Risoluzione del Parlamento europeo del 4 luglio 2018 verso una strategia esterna dell'UE contro i matrimoni precoci e forzati - prossime tappe (2017/2275(INI))
Il Parlamento europeo,
– vista la sua risoluzione del 4 ottobre 2017 sull'eliminazione del matrimonio infantile(1),
– visti la Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo, in particolare l'articolo 16, e tutti gli altri trattati e strumenti delle Nazioni Unite in materia di diritti umani,
– visto l'articolo 23 del Patto internazionale sui diritti civili e politici,
– visto l'articolo 10, paragrafo 1, del Patto internazionale sui diritti economici, sociali e culturali,
– visti la convenzione delle Nazioni Unite sui diritti del fanciullo, adottata dall'Assemblea generale delle Nazioni Unite il 20 novembre 1989, e i suoi quattro principi fondamentali di non discriminazione (articolo 2), interesse superiore del fanciullo (articolo 3), sopravvivenza, sviluppo e protezione (articolo 6) e partecipazione (articolo 12), nonché la sua risoluzione del 27 novembre 2014 sul 25° anniversario della convenzione delle Nazioni Unite sui diritti del fanciullo(2),
– visto l'articolo 16 della convenzione delle Nazioni Unite sull'eliminazione di ogni forma di discriminazione nei confronti della donna,
– vista la convenzione delle Nazioni Unite sul consenso al matrimonio, l'età minima del matrimonio e la registrazione dei matrimoni,
– viste le risoluzioni dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite del 18 dicembre 2014 e del 19 dicembre 2016 sul matrimonio infantile, precoce e forzato,
– viste la risoluzione 29/8 del Consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite, del 2 luglio 2015, sull'intensificazione degli sforzi per prevenire ed eliminare il matrimonio infantile, precoce e forzato, la sua risoluzione 24/23, del 9 ottobre 2013, sull'intensificazione degli sforzi per prevenire ed eliminare il matrimonio infantile, precoce e forzato: sfide, risultati, migliori pratiche e divari di attuazione, nonché la sua risoluzione 35/16, del 22 giugno 2017, sul matrimonio infantile, precoce e forzato in contesti umanitari,
– viste la posizione adottata dalla conferenza dei capi di Stato e di governo dell'Unione africana del giugno 2015 a Johannesburg (Sudafrica) in materia di matrimonio infantile,
– vista l'Osservazione congiunta generale della Commissione africana sui diritti dell'uomo e dei popoli (ACHPR) e del Comitato africano di esperti su diritti e benessere del fanciullo (ACERWC) sull'eliminazione dei matrimoni infantili,
– visti gli articoli 32, 37 e 59, paragrafo 4, della Convenzione del Consiglio d'Europa sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica (convenzione di Istanbul),
– vista la relazione del Fondo delle Nazioni Unite per la popolazione (UNFPA) del 2012 dal titolo "Marrying Too Young – End Child Marriage" (Troppo giovani per sposarsi – Porre fine al matrimonio infantile),
– visto l'articolo 3 del trattato sull'Unione europea,
– vista la Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea, in particolare l'articolo 9,
– viste le conclusioni del Consiglio del 26 ottobre 2015 sul piano d'azione per la parità di genere 2016-2020,
– viste le conclusioni del Consiglio, del 3 aprile 2017, sulla promozione e la tutela dei diritti dei minori,
– visti i principi fondamentali stabiliti nella comunicazione del Servizio europeo per l'azione esterna del 2016 su una strategia globale per la politica estera e di sicurezza dell'Unione europea,
– visti il quadro strategico e il piano d'azione UE in materia di diritti umani e democrazia, adottati dal Consiglio il 25 giugno 2012(3); il piano d'azione in materia di diritti umani e democrazia (2015-2019), adottato dal Consiglio il 20 luglio 2015(4), il documento di lavoro congiunto dei servizi della Commissione e dell'alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, del 27 giugno 2017, dal titolo "Piano d'azione UE in materia di diritti dell'uomo e democrazia (2015-2019): riesame a medio termine – giugno 2017" (SWD(2017)0254),
– viste le linee guida riviste dell'Unione europea per la promozione e la tutela dei diritti dei minori del 6 marzo 2017 dal titolo "Non lasciamo indietro nessun bambino",
– visto il Consenso europeo in materia di sviluppo, in data 7 giugno 2017, che evidenzia l'impegno dell'Unione europea a integrare i diritti umani e la parità di genere, in linea con l'Agenda per sviluppo sostenibile entro il 2030,
– visto l'articolo 52 del suo regolamento,
– visti la relazione della commissione per gli affari esteri e il parere della commissione per i diritti della donna e l'uguaglianza di genere (A8-0187/2018),
A. considerando che i matrimoni infantili, precoci e forzati costituiscono una grave violazione dei diritti umani e, in particolare, dei diritti delle donne, fra cui i diritti alla parità di trattamento, all'autonomia e all'integrità fisica, l'accesso all'istruzione e l'assenza di sfruttamento e discriminazione, e rappresentano un problema che esiste non soltanto nei paesi terzi, ma potrebbe anche verificarsi in alcuni Stati membri; che l'eliminazione di tali pratiche figura tra le priorità dell'azione esterna dell'UE in materia di promozione dei diritti delle donne e dei diritti umani; che varie carte e leggi internazionali vietano il matrimonio di minori, come la convenzione delle Nazioni Unite sui diritti del fanciullo e i suoi protocolli facoltativi; che i matrimoni infantili, precoci e forzati hanno un impatto estremamente negativo sulla salute fisica e mentale nonché sullo sviluppo personale delle persone interessate e sui figli nati da questi matrimoni e, quindi, sulla società nel suo insieme; che il matrimonio infantile costituisce una forma di matrimonio forzato, in quanto i bambini sono intrinsecamente privi della capacità di acconsentire pienamente, liberamente e consapevolmente al matrimonio o all'età in cui sposarsi; che i minori appartengono a un gruppo estremamente vulnerabile;
B. considerando che l'UE è impegnata a promuovere i diritti dei minori e che i matrimoni infantili, precoci e forzati costituiscono una violazione di tali diritti; che l'UE è impegnata a proteggere e promuovere globalmente i diritti dei minori nella sua politica esterna;
C. considerando che non si può legalmente contrarre matrimonio senza il pieno e libero consenso di entrambe le parti e che tale consenso non può essere espresso da persone al di sotto dell'età minima per il matrimonio;
D. considerando che il matrimonio infantile rappresenta un problema globale che trascende i paesi, le culture e le religioni; che è possibile trovare spose bambine in tutte le regioni del mondo, dal Vicino Oriente all'America Latina, dall'Asia all'Europa e dall'Africa all'America settentrionale; che il matrimonio infantile interessa anche i ragazzi, ma in misura considerevolmente minore rispetto alle ragazze;
E. considerando che ad oggi oltre 750 milioni di donne si sono sposate prima dei 18 anni, 250 milioni delle quali prima dei 15 anni; che attualmente circa 40 milioni di ragazze di età compresa tra i 15 e i 19 anni sono sposate o convivono; che ogni anno si aggiungono circa 15 milioni di ragazze che si sposano prima dei 18 anni, di cui 4 milioni prima dei 15 anni; che 156 milioni di ragazzi si sono altresì sposati prima dei 18 anni, 25 milioni dei quali prima dei 15 anni; che i matrimoni infantili, precoci e forzati sono più frequenti nelle regioni povere e meno avanzate; che il numero di matrimoni infantili, forzati, precoci sta aumentando contestualmente alla crescita della popolazione mondiale; che, secondo la recente relazione dell'UNICEF, nel 2050 circa 1,2 miliardi di ragazze si saranno sposate prima dei 18 anni; che nove su dieci paesi con le percentuali più elevate di matrimoni infantili sono classificati come Stati fragili;
F. considerando che le cause alla radice del matrimonio infantile sono, in generale, la povertà, la mancanza di istruzione, le disuguaglianze e gli stereotipi di genere profondamente radicati, la percezione che il matrimonio offrirà "protezione", l'onore familiare e la mancanza di protezione effettiva dei diritti di ragazze e ragazzi nonché pratiche dannose, percezioni, consuetudini e norme discriminatorie; che tali fattori sono spesso aggravati da un accesso limitato a un'istruzione di qualità e a opportunità occupazionali e sono rafforzati da talune norme sociali radicate in materia di matrimoni infantili, precoci e forzati;
G. considerando che esiste una correlazione tra i matrimoni infantili, precoci e forzati e un alto rischio di gravidanze precoci e indesiderate, nonché alti tassi di mortalità materna e infantile, un minore ricorso alla pianificazione familiare e gravidanze indesiderate con maggiori rischi per la salute, un accesso inadeguato o assente a informazioni sui servizi di salute sessuale e riproduttiva, e che generalmente tali matrimoni segnano la fine del percorso scolastico delle ragazze; che alcuni paesi vietano addirittura alle gestanti e alle giovani madri di ritornare a scuola; che il matrimonio infantile può portare inoltre al lavoro forzato, a schiavitù e prostituzione;
H. considerando che, sebbene la convenzione delle Nazioni Unite sui diritti del fanciullo ponga l'accento sull'importanza di misure che incoraggino la regolare frequenza scolastica, molte ragazze non ricevono un'istruzione per una serie di fattori, ad esempio per il fatto che le scuole sono inaccessibili o costose; che i matrimoni infantili, precoci e forzati hanno un impatto sproporzionato devastante e conseguenze permanenti per chi ne è vittima e molto spesso privano le persone interessate della possibilità di proseguire gli studi in quanto le ragazze tendono ad abbandonare la scuola nel periodo di preparazione al matrimonio o subito dopo; che l'istruzione, compresa l'educazione sessuale, è un mezzo efficace per prevenire i matrimoni infantili, precoci e forzati, perché l'accesso ad attività di istruzione o formazione contribuisce all'emancipazione, a trovare opportunità di lavoro e promuove la libertà di scelta, il diritto all'autodeterminazione e la partecipazione attiva alla società, consentendo alle persone di affrancarsi da qualsiasi forma di controllo che ne lede i diritti senza i quali continuano a essere ostacolati la situazione economica, giuridica, sanitaria e sociale delle donne e delle ragazze e lo sviluppo della società nel suo insieme;
I. considerando che ogni anno 17 milioni di minori hanno un figlio, il che li costringe ad assumere responsabilità di un adulto e ne mette a repentaglio la salute, l'istruzione e le prospettive economiche; che i matrimoni infantili, precoci e forzati espongono le ragazze a gravidanze precoci, con notevoli rischi e difficoltà durante la gravidanza e il parto, in particolare a causa di un accesso a un seguito medico se non inesistente, quanto meno molto carente, compresi centri sanitari di elevata qualità, il che spesso conduce a mortalità e morbilità materna; che esiste un maggior rischio di contrarre malattie contagiose fra le quali l'HIV; che nei paesi a basso e medio reddito le complicanze durante la gravidanza e il parto sono la principale causa di morte tra le ragazze di età compresa tra 15 e 19 anni; che il tasso di mortalità dei bambini nati da madri adolescenti è circa del 50 % superiore e che questi bambini sono esposti a un maggior rischio di problemi di sviluppo fisico e cognitivo; che l'esperienza di gravidanze frequenti e precoci può inoltre provocare una serie di complicanze per la salute a lungo termine e persino la morte;
J. considerando che i matrimoni infantili, precoci e forzati costituiscono una violazione dei diritti del minore e una forma di violenza nei confronti di ragazze e ragazzi e che, in quanto tali, gli Stati hanno l'obbligo di indagare sulle accuse, perseguire i responsabili e fornire risarcimento alle vittime che sono soprattutto donne e ragazze; che tali matrimoni devono essere condannati e non possono essere giustificati in base ad alcun motivo culturale o religioso; che i matrimoni infantili, precoci e forzati rafforzano il rischio della violenza basata sul genere e sono spesso all'origine di violenza domestica e intima ad opera del partner e di abusi sessuali, fisici, psicologici, emotivi e finanziari e di altre pratiche dannose per donne e ragazze, come la mutilazione genitale femminile e i cosiddetti delitti d'onore, nonché un crescente rischio che ragazze e donne siano esposte a discriminazione e violenza di genere nel corso della vita;
K. considerando che il numero di matrimoni infantili, precoci e forzati aumenta sensibilmente nelle situazioni di instabilità, di conflitto armato nonché di catastrofe naturale e umanitaria, durante le quali spesso mancano cure mediche e psicologiche, l'accesso all'istruzione, opportunità di sussistenza e le reti e abitudini sociali sono alterate; che, nel corso delle recenti crisi migratorie, alcuni genitori, nel tentativo di proteggere i figli, soprattutto le ragazze, contro le aggressioni sessuali o perché le considerano un peso finanziario per le loro famiglie, hanno ritenuto di non avere altra scelta per uscire dalla povertà se non quella di farle sposare prima dei 18 anni;
L. considerando che la convenzione di Istanbul classifica i matrimoni forzati come forma di violenza nei confronti delle donne e chiede che l'atto di forzare un minore a contrarre matrimonio e la pratica di attirare un minore in un altro paese per costringerlo a contrarre matrimonio sia qualificato come reato; che la mancanza di accesso, da parte delle vittime, al sostegno legale, medico e sociale può esacerbare il problema; che 11 Stati membri dell'UE non hanno ancora ratificato la convenzione;
M. considerando che la natura dei matrimoni infantili, precoci o forzati significa che molti casi non vengono segnalati, con casi di abuso che attraversano i confini internazionali e i confini culturali, e può rappresentare una forma di tratta di esseri umani, con conseguente schiavitù, sfruttamento e/o coercizione;
N. considerando che nel luglio 2014 si è svolto a Londra il primo Vertice delle ragazze, allo scopo di mobilitare gli sforzi nazionali e internazionali per porre fine, nell'arco di una generazione, alla mutilazione genitale e ai matrimoni infantili, precoci e forzati;
O. considerando che la prevenzione e la risposta nei confronti di tutte le forme di violenza contro le ragazze e le donne, compresi i matrimoni infantili, precoci e forzati, rappresentano uno degli obiettivi del piano d'azione dell'UE sulla parità di genere 2016-2020;
P. considerando che il matrimonio infantile costerà ai paesi in via di sviluppo migliaia di miliardi di dollari entro il 2030(5);
Q. considerando che i matrimoni precoci e infantili continuano a essere un argomento tabù che deve essere affrontato pubblicamente per porre fine alla sofferenza quotidiana di bambine e ragazze adolescenti e alla continua violazione dei loro diritti umani; che un modo per conseguire tali risultati è sostenere e diffondere il lavoro di giornalisti, artisti, fotografi e attivisti che affrontano la questione dei matrimoni precoci;
1. osserva che alcuni Stati membri dell'UE consentono il matrimonio a 16 anni con il consenso dei genitori; chiede ai legislatori, sia degli Stati dell'Unione europea che dei paesi terzi, di fissare uniformemente l'età minima per il matrimonio a 18 anni e di adottare le misure amministrative, giuridiche e finanziarie necessarie all'effettiva attuazione di tale obbligo, ad esempio promuovendo la registrazione di matrimoni e nascite e garantendo che le ragazze abbiano accesso a meccanismi di sostegno istituzionale, compresa l'assistenza psico-sociale, meccanismi di protezione e opportunità di emancipazione economica; ribadisce che i matrimoni infantili, precoci e forzati dovrebbero essere considerati un grave vulnus dei diritti umani e una violazione dei diritti fondamentali dei minori coinvolti, primi tra tutti il diritto di esprimere liberamente il proprio consenso e il diritto alla propria integrità fisica e salute mentale, ma anche indirettamente anche del diritto all'istruzione e al pieno godimento dei diritti civili e politici; condanna i matrimoni infantili, precoci e forzati e ritiene che qualsiasi violazione della normativa debba essere punita in modo proporzionato ed efficace;
2. ritiene importante affrontare le molteplici cause dei matrimoni infantili, precoci e forzati, tra cui in particolare le tradizioni dannose, la povertà endemica, i conflitti, le usanze, le conseguenze delle catastrofi naturali, gli stereotipi, la mancanza di rispetto per l'uguaglianza di genere e dei diritti, della salute e del benessere di donne e ragazze, la mancanza di adeguate opportunità educative, le scarse risposte legali e politiche, con particolare attenzione ai minori appartenenti a comunità svantaggiate; chiede a tale proposito che l'UE e gli Stati membri collaborino con i pertinenti organismi ONU e altri partner per richiamare l'attenzione sulla questione del matrimonio infantile, precoce e forzato; invita l'UE e gli Stati membri a conseguire gli obiettivi dell'Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile al fine di combattere più efficacemente pratiche dannose come la mutilazione genitale femminile e assicurare che i responsabili rispondano dei loro atti; sostiene l'aumento dei finanziamenti dell'UE e dei suoi Stati membri, attraverso i meccanismi di aiuto allo sviluppo che promuovono la parità di genere e l'istruzione, onde migliorare l'accesso all'istruzione da parte di ragazze e donne e rafforzare le opportunità che consentano loro di partecipare allo sviluppo collettivo e alla leadership economica e politica, al fine di affrontare le cause dei matrimoni infantili, precoci e forzati;
3. riconosce che il divieto legale dei matrimoni infantili, precoci e forzati in sé non garantisce la cessazione di tali pratiche; invita l'UE e i suoi Stati membri a coordinare meglio e a rafforzare l'applicazione dei trattati, della legislazione e dei programmi internazionali, anche tramite le relazioni diplomatiche con i governi e le organizzazioni dei paesi terzi, al fine di affrontare le questioni relative ai matrimoni infantili, precoci e forzati; chiede che si compia ogni sforzo per far rispettare i divieti previsti dalla legge e integrarli con una più ampia gamma di leggi e politiche; riconosce che ciò richiede l'adozione e l'applicazione di politiche, strategie e programmi globali e olistici, tra cui l'abrogazione delle disposizioni legali discriminatorie in materia di matrimonio e l'adozione di misure concrete per l'emancipazione delle bambine;
4. osserva che la disparità di genere, la mancanza di rispetto nei confronti delle ragazze e delle donne in generale e l'aderenza a tradizioni culturali e sociali che perpetuano la discriminazione nei confronti delle ragazze e delle donne figurano tra i principali ostacoli nella lotta contro i matrimoni infantili, precoci e forzati; riconosce inoltre il collegamento tra i matrimoni infantili, precoci e forzati e la violenza legata all'onore e chiede che tali reati siano oggetto di opportune indagini e che i responsabili siano perseguiti; rileva, inoltre, che anche ragazzi e giovani uomini possono subire violenze analoghe; chiede che tali pratiche siano affrontate in tutta la pertinente programmazione dell'UE e nei dialoghi politici dell'UE con i paesi partner, al fine di predisporre meccanismi per farvi fronte, nonché mediante l'istruzione e le azioni di sensibilizzazione nei paesi partner;
5. evidenzia che, per poter lottare in modo esaustivo contro i matrimoni infantili, precoci e forzati, spetti all'Unione europea, in quanto principale attore in materia di sviluppo globale e diritti umani, svolgere un ruolo di primo piano, in cooperazione con le organizzazioni regionali e le comunità locali; invita l'UE e gli Stati membri a collaborare con le forze dell'ordine e la magistratura dei paesi terzi e a fornire formazione e assistenza tecnica per contribuire all'adozione e all'applicazione della legislazione che vieti i matrimoni infantili, precoci e forzati ed all'eliminazione di leggi, norme sociali e tradizioni culturali che fungono da freno ai diritti e alle libertà delle ragazze e delle donne; invita gli Stati membri dell'UE a contribuire a iniziative come Spotlight UE-ONU, incentrata sull'eliminazione di tutte le forme di violenza nei confronti delle donne e delle ragazze;
6. invita quindi gli Stati membri che non l'hanno ancora fatto ad inserire nei propri ordinamenti nazionali il divieto dei matrimoni infantili, precoci e forzati, ad applicare il diritto penale e a ratificare la convenzione di Istanbul; chiede agli Stati membri di collaborare con la società civile per coordinare le loro azioni al riguardo; sottolinea l'importanza di un sostegno adeguato e a lungo termine per i rifugi destinati alle donne e ai rifugiati nonché ai minori non accompagnati e sfollati, in modo che a nessuno sia negata la protezione per mancanza di risorse; invita tutti gli Stati membri ad applicare l'età minima per il matrimonio e di monitorare la situazione, raccogliendo dati disaggregati per genere ed elementi di prova sui fattori collegati, al fine di poter meglio valutare l'entità del problema; chiede alla Commissione di istituire una banca dati europea che comprenda informazioni provenienti da paesi terzi, al fine di monitorare il fenomeno dei matrimoni forzati;
7. esorta l'Unione europea, nel quadro della sua politica estera e delle sue politiche di cooperazione allo sviluppo, ad offrire un patto strategico ai propri partner e di richiedere a tal fine:
a)
che tutti i suoi paesi partner vietino i matrimoni infantile, precoci e forzati, eliminando le lacune giuridiche e applicando la legislazione in linea con le norme internazionali sui diritti umani, compresa la soppressione di qualsivoglia disposizione che possa consentire, giustificare o dar luogo a matrimoni infantili, precoci o forzati, incluse quelle che consentono ai responsabili di violenze, abusi sessuali, sfruttamento sessuale, sequestri, tratta di esseri umani o moderne forme di schiavitù di eludere il giudizio e la pena se sposano le proprie vittime, in particolare abrogando tali leggi o modificandole;
b)
che tale divieto sia rispettato e applicato in pratica a tutti i livelli, una volta entrata in vigore la legge, e siano adottate strategie e programmi globali e olistici che comprendano obiettivi misurabili progressivi per prevenire ed eliminare i matrimoni infantili, precoci e forzati con adeguato finanziamento e monitoraggio, in particolare garantendo l'accesso alla giustizia nonché meccanismi di responsabilità e ricorsi;
c)
che i governi partner dimostrino una costante leadership e la volontà politica di porre fine ai matrimoni infantili ed elaborino piani d'azione e quadri giuridici completi con tappe e calendari chiari che integrino misure di prevenzione dei matrimoni infantili nei diversi settori e richiedano ambienti politici, economici, sociali, culturali e civili che proteggano ed emancipino donne e ragazze e sostengano l'uguaglianza di genere;
d)
che siano mobilitate le risorse necessarie per il conseguimento di tale obiettivo, avendo cura di aprire tale cooperazione a tutti gli attori istituzionali come i professionisti del settore giudiziario, dell'istruzione e della sanità, alle forze dell'ordine, ai leader comunitari e religiosi nonché alla società civile nel settore della lotta contro i matrimoni infantili, precoci e forzati;
e)
che il livello di aiuto pubblico allo sviluppo destinato alle autorità di governo sia subordinato all'impegno del paese beneficiario di rispettare gli imperativi in materia di diritti umani, fra cui la lotta contro i matrimoni infantili, precoci e forzati;
f)
che il programma UNFPA e del Fondo delle Nazioni Unite per l'infanzia (UNICEF) sia attuato in una cooperazione triangolare che associ tali organizzazioni, l'Unione europea, i suoi Stati membri e le loro organizzazioni della società civile che operano in questo campo e i paesi partner nella lotta contro i matrimoni precoci e forzati attraverso l'attuazione di piani d'azione nazionali iscritti a bilancio, privilegiando programmi e metodi in grado di trascendere le cosiddette pratiche culturali, religiose o tribali che, in realtà, rappresentano le più gravi violazioni dei diritti e della dignità dei minori; che tale cooperazione affronti anche le questioni della violenza per motivi d'onore;
g)
che tali programmi siano attuati sulla base delle convenzioni e dei testi afferenti, nonché dei traguardi e degli obiettivi specifici adottati dalla risoluzione dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite del 25 settembre 2015 nel quadro dell'Agenda per lo sviluppo sostenibile entro il 2030 e degli obiettivi di sviluppo sostenibile (OSS), in particolare l'obiettivo n. 3 ("Assicurare la salute e il benessere per tutti e per tutte le età"), l'obiettivo n. 4 ("Fornire un'educazione di qualità, equa ed inclusiva, e opportunità di apprendimento per tutti") e l'obiettivo n. 16 ("Promuovere società pacifiche e inclusive per uno sviluppo sostenibile, fornire l'accesso alla giustizia per tutti e costruire istituzioni efficaci, responsabili e inclusive a tutti i livelli"), in particolare "eliminare gli abusi, lo sfruttamento, la tratta di esseri umani e tutte le forme di violenza e tortura contro i minori";
h)
che tali programmi siano attuati anche sulla base dell'OSS n. 5 ("Raggiungere la parità di genere ed emancipare tutte le donne e le ragazze"), compreso l'accesso delle donne alla pianificazione familiare e all'intera gamma di diritti pubblici e universali alla salute sessuale e riproduttiva, in particolare a metodi contraccettivi moderni per le donne e all'interruzione legale e sicura della gravidanza, invitando in tale contesto la Commissione e gli Stati membri a sostenere il movimento SheDecides e a impegnarsi a fornire fondi aggiuntivi per gli aiuti internazionali destinati ai servizi per la salute sessuale e riproduttiva, compresi gli aborti medicalizzati e informazioni in materia di aborto, contrastando in tal modo la cosiddetta "global gag rule" che è stata ripristinata dal governo degli Stati Uniti all'inizio del 2017;
i)
che le questioni relative ai matrimoni infantili, precoci e forzati siano sollevate nel dialogo in corso tra il rappresentante speciale dell'UE per i diritti umani, Stavros Lambrinidis, e i paesi terzi, incoraggiando la Commissione e gli Stati membri a integrare una prospettiva di genere nei programmi di consolidamento della pace e di ricostruzione post-bellica, ad elaborare programmi di sostentamento economico e di istruzione per le ragazze e le donne che sono vittime di matrimoni infantili, precoci e forzati e ad agevolarne l'accesso ai servizi sanitari e in materia di salute riproduttiva nelle zone di conflitto;
8. ritiene fondamentale creare uno spazio per un dialogo rispettoso con i leader delle comunità e sensibilizzare l'opinione pubblica in generale e tra le persone a rischio, in particolare, basandosi sulle campagne di educazione e sensibilizzazione nonché sulle reti sociali e i nuovi media, nel quadro della lotta contro i matrimoni infantili, precoci e forzati; chiede quindi lo sviluppo di azioni trasversali governative, giuridiche, sociali e diplomatiche finalizzate alla prevenzione di tali pratiche; ritiene sia essenziale impegnarsi all'interno delle comunità locali con portatori di interesse importanti come gli studenti e le studentesse adolescenti, gli insegnanti, i genitori e i leader religiosi e delle comunità, attraverso programmi comunitari o programmi informativi specifici per richiamare l'attenzione sull'impatto negativo del matrimonio infantile sui minori, le famiglie e le comunità, in merito alla legge in vigore sul matrimonio infantile e la disuguaglianza di genere e alle modalità di accesso ai finanziamenti per affrontare il problema;
9. ritiene che l'emancipazione di donne e ragazze attraverso l'istruzione, il sostegno sociale e le opportunità economiche sia uno strumento essenziale per lottare contro tali pratiche; raccomanda all'UE di promuovere e tutelare l'uguaglianza dei diritti per donne e ragazze per quanto riguarda l'accesso all'istruzione, privilegiando in particolare un'istruzione primaria e secondaria gratuita e di qualità ed integrando l'educazione sessuale e riproduttiva nei programmi scolastici, offrendo alle famiglie delle ragazze incentivi finanziari e/o assistenza all'iscrizione scolastica e al completamento degli studi; sottolinea l'esigenza di garantire ai minori rifugiati pieno accesso all'istruzione e di promuoverne l'integrazione e l'inclusione nei sistemi d'insegnamento nazionali; riconosce la necessità di sostenere e proteggere chi sia a rischio di matrimonio infantile, precoce o forzato e chi abbia già contratto un simile matrimonio, in termini di sostegno all'istruzione, psicologico e sociale, alloggio e altri servizi sociali di elevata qualità, nonché servizi di salute mentale, sessuale e riproduttiva e assistenza medica;
10. invita l'Unione europea a far sì che siano istituiti corsi di formazione per i funzionari di governo, compreso il personale diplomatico, gli operatori sociali, i leader religiosi e comunitari, tutte le forze dell'ordine, i sistemi giudiziari dei paesi terzi, gli insegnanti e gli educatori e altro personale in contatto con le potenziali vittime, in modo che siano in grado di rispondere ai casi di matrimoni infantili e di violenza di genere e maggiormente in grado di individuare e sostenere le ragazze e i ragazzi esposti ai matrimoni infantili, forzati e precoci, alla violenza domestica, al rischio di violenza sessuale e a qualsiasi altra pratica che leda la dignità e i diritti umani, e siano in grado di adottare misure efficaci per garantire che i diritti e la dignità di queste persone siano rispettati;
11. invita l'Unione europea a far sì che siano istituiti corsi di formazione per le forze dell'ordine, affinché siano meglio in grado di far rispettare i diritti delle ragazze esposte ai matrimoni precoci e forzati, alla violenza domestica, al rischio di stupro e a qualsiasi altra pratica che leda la dignità umana;
12. invita gli Stati membri a garantire a donne e ragazze migranti un permesso di soggiorno autonomo che non dipenda dallo status del coniuge o del partner, in particolare per le vittime di violenza fisica e psicologica, compresi i matrimoni forzati o combinati, e a garantire che siano adottate tutte le misure amministrative per proteggerle, compreso un efficace accesso ai meccanismi di assistenza e protezione;
13. invita l'UE e i suoi Stati membri a valutare l'opportunità di sostenere e rafforzare le misure di protezione nei paesi terzi, come i rifugi protetti e l'accesso a un sostegno legale, medico e, ove necessario, consolare, per le vittime di matrimoni infantili, precoci e forzati;
14. riconosce che l'Unione europea, che attribuisce grande importanza al rispetto dei diritti umani e dei valori fondamentali, tra cui il rispetto della dignità della persona umana, deve essere assolutamente irreprensibile a livello di Stati membri, e chiede alla Commissione di avviare un'ampia campagna di sensibilizzazione e di dedicare un Anno europeo alla lotta contro i matrimoni infantili, precoci e forzati;
15. sostiene con vigore il lavoro del partenariato globale Girls Not Brides nella lotta contro il matrimonio infantile e nell'aiutare le ragazze a realizzare il loro potenziale;
16. accoglie con favore la campagna in corso dell'Unione africana per porre fine al matrimonio infantile e il lavoro di organizzazioni come la Royal Commonwealth Society nel raccomandare maggiori interventi per porre fine al matrimonio infantile e affrontare la disuguaglianza di genere;
17. sottolinea l'urgenza di informare ed educare uomini e ragazzi, mobilitandoli in difesa dei diritti umani, compresi i diritti dei bambini e delle donne;
18. incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio, alla Commissione, ai governi e ai parlamenti degli Stati membri nonché alle Nazioni Unite.