disinformazione del 2022, abbia costruito una complessa rete legislativa che funge da strumento per controllare e mettere a tacere sistematicamente i giornalisti; esprime profonda preoccupazione per la nuova "regolamentazione sugli agenti stranieri", che sarà introdotta entro la fine del 2024;

4.  continua a condannare la mancanza di indipendenza delle procure e della magistratura e la strumentalizzazione politica del sistema giudiziario in Turchia e invita le autorità turche a ripristinare l'indipendenza della magistratura, a rispettare la libertà di stampa e a garantire il rispetto degli obblighi internazionali in materia di diritti umani;

5.  invita il SEAE a sostenere adeguatamente la delegazione dell'UE in Turchia nell'intensificare l'osservazione dei processi nei confronti dei giornalisti e degli operatori dei media detenuti e nel sollevare i loro casi presso le autorità turche a tutti i livelli, mantenendo nel contempo strette relazioni con la società civile;

6.  incarica la sua Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio, alla Commissione, al SEAE nonché al presidente, al governo e al parlamento della Turchia e di farla tradurre in turco.


I casi degli uiguri ingiustamente incarcerati in Cina, in particolare Ilham Tohti e Gulshan Abbas
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Risoluzione del Parlamento europeo del 10 ottobre 2024 sui casi degli uiguri ingiustamente incarcerati in Cina, in particolare Ilham Tohti e Gulshan Abbas (2024/2857(RSP))
P10_TA(2024)0019RC-B10-0101/2024

Il Parlamento europeo,

–  visti gli articoli 4 e 36 della Costituzione della Repubblica popolare cinese (RPC),

–  visti l'articolo 150, paragrafo 5, e l'articolo 136, paragrafo 4, del suo regolamento,

A.  considerando che nel 2014 Ilham Tohti è stato condannato per "separatismo" all'ergastolo sulla base di accuse di matrice politica; che ha lavorato per promuovere il dialogo tra uiguri e cinesi han; che è stato insignito del premio Sakharov 2019;

B.  considerando che Gulshan Abbas sta scontando una pena di 20 anni dopo essere stata fallacemente accusata di terrorismo in relazione alle attività svolte da sua sorella, attivista per i diritti umani degli uiguri perseguitati nella RPC;

C.  considerando che ciò è rappresentativo della repressione sistematica attuata dalle autorità della RPC nei confronti degli uiguri nella regione autonoma uigura dello Xinjiang; che gli uiguri vengono detenuti arbitrariamente all'interno di campi di internamento e sono costretti a rinunciare alla loro identità etnica e alle loro convinzioni religiose;

D.  considerando che la difesa dei diritti umani, della democrazia e dello Stato di diritto dovrebbe essere al centro delle relazioni tra l'UE e la RPC;

1.  condanna fermamente le violazioni dei diritti umani perpetrate dalla RPC contro gli uiguri e altre persone in Tibet, a Hong Kong, a Macao e nella Cina continentale;

2.  esorta la RPC a rilasciare immediatamente e incondizionatamente Ilham Tohti e Gulshan Abbas, come pure coloro che sono detenuti arbitrariamente in Cina e le persone menzionate dall'UE durante la 57a sessione del Consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite, nonché a garantire loro l'accesso alle cure mediche e ai loro avvocati, a fornire loro informazioni sul luogo in cui si trovano e a garantire il diritto dei familiari di far loro visita; invita l'UE e gli Stati membri a esercitare pressioni al riguardo ogniqualvolta vi siano contatti ad alto livello;

3.  invita l'UE e gli Stati membri ad adottare ulteriori sanzioni nei confronti degli alti funzionari e delle entità coinvolti in violazioni dei diritti umani nella RPC;

4.  chiede alle autorità della RPC di porre fine alla repressione e agli attacchi perpetrati contro gli uiguri con politiche abusive quali l'intensa sorveglianza, il lavoro forzato, le sterilizzazioni, le misure di prevenzione delle nascite e la distruzione dell'identità uigura, azioni che costituiscono crimini contro l'umanità e un grave rischio di genocidio; chiede la chiusura di tutti i campi di internamento;

5.  condanna fermamente la RPC per non aver attuato le raccomandazioni dell'Ufficio dell'Alto Commissario per i diritti umani (OHCHR); invita la RPC a consentire all'OHCHR un accesso indipendente alla regione dello Xinjiang e invita l'OHCHR a pubblicare un aggiornamento completo della situazione e un piano d'azione per far sì che la RPC sia chiamata a rispondere delle proprie azioni;

6.  deplora la mancanza di impegno da parte della RPC nel quadro del dialogo sui diritti umani, come pure l'assenza di risultati;

7.  invita gli Stati membri e la comunità internazionale a sospendere i trattati di estradizione con la RPC e Hong Kong, a rispettare il principio di non respingimento e ad attuare la relazione dell'OHCHR;

8.  esorta gli Stati membri ad affrontare la repressione transnazionale contro i dissidenti cinesi e gli uiguri sul loro territorio e a perseguire i responsabili;

9.  accoglie con favore il regolamento dell'UE sul lavoro forzato e insiste affinché sia pienamente attuato; invita le imprese che operano nella RPC, in particolare nella regione dello Xinjiang, a rispettare i propri obblighi di dovuta diligenza in materia di risorse umane;

10.  incarica la sua Presidente di trasmettere la presente risoluzione alle autorità della RPC, al VP/AR, alla Commissione, agli Stati membri e alle Nazioni Unite.


Iraq, in particolare la situazione dei diritti delle donne e la recente proposta di modifica della legge sullo status personale
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Risoluzione del Parlamento europeo del 10 ottobre 2024 sull'Iraq, in particolare sulla situazione dei diritti delle donne e la recente proposta di modifica della legge sullo status personale (2024/2858(RSP))
P10_TA(2024)0020RC-B10-0089/2024

Il Parlamento europeo,

–  viste le sue precedenti risoluzioni sull'Iraq,

–  visti l'articolo 150, paragrafo 5, e l'articolo 136, paragrafo 4, del suo regolamento,

A.  considerando che il parlamento iracheno sta elaborando modifiche estremamente restrittive alla legge 188/1959 (legge sullo status personale), che incidono sui diritti delle donne; che, di conseguenza, le questioni familiari, compresi il matrimonio, il divorzio e l'affidamento dei minori, rientrerebbero di fatto nelle competenze dei tribunali religiosi anziché di quelli civili, comportando, secondo gli esperti dell'ONU, inquietanti discrepanze determinate dalle diverse affiliazioni religiose; che alcuni tribunali potrebbero stabilire a 9 anni per le ragazze e a 15 per i ragazzi l'età minima legale per contrarre matrimonio e che vi sono timori di un futuro aumento della violenza contro le donne; che il 22 % dei matrimoni non registrati riguarda ragazze di età inferiore ai 14 anni; che le modifiche proposte aumentano la vulnerabilità delle bambine, in particolare delle bambine orfane e di quelle provenienti da famiglie a basso reddito, e aggravano il rischio che divengano vittime della tratta di esseri umani e dello sfruttamento da parte di tutori e/o parenti; che la Corte suprema ha decretato la costituzionalità delle modifiche più problematiche prima di una terza lettura, che il 2 ottobre 2024 è stata rinviata; che la situazione dei diritti delle donne in Iraq ha già suscitato aspre critiche;

B.  considerando che la missione delle Nazioni Unite UNITAD in Iraq, che investigava sui crimini sessuali perpetrati dal Daesh contro le donne, in particolare delle donne yazide, ha dovuto concludersi il 17 settembre 2024 a seguito della decisione dello scorso anno, sostenuta dalla Russia e dalla Cina, di interrompere il mandato affidatole dal Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite; che anche la missione UNAMI delle Nazioni Unite in Iraq dovrà cessare nel 2025;

C.  considerando che il premio Sacharov 2016 per la libertà di espressione è stato conferito a Nadia Murad e Lamiya Aji Bashar, due donne yazide irachene, per la loro lotta contro le violenze sessuali legate ai conflitti;

D.  considerando che l'articolo 14 della costituzione irachena stabilisce che gli iracheni sono uguali davanti alla legge senza discriminazioni fondate sul genere;

E.  considerando che il 73 % delle persone intervistate in un sondaggio dell'Iraq Polling Team ha espresso una forte opposizione alle modifiche della legge 188/1959;

1.  esorta il parlamento iracheno a respingere integralmente e immediatamente le modifiche proposte alla legge 188/1959 (legge sullo status personale); sottolinea con la massima preoccupazione che le modifiche violerebbero gli obblighi internazionali dell'Iraq in materia di diritti fondamentali delle donne e comporterebbero un arretramento significativo, un crescente peggioramento della reputazione internazionale e la sospensione di alcuni aiuti esteri di organizzazioni bilaterali e multilaterali;

2.  elogia le donne, comprese le deputate al parlamento iracheno, che hanno condannato la riforma e le ONG, gli attivisti e i membri della società civile che dal 1959 si battono per preservare una delle leggi più progressiste della regione;

3.  invita il VP/AR e gli Stati membri a condannare le modifiche proposte; invita la delegazione dell'UE in Iraq a subordinare gli aiuti allo sviluppo alla formazione giudiziaria in materia di violenza sessuale e di genere e alla creazione di case rifugio per le donne; esorta l'Iraq ad adottare un piano d'azione nazionale per eliminare i matrimoni infantili, criminalizzare lo stupro coniugale, combattere la violenza domestica e rafforzare i diritti delle donne e delle ragazze, in linea con la convenzione delle Nazioni Unite sull'eliminazione di ogni forma di discriminazione nei confronti delle donne; chiede un partenariato rafforzato con la commissione per i diritti umani del parlamento iracheno, in linea con gli obblighi internazionali del paese;

4.  ricorda che l'attuale legge sullo status personale impone ai minori con almeno un genitore che si è convertito all'Islam di diventare essi stessi musulmani; deplora che le proposte di modifica della legge, se adottate, porterebbero a un'applicazione ancora più radicale della sharia; afferma che queste nuove disposizioni inoltre indebolirebbero lo Stato iracheno e colpirebbero le minoranze del paese; esprime profonda preoccupazione circa le conseguenze di tali modifiche per le comunità cristiane irachene;

5.  invita gli Stati membri ad aumentare il loro sostegno ai difensori dei diritti delle donne e dei minori in Iraq;

6.  esprime profonda preoccupazione per la mancanza, nel codice penale, di protezione giuridica per le donne e i minori vittime di violenza domestica e chiede miglioramenti;

7.  incarica la sua Presidente di far tradurre la presente risoluzione in arabo e di trasmetterla al parlamento e al governo dell'Iraq, al VP/AR e agli Stati membri.

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